aiutami conferenza fano violenza donne1
"Aiutami" conferenza Fano violenza sulle donne

Aiutami: come essere al fianco delle donne che hanno subito violenza

in Costume

“Aiutami”: come essere al fianco delle donne che hanno subito violenza

Questo il titolo della conferenza che il 10 Marzo alle ore 18.00, nell’ex Chiesa di San Pietro in Valle, concluderà la mostra cine-fotografica “Mi chiamo Giulia e ho paura”

 

aiutami conferenza fano violenza donne2

 

“Questo importante appuntamento – ha dichiarato l’Assessore alle Pari Opportunità Maria Antonia Cucuzza – non era previsto nel programma iniziale ma nasce da un incontro il giorno dell’inaugurazione della mostra che mi ha profondamente colpito. Sono stata, infatti, avvicinata da una donna che mi chiedeva informazioni relativamente ai servizi offerti per le donne vittime di violenza per poter spronare un’amica ad intraprendere un percorso di uscita da quell’incubo. Questo incontro mi ha fatto riflettere sull’importanza di informare le donne sugli strumenti a loro disposizione per uscire da quella che possiamo definire una vera e propria prigione. Quello della violenza sulle donne è uno tra gli argomenti di cui si parla maggiormente in questo periodo e quasi quotidianamente apre i titoli di giornali e telegiornali. Ma, nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di una violenza subdola e silenziosa, esercitata all’interno delle mura domestiche e quasi sempre inconfessata da parte delle sue vittime. Per questa ragione è necessario, oggi più che mai, comunicare alle donne che uscire da quest’incubo è possibile, che ci sono strumenti che consentano loro di riprendersi la propria vita, la propria dignità e libertà e ci sono persone pronte ad aiutarle in questo lungo e doloroso cammino. Inoltre, è necessario sensibilizzare tutti a cogliere i segnali, i piccoli indizi lasciati dalle vittime per esprimere il loro grido di aiuto. Con questa conferenza ci rivolgiamo a tutte le “Giulia” che in questo momento pensano di non avere via di scampo. A tutte voi dico, a gran voce, che non siete sole, che le Istituzioni sono al vostro fianco e vi tendono la mano per aiutarvi e sostenervi nel percorso di liberazione dalla violenza”.

 

Alla conferenza interverranno il Dott. Silio Bozzi, Vice Questore Aggiunto – Dirigente del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Fano, che illustrerà gli strumenti legislativi e le modalità di intervento della Polizia di Stato nei casi di violenza sulle donne; la Dott.ssa Sonia Battistini, Coordinatrice dell’Ambito Territoriale Sociale 6, che testimonierà l’importanza del lavoro di rete sperimentata nel Tavolo Provinciale contro la violenza sulle donne; la Dott.ssa Marina Bargnesi, Psicologa e Psicoterapeuta del Dipartimento di Salute Mentale Asur di Fano, che illustrerà alcuni segnali silenziosi e le conseguenze invisibili della violenza.

 

“La violenza sulle donne – conclude l’Assessore Cocuzza – non ha tempo né confini, è endemica e non risparmia nessuna nazione o paese, industrializzato o in via di sviluppo che sia. Non conosce nemmeno differenze socio-culturali, vittime ed aggressori appartengono a tutte le classi sociali, e il rischio maggiore si corre all’interno delle mura domestiche perché i principale aguzzini sono familiari, mariti, padri, seguiti dagli amici, vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro.
I nomi, l’età, le città cambiano, le storie invece si ripetono: sono gli uomini più vicini alle donne ad ucciderle. Le notizie li segnalano come omicidi passionali, storie di raptus, amori sbagliati, gelosia.
La cronaca, in molti casi, dopo un iniziale clamore, relega le storie di queste donne a trafiletti marginali dando risalto al carnefice piuttosto che alla vittima, cancellando, con le parole, le responsabilità. E’ ora, invece, di dire basta e chiamare le cose con il loro nome, di registrare, riconoscere e misurarsi con l’orrore di bambine, ragazze, donne uccise nell’indifferenza. Queste violenze sono crimini, omicidi.

E’ giunto il momento che vengano restituiti per intero i volti, le parole e le storie di queste donne e, soprattutto la responsabilità di chi le uccide perché incapace di accettare la loro libertà”.

 

Comunicato stampa