LA DC A FANO
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LA DEMOCRAZIA CRISTIANA A FANO Storia di un grande partito popolare a servizio della comunità: Presentazione del libro

in Costume

La Democrazia Cristiana a Fano

Storia di un grande partito popolare a servizio della comunità

 

Locandina 28 11 14

 

 

Un libro e un incontro importanti per i fanesi
Nella presentazione del libro “La Democrazia Cristiana a Fano”, il 28 novembre 2014, nella sala San Michele, gremita di cittadini e di operatori della cultura e della politica, dopo i saluti di Francesco Torriani, presidente del Circolo Maritain, e le relazioni, che pubblichiamo, di Giuseppe Sangiorgi, segretario generale dell’Istituto Luigi Sturzo, e dello storico Padre Silvano Bracci, autore di questo libro speciale – “ha l’andamento di una sinfonia” -, dal 1942 al 1994, è seguito il dibattito con gli interventi di Gianfranco Sabbatini, del Sindaco Massimo Seri, di Giorgio Girelli, di Giuliano Giuliani, di Gastone Mosci e dell’Assessore Stefano Marchegiani. Erano presenti, fra gli altri, gli animatori del Circolo Maritain, Valentino Valentini, Enzo Uguccioni, Nello Maiorano, Giovanni Volpini. Il parziale sostegno finanziario è di: Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, BCC Fano, Valmex , Flonal Outlet.

 

IL LIBRO E’ UN DOCUMENTO DI CIVILTA’ E L’ARCHIVIO DELLA DC DI FANO

di Giuseppe Sangiorgi

Avete presente quando un brano musicale ha un inizio attraente, che predispone all’ascolto? In questi casi ci si aggiusta sulla poltrona e si segue l’armonia. Sarà che qui siamo in provincia di Pesaro, la patria di Gioacchino Rossini… , ma il saggio di Silvano Bracci è proprio così: ha l’andamento di una sinfonia.

 

Costruire l’Europa e una nuova convivenza pacifica con la politica

Il saggio si apre con una riflessione di Konrad Adenauer, uno dei padri della Comunità Europea e della Democrazia Cristiana tedesca, e la riflessione sembra un pieno d’orchestra: “Il Cristianesimo rappresenta per me il miglior equilibrio possibile tra le esigenze individuali e quelle sociali. Vi sono compiti per i singoli cristiani … ma vi sono compiti che possono essere raggiunti meglio da una comunità … compiti che superano le forze dei singoli uomini, che richiedono per questo una organizzazione che abbia fini politici, come lo sono in democrazia i partiti politici”.
Personalmente la trovo una riflessione che va dritta al cuore del problema. Adenauer parlava nel dopoguerra, i Paesi europei dovevano ricostruire non soltanto i loro territori distrutti ma l’idea stessa e le forme, le modalità di una nuova convivenza civile e di una nuova convivenza pacifica tra popoli che fino al giorno prima si erano combattuti mortalmente. Dunque una grande sfida. Jacques Maritain, proprio lui intorno al quale qui oggi ci ritroviamo, l’aveva evocata con una inquieta provocazione: il dramma delle democrazie moderne, aveva scritto in Cristianesimo e Democrazia, è che non sono ancora riuscite a realizzare la democrazia.

 

Il libro di Bracci inizia con il motto di Fano “Ex concordia felicitas”

Ecco la sfida che attende i Paesi l’indomani del secondo conflitto mondiale: costruire finalmente la democrazia, anzi, come sosteneva Luigi Sturzo, costruire le concrete esperienze democratiche nei singoli Paesi ed edificare una nuova convivenza internazionale. Il saggio di Silvano Bracci si apre su questo scenario ed è in questo contesto di condizioni storiche e di motivazioni ideali che ancora durante la guerra nasce la Democrazia Cristiana di Fano, i cui obiettivi, le cui caratteristiche appaiono subito in sintonia con l’antico motto della città: “Ex concordia felicitas”. Uno dei segreti del successo della Democrazia Cristiana è stata sempre la sua capacità di adesione ai vissuti locali sui quali si innestava. Al tempo stesso la nascita della DC di Fano non è un fatto soltanto locale, ma si colloca dentro un gioco di rapporti e di relazioni con il livello nazionale e internazionale della politica e delle istituzioni.

 

Nel nome di Adenauer e di Amaduzzi la DC fanese nel vissuto locale e dei comuni valori sociali

Questo gioco di rapporti appare chiaro dalle prime pagine del saggio: c’è la figura internazionale di Adenauer e subito dopo c’è quella fanese di Francesco Amaduzzi, un degasperiano, come risulta dalle dichiarazioni che fa in ordine alla natura della Democrazia Cristiana il cui cemento fondativo, spiega, non è l’anticomunismo ma è, in positivo, un sistema comune di valori intorno a un’idea della società e delle istituzioni. In questa posizione di Amaduzzi c’è l’eco dello scontro, sul ruolo del partito, tra Giuseppe Dossetti e Alcide De Gasperi. Dossetti aveva scritto su Cronache Sociali che la vittoria del 18 aprile 1948 era stata largamente determinata dalla paura del comunismo. De Gasperi rifiutava questa visione riduttiva e sosteneva che no: il 18 aprile era stata la vittoria della libertà, era il frutto di una libera e consapevole scelta degli italiani a favore del sistema democratico.

 

Gli ispiratori: Maritain, Sturzo, De Gasperi, Dossetti

La storia della Democrazia Cristiana di Fano, come appare dalla ricostruzione di Bracci, è il riflesso in sede locale di queste questioni. Un riflesso non come riduzione su scala locale delle cose, ma come lente di ingrandimento sulle singole realtà locali del Paese: come esse concorrevano a costruire dal basso gli scenari politici nazionali. Per questo sono importanti le ricerche locali come questa sulla storia politica di Fano. La Democrazia Cristiana non esiste più ormai da vent’anni, ma in questo arco di tempo è avvenuta una cosa singolare. C’è stato uno progressivo crescere di ricostruzioni di tanti aspetti della vita della DC. All’Istituto Sturzo abbiamo fatto una ricerca e abbiamo contato finora, a partire dal 1994, oltre duecento pubblicazioni fra saggi, testimonianze, biografie, diari che ripercorrono questa storia, la approfondiscono, ne rivelano nuovi aspetti. È un fenomeno editoriale spontaneo e ne stiamo facendo un percorso di lettura all’interno della biblioteca dell’Istituto. Lo chiameremo “lo scaffale bianco”, la DC dopo la DC. Il lavoro di Bracci ne fa parte a pieno titolo.

 

Come nasce la DC fanese? La testimonianza di Valerio Volpini

Anche a Fano la nascita della DC avviene in parte a opera di antichi aderenti al Partito Popolare di Luigi Sturzo, in parte dalle generazioni più giovani, da personalità provenienti dall’Azione Cattolica, in parte ancora da uomini di Chiesa. Fano è provincia di Pesaro. Ma senza offesa, per quanto riguarda una certa leadership intellettuale cattolica, possiamo forse dire che Pesaro è provincia di Fano. C’è la testimonianza di Valerio Volpini. “Nella DC – dice Volpini, eminente cittadino di Fano, partigiano, uomo politico, scrittore, direttore dell’Osservatore Romano – nella DC io ci sono stato da quando ancora non era nata”. Ed era così, è stato davvero così per tanti. Ci fu una spinta ideale ad aggregarsi, l’unità politica dei cattolici nacque spontaneamente, sulla base di valori e principi comuni, di una comune visione del Paese e dell’Europa. Bracci inizia la ricostruzione della storia della DC di Fano, come abbiamo visto, partendo dalla fondazione della Comunità Europea. Sono le prime tre righe, la citazione di Adenauer e degli altri padri fondatori, Robert Schumann, Jean Monnet, De Gasperi.

 

La DC: il sogno di un’Europa unita

Che sogno fu quello, quanto poteva apparire visionario quel gruppetto di statisti cattolici che predicavano l’idea di un’Europa unita dopo tutte le rivalità che avevano condotto a due guerre mondiali! Molta strada resta da fare ancora per realizzare pienamente quel sogno, tanta idealità è da riprendere come ha detto papa Francesco a Strasburgo appena qualche giorno fa. Ma quando si criticano, giustamente, le tante cose che non vanno, occorre anche ricordare che oggi l’Europa, dopo essere stata per due volte, nel secolo scorso, l’enorme e tragico campo di battaglia che sappiamo, oggi l’Unione europea con i suoi 500 milioni di cittadini e i 28 Paesi che ne fanno parte è la più grande area stabilizzata di pace del mondo. Vedete come questo fatto meritava di essere l’inizio del lavoro del nostro autore. In questo gioco tra dimensione internazionale e quella locale, Bracci, dopo l’incipit sull’Europa va a rintracciare il luogo dove la DC di Fano iniziò il suo cammino: la canonica di San Cristoforo, una domenica pomeriggio del marzo 1944.

 

Il primo documento, marzo 1944, canonica di San Cristoforo

È un appunto battuto a macchina da Mariano Frausini, una sorta di promemoria su che cosa avvenne e su chi era presente in quella canonica. Leggetelo a pagina 28 perché è davvero un pezzo di storia. Anche a Fano era arrivata l’eco di ciò che era iniziato a muoversi col 25 luglio 1943. In tutta Italia erano state spedite migliaia di copie delle Idee Ricostruttive, certamente alcune copie erano arrivate anche a Fano, nel libro c’è la riproduzione della facciata di questo celebre opuscolo. Bracci nel suo saggio evoca centinaia di personaggi che nel tempo hanno animato la DC di Fano, ed è impossibile nominarli tutti. Certo Leopoldo Elia, o Aldo Deli, un altro gigante, o il comune amico Angelo Sferrazza, per tanti anni ufficiale di collegamento tra la DC di Fano e quella nazionale, ma vorrei dire che tutti stanno, o staranno, in un grandissimo Pantheon della democrazia che penso sia caro a ciascuno di noi.

 

La partecipazione alla Resistenza

Era pericoloso esporsi in quei tempi. La DC di Fano viene fondata nel marzo ’44, la città viene liberata cinque mesi dopo, il 27 agosto ’44. Dunque si rischiava la vita. Bracci ricorda la partecipazione dei cattolici marchigiani alla Resistenza. Oggi si celebrano i settanta anni di quella stagione avventurosa. L’Istituto Sturzo fa parte di un gruppo di lavoro insieme con l’Associazione dei partigiani cristiani, per dare vita a un portale che ricostruisca quella presenza, i suoi tanti protagonisti, i suoi tanti martiri. Sulla Resistenza non possono esserci riserve di matrice politica. Le pagine del saggio dedicate a questa fase storica sono preziose, così come interessante e utile è la ricostruzione dettagliata dei risultati elettorali della città di Fano dalla Liberazione al 18 aprile ’48 e poi nelle tornate successive. La DC di Fano non è subito il primo partito della città, impiega alcuni anni a diventarlo, poi deve cercare di mantenere il suo primato. La percentuale dei votanti, a Fano, è stata per lungo tempo superiore alla media nazionale. Vedremo che cosa accadrà ai nostri giorni, specie dopo i risultati elettorali di domenica scorsa della vicina Emilia Romagna.

 

La DC a Fano non è egemone ma un luogo politico sì

Una curiosità della DC di Fano è di avere organizzato, il 30 giugno 1968, la festa popolare della DC, manifestazione che ha anticipato di nove anni la prima festa nazionale dell’Amicizia che si tenne nel 1977 a Palmanova, durante la segreteria di Benigno Zaccagnini. E a Fano c’è stata anche l’ultima delle feste dell’Amicizia della DC, nel 1992, mentre l’ultima nazionale era stata a Cagliari nel 1990. Sono aspetti particolari, ma la grande storia, pensiamo a quanto spiegava Tolstoj in Guerra e Pace, è il minuzioso insieme di tante storie particolari. All’Istituto Sturzo stiamo ricostruendo gli archivi locali della DC cercando di recuperarli nel grande mare della dispersione seguita alla chiusura del partito (venti sono stati già riordinati e pubblicati sul sito dell’Istituto). La chiusura del partito, nel mutato contesto internazionale dell’epoca ma anche negli anni tormentati degli scandali politici. Quando nostro Signore entrò nel tempio e vide i mercanti cacciò i mercanti, non chiuse il tempio. Noi abbiamo chiuso il tempio e adesso è arduo non solo ricostruirlo, ma anche ricostruirne la memoria. Ecco un altro merito del lavoro di Bracci: il suo libro è l’archivio della DC di Fano.

 

Dopo la caduta del muro di Berlino il mondo cambia

La circostanza introduce il tema di fondo che viene fuori dalle pagine di questo lavoro. Perché come, dentro quale insieme di circostanze interne e internazionali avviene la fine della Democrazia Cristiana? Perché questa fine diventa anch’essa uno dei contraccolpi di quella caduta del muro di Berlino della quale abbiamo appena celebrato l’anniversario dei 25 anni, caduta che segnava il fallimento dell’avversario storico della concezione di libertà e di democrazia portata avanti proprio dalla DC? Perché sotto le macerie di quel muro finisce anche la DC? Queste domande sono ancora senza risposta sul piano della ricerca storica e della ricerca politica.

 

Il cattolicesimo politico ha ancora un ruolo fra amore divino e giustizia umana

Queste due ricerche sono da compiere non soltanto per amore di verità, o per omaggio alla memoria, ma per rispondere all’altra sollecitazione che viene dal saggio di Silvano Bracci: il patrimonio del cattolicesimo politico italiano è soltanto da archiviare, o questo patrimonio è in grado ancora oggi – e magari proprio oggi – di essere una risposta importante, un contributo serio alla soluzione dei problemi del Paese? Ecco la seconda grande questione che si intreccia con la prima, ma finché non sarà trovata risposta alla prima, difficilmente saremo in grado di rispondere alla seconda.

L’esempio dei testimoni che chiudono il libro della DC

La parte finale, quasi un’appendice, del lavoro di Bracci, offre una suggestione relativamente alle due questioni che ho richiamato: che cosa è avvenuto? Quale futuro? Bracci, e alcuni amici con lui, lo fa attraverso le schede biografiche di un certo numero di personalità che compaiono nella storia della DC di Fano. Proviamo a leggerle con la chiave interpretativa di che cosa hanno avuto in comune i Volpini, gli Elia, padre e figlio, i Mariano Frausini, tutti gli altri… Io penso che abbiano avuto in comune questo: che non sono stati semplicemente cattolici che hanno fatto politica; sono stati cattolici che hanno fatto una politica di ispirazione cristiana. Che è un’altra cosa dall’essere soltanto più onesti, o un po’ più onesti degli altri, più attenti alla povera gente, più attenti a una certa moralità. Fare una politica di ispirazione cristiana è un percorso più impegnativo, più difficile, ma anche straordinariamente più avvincente. È una mediazione tra cielo e terra, fra amore divino e giustizia umana, tra dimensione del soprannaturale e realtà terrena. I De Gasperi, i Gonella, i La Pira, Aldo Moro, lo hanno fatto, ed è così che hanno vinto. Lo hanno fatto anche i fanesi dei quali stiamo parlando.
Riflettiamoci, per chi immagina e vorrebbe un nuovo inizio.
Fano, venerdì 28 novembre 2014
Giuseppe Sangiorgi

 

Il mio libro sulla DC fanese
BENE COMUNE E SERVIZIO ALLA COMUNITA’

di Silvano Bracci

È possibile che non tutti sappiano che cos’è “Il pensiero unico”, ci faremo allora aiutare dalle parole dell’economista riminese Stefano Zamagni che in un’intervista pubblicata da “Avvenire” l’8 ottobre scorso, diceva: «La formula di cortesia – o d’amore o di piaggeria –«ogni tuo desiderio è un ordine» è diventato principio giuridico. Non c’è gruppo di attivisti che non reclami il riconoscimento per legge dei propri desiderata, elevati a “diritti”.

 

Dialogo fra desideri e diritti

E guai a contestare queste pretese, magari nel nome di valori che guardano appena un po’ più in là dei gusti personali: scatta immediatamente il “politicamente corretto”, che censura chiunque osi porre un argine tra desiderio e diritto. Una reazione da “totalitarismo culturale”, da “pensiero unico». E aggiungeva che tale modo di ragionare «vale per l’economia come per le scienze sociali, il diritto, la bioetica. L’individualismo libertario tende a far credere che le preferenze degli individui abbiano lo stesso statuto dei loro diritti: se preferisco diventare donna e generare un figlio devo poterlo fare, se preferisco scegliere come dev’essere fatto il mio bambino devo poterlo fare … un individualismo non più liberale ma libertario, per il quale le preferenze dell’individuo hanno lo stesso statuto dei diritti. Ed è reso ancor più pericoloso dal fatto che oggi la tecnologia consente di ottenere quello che un tempo non si poteva nemmeno immaginare… Per evitare di riprodurre il pensiero unico bisogna garantire il pluralismo…, altrimenti si ha la dittatura del pensiero».

 

Ruolo del pensiero unico e del pluralismo

Purtroppo questa dittatura di pensiero è diffusa nell’opinione pubblica dove hanno un certo peso docenti di università, scrittori, giornalisti e soprattutto alcuni conduttori di radio e TV e loro ospiti fissi che sembrano competenti su ogni argomento, perciò sanno imporre di che cosa si può parlare e di che cosa si deve tacere.
Questo è avvenuto alla Democrazia Cristiana ma non ad altre organizzazioni partitiche italiane che come la DC non sono più presenti nella nostra società oppure sono presenti con adattamento di principi o per una metamorfosi di nome. Abbiamo assistito allora ad un ostracismo della DC anche nel suo semplice nome, da cui l’uso di appellativi o circonlocuzioni, basti pensare al libro di Gerardo Bianco (edito nel 2011 da Rubettino) che pure è un valido contributo per la conoscenza della storia non solo del partito ma delle vicende politiche dal 1990 al 1994: “La balena bianca”, un titolo fortunato ma che ho visto usare con tono ironico.

 

L’ostracismo della DC

Dunque il nome originario è scomparso e quasi si ha un certo pudore a nominare o semplicemente richiamare la Democrazia Cristiana. Io credo che questo sia dovuto soprattutto per le accuse rivolte a dirigenti nazionali o locali al tempo di tangentopoli, da cui l’ostracismo del partito e del suo nome. Passata la stagione delle persecuzioni giudiziarie e degli avvisi di garanzia che trovavano nei media la cassa di risonanza, c’è stato chi ha sentito il dovere di esaminare i fatti e di analizzare le conclusioni degli atti giudiziari ottenendo risultati ben precisi, ma a queste analisi e ai risultati non si è data opportuna e anche doverosa risonanza. Riferisco lo studio di Carlo Giovanardi che nel volume Storie di straordinaria ingiustizia, dal sottotitolo Arrestati, infangati e prosciolti (Mondadori 2004), elencando 130 procedimenti giudiziari relativi a 87 parlamentari democristiani poteva affermare che fino a quel momento solo 11 di questi erano stati condannati per corruzione o per finanziamento illecito di partiti, cavallo di battaglia del noto pool del tribunale milanese. Potete leggere queste cose a pag. 230 del nostro libro.

 

Studiare la DC, cosa era la DC fanese?

Con questo riferimento alla pagina del nostro volume entriamo direttamente nel contenuto del lavoro che finalmente ha visto la luce. Ho detto “finalmente” perché da qualche anno alcuni amici mi avevano sollecitato a scrivere una storia della DC fanese che ho fatto per due motivi: prima di tutto perché sono nato democristiano (a Orciano la mia casa era il punto di riferimento del partito) e lo sono stato nella mia giovinezza tanto che per circa 10 anni sono stato segretario della Sezione di San Giorgio di Pesaro dove lavoravo in Comune; poi perché sono convinto e ho ripetuto in più occasioni che quanto viene pubblicato rimane nella storia, quale appunto l’impegno di cattolici fanesi nella vita sociale della Città. Con tutto questo non voglio far risuscitare la Democrazia Cristiana che ormai appartiene alla storia, voglio solo far conoscere l’attività dei democristiani fanesi e in modo non unilaterale e tanto meno negativo ma in modo obiettivo, per quanto sia possibile ad un ricercatore e scrittore.

 

Il libro è una ricerca di documenti e di testimonianze

Il volume è frutto di una ricerca di documenti e testimonianze anche orali che conferma la dedizione di giovani e meno giovani ad operare per il bene comune e l’inconsistenza di accuse di interessi personali o di parte, che potrebbero esserci stati ma in modo irrilevante. Posso precisare che la ricerca e la redazione del volume mi hanno occupato circa due anni. Riguardo alle fonti leggo da pag. 17: «Per non deludere attese o curiosità, precisiamo che abbiamo fatto una sintesi dell’attività dei democristiani fanesi attingendo dalla stampa, da testimonianze e ricordi e dai verbali di sedute dei Consigli comunali che abbiamo sfogliato sommariamente, perché un’analisi di tutti gli interventi dei singoli consiglieri DC avrebbe comportato un tempo molto superiore a quello occorso per realizzare questo volume. E se dal numero delle persone citate ci sia sfuggito qualche nome, senza alcuna volontà di pregiudizio o discriminazione, ne chiediamo scusa perché, come dice il Manzoni, “non s’è fatto apposta”».

 

La DC fra Partito Popolare e l’Azione Cattolica, parole ai giovani

La nostra storia, dopo un capitolo introduttivo, parte dalle origini della DC in generale e della Sezione fanese in particolare. Qui ho cercato di inserire per quanto possibile nomi e cognomi di persone della prima ora, quelli provenienti dal Partito Popolare e quelli di giovani formatisi nell’Azione Cattolica che si impegnarono in campo politico. Riguardo al sottotitolo del volume “Storia di un grande partito popolare al servizio della comunità”, poiché spesso si sente dire che partito popolare era il PCI, ho voluto sin dall’inizio affermare che parliamo di un partito che ha coinvolto masse di cittadini italiani ancor più del partito comunista. A conferma di ciò, per la città di Fano basta gettare uno sguardo (pag. 328) sul numero del consiglieri comunali conseguiti da DC e PCI dal 1946 al 1990 per concludere che nella competizione tra i due schieramenti maggioritari si è avuto un esito altalenante in favore dell’uno o dell’altro, conclusosi in parità.
Due parole sulla dedica: “Alle nuove generazioni di oggi e domani” (vedi pag. 5 – purtroppo qui e altrove non dovevano esserci i numeri ma sono rimasti, pazienza!): la dedica rivela il mio desiderio che i giovani sfogliando questo volume oltrepassino giudizi sommari e negativi su quanto è stato fatto nel passato e conoscano le cose positive – che sono tante e documentate – per continuarle, perfezionarle, imitarne gli aspetti migliori. E posso leggere subito la citazione di papa Francesco (pag. 249) che subito dopo l’elezione diceva ai cardinali: La metà di noi siamo in età avanzata: la vecchiaia – mi piace dirlo così – è la sede della sapienza della vita… Doniamo questa sapienza ai giovani, come il buon vino che con gli anni diventa più buono, doniamo ai giovani la sapienza della vita.

 

15 democristiani fanesi scomparsi

Questa citazione introduce la seconda parte che presenta brevi profili di quindici protagonisti democristiani fanesi scomparsi, scritti a più mani, alcuni dai loro familiari a cui era stato chiesto di offrirci qualche memoria o la loro angolazione sul congiunto. Gli autori e i protagonisti di questi profili sono nell’ordine: il sottoscritto per Pierino Omiccioli, Egidio Del Vecchio e Renato Grottoli, Giorgio Roberti per suo padre Gustavo, Giuliano Di Bari per il padre Giovanni, Enzo Uguccioni per Raffaele Elia e per Giancarlo Gaggìa, Giovanni Ferri per Giuseppe Mario Boidi; le testimonianze raccolte dalla viva voce delle signore Antonietta Camilloni Montesi, Ida Guidi Orciari, Barbara Mattioli Zampa, Rosetta Nicolini Scopelliti mi hanno permesso di tracciare un profilo di Lucia Luttichau Simoncelli; e ancora Nello Maiorano per Maria Maddalena Guasco, Giovanni Volpini per il padre Valerio, Gabriele Fabbri per il padre Armando, Francesco Amaduzzi per suo padre Ivo, Giovanni Frausini per suo padre Mariano, Valentino Valentini per Leopoldo Elia. Sono sicuro che le persone presentate e la loro operosità siano un buon vino invecchiato che va ammirato e, per quanto possibile, imitato. Anche qui non vogliatecene se non troverete un vostro congiunto, la scelta doveva essere contenuta per non creare un ponderoso volume. E questa sera prendo occasione per ricordare tutti i democristiani che non sono più tra noi, l’elenco sarebbe lungo e per evitare di dimenticare qualcuno non faccio nomi: ad essi vada la gratitudine nostra e dei posteri, perciò vi chiedo di indirizzare a tutti loro un plauso di riconoscenza.

 

Storia di un grande partito popolare a servizio della comunità

Tornando al sottotitolo del volume, preciso che l’espressione “a servizio della comunità” è mutuata da un discorso che Alcide De Gasperi – di cui ricorre proprio quest’anno il 60° anniversario della morte come detto nel risvolto di copertina – pronunciò a Bruxelles il 20 novembre 1948, l’intera frase è citata a pagina 9 che introduce la prima parte riguardante la storia dei cinquant’anni della DC. L’espressione dà il titolo anche al I capitolo: “A servizio della comunità”. Seguono poi le vicende della DC fanese presentate cronologicamente e inserite nel più ampio contesto nazionale sia dello stesso partito che della nazione, con riferimenti a vicende internazionali quando ci è sembrato opportuno, sempre tenendo presente un probabile giovane lettore che non potrebbe conoscere certi avvenimenti: per es. la rivoluzione ungherese o la guerra arabo-israeliana del Kippur, che per noi sono fatti noti, e anche la tragica vicenda di Aldo Moro che ho cercato di ricordare brevemente e in questo caso “dando la parola” ad Aldo Deli che allora scrisse alcune righe che credo tuttora valide (pag. 169): «Possiamo ripetere che il fuoco che ha annientato la scorta del Presidente della DC consentendo la sua cattura era, prima di ardere nelle canne dei mitra, già acceso nelle parole propinate spavaldamente nella stampa, negli slogans, nei ritornelli ritmati dai manifestanti in piazza … Non ci salveremo se non presteremo attenzione ad un irrinunciabile fondamento morale perché non si esce [citando Moro] “da questa stretta che contrappone l’uomo all’uomo, rendendo impotente e in certo senso impossibile lo Stato, senza la più grande riforma che si compie nell’intimo della nostra coscienza”». Deli terminava con questa affermazione: «Dobbiamo convincerci: la coscienza non è un affare privato», anticipando il giudizio di Benedetto XVI sul relativismo.

 

Due documenti di critica e di risposta al far politica: né demonizzazione né assimilazione

Per il resto del contenuto di questo libro leggerete voi stessi, altrimenti se vi anticipo tutto guarderete solo le foto. Tengo però a dire che troverete uno speciale capitolo – l’ultimo prima della conclusione (pagg. 237-242) – in cui ho voluto riportare due documenti, il primo dei quali esprimeva affermazioni negative sull’operosità dei vecchi cattolici fanesi e lo riporto solo nelle parti che interessano il nostro discorso, l’altro è l’intera lettera di replica al primo. Non si tratta di rinverdire polemiche passate o riacutizzare eventuali personalismi, li ho messi perché ritengo importante riflettere ancora sul modo di “far politica” dei cattolici che deve evitare da un lato la demonizzazione della politica e dall’altro l’assimilazione della politica alla professione della fede cristiana dimenticando la lucida lezione di Sturzo e l’esplicita affermazione di De Gasperi sulla “laicità della politica” (come accenno nelle pagine 19 e 23 del libro).

 

120 foto e una storia fanese

Il volume è vivacizzato da circa 120 foto, molte delle quali inedite. Altra peculiarità o, se volete, ricchezza del libro sono i risultati delle consultazioni elettorali sia comunali che politiche affiancate dalle percentuali della tornata precedente per un diretto raffronto; nel caso delle elezioni per la Camera dei Deputati sono riportati sia i risultati delle votazioni in campo nazionale che nel territorio di Fano; per ogni elezione comunale poi, dopo i voti ottenuti da ciascun partito, vengono elencati i nomi degli eletti al Consiglio Comunale con la sigla del rispettivo partito di appartenenza e l’esito della seduta consiliare con le generalità del nuovo Sindaco e degli assessori. Nella parte conclusiva ci sono: un elenco riassuntivo delle consultazioni con rimando alle rispettive pagine in cui trovarle e dati riguardanti la DC fanese (elenco dei consiglieri comunali DC, segretari delle sezioni, addetti di segreteria, ecc.).

Questi dati fanno del volume un manuale di informazioni della vita politica locale nella seconda metà del XX secolo. Il tutto si conclude con l’indice di nomi utilissimo per chi fa ricerca. Ci sarà pure qualche errore, ma questo lo lascio scoprire a ciascuno di voi come si fa nella caccia al tesoro, eventualmente comunicandolo all’autore.
Voglio ringraziare gli amici del Circolo Culturale Maritain che mi hanno chiesto questo lavoro: senza il loro suggerimento e la loro insistenza io non l’avrei fatto venire alla luce. Un altro vivo ringraziamento va a tutti coloro che in qualche modo mi hanno offerto documentazione, memorie, fotografie e, perché no?, osservazioni e correzioni.
A questo punto, se mi permettete, voglio anche qui citare una frase di Leopoldo Elia che riporto a pag. 247: «Faciant meliora sequentes, chi verrà dopo possa far meglio di chi ha operato prima», eventualmente scrivendo un nuovo libro sulle stesse vicende storiche.

Grazie per la vostra attenzione.

Silvano Bracci