Urbino Piazza Rinascimento

Conversazioni di Palazzo Petrangolini 2014

in Cultura

 

Conversazioni di Palazzo Petrangolini 2014

1.

ARMONIE AL CREPUSCOLO…

 

Urbino Musica Antica

Il Concertino dei tre complessi di allievi e docenti si è tenuto nel salone del Circolo Acli-Centro Universitario di piazza Rinascimento 7 e non nel Cortile di Palazzo Petrangolini, come gli altri anni, per timore della pioggia, domenica 27 luglio 2014 alle ore 19, con i duecento studenti dei corsi musicali del Festival e tanti urbinati.
Il fascino dei giovani musicisti di trenta paesi diversi, la loro giovinezza e la loro bravura, ha creato un ambiente incandescente, cordiale, allietato alla fine dal bianchello del Metauro di Ferriera di Santa Maria dell’Arzilla.

 

2.

Mario Narducci l’Amore che resta, la plaquette

Mario Narducci: l’Amore che resta

Conversazioni di Palazzo Petrangolini, sabato 9 agosto ore 11,00
Urbino. L’incontro con lo scrittore Mario Narducci verte su ragioni editoriali, sulla rivista di cultura “Novanta9”, edita a L’Aquila, che raccoglie collaborazioni dei nostri poeti e scrittori. I testi e i saggi nascono nel contesto delle Conversazioni di Palazzo Petrangolini. Ma quest’anno la rivista ha dei ritardi. “Novanta9” è collegata anche ai Premi L’Aquila “Zirè d’Oro” intitolati ad Angelo Narducci sotto gli auspici dell’Istituto di Abruzzesistica e e Dialettologia (l’edizione 2014 scade il 15 settembre info marionarducci@hotmail.com).
Sabato ore 11,00 presentazione della plaquette di Mario Narducci, “l’Amore che resta. Appunti per un canto lieve”, Ed. Istituto di Abruzzesistica e di Dialettologia, L’Aquila 2014. E’ il ricordo della moglie Mariolina Mei con 15 poesie e una nota, “Mariolina che ha sconfitto la morte”, disegni di Raimondo Rossi, Maria Giovanna Narducci, Mario Narducci e Fernando Tiboni, con una presentazione di Gastone Mosci. Ai partecipanti verrà consegnata la plaquette.

 

3.

gostoli-giusto

Conversazioni di Palazzo Petrangolini / Fermignano Arte ai Capannoni

Fermignano. Azienda Materiali edili di Giusto Gostoli, zona industriale, incontro su Donato Bramante (1444-1514), sabato 9 agosto ore 19,00. Aprono le conversazioni sul grande architetto Silvia Cuppini e Bonita Cleri, storiche dell’arte dell’Università di Urbino Carlo Bo. Parleranno di Bramante giovane e dell’amico di Raffaello. Giusto Gostoli ha predisposto del materiale informativo su Bramante: pannelli, documentazioni che si riferiscono ai convegni e mostre di Fermignano e di Urbania. Raimondo Rossi e Orazio Bindelli hanno sistemato una ceramica che si riferisce a Bramante. Alfredo Ferretti, che ha ripreso la sua attività dopo l’incidente di Pasqua, collabora all’organizzazione insieme a Tonti. Queste Conversazioni sono intitolate Arte ai Capannoni perché i primi appuntamenti si svolgevano in via Mascagni, lungo il Metauro, nella vecchia sede dell’Azienda. Il primo incontro, sabato 9 agosto 2008, era avvolto a un libro di Daniele Garota, “Cosa crede chi crede?”, e gli interventi al dibattito erano dello scrittore Paolo De Benedetti, di p. Francesco Lenti e di mons. Davide Tonti. Il dibattito, poi, c’è sempre stato anche nelle successive occasioni insieme ad una cordiale e gradita accoglienza.

Donato Bramante in un presunto ritratto di Raffaello del 1509

NELL’ATELIER DI GIUSTINO GOSTOLI

Fermignano. Le Conversazioni di Palazzo Petrangolini hanno aggiunto la loro voce al coro delle manifestazioni organizzate dal Comune di Fermignano per il quinto centenario della morte di Donato Bramante. Grazie a Giustino Gostoli che, con la sensibilità culturale che lo contraddistingue, ha messo a disposizione (il 9 agosto) il suo Atelier di lavoro per ascoltare Silvia Cuppini e Bonita Cleri, autorevoli docenti di Storia dell’Arte della “Carlo Bo” di Urbino. Donato Bramante (1444-1514) è stato un protagonista del Rinascimento italiano, ma non ha avuto una letteratura pari a quella di altri: Brunelleschi, Pico della Mrandola, Piero della Francesca, Francesco Di Giorgio Martini, Michelangelo, Raffaello per citarne alcuni. Bonita Cleri ha dato una prima indicazione. Poco si sa della formazione giovanile del Bramante. La documentazione autorevole la si ha a partire dal 1477 quando Bramante si sposta in Lombardia per commesse di lavoro lasciando segni di gran fama. Indelebili. A Bergamo, a Milano che riscuotono gran risonanza a Firenze e a Roma. Tanto da diventare primo architetto del Papa, della Corte Pontificia. Massima potenza del mondo occidentale, allora. Di sicuro si può dire che è un figlio dell’ambiente urbinate, della Corte dei Montefeltro ove hanno operato i geni della prospettiva e della matematica: Leon Battista Alberti, Piero della Francesca, fra Luca Pacioli, Francesco di Giorgio Martini, fra Carnevale.

Bramante ha respirato quell’aria ed era dentro quella scuola che, recuperando la geometria e la matematica dei classici, Vitruvio in testa, la trasferirono nella pittura, ingentilendone l’arte e facendo di Urbino un centro di riferimento di tutta la cultura europea dell’epoca. Basti pensare all’attenzione riposta sulla corte ducale da Leonardo da Vinci, dai Fiamminghi del Centro Europa e dagli intellettuali della corte inglese di Elisabetta I. Bramante, uomo di intelligenza superiore, era di carattere scorbutico, deciso e poco comunicativo. Non a caso era grande amico ed estimatore di Pico della Mirandola, ambedue alla ricerca di invenzioni architettoniche che potessero portare le opere dell’uomo il più possibile vicino a Dio, fonte di ogni perfezione. Il progetto bramantesco e mirandoliano della cupola di San Pietro nasce seguendo quella ispirazione. Che verrà fatta propria da Michelangelo, grande avversario di Bramante, per la genialità matematica contenuta in quel progetto, comprensibile solo dai geni. Quale era appunto il Buonarroti. Ecco Bramante veniva rispettato e tenuto in considerazione per la sua sapienza, per la sua genialità creativa, per la sua cultura. Hanno perciò fondamento le riflessioni di Silvia Cuppini sul nome di Bramante. Un participio passato (Donato) ed un participio presente (Bramante), un nome d’arte che caratterizza tutto il personaggio asdrualdino: lettore della Bibbia e della Divina Commedia, intuiva un calcolo geometrico – matematico nella costruzione dell’Universo. Su quei calcoli Bramante crea un modello di architettura universale seguito da tutto il mondo occidentale. Costruito sulla sapienza del passato, compresa e reinterpretata in maniera mirabile nel suo presente. E’ il filo rosso del Rinascimento urbinate, intuito dalla Cuppini, che lega Piero della Francesca e la sua scuola a Bramante e a Raffaello e che ha fatto di Urbino una città dell’anima.
Sul campanilismo dei natali è appena il caso di rilevare che Fermignano sente il Bramante come proprio figlio ed ha organizzato manifestazioni celebrative di gran rilievo che apriranno nuove prospettive di studio per riconoscere a questo straordinario personaggio della nostra terra, il rango che gli compete nella storia della nostra cultura occidentale.

Era presente, con la malattia addosso, anche Augusto Calzini che ci ha appena lasciato. Dedicò gli anni della pensione alla ricerca storica, privilegiando la piccola imprenditoria locale. Che in Urbino non ebbe mai la giusta attenzione. Anzi, come dimostra nel libro La fabbrica delle Pantofole “Feltria”, uscito nel maggio di questo 2014, i due Amministratori Enea Gamba ed Edano Bartolucci, furono ingiustamente ignorati dal potere politico ed economico e perseguiti dalla giustizia penale. Con riabilitazione in appello, quando ormai la fabbrica era chiusa e gli Amministratori spogliati di tutto. Una precisazione scritta come obbligo morale.

Sergio Pretelli