Giacomo Bini
Giacomo Bini

22. POST FESTIVAL DIGITALE “VALERIO VOLPINI E LA RESISTENZA” 23 maggio 2014

in Festival Digitale Valerio Volpini e la Resistenza - Fanocittà

22. POST FESTIVAL DIGITALE “VALERIO VOLPINI E LA RESISTENZA”

Giacomo Bini

 

COMMIATO PER FRA GIACOMO BINI

Venerdì, 9 maggio 2014

Dolce fratello Giacomo, mirabile semplificatore della complessa e pesante esistenza francescana odierna, anche tu, senza saperlo, hai preso la strada dell’abbandono che segna ogni vita nel tempo. Hai peregrinato nel mondo portando ovunque pace e bene; hai amato la vita nella sua essenzialità e bellezza creaturale e l’accesso al reale, libero da dubbi e problemi non risolti, era per te diretto. Questo non significava mancanza di conoscenza dei misteri che avvolgono tutto ciò che si presenta allo sguardo e che appare sempre nell’intreccio enigmatico delle relazioni; ma un fiore ti meravigliava più di qualsiasi prodezza e, con Tagore, sapevi che Dio si stanca dei grandi regni, ma mai dei piccoli fiori. Nella vita che ti è stata donata, hai chiesto per te solo quel poco che ti permetteva di chiamare Dio: mio tutto, e che ti permetteva di sentirlo ovunque per offrirgli il tuo amore più forte della morte.

 

Graziano Ripanti

 

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GLI ANNI SETTANTA AL CONVENTO SAN BERNARDINO DI URBINO

di Gastone Mosci

 

Padre Giacomo Bini arriva a Urbino dopo il periodo francese dedicato alla liturgia, due anni, 1967 e 1968, presso l’Institut Catholique di Parigi, e tre, 1969/1971, presso la Facoltà di Teologia di Strasburgo, concludendo la sua formazione con la discussione della tesi su “Il peccato e la penitenza nell’opera di Basilio di Cesarea”. La sua prima formazione comincia a Ostra Vetere, poi c’è il seminario e la scelta del francescanesimo a 18 anni, il forte legame con la famiglia, la solenne professione nel 1963, sacerdote nel 1964, maestro dei novizi, La frequenza dell’Università e il soggiorno francese caratterizzano la sua sensibilità teologica, in quel post-concilio d’oltralpe ricco di personaggi della teologia e della cultura.

 

Il Convento San Bernardino

Al Convento San Bernardino di Urbino Padre Giacomo porta lo spirito critico francese legato al suo temperamento francescano della semplicità e dell’ascolto. La sua personalità dialoga con un ambiente molto aperto ai giovani ed alle sperimentazioni culturali. Ecco la situazione urbinate: fin dall’inizio degli anni sessanta è iscritto a Lettere classiche padre Adriano Gattucci che si laurea con Augusto Campana e comincia a collaborare a Storia del Cristianesimo accanto a don Italo Mancini, poi sarà docente di Storia medioevale. Nel 1968 arriva padre Graziano Ripanti, che sbarca a Urbino dopo il periodo caldo a filosofia nell’Università Cattolica di Milano: è affidato a don Italo Mancini con il quale studia e si laurea in filosofia della religione e inizia la sua attività accademica. Verso il 1972/73 Padre Bini viene mandato a Urbino insieme a padre Vincenzo Brocanelli che si è laureato in Storia moderna alla Gregoriana, L’Ordine vuole realizzare un impegnativo centro spirituale e culturale. Nel Convento si inserisce un frate trentino appartenente alla provincia toscana, Lorenzo Calzavarini, che studia sociologia e sarà missionario e docente nell’Università della Bolivia. Ma anche altri frati vengono mandati a Urbino per fare gli studi universitari.

 

L’operosità dello spirito francescano

Tre situazioni fanno della comunità di San Bernardino, negli anni settanta, un luogo di riferimento regionale e nazionale per la spiritualità e la cultura francescana. Intanto va detto che i quattro giovani frati sono trentenni, hanno studiato nei conventi marchigiani sotto la guida di Padre Stefano Trojani di Sassoferrato, un uomo di carisma formatosi a Roma nell’università pontificia, dedito alla filosofia ed all’arte figurativa e plastica, un educatore molto ascoltato. Il Convento di Urbino è presente in modo attivo nella rete francescana, nelle novità del dibattito ecclesiale, nell’ascolto dei grandi temi della cultura e delle situazioni sociali: i giovani frati studiano, fanno le loro ricerche, sono a contatto con altre comunità, hanno relazioni con la città, viaggiano molto, sono seguiti da un intelligente definitore come padre Luigi Perugini. Molti frati vengono a Urbino per conoscere i nostri amici, per aggiornarsi sulla vita della comunità.

 

La guida di Italo Mancini

C’è una ragione: negli anni settanta nell’università urbinate è in forte ripresa lo studio della teologia grazie al prof. Italo Mancini, alla autorevolezza culturale del magnifico rettore Carlo Bo, ad altri docenti come Enrico Garulli, Nicola Ciarletta, Lorenzo Bedeschi, Augusto Campana. Nel 1968 viene fondato da Carlo Bo l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, che negli anni settanta sviluppa una prima presenza nell’ambito universitario ma con una discontinua attività seminariale, e dal 1979/80, don Italo Mancini ne è direttore e lo imposta sul modello universitario, della teologia che ritorna nell’ambito universitario, e con docenti di chiara fama: il teologo Luigi Sartori, il biblista Settimio Cipriani, il teologo moralista Giannino Piana, lo storico delle religioni Aldo Natale Terrin, il teologo Giampiero Bof, il biblista Paolo De Benedetti, Giuseppe Cionchi per didattica della religione, il teologo André Joos; il nutrito gruppo dei frati minori docenti: il filosofo Graziano Ripanti, il liturgista Giacomo Bini, lo storico Gianfranco Brocanelli, l’etnologo Lorenzo Calzavarini, lo storico Adriano Gattucci; poi i docenti urbinati Enrico Garulli, Piergiorgio Grassi, Maria Grazia Sassi, Gastone Mosci, Vittorio Parlato, Sandro Di Caro. L’Istituto viveva la dimensione della comunità francescana e quella della corte ducale per le arti: l’impegno culturale era notevole e l’impostazione dei seminari godeva della partecipazione anche di altri docenti dell’ateneo e del territorio.

 

Ruolo del Circolo Culturale San Bernardino

Negli anni settanta, fra Convento e Università diventa sempre più autorevole il Circolo Culturale San Bernardino, che per tutto il decennio opera nel convento. Nasce nel giugno 1970 per opera di Graziano Ripanti e Gastone Mosci sui temi della poesia e della critica letteraria e teologica seguiti dal poeta don Amato Cini, Valerio Volpini, Marcello Camilucci, dal rettore Carlo Bo, con curiosità da don Italo Mancini. E fin dal primo giorno dibattito a non finire su bibbia e poesia. Ma il momento di lancio del Circolo avviene quando l’arcivescovo Cazzaniga affida la cura dell’aggiornamento del clero diocesano a don Italo, il quale comincia ad invitare per i due gruppi, gli studiosi più aperti e disponibili nel mondo ecclesiale e culturale, quelli che negli anni ottanta costituiscono il collegio docenti dell’Istituto. Un’aria nuova entra nella città e nelle istituzioni culturali, nella Chiesa locale, il dialogo, l’ascolto dei saperi. Il Circolo, che è anche una comunità di religiosi e di laici, è molto operoso ed inserito nei contesti culturali regionali e nazionali, in particolare nell’ambito del Gruppo di Presenza Culturale, un risveglio dell’intellighenzia cristiana. Al Convento si svolgerà il famoso convegno sulle “Agonie del Cristianesimo” 27-28 febbraio 1977 (Ed. Morcelliana 1977), presente era la rivista “Il Leopardi”, diretta da Valerio Volpini.

 

Giacomo fratello di Cristo e di Francesco

Per dieci anni Padre Giacomo Bini, come superiore e come guida della comunità dei minori, vive a Urbino in quella grande animazione di umanesimo integrale e negli ultimi tre anni è docente di liturgia nell’Istituto, che dal 1993 porta il nome di “Italo Mancini”. Nel frattempo maturava il suo spirito missionario e l’orizzonte del proprio servizio pastorale, studiando il futuro insieme a Padre Brocanelli. Al decennio urbinate fino al 1982/83, seguì il decennio del Progetto Africa, del suo peregrinare attraverso l’Africa, le missioni e le sedi già strutturate per portare la dimensione nuova del francescanesimo che si inserisce nel contesto del Continente come nuova missionarietà. La crescita spirituale e culturale di Bini è maturata nel Convento di San Bernardino, soprattutto la comprensione delle nuove relazioni antropologiche: Padre Giacomo faceva esperienza di vita francescana nei primi anni settanta con frati urbinati ed altri, vivendo le nuove frontiere del francescanesimo fra la gente della società del benessere che dimenticava i poveri e gli ultimi, portava dalla Francia delle esperienze che aveva conosciuto. Lo ricordo per le due estati, primi anni settanta, nella zona di Torrette di Fano: con i suoi frati, una decina, giovani, svegli, portavano l’immagine di Francesco, di Cristo fra il suo popolo. Quella esperienza si espandeva poi nella parrocchia del Convento di Urbino e diventava quotidianità e incontro con chi voleva vivere quello spirito missionario.

Non aggiungo altro ma si potrebbero raccontare tanti fatti: Giacomo portava fiducia e semplicità, ascolto e gioia, manifestava il carisma dell’incontro delle persone, già viveva il progetto di una grande fratellanza, che questa memoria mi fa capire e mi segna.

Gastone Mosci

 

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Nota bibliografica
*Giacomo Bini, Audite, sorelle: Un itinerario per rifondare la vita consacrata, 2a ed., Memoria e Profezia, Padova 2005.
*Giacomo Bini, Ritorno alla Intuizione evangelica francescana, Biblioteca Francescana Edizioni, Collana Presenza di S. Francesco, 2010.
*Giacomo Bini, Un’esistenza unificata e pacificata in Dio: Sentieri di vita francescana Oggi, Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 2011.

 

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IL PROGETTO AFRICA (Appunti dal digitale)

Nel 1982, dopo aver espresso il desiderio di partecipare al progetto Africa del suo ordine, è stato incardinato come Vice della Provincia di San Francesco d’Africa e Madagascar per stabilire il Ruanda Ordine dei Frati Minori. Le funzioni di Bini erano quelle di Definitore e Vicario Provinciale. Nel Progetto erano previsti tre principi:

*Vivere come una fraternità francescana dedicata all’ascolto e di servizio per la conversione reciproca.

*Per incarnare l’ ideale carismatico di francescana povertà e il servizio ai poveri, pur mantenendo stretta comunione con la Chiesa locale.

*Per vivere in una piccola parrocchia, in una zona povera.

Giacomo Bini, insieme al fratello Raoul de Buisseret e frate Anselmo Doglio, è arrivato in Rwanda il 21 febbraio 1983. Sono stati presto raggiunti da altri due fratelli, Vjeko Curic, e Paolo Lombardo, nel mese di agosto dello stesso anno. Ogni frate rappresenta le diverse tradizioni dell’ordine francescano, secondo l’impressione di un ruandese che ha servito il suo postulato con loro. Monsignor Perraudin, Vescovo di Kabgayi , ha offerto loro una scelta per la loro missione tra Musambira o una base su una collina vicino alla piccola città di Kivumu più vicina alla città di Gitarama nel distretto di Muhanga . Hanno scelto la seconda, e, mentre il mastering Kiswahili a Kigali, ha costruito con l’aiuto locale il convento di Kivumu, inaugurato nel gennaio 1984. Il 7 ottobre 1984, la parrocchia di “S. Maria degli Angeli” è stata istituita con Giacomo Bini come suo primo parroco. I loro ministeri differivan: fra Anselmo curava i giardini e i polli della missione; Fra Vjeko Curic l’amicizia con i bambini locali e i giovani; fra Raoul svolgeva il lavoro pastorale nella comunità Kivumu, mentre Bini era più felice tra i più poveri e gli emarginati, lavorava con loro nelle zone di terreno coltivato.

La nuova comunità manteneva una stretta comunione con le Clarisse, che avevano stabilito la missione in Kamonyi nel 1982, e qualche anno dopo (1986) con un ordine belga, le Suore Francescane del Regno di Gesù, che avevano una sede in Zaire. Bini era sovrintedente alla formazione professionale per diversi anni, sia in Ruanda che Tanzania. Tra i 100 giovani ruandesi che desideravano entrare nel noviziato, solo cinque sono stati selezionati per il postulato, il primo gruppo il 29 settembre 1985.

Dal 1993 al 1997 è stato Ministro Provinciale della Vice Provincia di San Francesco d’Africa e Madagascar a Nairobi. Poco dopo la sua nomina, nel 1994, è scoppiata un’ondata di violenza genocida contro la minoranza etnica Tutsi. Br. Georges Gashugi, un frate ruandese alla vigilia della sua consacrazione, è stato trasportato da un camion a fine aprile 1994, identificato come Tutsi e ucciso: il suo ultimo desiderio, di poter morire nella sua tunica francescana, è stato negato. Uno dei primi missionari, provenienti dalla Croazia, Vjeko Curic, che aveva appreso la Kinyarwanda lingua del Ruanda, si è rivelato importante per salvare molti Tutsi dal cadere vittime del genocidio e poi per aiutare gli hutu che venivano successivamente catturati per vendetta; quando la prima ondata di violenza è passata, è stato ucciso, secondo quanto riferito da un sicario assoldato che aveva già aiutato, a Kigali il 31 gennaio 1998. Al suo funerale parteciparono migliaia di africani, e membri della comunità islamica e delle comunità ebraiche. Nella sua omelia, come Ministro Generale dell’Ordine, Bini ha ricordato che Vjeko aveva detto mesi prima: “quelli che ho salvato mi uccideranno”, e ha citato le parole del Vangelo di Giovanni (10, 17b-18a) : ‘Nessuno mi toglie [la vita] da me; Offro di mia spontanea volontà “.

 

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Federazione Clarisse Marche-Abruzzo

 

Fratelli carissimi,
a nome di tutte le sorelle della nostra Federazione Marche-Abruzzo desidero esprimere un sentimento di grande gratitudine per il dono che è stato per noi p. Giacomo in tanti anni di cammino fatto insieme nella comune ricerca dell’essenzialità evangelica e del Volto di Dio che come diceva lui, è sempre “in avanti”.

Con lui abbiamo vissuto una spiritualità dell’incontro fatto di fiducia, comunione e dialogo così da poter insieme ricomprendere che la nostra forza profetica nella Chiesa è quella di vivere la spiritualità evangelica della comunione.
Alcune nostre fraternità hanno condiviso con p. Giacomo un cammino fraterno che inizia dall’immediato post-Concilio… e quindi il tempo della giovinezza vocazionale e della primavera della Chiesa. Lui per primo ci ha introdotte con l’entusiasmo suo proprio, al rinnovamento liturgico e insieme abbiamo cercato di capire le nuove provocazioni dei documenti conciliari riguardanti la Vita religiosa e il suo rapporto con il mondo. La sua adesione incondizionata al Progetto-Africa-dell’Ordine, è stata per alcune nostre fraternità, un “partire” con lui in quelle terre. Ogni volta che tornava in Italia, avevamo il “dono” di una condivisione del suo vissuto da frate minore presente in questi luoghi di povertà non per convertire, ma per essere fratello, in umiltà, uguale alla gente in tutto… dal camminare completamente scalzo come loro… all’avere nella camera un pavimento in terra battuta… e soprattutto al sentirsi coinvolto in ogni sofferenza incontrata, animando la forza della Speranza in tutti.

Gli anni del suo servizio all’Ordine come Ministro Generale non gli hanno impedito di trovare spazio per continuare a vivere le amicizie di un tempo e per costruire nuove relazioni, questa è una grande ricchezza della sua umanità e della sua capacità di farsi prossimo nelle situazioni concrete della vita: come non ricordare con gratitudine la sua paterna vicinanza alle sorelle di Paganica…

In questi anni quante esperienze di comunione, quanti momenti formativi hanno arricchito la nostra Federazione.
Con lui è stato possibile vivere concretamente la complementarietà dei nostri due carismi, senza mai sentire l’inferiorità del femminile permettendo così anche a Chiara di dire qualcosa a Francesco.

Con la sua Pasqua non ci ha lasciato e il suo ricordarci che “la vita continua” dona nuova e gioiosa speranza al nostro cammino.

 

Sr. Angela Bianchini osc, presidente

 

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Città del Vaticano, 9 maggio 2014
Lettera al Reverendo Ministro Generale, Fr. Michael A. Perry, ofm
e ai cari Fratelli dell’Ordine dei Frati Minori

 

Il Signore vi dia pace!

Con profonda tristezza e dolore ho avuto, questa mattina stessa, la dolorosa
notizia della morte e transito del nostro caro Fratello Giacomo Bini, ofm, degno
figlio del Serafico Padre san Francesco e suo successore nella storia del nostro
amatissimo Ordine, come Ministro generale (1997-2003). Mi rammarico, di cuore,
di non poter essere presente in questo momento con voi, trovandomi fuori Italia
per altri impegni programmati con molto anticipo. Voglio unirmi a voi in questi
momenti di lacerazione interiore e accompagnarvi con la mia preghiera fraterna e
le mie suppliche, come anche essere in comunione con voi nella speranza della
Vita che non conosce tramonto. Voglio unirmi a voi per elevare al Padre delle
Misericordie un canto di azione di grazie per la vita e il lavoro di questo nostro
fratello. Voglio stare vicino a voi ed esprimervi le mie più sentite condoglianze per
questa perdita così importante per il nostro caro Ordine.

 

Con la morte del padre Giacomo non solo la nostra Fraternità ha perso un
uomo buono, ma tutto l’Ordine ha perso un uomo carismatico, profeta e
testimone di vita evangelica e francescana, che ha saputo sapientemente unire
senso e conoscimento, animazione e governo, servizio e consiglio.

 

Fr. Giacomo è stato per me un maestro, un fratello e un amico. Maestro, in
quanto mi ha insegnato, con la lezione magistrale della sua vita, a vivere ed
animare gli altri a seguire più da vicino il Signore Gesù, povero e crocifisso;
maestro e profeta che ha aperto orizzonti di missione e di annuncio del Vangelo.
Fratello, poiché abbiamo camminato insieme nel governo generale, lui come
Ministro ed io, in quel momento, come Definitore; e, in seguito, quando svolgevo
l’ufficio di Ministro, sempre disponibile per qualunque cosa lo consultassi,
sempre vicino con i suoi consigli, sempre disposto a dare una mano perché
l’Ordine camminasse con sempre maggiore fedeltà a quanto tutti abbiamo
professato. Amico, perché il suo affetto di grande importanza e significato nasceva
dal medesimo interesse comune: il Vangelo e la nostra forma di vita.

 

La sera prima della sua partenza per la casa del Padre ci siamo incontrati 
per l’ultima volta, qui sulla terra. L’ho trovato sereno, consapevole del suo transito, pacificato interiormente: “So che mi aspetta il Signore in paradiso; vado fiducioso”, sono state le sue parole. E la sua sollecitudine, che ora vi trasmetto,
era che vivessimo con fedeltà la forma di vita professata, mentre allo stesso tempo
si preoccupava per la Fondazione del Beato Egidio. Ho incontrato l’amico, il
fratello e il maestro, che mi ha insegnato, ancora una volta, il valore della vita,
l’essenziale di essa, la bellezza della nostra professione religiosa. Gli ho chiesto di
benedirmi e poi gli ho dato anch’io la mia benedizione.

È morto un amico, un fratello, un maestro… un santo appassionato per il
Vangelo della missione e per l’Ordine di Frati Minori. Passione che si captava
subito nel suo modo di parlare, ma soprattutto si toccava nel condividere la vita
ordinaria con lui. Un Frate Minore, non solo di professione, ma di vita.

Caro Fr. Michael, mio Ministro generale, e miei cari Fratelli di tutto
l’Ordine, questa visita di Sorella Morte corporale ci aiuti a vivere “il senza nulla di
proprio” professato da noi religiosi francescani, e soprattutto a scoprire la figura
dell’Altissimo che ci invita a cantare
“Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale…”.

Con la nostra fraterna preghiera e sincera gratitudine accompagniamo oggi
il carissimo padre Giacomo all’incontro con il Signore, invocando per lui il premio
promesso ai servi fedeli del Vangelo. I nostri cari Santi che dimorano in Cielo, e
specialmente il nostro beato padre san Francesco, lo presentino al Signore. La
Vergine fatta Chiesa possa condurlo al banchetto preparato per lui dall’eternità.

A te, mio Ministro, a tutti i Fratelli dell’Ordine, alla Provincia Francescana
delle Marche da cui il nostro caro Fratello proveniva, alla sua Fraternità di
Palestrina, alla Fondazione Beato Egidio, e a tutta la sua famiglia la mia
vicinanza e la mia confortatrice benedizione.

Caro Giacomo, maestro, amico e fratello santo: ci vedremo in cielo!
Nel Signore, fiat, fiat, amen, amen.

Arcivescovo José Rodríguez Carballo, O.F.M.

 

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Omelia del Ministro generale per il Funerale di Fr. Giacomo Bini Grottaferrata (Roma), chiesa delle Suore Francescane Missionarie di Maria, 12.05.2014

 

«Un antico proverbio cinese dice: ‘Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito’. Il nostro compito sarebbe quello di indicare la luna, di indicare la direzione; al centro sta la luna, non il nostro dito. Non siamo in grado di ribaltare il mondo subito, qui e ora; ma nonostante l’apparente lentezza la nostra vita parla. Siamo seminatori
instancabili di semi d’eternità, di amore, di carità: se abbiamo questa passione, sappiamo che l’essenziale è seminare… è la nostra vita che deve essere significativa».

(Giacomo Bini, Ritorno alla intuizione evangelica francescana, Milano, 2010, p. 36)

 

Oggi, nel Vangelo abbiamo sentito il Signore che ci ha ricordato: «Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi» (Gv 15, 9-12).

Ci siamo radunati qui, oggi, in questa chiesa delle Suore Francescane Missionarie di Maria, ben conosciuta da Giacomo, da suo fratello Carlo, da tutta la sua famiglia e anche da parecchi frati. Siamo qui come popolo di Dio per celebrare la vita, la fede e la rinascita del nostro fratello e amico Fra Giacomo Bini. Giacomo ha cercato per tutta la sua vita di rimanere nell’amore e nella misericordia di Dio, di osservare il comandamento dell’amore e di gustare la gioia e la libertà che provengono solo dall’essere radicati in Dio.

 

Nella sua relazione al Capitolo generale 2003 Giacomo parlava di “Utopia francescana”, motivata dalla speranza. E continuava dicendo che un frate – e credo che intendesse comprendere anche ogni discepolo di Gesù Cristo – deve nutrire una profonda passione per Cristo, cercando di mettere Dio al centro di tutta la sua vita. Se centriamo la nostra vita in Dio, ci ritroviamo su un cammino di fede e di scoperta che offre possibilità sempre nuove e inedite per la nostra vita, per la vita dei fratelli e delle sorelle e per la vita del mondo.

 

Per Giacomo il contesto specifico in cui noi Frati Minori possiamo scoprire la volontà e la strada che Dio ha pensato per la nostra esistenza è proprio l’esperienza intensa della fraternità. «La fraternità è la condizione e il dovere fondamentale che definisce la nostra identità e la nostra missione». E per promuovere la comunione fraterna, una comunione che è radicata nella relazione con Dio, siamo chiamati a diventare esperti delle nuove forme di relazione evangelica e interpersonale con tutti. L’esperienza profonda e continua che godiamo con Dio diventa la sorgente della speranza e delle possibilità inedite per la nostra vita in fraternità come Fratelli del Vangelo, una fraternità che si apre verso l’esterno e si rivolge al mondo e a tutto il creato. Se coltiviamo e facciamo crescere la nostra consapevolezza e il nostro impegno rispetto a relazioni evangelicamente fondate, scopriremo in noi una passione per il popolo di Dio, per l’umanità in crisi e bisognosa dell’amore e della misericordia di Dio che tutti abbraccia.

 

Giacomo era convinto che l’«itineranza, la volontà e il senso di minorità che sgorgano da una passione per l’umanità ci aprono all’altro, chiunque esso sia». Era anche convinto che il nostro impegno alla conversione permanente, ossia la
conformazione al cammino di Gesù Cristo, ci offre gli strumenti per approfondire la nostra fede, la nostra vocazione e la nostra passione per impegnarci nella missione di Dio per il bene del mondo. «Rimanete nel mio amore». L’invito che Gesù nel Vangelo secondo Giovanni rivolge ai suoi discepoli riflette l’esperienza che Gesù stesso ha sperimentato e goduto con il Suo e nostro Padre.

Tutto il Vangelo secondo Giovanni ci mostra che Gesù è costantemente in contatto col Padre Suo. In nessuna azione, in nessun incontro di Gesù, narrati da Giovanni, Dio Padre è assente. Gesù gode di una ininterrotta comunione di mente, di cuore e di spirito col Padre. Attraverso questa intensa relazione Gesù si fa mediatore della misericordia di Dio, rendendola disponibile ad ogni persona.

«Misericordia io voglio, non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori», sentiamo anche nel Vangelo secondo Matteo (Mt 9,13). E nel capitolo terzo di Giovanni Gesù afferma: «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3,16-17). Dio, attraverso Gesù, cerca di attirare nuovamente il mondo a sé, affinché il mondo e tutti coloro che vi abitano sperimentino il suo perdono, la sua misericordia, il suo amore e la sua vicinanza.

 

In tutta la sua vita Giacomo ha testimoniato l’amore e la misericordia di Dio, all’opera nella sua vita e nel suo cammino di risposta vocazionale. Come ci ha detto fra Paul sabato sera, Giacomo non si stancava mai di aprire il suo cuore per ricevere, benedire e ascoltare un fratello o una sorella che a lui si rivolgevano in cerca di qualcuno che ascoltasse attentamente, in cerca di una parola saggia di conforto, in cerca di un abbraccio amorevole. Ma in Giacomo c’era anche qualcosa in più, qualcosa di contagioso, che riusciva a toccare il cuore e l’anima di ogni persona che lo incontrava.

 

Giacomo era un autentico credente. Credeva fermamente che Dio credeva in lui e in tutta l’umanità. Proprio per questo, cioè credendo che la sua persona aveva la sua origine solo nell’amore e nella misericordia di Dio, Giacomo è stato in grado di credere con tutto il suo cuore nella possibilità di vivere la vita evangelica proposta da Francesco d’Assisi, un’autentica utopia. Credeva possibile vivere dipendendo solamente da Dio, la sorgente di tutto ciò che esiste, la sorgente dell’amore e della speranza per il futuro del mondo. Credeva possibile vivere in libertà, una libertà che ci permette di andare per il mondo a due a due come fratelli, condividendo tra noi l’amore e la libertà che vengono da Dio, condividendo con tutte le persone che si incontrano lungo il cammino questa stessa verità.

Ancora, come abbiamo sentito da Fr. Paul, Giacomo credeva possibile vivere la radicalità del Vangelo, fare esperienza della grazia radicale di Dio che è all’opera nella fraternità, una fraternità infiammata dall’amore di Dio, sperimentato attraverso semplici atti di gentilezza e di premurosa attenzione. Giacomo credeva che il Vangelo ci rende liberi da ogni sentimento di possessività e di ossessione nei confronti delle strutture e del possesso delle cose materiali, e ci rende capaci di intraprendere il viaggio che ci conduce all’autentica libertà evangelica.

Giacomo credeva! Si fidava e confidava in Dio e nella bontà insita in ogni persona, a cominciare dai frati della sua fraternità. E siccome osava credere in modo semplice ma totale, era capace di muoversi con assoluta libertà, cercando di trovare e di coltivare un autentico incontro con Dio e un autentico incontro con i fratelli e le sorelle, che sono figli amati di un Dio tenero e misericordioso.

Come Giacomo stesso ha scritto: «La vita francescana è vita evangelica quando nella nostra vita quotidiana siamo in grado di incarnare lo stile di vita di Cristo: vita in fraternità, annuncio al mondo, minorità, servizio, dono di sé» (G. Bini, Ritorno alla intuizione evangelica francescana, Milano, 2010, p. 39).

 

Poche ore prima del suo ritorno alla casa del Padre, alcuni frati di Palestrina, alcuni parenti di Giacomo e alcuni di noi frati della Curia abbiamo avuto la grazia di trascorrere alcuni brevi momenti con lui. Anche nell’ora della morte Giacomo annunciava la vita! Ci ha parlato della misericordia di Dio e del suo personale e intenso desiderio di dissetarsi ancora di più alla sorgente di questa misericordia, per la sua vita, per la sua famiglia, per la fraternità francescana universale e per tutta l’umanità. Nonostante la stretta della morte, Giacomo proclamava la bontà di Dio, rendendo grazie per tutto quello che Dio aveva compiuto nella sua vita e per tutto quello che Dio continuava a fare nella e per la vita dei fratelli dell’Ordine. Parlava con tenera gratitudine del dono della sua famiglia, che egli amava e curava con profondo affetto. Parlava della sua gratitudine per aver potuto sperimentare l’energia e la passione per il Vangelo tra i fratelli e le sorelle in Africa, dove è stato come missionario. Parlava di altri religiosi, in particolare delle Clarisse, delle Suore Francescane di Maria e di altre congregazioni femminili francescane.

 

E parlava del futuro, della speranza che Dio nutre per il mondo, tendendo in alto il suo braccio destro, verso il soffitto, verso il paradiso, e ripetendo: «La vita continua!». Non posso farmi interprete del significato di queste parole, «La vita continua!», a nome del fratello Carlo o degli gli altri membri della sua famiglia, o dei Frati di Palestrina. Ripensando, però, a queste parole, che Giacomo ripeteva ad ogni persona che entrava nella sua stanza, per godere ancora di qualche momento benedetto con lui, mi si è chiarito il messaggio che Giacomo stava dicendo a me, Michael, e che stava dicendo anche ad ognuno di quelli che hanno potuto incontrarlo in quel momento.

 

Giacomo mi e ci stava dicendo che lui aveva fatto tutto quello il possibile per
rispondere con libertà e gioia a quello che spettava a lui fare. E questo messaggio è come quello che il serafico padre san Francesco ha detto ai suoi fratelli quando si preparava ad accogliere sorella morte. Sono convinto che Giacomo stesse dicendo a ciascuno, a tutti noi presenti qui oggi, ai suoi amati parenti, a tutti Frati dell’Ordine dei Frati Minori, dei Conventuali, dei Cappuccini, a tutte le Clarisse, a tutti le Suore francescane, ai tutti i fratelli e le Sorelle dell’Ordine Francescano Secolare e ad ogni discepolo del Signore Gesù: «Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (2Cor 6,2). Questo è il momento in cui ciascuno di noi deve accogliere il Vangelo senza condizioni, in libertà e gioia. Questo è il momento in cui noi come Giacomo dobbiamo amare «il Signore nostro Dio con tutto il nostro cuore, con tutta la nostra mente e con tutte le nostre forze» (Dt 6,5).

 

Voglio concludere con le parole della preghiera di san Francesco d’Assisi, Alto e glorioso Dio, parole che colgono ed esprimono il cuore e l’anima della nostra vocazione evangelica, che ci invitano a riporre ancora più radicalmente la nostra fiducia in Dio e ad abbracciare la nostra vocazione evangelica con tutte le sue esigenze di radicalità. Attraverso queste parole possiamo comprendere meglio le parole di Giacomo: «La vita continua!».
Le preghiamo assieme:

 

Onnipotente, eterno, giusto e misericordioso Iddio,
concedi a noi miseri di fare, per tuo amore,
ciò che sappiamo che tu vuoi,
e di volere sempre ciò che a te piace,
affinché, interiormente purificati, interiormente illuminati ,
e accesi dal fuoco dello Spirito santo,
possiamo seguire le orme del tuo Figlio diletto,
il Signore nostro Gesù Cristo,
e con l’aiuto della tua sola grazia,
giungere a te, o Altissimo,
che nella Trinità perfetta e nella Unità semplice
vivi e regni e sei glorificato,
Dio onnipotente per tutti i secoli dei secoli. Amen.

 

FR. MICHAEL A. PERRY, ofm
Omelia del Ministro generale

 

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MESSAGGI PER GIACOMO BINI

Le Clarisse di S. Agata Feltria

Carissimo padre Vincenzo,
pace! In questi giorni in cui in un modo che ci pare impossibile, abbiamo accompagnato la consegna totale di padre Giacomo a Colui che lo ha chiamato e a cui con fedeltà ha sempre risposto, il nostro pensiero colmo di affetto è andato subito a te, pensando all’amicizia che vi lega. Ti siamo vicinissime con la preghiera colma di affetto e con te benediciamo il Signore per la vita di padre Giacomo, per la sua instancabile sete di vivere il Vangelo, per la creatività con cui ha rinnovato sempre il suo Si, per la sua vita semplicemente profetica perché ancorata a Colui che fa nuove tutte le cose. Per tutti è stato un padre e una giuda nel cammino nella gioia di appartenere a Cristo sulla via di Francesco e Chiara. Invochiamo la sua intercessione dal cielo perché continui ad esserci compagno sulla via. Sentici vicinissime con la preghiera e con l’affetto. Un abbraccio immenso da tutte.

Chiaradebora e sorelle in Sant’Agata

 

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Le Clarisse di Kamonyi (Rwanda)
Chers Pères et Frères,

Le Seigneur Ressuscité vous donne sa Paix!

C’est avec émotion et douleur que nous avons reçu la triste nouvelle de la Pâques de notre P. Giaccomo Bini, et nous venons à vous pour vous assurer notre Proximité dans la Prière et la communion dans la douleur. Que le Seigneur Ressuscité nous réconforte avec sa Paix.

En des pareilles circonstances, les paroles manquent, seulement la prière qui unisse les cœurs tant sur terre qu’au Ciel, dans la communion des Saints.

Pour nous, les Soeurs Clarisses du Rwanda, nous devons tant à P. Giaccomo Bini. Il était le Père pour nous les Sœurs Clarisses et les frères Franciscains de la Province St François d’Assise en Afrique ; c’est lui le pionnier du “Projet Afrique », avec d’autres Frères Franciscains, ils nous ont apporté le Charisme du Poverello d’Assise. C’était en 1982, une année seulement après l’arrivée des Soeurs Clarisses. Dès lors les Trois Ordres Franciscains œuvrent, en communion, dans ce Pays le Rwanda…

Son départ subite est une grande souffrance pour nous tous, et dans la Certitude de notre foi, nous sommes surs qu’il reste avec nous et auprès de Dieu, il ne cessera d’interceder pour nous, pour nos Fraternités et l’ Ordre entier.
Prions ensemble pour l’âme de notre P. Giaccomo Bini afin qu’elle repose dans le Sein de Dieu.

Amen.

En profonde communion de prière.

 

Vos Soeurs Clarisses du Rwanda
Monastère Ste Claire Kamonyi, Rwanda

 

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Hommage à notre Père Giacomo Bini OFM

 

Caro Fr. Giacomo Bini,

sembra che adesso danzi nelle stelle!
Quale sorpresa di danza! Bisognava avvertire veramente, ma forse anche tu quest’avvenimento ti ha sorpreso.
Lo sai che le persone di Byumba ti aspettavano ancora?
Dopo di te sono passati qui i Frati Minori di tanta nazionalità ma le vecchiette si chiedono le une alle altre quando ritorneranno i Francescani.
Per esse i Francescani eravate solo tu ed il tuo gruppo.
Caro Fratello, se hai saputo essere la risposta al grido del nostro popolo come Gesù lo è stato per Job, allora non sei morto.

Un giorno ritornerai da noi e ti vedremo danzare nel mezzo delle vecchiette di Byumba che ti aspettano sempre.
Questo giorno grideranno tutte in disordine: “Ecco infine il Fratello Francescano che ritorna da noi”!
Aspettando, siamo però tutte costernate della tua partenza.

Un abbraccio forte, prega per noi.

Une Clarisse de Kamonyi

 

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MERCI PÈRE GIACOMO

 

Cher Père et Frère très aimé, laisse moi te dire un sincère MERCI, rendre hommage à ton parfum évangélique; présentement tu n’es plus avec nous , mais nous croyons que Dieu t’a grandement ouvert les portes de sa maison pour t’accueillir sur son cœur dans l’éternel festin de son amour.

Cher père MERCI et encore MERCI pour la semence franciscaine que tu as amené ici chez nous. À travers ta vie, ta parole et ton exemple, tu as été une étoile qui a sillonné notre ciel. Tu nous as montré ce que c’est ÊTRE FRANCISCAIN.

MERCI pour la flamme franciscaine que tu as allumée.

A Kivumu, ton passage est profondément marqué par le souvenir indélébile d’une vie franciscaine proche des gens, riche de minorité, de simplicité, et de toutes les vertus franciscaines.

Parmi les anciens de la colline, qui ne portent pas, comme un trésor au cœur, le souvenir émouvant de ces «abazungu- rwandais», qui étaient si proches, si semblables, si fraternels !!!
« Ils avaient aboli toutes distances, ils parlaient comme nous la langue de nos ancêtres, se nourrissaient les mêmes patates et appréciaient la même boisson locale mieux que nous peut- être. « Ils se contentaient de peu et aidaient tous » disent-ils encore aujourd’hui.

MERCI pour cette solidarité concrète avec nous, avec notre peuple, en vue de nous transmettre le mieux «l’ Evangile du Christ».

Au moment des deuils qui nous frappaient dans la vie quotidienne, voilà les frères au rang des «abatabazi» (amis proches pour nous manifester la sympathie dans notre langue locale), au moment des fêtes les voilà aussi présents, seulement la couleur de la peau nous avertissaient qu’ils étaient venus d’ailleurs pour nous parler de Dieu et de François.

MERCI cher Père, Ton départ ravit dans notre mémoire la grâce immense que fut l’arrivée des frères à Kivumu, leur présence.

Ce jour de larmes et de deuil, ramène si fraiche en nous la beauté de la vie franciscaine tel qu’il était vécu par les premiers frères à leur arrivée, tel François et ses premiers compagnons à la Portioncule.

MERCI d’avoir traversé notre ciel comme une étoile lumineuse, faisant le bien sur ton passage, tu as travaillé de tes propres mains, tu as construit pour nos pauvres et puiser pour nos vielles.

MERCI pour le bien accompli et pour le témoignage donné.

MERCI d’ avoir été une lumière sur notre route à la suite de François et de Claire, une référence sure, et un témoin crédible.

MERCI d’avoir été Père et Prophète, exemple et modèle.

Tu as assigné à l’Ordre les 5 priorités à approfondir et à vivre; sera vrai franciscain celui qui s’ appliquera à les incarner.
Le frère mineur du 3° millénaire sera marqué par: La Passion pour le Christ, la recherche de Dieu et de sa Volonté, la fraternitè comme une condition et engagement fondamental qui définie notre identité et notre mission, le dialogue qui nous fait devenir expert en relation nouvelle, évangélique avec tous, toujours prêt à aller à la rencontre de l’autre (de celui qui est différent), 3 l’itinérance, la disponibilité et la minorité qui découle d’une passion pour l’homme et ouvre à l’autre quel qu’il soit, la formation, comprise comme une itinéraire progressive et continue d’approfondissement de notre foi, de notre vocation et de notre mission.

MERCI père ton nom suscite enthousiasme et joie, résolution d’être témoin joyeux, le gout d’une
existence radicale, joie d’être franciscain.

Maintenant que tu as achevé ta tache prie pour que nous accomplissions la notre en vrais franciscain et clarisses.
Puisse le Seigneur t’accorder la récompense du serviteur fidèle et que St François et Ste Claire te reconnaisse comme leur Fils et leur fidèle disciple.

A bientôt dans l’Eternel joie du Ciel !

Une Clarisse de Kamonyi (Originaire de la Paroisse de Kivumu, fruit de votre labeur)

 

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Clarisse au Chant d’Oiseaux

Il est apparu comme le nouveau François sur notre terre du Rwanda en 1982, reflétant l’Evangile en sa Source !
Un Frère, Père sociable, simple, accessible à tous, surtout les enfants, les pauvres.
A son arrivée au Rwanda, Fidèle au Charisme reçu et à transmettre,
sa place était parmi les petits du Royaume, chers au Cœur de Dieu.
Par ta parole prophétique, ton exemple de vie et ton témoignage cohérent,
O notre Père Giacomo, tu nous as abreuvés à la Source franciscaine,
Nous n’oublierons jamais ta simplicité, ta sérénité, ton dévouement au travail.
Maintenant les fruits de ton don sont là en train de mûrir ;
Et le Donateur de la Vie, ta mission accomplie, juge bon de te prendre chez Lui.
Pars en paix et reçois la récompense des serviteurs fidèles !
Prie pour nous, afin que nous puissions emprunter tes pas et rester fidèles
au Charisme de nos parents et fondateurs François et Claire.
Enfin, notre désir est de te rejoindre dans l’Eternel Patrie. Amen.

 

3. Clarisse di Bruxelles

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Matin de Pâques pour le fr Giacomo éveillé à l’ Heure du Père !
Matin d’ Emmaüs pour nous qui nous reconnaissons dans l’ attitude des disciples ”orphelins” nous redisant mutuellement tout ce que Giacomo était pour nous: un frère évangélique.
Giacomo était un grand spirituel, quelqu’ un de proche, dynamique, joyeux, créatif, relationnel, intuitif, charismatique, quelqu’ un qui s’ était laissé toucher par l’itinérance et lui avait donné forme de vie.
Il semait et suscitait la Vie là où il passait. Dans la limpidité de son regard, il avait gardé en lui quelque chose de l’ Enfant qui fait qu’ on ne lui donnait pas son âge… autant de dons déposés dans son coeur par les mains du Créateur et que le OUI de sa vocation de frère mineur fécondée par l’ Esprit- Saint a multipliés.
Son document ”Claire d’ Assise, un hymne de louange” reste un Trésor, un Testament pour nous ses soeurs clarisses.

 

Ensemble, nous rendons grâce au Créateur de son existence, pour tout ce qu’ Il a réalisé en lui, donné à l’ Ordre franciscain, à l’ Eglise et au monde.
Avec reconnaissance, nous nous souvenons de ses nombreux passages à la communauté Notre Dame des Nations au Chant d’ Oiseau,de la mission paroissiale en 2012.
Personnellement, j’ ai eu la joie de vous revoir tous les deux fin mars. Je peux dire que le fr Giacomo a marqué ma vie.
Il laisse un vide mais nous devinons que de la Maison du Père, sa mission ne restera pas sans lendemain auprès de ceux qui poursuivent leur chemin d’ Emmaüs.

 

Cher fr Vincenzo, tu as perdu un frère, un ami, un confident, un bon berger, une part de toi-même. Je te rejoins profondément en ce que la Pâque de Giacomo évoque pour toi, te permet d’ approcher du mystère pascal et découvrir de” notre soeur la mort”.
Que la Paix du Ressuscité soit avec toi et peu à peu ” change l’amer en douceur pour l’ esprit et le coeur”.
Bien proches de toi et de ce que cette remise entre les mains du Vivant de Pâques t’appelle à traverser.
Fraternellement dans le partage de ton aujourd’hui.
sr Rose- Marie et ses soeurs clarisses au Chant d’ Oiseau.

 

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Clarissse di Matelica

Matelica, Monastero S. Maria Maddalena – B. Mattia

11 maggio 2014 – IV Domenica di Pasqua

Carissimi Fratelli,
l’improvvisa e inattesa “pasqua” di P. Giacomo ha toccato profondamente anche i nostri cuori. Desideriamo perciò manifestare ora apertamente il nostro grazie a lui per aver avviato insieme a noi il Progetto di aiuto a questo Monastero di Matelica, da quattro anni luogo di nuova grazia e di concreta speranza di rinascita. E’ infatti stato il suo volto pieno di serenità, la sua persona piena di autorevolezza e la sua parola densa di sapienza evangelica, di esperienza umana e francescana, di paressia profetica ad averci fatto da “porta”, durante la nostra prima convivenza come gruppo di sorelle in aiuto. Con lui abbiamo avviato la nostra riflessione e condivisione fraterna prima di approdare tra le sorelle di Matelica per iniziare questo progetto di rifondazione.

E ricordiamo bene con quanto entusiasmo ci ha guardato, parlato, ammaestrato, con quale sguardo profetico ci ha additato il valore che per lui aveva questa nuova fraternità che andavamo a costituire in una modalità di aiuto che egli non aveva esitato a chiamare “segno profetico” anche per altre fraternità di clarisse, con le sue caratteristiche di interculturalità e interetnicità che – se accolte con fiducia, pazienza, coraggio e docilità – l’avrebbero resa significativa anche all’interno del mondo religioso.

E sappiamo bene quale valore avesse per lui ogni parola, ogni immagine evangelica, ogni esortazione di vita, lui che aveva ben conosciuto il contesto africano da cui provengono alcune delle nostre sorelle, e conosceva altrettanto a fondo il contesto di tante realtà italiane, dei nostri monasteri delle Marche, che lui ha particolarmente amato e accompagnato con il bene della sua amicizia, della sua preghiera, della sua profonda fraternità e paternità spirituale.

 

Il nostro “grazie” a te, p. Giacomo, fratello e padre, testimone di Cristo Gesù nella via di Francesco, testimone di tanti valori di vita e, soprattutto, della vita stessa che promana dal Vangelo, quella “vita in abbondanza” che proprio oggi – domenica del Buon Pastore – la pagina evangelica ci ricorda e ci offre.
Ora i tuoi pascoli, dopo la ricca e feconda itineranza sulla terra, sono veramente e definitivamente “i pascoli della vita eterna”!

Grazie per quello che sei e che hai saputo donare alla Chiesa, all’Ordine, a noi clarisse, a tutta la Famiglia Francescana, alla vita religiosa in generale, a ciascuno di coloro che ti hanno incontrato e hanno goduto della tua amicizia nel Signore!
Grazie allo stesso Signore della gloria che ti ha creato e ti ha posto come testimone limpido e coerente di vita evangelica francescana in questo nostro tempo così bisogno di luce e di vera profezia!

 

Le Sorelle Clarisse del Monastero di Matelica

 

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Clarisse missionarie del SS. Sacramento

 

Carissimo fra Michael e fratelli del Definitorio,
carissimi fratelli dell’Ordine dei frati minori,
siamo profondamente unite nella preghiera e nell’affetto fraterno al dolore per la scomparsa improvvisa di fra Giacomo Bini, caro fratello in Cristo.
Affidiamo insieme al Padre delle misericordie la sua anima, certe che contemplerà lo splendore del Suo Volto.
Un abbraccio fraterno, Madre Karuna e sorelle del Governo Generale
Clarisse Francescane Miss. SS. Sacramento

 

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Suore FMM

“SALUTAMI LE SORELLE”
“Salutami le sorelle”: sono le ultime parole che mi detto p. Giacomo Bini poche ore prima di morire nella camera del Policlinico di Tor Vergata, dove si trovava ricoverato dalla sera precedente in seguito ad un grande malessere. Da circa dieci giorni accusava tanta stanchezza, qualche giorno dopo è venuto a conoscenza di avere una leucemia e soltanto dopo il ricovero gli è stato comunicato che si trattava di leucemia acuta.
Fino all’ultimo momento ha vissuto il dono di sé come instancabile evangelizzatore itinerante. Infatti, il suo malessere lo ha colto mentre teneva una relazione ai frati della Provincia del Lazio riuniti in un’assemblea pre-capitolare a Frascati. 7
Ho saputo del suo ricovero e della gravità della malattia nella prime ore del pomeriggio di giovedì 8 maggio e alle 17.00 sono andata, con S. E. Mons. José R. Carballo e Fr. Francisco, suo segretario, a visitarlo. Siamo stati accompagnati con una vettura del Vaticano.
Abbiamo trovato al Policlinico un fratello di Fr. Giacomo, tanti nipoti e alcuni frati, tra cui il Ministro generale. Ci hanno fatto entrare uno alla volta. A me ha raccontato gli ultimi dieci giorni, con lucidità e serenità. È stato molto felice nel vedermi. L’ho ringraziato per quanto ho ricevuto da lui come Ministro generale e anche come semplice fratello, per quelle sue frasi che mi hanno trasformata (frasi piene di Spirito Santo!) lungo il cammino. L’ho salutato con un bacio sulla fronte come benedizione: l’ha ricevuto con gioia. E poi, mi ha detto: “salutami le sorelle”.
Era ben visibile la sua sofferenza fisica, ma la sua voce, il modo di parlare e raccontare non hanno minimamente perso la dolcezza, la pacatezza e la luminosità di sempre. Era il Fr. Giacomo di sempre, un uomo pacificato.
In questi ultimi anni, al Signore è piaciuto farmelo incontrare alcune volte a Palestrina: ogni incontro è stato per me un’esperienza di eternità, di paradiso.
Voglio riportare un suo scritto come Ministro generale ofm che ha segnato nella mia vita un prima e un dopo:
«… il tempo nel quale dimoriamo diventa elemento indispensabile per costruire una vita armoniosa: grazie all’incarnazione viviamo già nel tempo di Dio, e scriviamo la nostra piccola storia in questo tempo “abitato”; non possiamo appropriarcene, ma solo viverlo come una grazia, cogliendovi una Presenza e restituendolo a Chi l’ha donato a noi. Vivere questo ritmo sereno del tempo significa vivere nel respiro profondo di Dio, senza fretta o precipitazione, senza rimpianti o fughe nell’azione, senza consumarlo avidamente o lasciarsene consumare, travolgere e stressare.
Vivere nel tempo di Dio, cogliendo una Sua epifania in ogni piccolo avvenimento, in ogni gesto quotidiano, può diventare un vero esercizio di contemplazione… Una contemplativa testimonia che il tempo non è denaro, ma relazione!» (Chiara d’Assisi. Un inno di lode, 2002).
Grazie, p. Giacomo, per la tua generosa presenza evangelizzatrice in questo mondo, grazie per la tua bella presenza interiormente unificata, semplificata, pacificata e pacificatrice. Grazie! Adesso prega per noi perché, come te, possiamo annunciare a tutti la bellezza della dimensione dell’uomo nuovo secondo lo Spirito, la bellezza della statura di Cristo.
Angela Poma fmm

 

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Unione Ministri provinciali Famiglia francescana

 

Cari Ministri e Confratelli,
apprendiamo la triste notizia per l’improvvisa scomparsa all’età di 76 anni del confratello Fr. Giacomo Bini, ex Ministro generale OFM e Componente della Conferenza Compi OFM.
Lo ricordiamo con stima e gratitudine nella riflessione tenuta nell’ultima Assemblea dell’Unione a S. Giovanni Rotondo, quando ci esortava con il suo stile coerente e convincente a vivere i gesti e le parole di Papa Francesco. Questa è la sua bella eredità che consegna a tutti noi.
Tutta la Famiglia Francescana dell’Unione è vicina alla Conferenza dei Frati Minori ed eleviamo preghiere di suffragio per l’anima eletta del carissimo Fr. Giacomo.
Fr. Paolo Fiasconaro
Segretario dell’Unione

 

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Coordinamento Presidenti delle Federazioni
dei Monasteri delle Clarisse d’Italia

 

Fratelli carissimi,
la notizia della ‘Pasqua’ di p. Giacomo, così improvvisa e repentina, ha toccato anche noi – come tanti e tante – molto profondamente. In un misto di dolore e di quella dolce consolazione che senz’altro pervade anche voi in questi giorni. Dolore per la perdita di un fratello e padre, consolazione per il passaggio al Signore di un uomo di Dio. E’ piaciuto al Signore chiamarlo in questo tempo, intriso della Sua Resurrezione.
Lo ricordiamo, in particolare negli anni del suo prezioso servizio all’Ordine come Ministro Generale, sempre affabile e fraterno, semplice e ‘vero’, forte e appassionato. In lui i tratti del ‘frate minore’. E ricordiamo in particolare la sua dedizione e la sapiente attenzione in ambito formativo anche a vantaggio dei monasteri. Quanti e quante hanno potuto beneficiare della sua parola sempre incisiva, perché partiva dalla vita e arrivava a toccare la vita!
Tutto questo portiamo nella nostra preghiera colma di gratitudine, pensandolo nella Luce e in quella Pace che ha annunciato e amato.
A ciascuno di noi il mandato di ‘custodire’ e ‘coltivare’ la sua eredità.
A nome delle Presidenti delle Federazioni delle Clarisse d’Italia, certa di interpretare così, anche se poveramente i sentimenti di tutte le sorelle e nella consolazione che è nella Chiesa il mistero della comunione dei Santi.

Suor Angela Emmanuela Scandella osc, coordinatrice

Foligno, 11 maggio 2014
Domenica IV di Pasqua

 

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MESSAGGIO DELLE SORELLE CLARISSE DI PAGANICA (L’AQUILA)
In occasione dei funerali di P. Giacomo Bini
12 maggio 2014

 

“Va’ sicura e in pace, anima mia benedetta, perché Colui che ti ha creata, ti ha santificata e sempre ti ha guardata come la madre il figlio piccolino che ama”.
Con queste parole ti salutiamo caro Giacomo, padre e fratello nostro.
Sono le parole di Chiara e, in lei, di tutte le sorelle che tu hai amato e curato con la stessa premura di Francesco.
Questo stesso amore lo abbiamo sperimentato da anni noi sorelle povere di Paganica, e ancor più intensamente quando ti sei affiancato portando con noi il dolore del terremoto del 6 aprile 2009 che ci ha spogliate di Madre Gemma e della casa. Ora ti pensiamo con lei nella comunione dei santi.
Grazie al Padre delle misericordie e anche al tuo aiuto non è venuta meno la speranza e il vino della gioia nato da questi chicchi d’uva spremuti.
Siamo qui in via del tutto eccezionale per accompagnarti nell’ultimo viaggio dell’incontro con Dio che hai tanto cercato e desiderato, per dirti grazie e per chiederti di continuare ad accompagnare questo piccolo gregge che hai amato, tutte le figlie di Chiara, di Francesco e ogni uomo tuo fratello.
Le sorelle di Paganica

 

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Clarisses – Malonne

 

Cher frère ministre,
c’est avec grande tristesse que nous avons appris le décès de frère Giacomo Bini. Son esprit itinérant l’aura introduit dans la Terre des Vivants… où il contemple maintenant la beauté du visage de notre Dieu.
Nous mesurons tout ce que nous lui devons grâce à ses paroles encourageantes et ses exhortations stimulantes et rendons grâce au Seigneur d’avoir donné un tel frère à l’Ordre. Que notre proximité priante et fraternelle nourrisse votre espérance et votre courage.

Très fraternellement

Sr Marie-France et ses sœurs
Monastère des Clarisses – Malonne

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Suore Francescane Alcantarine

 

Dopo aver saputo della Pasqua “improvvisa” di fr. Giacomo Bini, voglio esprimere la mia vicinanza nella preghiera a nome del Consiglio e di ogni suora francescana alcantarina. Il Signore ricompensi fr. Giacomo, servo buono e fedele, e riversi sull’Ordine dei Frati Minori grazie e benedizioni.

Il Signore vi dia pace!

Sr. Ester Pinca
Custode Maggiore
Suore Francescane Alcantarine

 

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Sr. Diana Papa e Sorelle osc di Otranto

 

Carissimo Padre,
mentre ci conforta la certezza che Fra Giacomo è ormai in Paradiso, nello stesso tempo chiediamo a lui l’intercessione presso il Padre delle misericordie, perché ci doni sempre frati contemplativi che ci rimandino con la vita alla presenza del Signore. Preghiamo e ci stringiamo a voi. Con affetto.

Sr. Diana Papa e Sorelle osc di Otranto

 

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Mons. Vincent M. Zungu OFM

Carissimo Fr. Michael Perry O.F.M,

il Signore vi dia pace: a lei, a tutti frati della Curia generalizia e ai Frati dell’Ordine! Ho ricevuto con grande tristezza le notizie della morte del nostro carissimo Fr. Giacomo Bini. Ringrazio il Signore per questo dono che il Signore ci ha dato nella persona di Giacomo. Ha vissuto la sua vocazione e missione con grande convinzione, fede, coraggio e passione testimoniando sempre i nostri valori francescani di preghiera, fraternità, semplicità e povertà, e evangelizzazione gioiosa.

Alle ore 18 ho già offerto la santa Messa per il suo eterno riposo nella pace. Desidero esprimere le mie condoglianze a te caro Ministro Michael, al nostro caro Vincenzo e alla Provincia di Marche, alla Fraternità di Palestrina e all’Ordine intero.
Sia Benedetto il santo Nome del Signore, ora e sempre!

 

Fra Vincent M. Zungu O.F.M

 

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Mons. Paskalis Bruno Syukur OFM

 

Pace e bene, gioia pasquale!

Mi sono spaventato quando ho ricevuto questa notizia. Sorella morte ha portato via il nostro carissimo Fr. Giacomo Bini. Vorrei esprimere la mia tristezza a tutti voi: a te, Fr. Michael Anthony Perry, nostro Ministro generale; ai Definitori generali e a tutti frati della Fraternità della Curia generalizia e di Palestrina. Ho pregato per la sua salvezza presso la casa del Padre Buono.

Fra Giacomo Bini! Grazie mille per la tua profonda testimonianza di vita francescana. “Sayonara”… ci vedremo un giorno nella casa del Padre.

Fra Paskalis Bruno Syukur, OFM
Diocesi di Bogor – Indonesia.

 

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Ignatius Nguyen Duy Lam OFM

Rev. Fr. Michael Perry,

Con dolore abbiamo appreso la triste notizia della morte del nostro amato fratello Giacomo Bini.
Tanti di noi hanno avuto la grazia d’incontrare e conoscere Fr. Giacomo personalmente, di apprezzare la sua grande umanità e di saperlo come frate esemplare da seguire. Ringraziamo il Signore per la sua presenza tra di noi.
Vi mandiamo le più sentite condoglianze da parte dei frati della Provincia Minoritica San Francesco d’Assisi del Vietnam.

Fra Ignatius Nguyen Duy Lam, OFM
Minister Provincialis
Văn phòng Tỉnh Dòng
3 Mai Thị Lựu, Đakao, Q1, Tp.HCM

 

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Era il volto della tenerezza di Dio

 

La vita è quella parola magica che ci riempie sempre di mistero. È la somma di
tutti i beni che desideriamo e nello stesso tempo è vita tutto ciò che li rende possibili.
È un’insieme di promesse affascinanti e di incognite oscure. È tutto quel che
possiamo avere e nello stesso tempo amare; tutto da riempire e godere. Il mondo,
l’universo è il regno della vita. È il bene massimo per me, ma nello stesso tempo è il
bene massimo per tutti. Ebbene, dice il Vangelo, la vita è popolata di ladri che non
vengono se non per rubare uccidere, distruggere.

 

C’è tanta gente che vuole solo succhiarti e rubarti la vita. È il potente che ti
avvelena anche l’aria che respiri, è l’ingannatore che a poco a poco, te la sottrae fino
a farti schiavo, è chi te la usa per i suoi vantaggi e crede di pagartela con qualche
spicciolo; è chi la uccide per mestiere perché fabbrica solo armi: ha già deciso che
qualcuno dovrà togliere la vita a qualcun altro; ma ci siamo anche noi che la buttiamo
per leggerezza, la soffochiamo in noi e negli altri per egoismo, per vizio; la facciamo
nascere senza saperlo e la rinneghiamo e cancelliamo come se fosse un pezzo delle
cose che abbiamo.

 

Però c’è anche chi la dona, chi la cura, chi la fa crescere. L’umanità è la culla della
vita. Accanto a tanti che la rubano uccidono e distruggono ci sono molti papà e
mamme che la coltivano con assoluta dedizione, che non calcolano sacrifici per farla
crescere. Dove trovano questa forza questa convinzione, questa decisione che non ha
bisogno di tante prove razionali?

 

Dice Gesù: Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza. È la
pienezza della vita scritta dentro i nostri giorni. Hanno tentato in tutti i modi di
ucciderla, rubarla, distruggerla ma Lui, la vita, non l’hanno potuta scalfire. Ci
avevano messo una pietra credendo di averla cancellata ma la pietra è saltata. La vita
è Lui; l’universo è imparentato con Lui, dove c’è vita, c’è invocazione e segno della
sua presenza.

 

E Lui ha il segreto della pienezza per ogni vita. E lo è stato e oggi lo è ancora di
più per la vita di padre Giacomo, una vita piena di donazione, di pazienza, di bontà,
di serenità, di fede, di tenerezza.

 

Perdiamo un consolatore qui in terra, perdiamo una guida spirituale serena. Non
posso più dire a qualche anima di prete, di suora, di papà e mamma di famiglia, a
qualche giovane in cerca di chiarezza per la sua vocazione: vai da padre Giacomo Bini, vai su dai frati e cerca di lui. Se c’è e ha tempo, ti aiuterà, ti darà serenità, ti
accoglierà e ti fascerà le ferite dell’anima.

 

 

Per noi non era il ministro generale, non era il responsabile del personale, che è un
lavoro delicato, impegnativo e molto esigente, come tocca essere ad ogni autorità
ecclesiale; per noi prenestini era una presenza e una compagnia, il volto della
tenerezza di Dio.

 

Quando papa Francesco ci entusiasmava e ci toccava il cuore parlando della
tenerezza di Dio, io pensavo a lui che ne era il volto più vicino; quando ci parlava di
uscire, sapevano di incontrare nei progetti e nelle scelte di padre Giacomo la
concretezza di una missione nelle periferie esistenziali.

 

Oggi lo piangiamo assente nel suo corpo ,sentite ancora di più la sua mancanza al
convento, la sento perché sono terziario francescano o almeno tento di essere, ma lo
sentiamo presente nello Spirito, lo pensiamo nelle braccia del Padre a intercedere per
noi, a ridarci tenerezza e il coraggio della missione.

 

Mons. Domenico Sigalini

 

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Per chi desidera portare una parola, una testimonianza per padre Giacomo Bini, il blog FanoCittà www.fanocitta.it è a disposizione.
Rif. gastone.mosci@uniurb.it