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Bruno Radicioni, i Carristi Artisti del Carnevale di Fano

in La Citta del Carnevale

Bruno Radicioni (1933-1997)

I CARRISTI ARTISTI del Carnevale di Fano a cura di Raffaella Manna e Silvano Clappis

Bruno Radicioni nasce a Fano il 10 dicembre 1933 da Giuseppina Bucefali e Giovanni. Terminate le scuole elementari, interrotte a causa della guerra, il ragazzo intraprende subito quella che sente essere la sua inclinazione: il disegno e la figurazione, la composizione decorativa. All’età di 16 anni firma il suo primo manifesto pubblicitario per il Carnevale di Fano, inizia in questo modo una collaborazione che, se pur caratterizzata da fasi alterne, durerà fino agli ultimi giorni della sua vita. Verso la fine degli anni 40, con il Paese intero e la città di Fano usciti feriti e dilaniati dalla guerra, si dedica all’attività di ceramista a Pesaro, presso le Ceramiche Artistiche Ferruccio Mengaroni, dove Radicioni ha modo di incontrare altri ceramisti di fama come Achille Wildi. Successivamente lascia l’Italia per recarsi in tutta Europa per inseguire il sogno di realizzare una brillante carriera artistica: Parigi, una delle tante città in cui soggiorna, anche se rappresenta la destinazione per eccellenza degli artisti in cerca di gloria, gli risulterà piuttosto ostica e sfacciata.

 

Bruno Radicioni Carnevale di Fano

 

Nel 1953, appena ventenne, si trasferisce a Toronto, in Canada, dove acquista fama nel campo dei murales e della scultura. Il periodo americano delinea per Bruno Radicioni la consapevolezza di essere un artista completo, nel corso degli anni accumula esperienza, capacità e affina sempre più la sua abilità artistica. Grazie al suo estro non impiega molto tempo per farsi strada e la conferma avviene quando gli vengono commissionati dall’Alitalia alcuni progetti di decorazione murale negli gli aeroporti internazionali di Montreal e di Toronto. Nel 1963, quando la vita in Canada diventa troppo frenetica ed eccessiva per la sua indole, decide di tornare in Italia. Rientrato a Fano, una serie di eventi dolorosi – a partire dalla morte del padre – segnano in modo indelebile la sua personalità, che si fa ancora più riservata e introversa. Come conseguenza, la produzione artistica del maestro diventa espressione del suo stato d’animo depresso. Una tristezza inquietante pervade molti dei suoi quadri, soprattutto i volti delle donne.

 

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In questo periodo Radicioni cerca di guadagnarsi da vivere con la pittura, ma per fortuna ci sono gli amici più cari a dargli una mano e a fargli dimenticare i momenti difficili. A questi anni risalgono anche le sue prime incursioni all’interno del Carnevale di Fano per il quale disegna manifesti e allestisce carri mascherati, come Gli acrobati (1964) insieme a Bruno Ceccarelli, I Superman (1966) e La segnaletica (1967) insieme all’amico Pietro Pacassoni, e Hobby Club (1968) con Evaristo Ghiandoni. Le cose volgono al meglio quando nella città di Rimini, incontra Elisabetta Pazzini, una giovane e affascinante commessa di una rinomata boutique di scarpe. E’ amore a prima vista! La personalità intraprendente e determinata della donna introduce ben presto Radicioni in diversi ambienti letterari e club artistici. Inizia a viaggiare in tutta Italia, dove prende parte a mostre collettive e organizza personali. In questi anni si cristallizzano definitivamente le sue figure calve: le sue donne glabre – che sembrano fissare un punto perso nel vuoto – diventano la caratteristica distintiva del maestro. In seguito, arricchisce tali figure con elementi di stile rinascimentale. Esse sono state indicate come “Figure nel tempo”, poiché sono come inserite in un secondo Rinascimento pittorico.

Parallelamente all’attività pittorica sviluppa, tra il 1976 e il 1987, alcuni bozzetti personalissimi per il carnevale. Tre carri sopra tutti sono degni di essere menzionati perché direttamente riferibili a problemi che coinvolgevano allora larga parte dell’opinione pubblica, a riprova che Radicioni visse sempre intensamente il rapporto con la comunità cittadina: Il ritorno a Fano di Cesare Augusto (1976), C’era una volta…un teatro (1978) e I quattro cantoni (1982).

 

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Questo si è rivelato essere uno dei periodi più prolifici per Bruno Radicioni che ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi importanti.

La fama dell’artista raggiunge l’apice nel 1980 quando il direttore del periodico Guerin Sportivo, Italo Cucci, gli commissiona una cartella di tre litografie dal titolo Le isole rosa da distribuire ai personaggi più importanti dello sport italiano. Tale iniziativa raccoglie l’ammirazione di Enzo Ferrari, di Sergio Zavoli, di Giorgio Tosatti, di Luca Cordero di Montezemolo e di Giampiero Boniperti. Da questo momento in poi intraprende la sua carriera di pittore affermato, un percorso purtroppo interrotto dalla sua precoce morte avvenuta il 17 aprile 1997, all’età di 64 anni.

 

(da Bruno Radicioni i colori dell’anima, di Silvano Clappis e Raffaella Manna, ed. Motiva Comunicazione, Fano 2012).

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