ruota di spagarolo

RUOTA DI SPAGAROLO di Valerio Volpini

in Agorà

RUOTA DI SPAGAROLO

di Valerio Volpini

Non so immaginare per quale miracolo sia rimasto nella periferia della cittadina della costa questa ” ruota di spagarolo “. E’ ancora intatta e l’ho fatta girare. Sino a trent’anni fa ce ne stavano tantissime in ogni città non solo di mare: ma a San Benedetto del Tronto lungo gli argini del torrente Albula se ne trovavano tantissime e in tutta la periferia della città a centinaia. Era ancora come doveva essere quella che millenni prima aveva fornito corde e canapi per ogni genere di lavori e sartie e cime per le imbarcazioni.
Lo spagarolo con lo sbuffo di canapa davanti alla cintola camminava all’indietro attorcigliandola con la destra facendola passare prima in uno straccio bagnato tenuto dalla sinistra. A girare la ruota c’erano sempre bambini a volte di sette-otto anni.
Poteva sembrare un lavoro facile ma ogni spagarolo, oltre al resto di fatica, percorreva giornalmente venticinque-trenta chilometri di cui metà a ritroso.
Ora spingendo per giuoco questa ruota abbandonata (ed è curioso che nessuno fra i tanti proprietari di ville con giardino che ci sono intorno non abbia pensato di salvarla raccoglierla come un cimelio) debbo riconoscere che spesso siamo ingiusti con la tecnica che ha liberato i più umili dalla fatica più dura. E muli e somari stanno scomparendo proprio per questo.

 

Dalla edizione d’arte “Brevi scritti di Valerio Volpini / Tre xilografie di Alberico Morena

ruota di spagarolo