Roma I Congresso Nazionale dei Docenti di Grafica dArte

Roma, I° Congresso Nazionale dei Docenti di Grafica d’Arte

in Arte

Roma, I° Congresso Nazionale dei Docenti di Grafica d’Arte


Roma I Congresso Nazionale dei Docenti di Grafica dArte

 

La grafica di “segno e insegno” è un avvio nuovo, un “lavoro comune” dice Guido Strazza, un progetto che impegna 

di Riccardo Tonti Bandini

 

Roma. Dentro uno dei luoghi più suggestivi d’Italia nelle giornate del 26 e 27 settembre si sono svolti i lavori del Primo Congresso Nazionale dei Docenti di Grafica “Segno e Insegno”. Nel contesto delle Giornate Europee del Patrimonio 2013 l’Istituto Nazionale per La Grafica ha ospitato l’evento curato dal dirigente Maria Antonella Fusco e dal direttore dell’Accademia di Napoli Giovanna Cassese. I relatori docenti, artisti, storici dell’arte, calcografi, hanno portato e discusso le eterogenee esperienze nel mondo della ricerca e sperimentazione sull’incisione contemporanea, anche in relazione al collezionismo di matrici e stampe antiche. Il comitato scientifico composto da Franco Fanelli, Diana Ferrara con Rita Bernini, Gabriella Bocconi, Guglielmo Gigliotti, Erminia Mitrano, Gianluca Murasecchi, Angelina Travaglini, Giovanni Turria, Gianfranco Zurzolo ha organizzato le sessioni di lavoro.

 

Il contesto magico dell’incisione

Riuniti nella sala Dante di Palazzo Poli, ci piace immaginare l’ingresso dei relatori che, come con un carrello cinematografico, entrano dalle finestre della Fontana di Trevi attraversando, senza bagnarsi, la cascata di acqua del monumento. I primi arrivati, osservando i colleghi fantasticamente entrare dalle finestre, rimangono immobili come un tableau vivant immortalati dalle fotocamere dei turisti intenti a riprendere il monumento barocco.
In questo contesto magico dell’Incisione e della Grafica d’Arte, nelle due giornate si sono approfondite le tematiche inerenti ai linguaggi, alle tecniche, alle metodologie didattiche e operative, ed alle strategie di relazione con le stamperie d’arte sul territorio.

 

Cosa fanno le Scuole di Grafica

Dopo i saluti cerimoniali di Maddalena Ragni, direttore generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee; di Giorgio Bruno Civello, direttore generale dell’Alta Formazione Artistica e Musicale; e Guido Strazza, maestro incisore che, nel saluto, getta alcune basi per il lavoro comune; le relatrici curatrici presentano il congresso. Si aprono i lavori con Erminia Mitrano Docente di Grafica d’Arte all’Accademia di Napoli che compie una “Panoramica sulle Scuole di Grafica nelle Accademie di Belle Arti italiane”. Diana Ferrara docente di Grafica d’Arte e Tecniche dell’Incisione all’Accademia di Venezia porta la propria esperienza su “La didattica della Grafica d’Arte all’Accademia di Belle Arti di Venezia”. È il momento dell’intervento di Giovanni Turria per Urbino che compie un’analisi approfondita sul lavoro editoriale e sullo spirito di imprenditorialità da inserire nella didattica dal titolo “Vicino – Lontano: libri d’arte e tipografi, xilografia e grande formato”. “Verso un’alchimia incisa” è il titolo della relazione di Anna Romanello, docente di Tecniche dell’Incisione Grafica d’Arte e di Tecniche calcografiche sperimentali all’Accademia di Roma. Francesca Genna, docente di tecniche calcografiche sperimentali e xilografia a Palermo presenta una ricerca sui “Nuovi materiali nell’Incisione”. Infine, prima della sosta meridiana, Giovanna Ressa, architetto responsabile servizio prevenzione e protezione alle Accademie di Roma e Venezia approfondisce la questione del prevenire in “Applicazione delle norme in materia di sicurezza e igiene sul lavoro nelle stamperie delle Accademie”.

 

Luoghi e modelli della didattica

La seconda parte della giornata di lavori è incentrata su “Utilizzo dei fondi storici come modello didattico”. La tematica è interessante perché si compie un percorso a ritroso nell’alta tradizione con gli strumenti del contemporaneo, potenti macchine elettroniche con l’ausilio di un nuovo canone estetico. Inizia Francesca Valli coordinatrice delle Raccolte Storiche Milano, Accademia di Brera Collezioni di grafica e didattica storica insieme ad Anna Mariani docente di Storia del disegno e della grafica d’arte. Lorena Dal Poz, responsabile Ufficio Sovrintendenza Beni Librari Regione Veneto ha presentato, insieme ad una sua studentessa, un’applicazione digitale per tablet su alcuni maestri storici della grafica. Sono presenti, inoltre, Gloria Vallese docente di Elementi di Iconologia e iconografia e di Soria dell’arte contemporanea a Venezia, Rita Bernini e Gabriella Bocconi, rispettivamente direttore del Servizio educativo e responsabile Attività Didattica all’Istituto Nazionale per la Grafica, Giulio Sommariva direttore Museo e Calcoteca all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova.
Nell’intento di creare una tavola rotonda hanno partecipato portando il proprio contributo Maria Agata Amato docente di Stampa d’arte a Bologna, Andrea Lelario docente di Grafica d’arte e di Tecniche dell’incisione a Frosinone, Monica Franchini docente di Tecniche dell’incisione calcografica e di Disegno per l’incisione e Maria Angelica Molonari docente di xilografia a Firenze.

 

Incisore, Artista, Stampatore

Nuovo giorno, nuovi argomenti, nuovi relatori. Inizia i lavori Giuseppe Trassari Filippetto direttore del Laboratorio diagnostico per le matrici all’ING parlando de “Il calcografo nei beni culturali” seguito da Riccardo Mazzarino di Grafica d’arte a Palermo con “Il corso di restauro per le matrici incise dell’Accademia di Belle Arti di Palermo”. Seppur esterno è interessante l’intervento di Rosa Maria Villani in collaborazione con Rita Morena della Scuola della Medaglia dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato su “La scuola dell’arte della medaglia presso la Zecca dello Stato. Un contesto unico per una tecnica particolare: il bulino”. È il momento di Franco Fanelli docente di Tecniche dell’incisione e di Grafica d’arte all’Accademia di Torino ed il suo “Circuito espositivo e mercantile della grafica d’arte in Italia”. Giuliana Ericani direttore Musei Civici di Bassano del Grappa “Giorgio Trentino: il mestiere dell’incisore”. La giornata riparte con un profondo intervento di Gianluca Murasecchi per Urbino che inizia il suo contributo” Trasversalità della docenza dei grafici d’arte: Incisore, Artista, Stampatore” con una corona, una pausa in termini musicali, per focalizzare poeticamente l’argomento.

 

Conclusioni operative

Al termine le conclusioni di Maria Antonella Fusco e Giovanna Cassese.
Uscirà a breve, edito da arte’m, la pubblicazione degli atti del Congresso, integrati da contributi di varia natura (tra cui una ricognizione sulle stamperie d’arte e sulle Scuole di Grafica nelle Accademie di Belle Arti in Italia).
Contemporaneamente al Congresso è stata inaugurata una mostra collettiva dei migliori diplomati delle Scuole di Grafica delle Accademie, una grande panoramica sulle produzioni che vogliono diventare la nuova incisione italiana.

 

 

 

Giovanni Turria Roma

 

SINTESI RELAZIONE DI GIOVANNI TURRIA

La relazione di Giovanni Turrìa entra nei rapporti fra mondo del lavoro e attività didattica nell’Accademia di Belle Arti, su tecnologia dell’arte e promozione culturale, intervenendo sulla figura dell’artista, “creatore di esperienze e di idee”. Al centro dell’indirizzo pedagogico c’è lo studente , creatore e produttore, inserito in una attività di formazione continua, essere e fare, studiare nel laboratorio della Scuola di Grafica e immergersi nelle “Corsie d’arte” luogo di progettualità e di realizzazione di grandi incisioni, a Urbino come a Venezia.

 

Vicino – Lontano: libri d’arte e tipografi, xilografia e grande formato

di Giovanni Turrìa

La situazione attuale del sistema dell’arte, così come quella del mondo del lavoro in generale, in pochi anni è profondamente mutata a causa delle trasformazioni indotte dalla rivoluzione digitale e non possiamo non tenerne conto nel trattare di didattica, soprattutto considerando il fatto che i nostri studenti sono immersi in un flusso di immagini e di informazioni che non ha pari nella storia dell’umanità.

Se questi progressi tecnologici hanno reso possibili scambi di dati più veloci e pervasivi, influenzando pure il nostro modo istituzionale di organizzarci e di comunicare, hanno assicurato anche maggiore visibilità a tutto il nostro settore, che rischiava di rimanere in un limbo ingrigito di addetti ai lavori e appassionati nostalgici. Le immagini e i video inerenti al nostro ambito di lavoro che si trovano sul web ci consentono di esercitare uno sguardo continuo di aggiornamento e di controllo su quanto si va facendo in altre realtà didattiche europee e americane nel campo dell’incisione e della grafica. Non si tratta di un voyeurisme fine a se stesso, simile a quello del flaneur nella città dalle mille seduzioni, ma di un necessario aggiornamento visivo, di confronto sulle modalità operative e di strutturazione dei corsi, che poi si condivida o meno la loro impostazione. Questo è importante per migliorare la pedagogia, avendo noi l’urgenza di fronteggiare un aggiornamento costante per capire l’area di intervento dei nostri insegnamenti e le proiezioni professionali dei nostri studenti.

 

 

L’artista oggi

Non possiamo fare a meno di riflettere su quanto anche la figura dell’artista sia profondamente cambiata e che se un tempo erano molto chiari l’impiego dei linguaggi specifici e le loro finalità – che fossero, ad esempio nel campo della grafica, la serigrafia a colori o l’incisione in b/n – oggi l’identità dell’artista non è più così determinata e i suoi interessi si rivolgono a un ampio range di obiettivi.
L’artista oggi è in primis un creatore di esperienze e di idee, più che di manufatti estetici, e ogni volta che vediamo all’opera i nostri giovani la contaminazione che essi sanno dare dei vari linguaggi dà un risultato totalmente differente da quanto avremmo prodotto noi. Non si può più dunque offrire loro un insegnamento ricalcato solo su ciò che è sempre stato fatto in passato.
Una delle idee su cui abbiamo lavorato nella nostra Scuola di Grafica è stata allora quella di ricucire con il passato editoriale urbinate per proporre la produzione di cartelle d’arte, di libri di pregio e di grafiche xilografiche di grande formato, e di altre complesse pubblicazioni a tiratura limitata, nell’intento di rilanciare imprenditorialmente un percorso editoriale ed artistico, per avvicinarci con una propositività nuova al mercato della grafica d’arte, che necessita di più ampi orizzonti e di nuove conformazioni.

 

Lo sguardo Vicino – Lontano

In questo senso intendo il titolo del mio intervento: Vicino-Lontano. Quello che sento sia necessario per dare risalto e valore, persino speranza, alla mia didattica è avere uno sguardo che guardi sia vicino, alla ricerca contemporanea, che lontano, alla tradizione, all’ottima conoscenza e al dominio dei processi e delle tecniche, alla storia dell’arte, che occorre conoscere prima di infrangere.
Per questo con il mio collega abbiamo pensato di ritornare alla composizione del libro illustrato, al libro d’artista, alla cartella d’arte che contengano una piccola/media incisione di formato tradizionale, accompagnata dalla bella pagina tipografica. Un problema significativo, che è presente in tutte le nostre accademie, mi pare sia stato inoltre quello di far convergere e stimolare gli studenti di grafica solo su quanto concerne il contenuto delle loro realizzazioni, senza accompagnarlo mai con un “vestito” editoriale appropriato, che consenta loro di presentare adeguatamente i lavori non solo per una eventuale vendita in galleria, ma anche in occasioni istituzionali, nel caso di commissioni o di concorsi.

 

La piccola editoria d’arte urbinate

Una delle strade che ad Urbino ci è parsa interessante è stato l’affiancamento, dentro la scuola di grafica, di corsi propedeutici a questa piccola editoria d’arte, come “procedimenti e tecniche di stampa: letterpress o tipografia”, che sensibilizzano lo studente alla verifica e alla disciplina severa dei procedimenti tecnici, ma li rendono anche entusiasti di praticare il mondo della tipografia d’arte, che da almeno un decennio ha un grande successo ed è oggetto di appassionata riscoperta negli Stati Uniti. Grazie all’affiancamento di alcune maestranze d’un tempo e alla presenza di alcuni macchinari d’antan, abbiamo dunque avuto la fortuna di arricchire il nostro bagaglio culturale e tecnico avvalendoci al contempo anche dei nuovi media. Se l’avvento del computer ha di fatto chiuso una pagina della storia della tipografia, ne ha aperto contemporaneamente un’altra legata a procedure più digitali.

 

Il ruolo del laboratorio

Il laboratorio dunque è per noi un punto di incontro tra passato e futuro proprio perché non rinneghiamo il passato e lo amiamo a tal punto che pensiamo di doverlo rendere vivo e vitale per i nostri studenti, che agiscono in questo mondo plasmato dai social network, dalle immagini che scorrono veloci, da nuove modalità espressive, per fornire loro nuove professionalità e intuizioni.
Questo nostro procedere non è un trascurare l’incisione “classica”, dei cui dettami ci riteniamo con fierezza depositari. Queste innovazioni ci hanno dato già significative soddisfazioni, in quanto a partnership e scambi culturali con enti pubblici e privati, che ci hanno conferito anche borse di studio e residenze.

 

Corsie d’arte a Fano

Un caso particolarmente interessante mi pare sia stato ad esempio il progetto “Corsie d’arte” in essere con l’Azienda Ospedaliera Marche Nord che consiste nel porre in alcuni presidi ospedalieri delle opere realizzate dai nostri studenti, che ha visto allestiti due lavori composti incidendo pannelli di grande formato in xilografia, poi tagliati a blocchi e stampati a colori con un tirabozze, apposti infine in sito in successione lineare. Questa procedura è avvenuta su nostro suggerimento per evocare l’idea delle incisioni monumentali cinquecentesche, rifacendosi a un’impresa editoriale del passato, avendo come esempi le grandi xilografie quali la veduta di Venezia pubblicata dal mercante Anton Kolb – che misura quasi tre metri di larghezza – presa dal disegno di Jacopo de’ Barbari, che a sua volta ispirò Tiziano nel “Trionfo di Cristo”, una grandiosa processione che si svolge in dieci blocchi, o nella “Sommersione del faraone nel mar rosso”, in 12 blocchi , che hanno in sé le dimensioni di una pittura murale. A Venezia infatti, a partire dai primi decenni del 500, era di moda una produzione di stampe a scala monumentale che venivano acquistate da chi non si poteva permettere di affrescare le proprie stanze e che è stata praticamente del tutto perduta, e questa è una storia che ci ha grandemente affascinato perché ovviamente l’incisione rimane sempre il nostro “mestiere” principale.

 

 

Gianluca Murasecchi I

SINTESI DELLA RELAZIONE DI GIANLUCA MURASECCHI

La relazione di Gianluca Murasecchi analizza il campo del pensiero nel cammino dell’arte: prima viene il segno nel suo divenire e nel suo essere antropologico-culturale. “L’intenzione dell’opera d’arte non è l’opera d’arte” ma la coscienza dell’essere “nell’atto del conferire un’impronta alle cose”. E se si vuole scivolare nella formazione: ecco una linea chiara, la grafica non è un mestiere ma una filosofia: prima viene il pensiero poi l’azione. Prima si parte dal “silenzio” (dice Camus) poi si scoprono i problemi. E così si entra nel mondo del laboratorio, del docente, dello studente, dell’artista, dei progetti della Scuola di Grafica di Urbino. Con l’idea di seguire un cammino luminoso.

 

Inizierei con il silenzio

di Gianluca Murasecchi

 

È preliminare alla parola la necessità dell’espressione che si traccia con il segno, dell’appunto che ha come strumento il segno, dell’indagine del segno nel suo divenire spontaneo o mediato nel suo stesso farsi cultura. Fabro asserì che l’arte è un fattore genetico, correggerei Fabro col dire che l’atto di tracciare è un fatto antropologico- culturale che in secondo luogo si imprime nel fattore genetico, con questa considerazione tocchiamo l’involucro primigenio, esso è il primo atto di evoluzione umana, il quale sussiste tutt’oggi come massimo significante dell’Io collettivo delle civiltà illetterate persistenti, basti pensare a popolazioni come i Surma, già indagate da Lévi-Strauss, che pongono il riconoscere l’identità dal segno apportato sul volto anziché dal volto stesso. Attraverso il segnare penetriamo nei temi della differenziazione sia dal dato naturale sia dall’altro da sé. È d’altronde indispensabile prendere in esame anche la teoria di Worringer che contemplava l’uomo primigenio in rifugio dal pericolo del portato esterno in un’astrazione onirica, io aggiungerei poetica. L’intenzione dell’opera d’arte non è l’opera d’arte. La motivazione è preesistente, a noi resta il compito di conferire coscienza dell’essere nell’atto del conferire un’impronta alle cose.

 

 

Formare intellettuali

Già da questi motivi prenderei posizione nel definire che nelle nostre Accademie il compito è quello di formare intellettuali che sappiano rendere espressive indagini che nascono in primis dal pensiero. La coscienza grafica presuppone anche fondamenta di mestiere, ma la Grafica innanzitutto non è mestiere, è filosofia. Affermo con rammarico che negli ultimi quaranta anni in Italia si sarebbe dovuto investire principalmente sui beni culturali e ambientali, nonché sull’istruzione, ambiti che sono essenza del nostro riconoscimento identitario da molti secoli, eppure rilevo che è in atto quello che Camus indicava come un’immensa cospirazione del silenzio, anche per quanto attiene alla Grafica, le responsabilità vanno ascritte ad una disattenzione e direi anche ignoranza generalizzate che hanno toccato anche la maggior parte della critica d’arte contemporanea infettata da un’estesa superficialità di visione che ha posto quest’ambito autorevole e contemporaneo per eccellenza in subordine alle correnti e massificate considerazioni. Virilio, rispetto a tali atteggiamenti ha scritto in modo esemplare: vedere senza andare a vedere sul posto. Percepire senza esserci veramente, privilegiando in troppi casi per vezzo o per insufficienza di autonomia di analisi un’arte estranea all’arte. Riguardo alla contemporaneità della Grafica e alla conseguente attenzione critica, ritengo che possa rispondere perfettamente Valéry, infatti, a scanso di ogni pregiudizio sui mezzi tecnici impiegati per la realizzazione dell’opera, lo scopo di un vero critico dovrebbe essere quello di scoprire quale problema l’autore si è posto (senza saperlo o sapendolo) e di indagare se lo ha risolto o meno.

 

Il sistema delle arti visive

Dobbiamo riconoscere che il sistema delle arti visive contemporanee è completamente corrotto e non dissimile ad uno specchio deformante di Kertesz, le riviste di settore scrivono al soldo di chi compra gli spazi pubblicitari, così assistiamo, purtroppo, all’esercizio di una critica assertiva, a tariffa. Nulla di più lontano dal compito dell’artista che si dedichi con rigore alla docenza. È per gusto retrivo verso l’inatteso che si è prevenuti nei confronti della Grafica che utilizza oggi anche tecnologie rinascimentali insuperate. Infezione per eccesso contrario comune a molta docenza la quale ha spostato la mira d’approccio a una tecnofilia ossessiva che ha fatto perdere di vista il punctum dell’esito del linguaggio, del suo spirito precipuo, la tecnica è un processo non una pratica di mestiere (Focillon); si vuole asserire invece che non è contemporanea in questa luce un’opera che derivi soltanto da un medium tecnologicamente recente, è contemporanea l’opera il cui esito essenziale sia contemporaneo. Con visione d’insieme il compito di una docenza oculata annovera nei suoi orizzonti il fatto tangibile che l’opera d’arte agisce e può continuare o riprendere o addirittura cominciare ad agire a distanza di secoli o anche di millenni (Focillon), è pertanto del tutto inutile, se non deleterio, improntare una vera e propria semina di alberi, quale è quella che si compie in Accademia con le generazioni, con la frettolosità di ottenimento di risultati immediati ed esteriori in un campo, di fatto, privo di regole. È rischioso, aggiungo, porci in un ambito indicato già da Bourdieu quale è quello della predizione di credenza per il feticcio dell’opera e la sua valutazione. È perciò importante ora più che mai la militanza dell’artista che giunga ad essere docente per professione di coscienza e autonomia di pensiero.

 

Della matrice e della stampa

Se il lavoro sulla matrice è come abbiamo osservato un’estrema dinamica della primigenia pratica conoscitiva, espressiva e identitaria dalla quale ripartire al di là delle sovrastrutture, anche l’arte della stampa non dovrebbe essere sottovalutata agli occhi dei più acerbi discenti. Stampare matrici equivale alla direzione d’orchestra, una matrice può essere interpretata in moltissime modalità, le dinamiche che si sviluppano in questo senso sono fondanti per il passaggio sulla carta delle poetiche incisorie, si aggiunga che gli editori della nostra storia che hanno permesso i più rimarchevoli risultati alla Grafica erano e sono stampatori, si pensi ai De Rossi il cui fondo ha costituito il primo nucleo della Calcografia Nazionale, sino alla 2RC e Il Bulino di Roma, Upiglio di Milano, Masoero di Torino, Albicocco a Udine etc.

 

 

Rapporto artista/stampatore

L’arte ha sempre avuto una radice fattuale collettiva, la Grafica ha in sé imprescindibile il rapporto tra artisti e stampatori ed è l’esempio fulgido di un insieme di congiunture e armonizzazioni indispensabili alla creazione e alla sua immediata interpretazione, è un aspetto che è importante tramandare, anche in questo convegno, devo notare con rammarico, la figura dello stampatore è stata da più parti equiparata a quella di un anonimo operaio, ma la docenza nelle Accademie di Belle Arti ha un preciso dovere di chiarezza a questo riguardo.

 

Nuova strategia di docenza

Sul piano di una nuova strategia di docenza, che sappia far tesoro delle esperienze di ogni tempo, suggerirei un adeguato impegno per direzionare realizzazioni collettive, terminati gli studi in Accademia i nostri allievi che sono educati ad un integrale individualismo, sono immessi in un campo artatamente privato di convenzioni, in tal senso un gruppo coeso, con componenti individuali fortemente specializzate, può essere dedito alla ricerca con più resistenza anche in un ambito ostacolante o scarsamente ricettivo. Oltre ai Premi di Grafica già promossi dalle Accademie di Napoli e Urbino, auspico in tal senso l’introduzione da parte di altre Accademie di Premi per la Grafica d’arte dedicati a gruppi di ricerca; il Bauhaus e Atelier17, rivisti oggi, sono riferimenti sempre vivi, perché sebbene i contesti siano del tutto diversi, i principi alla base di quei prestigiosi ambiti permettono un’adesione ideale al di là dei programmi e modi d’operatività circoscritti.

 

 

L’artista in relazione

Riguardo ad una didattica direzionata alla formazione di gruppi di ricerca penso a Warhol prima, Kentridge poi, che per motivi del tutto contrari hanno scelto il linguaggio grafico come comunicativo per eccellenza, il primo per l’estrema esteriorizzazione dell’essere, l’altro per l’estrema interiorizzazione, due tra le grandi fughe in atto nell’attualità dei nostri decenni. Sebbene io protenda verso uno scandaglio mai narrativo, mai illustrativo, questi autori richiamano in me un dato che mi fa scorgere esiti in atto frequenti nelle nostre Accademie; la variopinta apparenza esibita, propria dell’egocentrismo, o la discesa nei ricchi ma tormentati inferi della coscienza individuale. Forse, sottolineo, il problema più urgente ora da risolvere è però l’essere in quanto relazione.

 

 

Tramandare coscienza artistica

In questo convegno è stata lateralmente riscontrata da più parti la scarsità di mezzi che affligge le nostre istituzioni, tale constatazione dovrebbe pertanto rendere pressoché prive di conseguenze a largo raggio le iniziative sorte in esse, la notazione è veritiera, la determinazione delle conseguenze no, il mio pensiero vola alla Kollwitz, allontanata dall’Accademia dall’intolleranza nazista, eppure nulla ha potuto con ciò fermare le sue ricerche né il suo tramandare coscienza ai giovani che aveva comunque al suo fianco.

 

 

Urbino: non è tempo di tiepidezze

Devo dare atto al collega Turrìa, se il piccolo miracolo della Scuola di Grafica di Urbino si è realizzato lo si deve alla sua volontà di acquisire, restaurare e trasportare le macchine tipografiche che ci consentono di lavorare anche ai testi delle nostre edizioni, ovvero alla base del rinnovamento e delle innovazioni occorre notare che ci sono le persone e la loro profonda dedizione a elevati ideali, è proprio per questo motivo che le nostre istituzioni sopravvivranno nonostante tutte le ristrettezze. Non è tempo di tiepidezze, in ambito grafico non è sufficiente destare interesse, occorre suscitare passione e ricerche aggiornate. A Urbino ci siamo proposti di rinnovare anche le tecniche oltre che i linguaggi, l’invenzione della polistirenografia, che ha dato validi risultati di stampa a baren desunta da matrici scultoree, è in questo senso un primo passo. L’importante verifica che è qui ospitata dalla dottoressa Fusco è per noi un fondamentale punto di ripartenza per una decisa ripresa di iniziativa, a questo proposito auspico che questo sia il primo di una serie di eventi preposti ad una concertazione di intenti tra Istituzioni che hanno l’elevato compito di considerare la tradizione come disciplina della memoria che non consiste nel conservare la cenere, ma nell’aggiungere al fuoco altra legna (Mahler).

 

 

Docente voyant

Invito contestualmente i curatori del contemporaneo dell’ING a effettuare una ricognizione sulle personalità artistiche militanti presenti nella docenza di Grafica nelle Accademie di Belle Arti italiane, in taluni interventi, precedenti il mio, la docenza è stata sciaguratamente equiparata a un personale prossimo alla definizione di tecnici di laboratorio. La Grafica, sottendo, può essere vivificata solo da menti luminose, attente e partecipi dell’intero panorama visivo e per far questo il momento, non con ritardo, è ora.

 

Giovanni TurriaGianluca Murasecchi II