Ancona, Il Convegno su Alfredo Trifogli del 18 marzo 2016
“Tra vocazione culturale e responsabilità politica. L’ispirazione cristiana per l’impegno nel mondo”
Alfredo Trifogli e Valerio Volpini: la cultura delle Marche nella seconda metà del Novecento
di Gastone Mosci
Alfredo Trifogli (Ancona, 22 settembre 1920 – 21 marzo 2013) e Valerio Volpini (Fano, 29 novembre 1923 – 11 gennaio 2000) entrano nel grande contesto storico che va dalla seconda guerra mondiale al nuovo Millennio, più di 50 anni di operosità incredibile e disponibile al cambiamento nel nome della democrazia, vale a dire dalla messa sotto accusa dei totalitarismi con la guerra contro il nazi-fascismo fino alla caduta delle ideologie e dei blocchi politici internazionali Est-Ovest, Nord-Sud con la fine del colonialismo, l’inedito ruolo del terzo mondo, la denuncia dello sfruttamento capitalistico delle risorse, le problematiche della fame nel mondo e della pace, la rivolta contro l’inquinamento atmosferico.
Luoghi etici: politica, cultura e scienza
Quali sono i luoghi etici dominanti della vita sociale del secondo Novecento? Quelli legati alla politica (la democrazia), alla cultura (la crescita dell’uomo nei suoi diritti e prima nel riconoscimento della sua dignità), alla scienza (inquinamento e il mondo dell’astrofisica). Trifogli e Volpini aprono la loro vita sociale a questo contesto generale, complesso e affascinante, rispettivamente alla politica e alla cultura con il gesto creativo.
Trifogli la politica
Trifogli è un politico, il “Sindaco del terremoto” di Ancona (1972), l’inventore del ruolo del capoluogo regionale, la nuova città con l’università. Volpini è un uomo di cultura, l’interprete della “città regione”, promossa da Adriano Ciaffi, nel passaggio dalla civiltà agricola alla società industriale, dalla politica dello stato sociale alla nuova Europa, dell’imprenditoria parastatale – guarda Enrico Mattei e collabora con Adriano Olivetti -, anche nella Chiesa svolge un ruolo di novità; è il primo recensore delle “Esperienze pastorali” di don Milani, viene emarginato dall’ “Avvenire d’Italia”, successivamente chiamato a dirigere “L’Osservatore Romano” da Paolo VI.
Volpini la cultura
Dunque centralità della politica e della cultura nei due marchigiani:
Trifogli amico di Leopoldo Elia e Aldo Moro (è la politica), Volpini autore di un libro-simbolo di memoria, “Fotoricordo e pagine marchigiane” (L’Astrogallo 1973): è la cultura di Volpini amico di Carlo Bo, don Italo Mancini, Arnoldo Ciarrocchi, Pericle Fazzini, Mario Pomilio, Mario Luzi e Leonardo Sciascia. L’altro testo, un “racconto”, un “pamphlet”, del terzo tempo culturale di Volpini, dopo la Resistenza e l’identità marchigiana, è “Sporchi cattolici” (1976), denuncia delle cadute della DC e nella lettera a Gianni a fine libro, lo stesso del Caro Gianni di Tonino Guerra, sempre a Pennabilli, il richiamo culturale: le libertà civili e il senso dell’amicizia nella politica, come valore etico, nuova moralità, nuova cultura. Anche io sento di appartenere a questa alleanza, espressa nella tradizione marchigiana con il grande apporto caro a Trifogli e a Volpini ed ai vari personaggi citati, e nell’adesione all’eredità politico-culturale di Romolo Murri.
La scelta dell’umanesimo
Il mondo di Trifogli e di Volpini accoglie l’umanesimo e il segno del nuovo mondo artefice di una grande elaborazione, di un progetto politico culturale. Carlo Bo, parlando delle Marche dell’Ottocento, riconosce in Leopardi un ruolo culturale ed un ruolo politico: il grande autore della poesia moderna e l’interprete della nuova socialità filosofica e della laicità. Se Leopardi domina il suo secolo, il nuovo secolo – il Novecento – ne è erede, debitore ma anche interprete nuovo, espressione di un contesto in movimento dinamico e intelligente. Trifogli si lega al pensiero del filosofo Jacques Maritain, interpreta il compito nuovo della politica dell’umanesimo integrale e il segno dell’amicizia e della bellezza (amicizia è politica, bellezza è cultura). Volpini compie un passo più agonico: capisce il momento politico, la nuova alleanza dopo la caduta di Mussolini e del fascismo (1943), e trasforma la bellezza – ovvero la grandiosità dell’ideale – in politica: non ha vent’anni quando sceglie di andare in montagna (a Cantiano), di diventare partigiano combattente, di opporsi decisamente al nazifascismo, che è la crudeltà visibile della guerra e della morte, la caccia degli avversari e la distruzione d’ogni umanità, l’esercizio dell’inganno mentale e la persecuzione razziale – l’indimenticabile Shoah -, tutto questo cinismo di distruzione, che ancor oggi vediamo devastante nel mondo nella forma del terrorismo.
Studenti a Urbino
Volpini e Trifogli hanno studiato a Urbino, fra periodo bellico, passaggio del fronte, Resistenza e dopoguerra, iscritti a materie letterarie di Magistero. Valerio Volpini ha discusso con Carlo Bo la tesi su “La poesia di Paul Claudel”, il 17 marzo 1947 (una settimana dopo l’elezione di Carlo Bo a magnifico rettore), ottenendo 105/110. Alfredo Trifogli ha lavorato su una tesi assegnatagli da Francesco Valli, “Giovanni Boine e i suoi critici”, il 20 ottobre 1945 con la votazione di 110 e lode e le due tesine con le firme di Arturo Massolo e di Alessandro Ronconi. Volpini e Trifogli si sono formati alla grande scuola dell’intelligenza libera e della poesia animata da Carlo Bo a Firenze, allora la capitale italiana della cultura. Firenze guardava Parigi, le riviste “Il Frontespizio” e “Campo di Marte” ambivano dialogare con la NRF, la “Nouvelle Revue Française”.
Volpini segue Carlo Bo e interpreta la letteratura e il mondo dell’incisione della Scuola del Libro. Trifogli vive la dimensione dell’insegnamento e si applica al mondo della formazione.
L’Università di Carlo Bo
Qual era l’apporto dell’Università di Urbino e di Carlo Bo in questo settore? La novità viene da una facoltà nuova, Magistero (1937), aperta agli insegnanti elementari ed al nuovo compito della scuola nell’Italia repubblicana e democratica. Il Magistero occupa un campo formativo rivolto alle nuove generazioni, ma nello stesso tempo promuove una classe dirigente e politica inedita nella realtà sociale della democrazia delle Marche. Gli insegnanti rappresentano la nuova classe politica, nello stesso tempo sono anche i nuovi intellettuali e gli animatori dello sviluppo economico e culturale.
Volpini, uomo di cultura, si dedica principalmente alla pittura e alla fotografia, alla poesia e al mondo dell’incisione, segue lo sviluppo letterario ed editoriale attraverso il giornalismo. Trifogli cura le nuove attività didattiche e sperimenta le nuove strutture di studio e di formazione: è lui il riferimento della scuola marchigiana negli anni cinquanta e sessanta, soprattutto nel capoluogo regionale.
Trifogli e l’Istituto internazionale Jacques Maritain
Negli anni sessanta e settanta la politica degli Enti Locali marchigiani – in particolare la guida del Comune di Ancona – è interpretata da Trifogli, il “Sindaco del terremoto”, il politico testimone e animatore di un ruolo di donazione (“la carità della politica” nel gesto pastorale di Paolo VI e di Maritain). Trifogli fonda il Circolo Culturale Jacques Maritain in Ancona a metà degli anni sessanta e dieci anni dopo, all’indomani della morte di Maritain nell’aprile 1973, partendo dal convegno in Ancona, alla fine di novembre, sul filosofo francese, promuove l’Istituto Internazionale Jacques Maritain per gli studi della politica e della democrazia. L’Istituto si articola in quel contesto e con l’ispirazione di Trifogli, che porta la concezione della politica ad un piano impegnato di elaborazione progettuale collegato allo sviluppo economico e sociale. Volpini già nel 1960 aveva fondato a Fano un Circolo Culturale Jacques Maritain con l’approvazione del filosofo francese: si trattava dei rapporti con espressioni vive e aperte del movimento cattolico in politica attorno ai professori di Camaldoli: Dossetti, Fanfani, La Pira, Lazzati, Moro. Questo gruppo fiorentino era in dialogo con don Mazzolari, l’anima profetica della cultura, Carlo Bo, Valerio Volpini, don Lorenzo Bedeschi, padre Davide M. Turoldo (Dossetti interpreta la politica, don Mazzolari la cultura e guida il cenacolo degli intellettuali e dei poeti).
Volpini e la rivista “Il Leopardi”
Negli anni cinquanta e sessanta Volpini pubblica antologie di poesia religiosa e di poesia della Resistenza, di narrativa, di arte della pittura e dell’incisione e dell’architettura religiosa, varie inchieste per la rivista “Comunità”. Negli anni 1974/75 dopo una presidenza decennale della Scuola del Libro, promuove una rivista marchigiana di cultura, “Il Leopardi”, sostiene le Edizioni L’Astrogallo di Ancona, fondate da Carlo Antognini con collaboratori come Plinio Acquabona, Carlo Bo, don Italo Mancini, Arnoldo Ciarrocchi, Pericle Fazzini, Valeriano Trubbiani, Franco Scataglini.
Trifogli: l’Università in Ancona
La politica con Trifogli fa vivere il Circolo Maritain dorico, un luogo di grande animazione culturale che si lega alla fondazione dell’Università in Ancona (grande intuizione della politica e della cultura), prima in collegamento con l’Università di Carlo Bo poi nella sua autonomia e sviluppo locale, amplificando le istanze di Enrico Mattei e dell’economista Giorgio Fuà. Cresce a livello internazionale la presenza degli Istituti Maritain, che portano il dibattito democratico anche in vari paesi dell’America Latina (Cile e Venezuela) e che si diffondono in Europa per il traguardo dell’Unione Europea (gli statisti cristiani impegnati per l’Europa sono quasi tutti maritainiani). Il respiro della politica appartiene all’animazione di Trifogli.
Volpini e gli scrittori del GPC
All’inizio degli anni settanta, a livello nazionale (Alba, sett. 1972), Volpini con altri scrittori (Gino Montesanto, Mario Pomilio, Rodolfo Doni, Marcello Camilucci, Ermanno Olmi, Diego Fabbri, Ludovico Alessandrini, Raffaele Crovi) fonda il Gruppo di Presenza Culturale in dialogo con i cattolici democratici e le espressioni più aperte della DC con radici antifasciste e della Resistenza. E’ l’epoca dei convegni e dei seminari di filosofia e di teologia, di cinema e tv, di poesia e di storia del Novecento. Questo gruppo nasce attorno a Volpini ed è sostenuto dai dirigenti della DC: prima Forlani, poi Zaccagnini, Ciaffi, Leopoldo Elia. Questa esperienza culturale si chiude con il convegno di Urbino su “Le agonie del Cristianesimo” del febbraio 1977 (Morcelliana 1977), animato da don Italo Mancini, Carlo Bo, Mario Pomilio, Valerio Volpini, Mario Luzi, il Gruppo ecclesiale Febbraio ’74, Luigi Sartori, Rodolfo Doni, Elio Roccamonte, Remo Brindisi, presso il Convento San Bernardino di Urbino.
Trifogli e Volpini si formano nelle Marche
Le iniziative culturali di Volpini e di Trifogli respirano la dimensione del dialogo regionale e nazionale. Fino agli anni sessanta gli scrittori e gli artisti marchigiani si formavano in diaspora, nelle grandi città poi ritornavano nelle Marche (Italo Mancini, Pericle Fazzini, Corrado Cagli, Paolo Volponi, Libero Bigiaretti, Marcello Camilucci, Leopoldo Elia, i fratelli Pomodoro ed altri). Trifogli e Volpini si formano in loco, a Urbino, nelle loro città: Trifogli per la scuola e la vita politico-amministrativa, Volpini per la letteratura, l’editoria, la grafica, il giornalismo. Si pensi soltanto alle piccole editrici d’arte, Bucciarelli e L’Astrogallo di Ancona – a seguito della Scuola del Libro -, ed anche le Edizioni della Pergola di Pesaro, La Posterula e Santa Chiara di Urbino, La Nuova Foglio di Macerata ed altre. Era il mondo prediletto da Volpini, che sosteneva l’impresa della mostra Marche Arte ’74 a Jesi, la grande rassegna artistica del Novecento di Carlo Antognini, editore de L’Astrogallo, autore dell’Antologia degli Scrittori Marchigiani del Novecento (Bagaloni 1971).
Il Miserere di Rouault a San Ciriaco 1975
Parallelo alla promozione culturale urbinate in campo, di Volpini, di cui sopra, Trifogli in Ancona realizza il famoso Premio Marche e riapre la Galleria Puccini. Nel maggio 1975, la rivista “Il Leopardi” di Volpini (presidente Commissione Cultura del Consiglio Regionale Marche) e il Circolo Maritain di Trifogli (Sindaco) organizzano nella restaurata dal terremoto basilica di San Ciriaco la mostra delle stupende incisioni del “Miserere” di Rouault, 58 tavole di grande formato, suggestiva esposizione, inaugurata da Isabelle Rouault. Volpini e Trifogli, don Italo Mancini e Marcello Bedeschi, per conto della Regione, andarono in Francia a Kolbsheim nel Castello dei Grunelius a prendere la cartella delle incisioni, il primo esemplare, con dedica di Rouault agli amici Jacques e Raïssa Maritain, e per visitare anche il cimitero del Castello con la tomba di Raïssa e Jacques Maritain. La mostra fu accompagnata da un fascicolo de “Il Leopardi”, come catalogo, curato da Gastone Mosci con la collaborazione di Nora Ghiglia, impaginato dai grafici della rivista, Antonio Battistini e Giulio Giulianelli, i quali hanno anche fatto l’allestimento della mostra nei parterre e colonne della misteriosa basilica ancora in restauro. Al Catalogo hanno collaborato gli autori ed i critici francesi, poi gli italiani con Volpini, Carlo Bo, Mancini, Carlo Antognini e una trentina di incisori e scrittori marchigiani: un’opera singolare, bella, di grande spessore culturale. Quella esposizione rappresentò il momento spirituale ed estetico fondamentale d’avvio della storia dell’Istituto Internazionale Jacques Maritain. Lo dico con entusiasmo per ricordare la passione di chi vi aveva collaborato (un centinaio di operatori), comprese le maestranze dello Studio 3 di Urbino per la serigrafia, e sottolineare la dimenticanza di tutto ciò trent’anni dopo nella riproposta del “Miserere” di Rouault in Ancona.
Le Marche, luogo di sperimentazione culturale
Dagli anni settanta le Marche fu un luogo di sperimentazione culturale (l’Università di Carlo Bo e di don Italo Mancini con il Centro internazionale di semiotica e di linguistica e l’Istituto superiore di scienze religiose) e politica (la Regione con Adriano Ciaffi e le sue tre riviste storiche (“Marche ’70” 1967-1971, “Il Mese” 1974-1992 e “Città regione” 1996-1999). Nella filiera di Volpini si può porre “Hermeneutica” di Italo Mancini (1981 ss.), “Il Nuovo Leopardi” di Gastone Mosci (1982-1997, 56 fascicoli), “Quaderni Marchigiani di Cultura” di Alfredo Trifogli (1985-1999, Istituto Marchigiano J. Maritain), “Sestante” di Franco Porcelli (1986, Senigallia, 30 anni di pubblicazioni, quasi 200 fascicoli).
Un’isola di poesia nel cuore delle Marche
Ecco altri luoghi d’intervento. L’avventura giornalistica de “L’Osservatore Romano” di Volpini (1978-1984), poi collaboratore di “Famiglia Cristiana” (1985-1999). Il lavoro di Senatore di Trifogli con i progetti tutti anconetani, la politica della Regione Marche risente della tutela di Trifogli e dei suoi collegamenti parlamentari romani. L’animazione letteraria ed editoriale è seguita da Volpini in dialogo solidale con Paolo Volponi.
Ho vissuto intensamente questa realtà complessa di cultura e politica, ho partecipato alle imprese di Volpini e di Trifogli, e del loro prof. Carlo Bo, tutte conosciute dalle cento città delle Marche. Anch’essi, Trifogli e Volpini, sono “un’isola di poesia nel cuore delle Marche” (Carlo Bo). Sono loro grato e riconoscente.
Gastone Mosci