Caserma Paolini
FANO CASERMA PAOLINI

FANO 15 luglio 1938, GERUSALEMME 11 marzo 1974

in Costume

GIORNATA DELLA MEMORIA
GERUSALEMME 11 Marzo 1974

di Angelo Sferrazza

Corriere della Sera 1938 

Fano. Il 27 gennaio è la Giornata della Memoria. Ho pensato ad un episodio di quaranta anni fa, 11 marzo 1974. Per la prima volta in Terra Santa. Guidavo una delegazione di giovani dirigenti del M.G.D.C. (io non lo ero più!) invitati dal Governo dello Stato di Israele. La guerra dello Yomo Kippur era solo di qualche mese prima.

Ad attenderci all’aeroporto di Tel Aviv, un alto funzionario del Ministero degli Esteri. Perfetto italiano, con una lieve cadenza emiliana. Presentazioni. Io, ogni volta che mi si chiede da dove vengo, da sempre rispondo: “da Fano”.

L’ho fatto anche con il nostro ospite.

Alla parola Fano, ha ritratto la mano che mi aveva porto con forza e mi è parso che sbiancasse in volto. Ci rimasi male. Non mi rivolse più la parola. Partenza immediata per Gerusalemme. Non entrò nella mia macchina, cosa che avrebbe dovuto fare. Arrivo in albergo a Gerusalemme. Appuntamento nella grande terrazza panoramica dopo un’ora. Scesi per primo, mi sedetti a un tavolo. Il funzionario fece finta di non vedermi. Poi si alzò e venne verso di me. In piedi mi disse: “mi scuso con lei, ma deve capirmi, non sentivo più la parola Fano dal 1938. E le dirò perché”.

Il 15 luglio 1938 fu pubblicato il “Manifesto della razza” a firma dei famosi “dieci”, a cui si aggiunsero altre 329 di “personalità”, numerose del mondo cattolico e anche molto note! Scattarono quasi subito le leggi razziali, perché come titola il capitoletto n. 9 del Manifesto, “Gli ebrei non appartengono alla razza italiana”. I primi ad essere colpiti furono i militari. Il funzionario era italiano. Il suo cognome Castelbolognesi, di Ferrara , imparentato con Bassani e a quel tempo Allievo della Scuola Ufficiali di Fano, caserma Paolini. Un mattina tutti gli allievi furono allineati nel cortile della caserma. Il comandante (… XY) della scuola estrasse un foglio e iniziò a chiamare dei nomi, ordinando di uscire dalle file e di raggrupparsi. Poi si avvicinò e comunicò l’espulsione immediata dalla Scuola, strappando loro le mostrine. Sarebbero dovuti immediatamente rientrare nelle loro case, in attesa di essere richiamati come soldati semplici.

Dopo due o tre mesi, l’ex Allievo Castelbolognesi decise di partire per la Palestina. Tradusse il suo cognome in Migdal, che in ebraico significa “castello, rocca”. Visse tutte le vicende della nascita dello Stato di Israele. Entrò al Ministero degli Esteri. Fu console a Lisbona e poi Ambasciatore in Africa. Diventammo amici. Ci incontrammo a Lisbona, subito dopo la “rivoluzione dei garofani”. Lo pregai di ritornare a Fano. Non lo fece: “Non ho la forza”. Da alcuni anni riposa nella terra dei Padri, ma in cuor suo, mi disse un giorno, “Mi sento italiano”. L’articolo 9 del Manifesto glielo ha negato.

Angelo Sferrazza