Fondazione CARIFANO

Il modello consumistico fra decrescita ed economia civile

in Costume

Il modello consumistico fra decrescita ed economia civile

 

Fondazione CARIFANO

 

Attualità del dibattito fra decrescita ed economia civile. In un recente convegno fanese, organizzato dal Lions Club, presieduto da Nello Maiorano, presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, dopo la presentazione di Paolo Roberti, l’economista Stefano Zamagni ha tenuto una lezione su “Una crisi di senso cioè di direzione dell’economia”, ed ha affrontato con il pubblico anche i due termini in questione. Ne pubblichiamo una sintesi.

 

Il modello consumistico fra decrescita ed economia civile

di Stefano Zamagni

Un ammonimento possiamo trarre dalla crisi e cioè che, nonostante le apparenze, la proposta da taluno avanzata di rifugiarsi nella decrescita, non è affatto la soluzione ai problemi da essa creati… L’antidoto all’attuale modello consumistico non è la decrescita, quanto piuttosto l’economia civile – un programma di ricerca e uno stile di pensiero, tipicamente italiani, ben noti in Europa fino alla metà del Settecento, ma che da allora sono stati obnubilati dal paradigma dell’economia politica. Si notino le differenze: mentre l’economia civile è finalizzata al bene comune, l’economia politica mira piuttosto al bene totale. Laddove quest’ultima ritiene di poter risolvere i problemi della sfera economico-sociale appoggiandosi sui soli principi dello scambio di equivalenti e di redistribuzione, l’economia civile aggiunge a questi due principi quello di reciprocità, che è il precipitato pratico della fraternità. La novità della economia civile è nell’avere restituito alla fraternità quel ruolo centrale nelle sfere dell’economico e del sociale che la Rivoluzione francese e l’utilitarismo di Bentham avevano completamente cancellato.
In secondo luogo, per paradossale che ciò possa apparire, la tesi della decrescita rischia di eludere la natura vera del problema e ciò nella misura in cui essa si limita a porre il segno meno al paradigma dell’economia politica, non costituendone il superamento. Il fatto è che la crescita è una dimensione fondamentale di ogni essere vivente. Come dice F. Capra, non c’è vita senza crescita…
Se la crisi è anche e soprattutto spirituale (ha cioè a che vedere con lo spirito che ha animato in Occidente la stagione storica che è ormai alle nostre spalle) allora non basta ridurre o addirittura annullare l’espansione quantitativa. E’ la direzione che va mutata e per far questo ci vuole un pensiero forte che mai prescinda dalla nostra condizione di esseri liberi. Su questo il movimento della decrescita mi pare silente. La nuova stagione di crescita che dobbiamo auspicare non può essere una mera espansione quantitativa, ma una eccedenza qualitativa in grado di valorizzare la vera ricchezza di cui disponiamo, che solo una comunità di uomini liberi può sprigionare. Se invece si continua a demonizzare il mercato, questo diventerà davvero un luogo infernale. La sfida da vincere è piuttosto quella della sua umanizzazione, ovvero della sua civilizzazione…
Fano, 23 novembre 2012

Nota bibliografica: Stefano Zamagni e Luigino Bruni, “Economia civile. Efficienza, equità, felicità pubblica”, Il Mulino 2004; Stefano Zamagni, “L’economia del bene comune”, Città Nuova 2011.