Papa Francesco Viaggio a Lampedusa
Papa Francesco Viaggio a Lampedusa

Papa Francesco: viaggio in Terra Santa

in Costume

Papa Francesco: viaggio in Terra Santa

 

Papa Francesco Viaggio a Lampedusa Paolo VI

 

PAPA FRANCESCO A MAGGIO IN TERRA SANTA SULLA SCIA DI PAOLO VI

Cinquant’anni fa, dal 4 al 6 gennaio Paolo VI vola in Terra Santa. Primo viaggio di un Papa in aereo, prima volta che un Papa si reca pellegrino nei luoghi Santi. Per ricordare quel viaggio Papa Francesco annuncia una sua visita ad Amman, Betlemme e Gerusalemme dal 24 al 26 maggio. Sarà un viaggio caratterizzato da un forte segno spirituale, per rinnovare quel valore ecumenico, che fu l’essenza massima di quello di Paolo VI, con il suo storico incontro con il patriarca di Costantinopoli Athenagoras. Paolo VI aveva fortemente meditato sul suo andare pellegrino in Terra Santa. Si legge in un appunto autografo del settembre ’63 ” tale visita dovrebbe avere per scopo di rendere onore a Gesù Cristo, nostro Signore, nella terra che la sua venuta al mondo ha reso santa e degna di venerazione e di tutela da parte dei cristiani. Ogni altro motivo, anche buono e legittimo, dovrebbe essere escluso da questo pellegrinaggio pontificio ….

Questo pellegrinaggio sia rapidissimo, abbia carattere di semplicità, di pietà, di penitenza e di carità” E così fu. Ma fu anche un successo, perché immense furono le folle che accorsero intorno al Papa. Il suo ingresso dalla porta di Damasco, venendo dal Giordano, fu incredibile. Ma già il suo arrivo ad Amman era sembrato qualcosa che andava aldilà di ogni previsione. Lo racconta con commozione Dino Buzzati nel Corriere della Sera del 5 gennaio del ’64. ” Il suo arrivo … fu così commovente e intimo che sarebbe stato forse meglio se fosse avvenuto all’improvviso e in segreto, senza questo clamore, senza questa turbe di noi giornalisti ( più di 1000 ndr ! ). Il Papa viene per la prima volta che esiste la Chiesa, viene in pellegrinaggio alla terra dove la Chiesa fu creata. Certo è cosi. Eppure a me sembra ci sia ancora di più”. La corrispondenza termina “… il santo Padre è già salito in macchina, il seguito ha preso posto prima di lui. Se Hussein non lo accompagna è solo per un estremo rispetto.

Qui non si tratta di sovranità e potenza, l’etichetta sarebbe quasi una irrisione. Qui è Dio che torna dopo duemila anni alla terra che lo ha generato. E che nello stesso tempo è felice e soffre e ha paura”. Dopo Paolo VI anche i suoi successori si sono recati in Terra Santa. Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. In un contesto storico diverso, con pulsioni e problemi politici molto più gravi di quelli che trovò Paolo VI. Anche Giovanni Paolo I, nel suo brevissimo pontificato, manifestò l’interesse della Chiesa per la Terra Santa. E proprio in quel settembre ’78 si tenevano i colloqui di Camp David, che giunsero all’accordo fra Sadat e Begin. Nel saluto ai fedeli di domenica 10 settembre, Papa Luciani chiese di pregare proprio per loro e per Carter. Indimenticabile fu anche il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II, Papa polacco, con il peso e la conoscenza del dramma della Shoah. La sua preghiera al Muro del Pianto rimarrà impressa nella memoria di molti ” … chiedendo perdono vogliamo impegnarci in una autentica fraternità col popolo dell’Alleanza”. Ed è sotto il pontificato di Giovanni Paolo II che fra la Santa Sede e lo Stato d’Israele iniziano rapporti diplomatici ufficiali. Il percorso che portò a questo risultato è stato lungo, complesso e non facile. Dal lontano 1949 le relazioni hanno avuto momenti di crisi, ma anche di collaborazione.

La “materia” del contendere è estremamente complessa, solo in minima parte politica in senso classico, è religiosa, ma anche in questo caso, non in senso classico. L’area del Medio Oriente, con l’incontro delle tre religioni monoteiste sta lì a ricordarcelo. Già il viaggio di Benedetto XVI ha trovato momenti non facili. Il carattere spirituale del pellegrinaggio di Papa Francesco dovrebbe tenerlo lontano dalla “politica”. Ma in quella zona del mondo tutto è politica. E il quadro generale è drammatico. Guerra in Siria, crisi con l’Iran, fallimento della primavera egiziana, un miscela esplosiva che è sempre più vicina a deflagrare. E poi la sempre più drammatica situazione delle comunità cristiane dell’area. Papa Francesco con la giornata di preghiera e di digiuno del 7 settembre ha lanciato un messaggio, che non è passato sotto silenzio. Un gesto di grande valore religioso, ma anche politico. Che il viaggio di maggio sicuramente rafforzerà.. (Angelo Sferrazza)