Valerio Volpini, La prudente ipocrisia

in Costume

Gli Intellettuali….

Se si ripetono quotidianamente tentativi e operazioni nichiliste è perché non abbiamo saputo impedire la cittadinanza ai personaggi dei demomi di Dostoevkij: essi sono con noi e tra noi perché la nostra ignavia morale, la nostra indifferenza e le nostre continue dimissioni li alimentano.

(La prudente ipocrisia, 1973)

 

Non bisogna mai stancarsi di approfondire il discorsco sulla politica perché l’inconsistenza ideologica e la tecnica interna dei partiti… hanno inesorabilmente logorato il rapporto della partecipazione determinando quel distacco con l’opinione pubblica di cui nel nostro Paese ci si è sempre lamentati e che in questi ultimi anni ha raggiunto un particolare grado di pericolosità lasciando spazio ai qualunquismi di ogni genere.

(La prudente ipocrisia, 1973)

 

Quanti stanchi raffinatissimi intellettuali non sembrano saper far altro che cercare di mettersi dalla parte dei giovani come se potesse esserci una loro “parte”; quanti che della autenticità della giovinezza non hanno capito nulla, sperano di affidare la loro piccola vanità o la malattia del potere ai giovani?

(La prudente ipocrisia, 1973)

 

I limiti esistono, la fatica esiste; sono la condizione dell’esistenza e ogni qualvolta un’utopia ha tentato di farlo dimenticare ha finito per diventare essa strumento di prevaricazione.

(La prudente ipocrisia, 1973)

 

Il qualunquismo è una condizione d’infantilismo spirituale e di povertà culturale e per questo mi pare sia sbagliato collocarlo come fatto di una sola area politica e soltanto in un momento storico.

(La prudente ipocrisia, 1973)