Ricordo di Angelo De Angelis

in Cultura

La cordialità di Angelo De Angelis

di Gastone Mosci

Una telefonata di Ennia Temellini, questa mattina di mercoledì 18 marzo, rende cupa anche questa giornata del coronavirus che imperversa: la notizia che Angelo De Angelis è morto in Ancona di ritorno da un viaggio con Maria Rosa in Egitto (il nipotino Lorenzo va a scuola a Gadana con il mio Matteo). Conosco Angelo da quando eravamo ragazzi: abitava in via Barocci di fronte alle Cinque Piaghe, la madre teneva gli studenti, eravamo del gruppo di Franco Lazzari, allora a San Polo. Il primo impegno universitario, al secondo anno di lingue, lo ebbi con Angelo in un torneo di doppio nel ping-pong all’Agu. L’avevo organizzato in quanto incaricato sport dell’Organismo Rappresentativo: molte adesioni degli studenti, partecipo in coppia con Angelo, lui un mancino dalla schiacciata imprendibile. Vinciamo il torneo di doppio: era agile, attento, racchetta sicura, visione del gioco, un sorriso di rimessa che ha sempre mantenuto negli anni. L’ho conosciuto bene. Poi, tante altre occasioni, ma in particolare il mese a Parigi nel 1960 con gli studenti di francese e della goliardia di Materasso II nella gita promossa da Cino Del Duca: Angelo un camminatore instancabile dal quartiere latino, dove eravamo alloggiati, ai vari luoghi della città. Diplomato assistente sociale è andato a lavorare nei centri sociali del Cepas. Alla nascita delle regioni nel 1970 ottenne il trasferimento alla Regione Marche, in Ancona dove ha abitato fino al pensionamento. Incardinato nell’assessorato alla cultura, ha arricchito la sua formazione e la sua competenza: frequentavamo lo stesso ambiente per i rapporti che ho avuto negli anni settanta con Valerio Volpini e negli anni ottanta con Adriano Ciaffi. Angelo si dedicava con competenza sempre maggiore alle attività della regione nella cultura, aveva un preciso compito: la crescita delle attività culturali della regione. Era discreto e preciso nel suo lavoro, disponibile ad animare la situazione, conservava la passione per Urbino ed era un punto di riferimento per la provincia e il territorio ducale. Da parte mia ero impegnato nelle cooperative culturali della Federcultura, due decenni molto operosi. Ci sentivamo spesso: si trattava di promuovere la cultura dal teatro alla musica, dai convegni alle grandi manifestazioni e all’editoria culturale, era spesso presente anche ai diversi appuntamenti regionali. Era attivo, disponibile, un esperto sicuro nel suo lavoro.. I rapporti sono continuati sempre, anche negli anni delle Acli e delle Conversazioni di Palazzo Petrangolini: appartiene anche alla storia culturale di Urbino. Volevo ricordare la sua testimonianza e la sua cordialità.