Fanocittà | Festival Digitale Valerio Volpini e la Resistenza, 25-31 luglio 2013
VOLPINI SU FENOGLIO E LA POLITICA
di Valerio Volpini
Debbo chiudere con lo scrittore che a distanza di molti anni possiamo dire abbia saputo dare l’unico grande romanzo italiano sulla Resistenza e cioè Beppe Fenoglio con “Il partigiano Johnny” (postumo nel ’68). Fenoglio nel ’52 aveva pubblicato una raccolta di dodici racconti, “I ventitrè giorni della città di Alba”, di cui la metà è di argomento partigiano. Il più compiuto – che dà il titolo alla raccolta – è già un piccolo capolavoro anche se quando apparve fu tacciato, dai critici più impegnati, di qualunquismo. Poté sembrare una dissacrazione della guerra partigiana. Invece “sarebbe bastata appena una attenta rilettura del periodo immediatamente precedente, per rendersi conto che, sotto l’impassibilità apparente, che registrava le esibizioni carnevalesche dei partigiani come gli isterismi fascisti, era avvertibile il trasalimento morale, seppur contenuto nella asciutta notazione dei dati reali”(G. Lagorio).
“Il partigiano Johnny” non è solo il più forte romanzo della Resistenza italiana ma certo uno dei migliori romanzi di questi nostri anni. Il protagonista è ancora quello di un precedente racconto di Fenoglio, “Primavera di bellezza” (’59), che contiene la storia di un giovane allievo ufficiale e di altri colleghi nel momento dell’armistizio, costituisce, anzi, l’antefatto o meglio la parte introduttiva al “Partigiano”. Nei termini di una vicenda che non cerca nessun appoggio di struttura, Fenoglio riesce a dare pagine di una creaturale epicità. La paura e la fame, la solitudine nelle giornate della diaspora, gli scontri e la speranza del futuro, la morte e il sangue degli ‘altri’, costruiscono uno straordinario poema della resistenza dell’uomno non solo nell’ambito di un evento ma nella sua stessa necessità esistenziale, nel suo misurarsi con il destino.
Il che fu poi l’anima di tutta la Resistenza europea fra il ’40 e il ’45 come nelle altre innumerevoli volte in cui gli uomini non si sono piegati alla prevaricazione e al disprezzo in nome della loro dignità e per la libertà comune.
Valerio Volpini