Fanocittà | Festival Digitale Valerio Volpini e la Resistenza, 25-31 luglio 2013
VOLPINI SULLA LETTERATURA DELLA RESISTENZA
di Gastone Mosci
Nelle tre Anticipazioni (4, 11. 18 luglio 2013) e nelle Giornate del Festival, a partire dal 25 luglio, abbiamo parlato spesso di Volpini e della letteratura della Resistenza. Non sono molti i resistenti-scrittori, i casi di chi ha partecipato alla lotta e poi ha riflettuto sugli eventi della guerra di liberazione, con la partecipazione e la spontaneità degli scrittori. Molti sono invece gli osservatori d’après les événements, che hanno raccontato anche storie avvincenti. Però, vorrei dire di Volpini testimone, di chi offre spontaneamente una visione integrale della Resistenza, non ideologica, non passionale, non individualista: di chi ha saputo fare una scelta politica di civiltà e di bene comune. Ce ne sono stati di resistenti che hanno vissuto questa esperienza: ne ricordo due che ho conosciuto: Cristoforo Moscioni Negri di Pesaro e Ferriero Corbucci di Urbino che hanno combattuto e raccontato.
Volpini ha scritto qualche poesia e qualche racconto (già registrati nel Festival), ma ha soprattutto partecipato alla costruzione morale della storia letteraria della Resistenza, come fatto creativo e come documento d’arte che entra nello spirito e nella scrittura sociale e quindi nella cultura popolare. Ha pubblicato vari saggi nella rivista “Civitas” di Taviani, già comandante partigiano, nel 1952, 1955, 1964, 1974 poi ha raccolto il suo lavoro critico in un libro d’artista, “Letteratura italiana sulla Resistenza”, con quattro acqueforti-acquetinte di Remo Brindisi (Ca’ Spinello 1975).
In Volpini scrittore e Volpini designer (presidente della Scuola del Libro negli anni sessanta) è stimolante l’amore per la poesia e l’incisione, per le livre de peintre, per le piccole tirature, come nella sua plaquette “Undici poesie di Valerio Volpini / Undici incisioni di Arnaldo Battistoni” (1947) 30 esemplari, e il quaderno “Barbanera” (1949), Scuola del Libro, 130 esemplari.
“Letteratura,,,” esce per il trentennio della Liberazione, come iniziativa di Remo Brindisi e Valerio Volpini, in collegamento con la rivista “Il Leopardi”, formato 50×35, carta rosaspina, copertina e contenitore, 10 fogli sciolti, 110 esemplari tirati dai Torcolieri del Metauro, stampa AGE Urbino, e la supervisione di Walter Piacesi, allora editore di Ca’ Spinello.
L’indagine critica di Volpini è ampia e definisce vari riferimenti storici per il versante italiano. Dopo la poca letteratuta italiana nella Resistenza si determina una svolta a metà degli anni cinquanta: si parla di letteratura creativa sulla Resistenza. Il settore della narrativa diventa prevalente rispetto alla poesia, segue la memorialistica del carcere e del lager. Di conseguenza il movimento della Resistenza entra più direttamebnte nel dibattito politico generale, ha il sostegno della letteratura, della narrativa di scrittori giovani, disegna la nuova storia politica italiana. L’autore presenta una trentina di poeti e narratori della nuova generazione del secondo dopoguerra. Riporto una citazione che è la conclusione del saggio, su Fenoglio e sulla politica.
Gastone Mosci