Fragole e patatine fritte: la mia Collemarathon 2013
di Fratel Claudio Pantaleo
Chi corre i 42 km della maratona sa che si tratta sempre di “un’esperienza totale”, in cui rinnovare una certa sfida con se stessi: nel proprio corpo, nella mente, nell’anima. Si dice comunemente che ogni “gara ha la sua storia”.. e questo è vero in tanti sensi: unica e irripetibile nei suoi partecipanti, nelle condizioni del meteo e personali, una maratona ha sempre un suo flusso di vita, direi una corrente di energia che scorre al di là dello start e dell’arrivo. E’ una corrente in cui confluisce il percorso di tante storie personali, caricando l’atmosfera di quella adrenalina che è anche e soprattutto un fatto spirituale.. puoi sentirlo nell’aria e se lo sintonizzi vai anche più forte!
Personalmente non ho mai seguito alcun criterio di allenamento e quando corro semplicemente ascolto le mie gambe, non ho l’orologio, non mi giro mai indietro, do’ sempre tutto, misurando con l’istinto di non lasciare nulla al traguardo… prego. Si capisce, sono un frate, è il mio mestiere… ma non si tratta di snocciolare “ave o Marie” lungo il percorso. Intendo preghiera come la capacità di presentare a un Tu il proprio vissuto personale in una sintesi di gratitudine, povertà esistenziale, fiducia. E’ è questo che rende l’esperienza totale di una gara, la maratona in particolare, un’esperienza assoluta che coinvolge tutti livelli della persona, in quel flusso di vita più ampio. Si tratta della mia storia personale, del vissuto quotidiano che tra una gara e l’altra lascio trovare sintesi e “soluzione” nei passi sull’asfalto, più o meno rapidi e leggeri.. con tutte le possibili tinte che colorano la vita.
Insomma, mi sento più allenato a coniugare alla semplice dimensione fisica quel senso spirituale che dà un significato più profondo, direi quasi più autentico ad ogni evento sportivo.. e questo è per tutti, è un segreto che condivido volentieri, anche se in gara l’avversario più prossimo rimane sempre tale… da battere.
Nell’anno 2009, con l’entusiasmo delle prime esperienze, ne ho corse undici di maratone. Fra queste la Colle-marathon, col mio personale di 3,04, l’ho incastrata tra altre due nel giro di due settimane: esuberanze giovanili che poi pagano i tendini… ma ne vale la pena!
La mia Collemarathon del 2013 è tutta un’altra storia…
ero reduce da quattro mesi di stop forzato a causa di una brutta infiammazione alla caviglia.
Raccontare la gara di quest’anno è possibile semplicemente con un’ immagine appartenente alla mia infanzia. Una brutta gastrite mi teneva a digiuno forzato durante le vacanze natalizie a casa di mia zia, abilissima in cucina; il desiderio delle patatine fritte però hanno prevalso sui conati di vomito.. ne ho mangiato un bel piattone e quelle patatine son rimaste in pancia, anzi hanno addirittura segnato il crinale verso la guarigione. Nel passaggio della mezza a Cerasa è stato uguale: l’esiguo allenamento e la infiammazione alla caviglia mi avevano già costretto a camminare dal 21esimo km. Ecco però che mani gentili mi offrono le famose fragole del ristoro di Cerasa.. Così ha prevalso un desiderio e una passione più forte che mi ha portato al traguardo, senza più fermarmi, tirando su l’energia da chissà dove!
Saranno state le fragole di Cerasa, come le patatine fritte, a farmi afferrare il flusso di vita e a sistemarmi anche un po’ la caviglia, contro tutti i criteri di buon senso fisiologico? Non lo so, sarà, ma questo segreto, diversamente da altri, non me la sento proprio di suggerirlo, neppure ad un avversario!
(Padre Claudio Pantaleo alla Darsena Porto di Fano, Messa della Vigilia della Collemarathon. 4 maggio 2013. FOTO di Donato Mosci)