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IL NAVIGANTE: PRIMO ALBUM DEL CANTAUTORE URBINATE ANDREA FRANCHI

in Musica

di Paolo Ninfali

Il cantautore Andrea Franchi ha recentemente pubblicato con Blueberry studio, il suo primo CD, intitolato il Navigante. L’Album contiene nove bellissime canzoni, scritte e musicate da Andrea, eseguite insieme ai musicisti: Alex Gorbi al contrabbasso; Francesco di Cristofaro, bansuri e fisarmonica; Marcello Branca, fisarmonica; Domenico Candellori e Christian Marini, percussioni e batteria; Jacopo Mariotti, violoncello; Giuseppe Conte, basso e chitarra elettrica; Simone Migani, pianoforte; Massimo Valentini al Sax.

Le musiche sono coinvolgenti per il ritmo e il contributo intelligente e calibrato dei vari strumenti che rafforzano in modo significativo le emozioni comunicate dai testi. Tranne “Voci dal Mediterraneo” che è solo strumentale, gli altri brani presentano testi allegorici della vita nei suoi aspetti cruciali: la fede (L’attesa); il coraggio, il timore dell’ignoto ( il Navigante, Babilonia,

la Fortuna); l’amore e il sogno (Cieli lontani, don Chisciotte); l’insicurezza sociale creata da violenza e potere (La danza dei dannati).

Con garbo e delicatezza, i testi ti emozionano, quanto più li ascolti, proprio perché non sono espliciti, e ti invitano a capire e a pensare. Se ascoltati nella calma di un ambiente familiare, passano nel profondo, così che le emozioni affiorano e ti portano ad apprezzare le cose che contano veramente.

In sintesi, sono canzoni da ascoltare e riascoltare, perché ogni volta fanno scattare emozioni nuove, condizionate dal momento presente, che si sta vivendo. Un album veramente bello e pregevole per chi cerca un arricchimento emozionale fuori dal frastuono degli impegni che ogni giorno ci toccano.

 

Ho incontrato Andrea Franchi alla Pieve di Castel Cavallino, mentre stava girando il video di un brano musicale con testo in greco antico (Seikilos, reperibile su youtube) e musica realizzata in collaborazione con Gionni di Clemente, altro bravissimo musicista. In quella occasione ho posto ad Andrea Franchi alcune domande sul CD il Navigante. Ecco di seguito le sue risposte.

1) Ciò che colpisce ne “Il Navigante” è la varietà dei ritmi musicali che si alternano creando atmosfere magiche. Come nasce e si sviluppa la ricerca musicale dei tuoi brani

  • La nascita delle canzoni è influenzata dalla musica che si ascolta, nel mio caso molto folk irlandese, greco, cantautori italiani e internazionali. Solitamente scrivo prima la musica e poi il testo. Nel brano “Il Navigante” ad esempio, tutto è partito da un giro, un riff, di chitarra acustica che si ripete dall’inizio alla fine. Si parte con poco, un atomo di emozione e lo si sviluppa 

2) Il testo di “Babilonia” mette a confronto la fragilità umana (siamo nati da una goccia…) con l’ambizione sfrenata di un mondo che corre all’impazzata. Quando lo hai composto e quali sono stati gli elementi ispiratori del brano?

  • Sì esattamente, l’uomo che sa di non avere in mano alcuna verità assoluta deve affrontare il mistero della sua esistenza gettata in un mondo ormai dominato dalla tecnica. Un motore che è sempre all’opera, avanza e ci trascina. A volte ho la sensazione che stiamo andando alla deriva e che “la terra tremi davanti al niente”. Forse a quel punto la tecnica avrà già trovato la soluzione per spostarsi e vivere su un altro pianeta, o forse no: in ogni caso, noi non ci saremo, come dice Guccini. Resta la preoccupazione per le generazioni future. La canzone è nata mentre suonavo dal vivo, ho improvvisato un canto su un semplice giro di due – tre accordi. Si basava essenzialmente sul ritmo. Poi, esibizione dopo esibizione ho affinato il testo. Ora, riascoltandolo, devo dire che qualche parola la modificherei. Non si finirebbe mai di perfezionare le canzoni…per fortuna, ad un certo punto, vengono pubblicate e si chiude, si passa ad altro 

3) Nella “Danza dei dannati” affronti un tema sociale. E’ una denuncia, senza moralismi, che invita a sapersi guardare attorno. Lo hai rivolto ai giovani in particolare o a chi pensavi quando lo hai scritto?

  • Non ho pensato a qualcuno in particolare. Erano immagini che avevo e mi ronzavano in testa. Nessuno esce bene da questo racconto: anche le vittime, dopo una vita di soprusi, hanno le stesse ambizioni dei carnefici. Se ne avessero la possibilità si comporterebbero come loro. E lo fanno, frustrati, all’interno dei limitati nuclei famigliari

4) Nei tuoi testi come “ Don Chisciotte” e “Cieli lontani” c’è un invito a lasciarsi cullare da sogni e ricordi. Li componi per puro spirito romantico o c’è un ripensare a te stesso e all’oggi che viviamo?

  • Non tendo facilmente al romanticismo ma può essere che sia così, almeno per questi due brani. In effetti “Cieli lontani” è la prima canzone che ho scritto e il periodo era quello post adolescenziale. Sono due canzoni che hanno a che fare con il concetto di realtà: in una si cerca il suo superamento in favore di una dimensione idealizzata e sognata, sorprendente, dai contorni indefiniti e mai visti, nell’altra (Don Chisciotte) si vuole evidenziare che una vita può essere vissuta autenticamente a prescindere dalla veridicità dei presupposti che l’hanno formata e guidata. Portando il ragionamento al suo limite estremo si può dire che è autentica anche la vita del folle e quella vissuta nella dimensione del sogno

5) Tornando alle musiche, si nota una pregevole integrazione strumentale. Come sei riuscito a legare il gruppo e a collaborare con molti musicisti in modo così felice?

  • Mi piace collaborare con altri musicisti perché la musica, invece di percorrere una strada dritta che sai già dove va a finire, viene portata in territori nuovi e tu dici “caspita, bello questo posto!”. Ci hanno aggiunto liberamente del loro e i brani hanno assunto via via nuova forma e colore. Alcuni incontri sono stati particolarmente fortunati e ho avuto la sensazione che il musicista sia riuscito ad entrare dentro la canzone, a coglierne l’essenza, meglio di me.
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