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VivArte, Il diario continuo di Carlo Bo di Gastone Mosci

in Arte

VivArte, Il diario continuo di Carlo Bo di Gastone Mosci

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(Testata VivArte)

VivArte del 2007 si lega alla Associazione “L’Arte in Arte” del 2004 con tante iniziative: mostre, happening, laboratori, la rivista, decine di incontri non solo a Urbino ma nel territorio provinciale e a livello nazionale. Nasce anche Kéramos, la ceramica delle Associazioni, con appuntamenti a Pesaro, Urbino, Senigallia, Venezia. Quei laboratori all’aria aperta hanno successo e godono di una grande partecipazione. Le mostre degli artisti associati si svolgono annualmente a Urbino, Pesaro, Frontino per il 25° del Premio, Urbania, S.Angelo In Vado, Frontone. L’animazione è intensa, l’Unilit collabora con seminari di studio sui vari contributi d’eccellenza.
A Fano, Palazzo San Michele, il 19 luglio 2010, si è svolto il dibattito sul fascicolo n. 6, dedicato a Raffaello e a Lisippo: molti approfondimenti con Alberto Berardi e Silvia Cecchi, Maria Lenti e Alberto Calavalle, Gualtiero De Santi, Alberto Mazzacchera e Guido Vanni. VivArte è ben impostata e d’indirizzo aperto e multiculturale con Oliviero Gessaroli editor, Silvestro Castellani, Luciano Ceccarelli, Fulvio Paci, Susanna Galeotti, Floriano De Santi ed altri già citati, è una delle poche riviste culturali del territorio provinciale, è sostenuta dalle istituzioni culturali ma ora è in crisi economica come tutto. Quest’ultimo fascicolo -dedicato anche al ricordo di Umberto Franci– esce con la sottoscrizione degli artisti e scrittori associati, ma è gratuito per i lettori ed i collezionisti. L’articolo di Gastone Mosci su Carlo Bo è nato nel contesto fanese della Celebrazione del Centenario del magnifico rettore di Urbino, Carlo Bo (!911-2011), il 14 aprile 2012 a Palazzo San Michele con la collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano.

 

Il diario continuo di Carlo Bo

di Gastone Mosci

I libri sono importanti perché si fanno portavoce di scelte di vita, di comprensione di una visione generale di civiltà, ed ancora di un fronte di lotta da considerare e da sperimentare. I libri sono visibili e rappresentano i tuoi beni, i tuoi oggetti da amare, le tue cose messe in ordine, costituiscono la tua libreria, rappresentativa, senza confini, un orizzonte che non si chiude. Questa è la visione di un insieme senza fine, cromatico, compatto con oggetti che si succedono inquadrati in scaffali, che si adattano alle pareti, ai corridoi che partecipano alla vita della stanza, di un luogo come Palazzo Passionei, dove è la biblioteca di Carlo Bo. I libri hanno la loro misura e sono di autori diversi. I libri di Bo sono, per lo più, però, libri d’autore, scelti, acquistati, letti (una epigrafe nel cortile della sua grandiosa biblioteca dice “Non omnes legi sed omnes dilexi”, Non li ho letti tutti ma tutti li ho amati).

VIVARTE bo

(Foto Carlo Bo) 

Non omnes legi sed omnes dilexi

In una pagina del suo diario del 27 gennaio 1936 scrive: “Finito poche ore fa il volume della “Vie littéraire” di (Anatole) France che mi rimaneva da leggere. In fondo sono piuttosto soddisfatto dell’incontro…”. L’incontro è con l’opera di un autore: la lettura è positiva. Bo si è liberato di qualche pregiudizio, ha trovato qualcosa di nuovo su Baudelaire come “due o tre gradi del cattolicesimo baudelairiano”. Sottolinea anche di aver individuato qualcos’altro di buono, ma di non accogliere quella visione critica, perché France non ha cercato a fondo: si è fermato, è rimasto nel suo “confine dorato”, e quindi Bo si è trovato “solo” di fronte a tante lungaggini inutili.
Bo era un lettore sistematico, infaticabile, concludeva le sue letture fino a notte fonda. Scrive il 12 novembre 1936: “Incomincio a essere contento verso le due di notte, so che fra un’ora andrò a letto e m’alzerò tardi, a metà del giorno. Illudere la luce, evitare di vedersi.” (Aveva 25 anni). La lettura di un libro è sempre un incontro con l’autore, e i testi sono scelti e di solito rispondono ad una visione più ampia. La lettura delle opere degli autori preferiti provoca la viva partecipazione del critico, l’adesione a visioni condivise, spesso la gioia di due coscienze che dialogano, quella del lettore e quella dell’autore.

 

 

Amava la poesia di Paul Eluard

Nel suo “Diario aperto e chiuso. 1932-1944” (Edizioni di Uomo 1945; Quattroventi 2012, a cura di Katia Migliori in occasione del Centenario), Bo predilige la poesia ed ha una particolare attenzione per Paul Eluard, è attratto dalla sua silloge, “Poésie et vérité”, del 1942, nel pieno della guerra, il libro nuovo di un “vero poeta” perché esprime un “controllo interiore” che si trova “al di fuori di un semplice pretesto letterario”, è una luce di semplicità e di dialogo con la realtà martoriata dalla guerra. Prima in Eluard dominava la fantasia ora la resistenza creativa, il canto di valore universale, “la poesia con il tono della magia”, di un poeta aperto alle nuove esigenze spirituali d’umanità autentica.
Questa nota chiude il suo “Diario aperto e chiuso” nel gennaio 1944: la poesia di Paul Eluard come anche quella di Breton e del surrealismo, lo affascina, domina la sua sensibilità perché gli offre la possibilità di fuggire dal relativo e di aprirsi al mistero – sulla linea di Baudelaire e di Rimbaud -, di accostarsi al poeta “voyant”, visionario, votato alla “conoscenza del destino eterno dell’uomo” (Breton).

 

 

In dialogo con Jacques Maritain

Già nel 1933, Bo è un lettore convinto di Jacques Maritain, accoglie pienamente la ricerca di Marcel Raymond (“De Baudelaire au Surréalisme”) e partecipa alla dimensione spirituale espressa dal surrealismo. Ancora sul surrealismo, nel 1936, che definisce “una posizione dell’anima dolorosa” di chi lotta politicamente, e ammette: “Insistere sulla parte ‘spirituale’ potrebbe risultare errato allo stesso Breton, ma per me è la strada per cui mi raggiunge come ‘messaggio'”. Con la tensione di aria nuova, con “il senso della vita in avanti”, documenti vitali e ragioni di speranza. Scrive inoltre: “Breton con Eluard finiscono per prendere nel mio spirito posto accanto a Gide. Che sia l’unico modo per salvare il mio cattolicesimo?”. E conclude: “Simili vicinanze non possono fare che del bene. Mi assiste il consiglio di Maritain”.
Il diario del gennaio ’36 impegna ancor più Carlo Bo: Gide è sempre lo scrittore più amato, accanto a Breton e Eluard, che invitano al “senso della vita in avanti”, che diventa il suo emblema, che sconfina nel campo politico, tiene conto della situazione francese, si sviluppa sul piano di un confronto aperto con chi procede su un’altra strada pratica, di accogliere quanto di valido si può osservare, di tenere la posizione del cattolico contro la dimissione e la separazione, a favore della collaborazione, di seguire “le nuove strade del Signore”, con obbedienza, in una “zona intatta”, dove “anche gli altri finiranno per entrare”. Stare anche accanto a Maritain: alla fine di quell’anno, segnato dalla guerra civile spagnola, contro la quale – in quanto “guerra santa” – Maritain si era dichiarato, schieratosi anche contro il sogno coloniale italiano, “Il Frontespizio” rifiutò di pubblicare un suo saggio su Maritain e la poesia.

 

 

“il senso della vita in avanti”

La personalità di Bo a 23-24 anni è già definita, ha posizioni forti, acquisterà autorevolezza qualche anno dopo con la conferenza su “Letteratura come vita”. Nel diario non se ne parla perché la scelta dei testi del journal è legata alla lettura diretta di libri, degli autori con i quali dialoga e porta la riflessione sui temi che predilige. Il diario aiuta dunque a capire il registro della sua scrittura e la portata della sua partecipazione: al riguardo l’introduzione dell’opera che risale al febbraio 1945 negli ultimi mesi del conflitto mondiale, fa capire il vigore della sua personalità. Era già docente a Urbino dal 1938, aveva portato il suo domicilio da Firenze a Milano con Marise Ferro prima del passaggio del fronte, come altri scrittori.
Il diario è un atto di coraggio, svela il pensiero dell’autore, è una scommessa per “provare quello che siamo in rapporto a quello che possiamo diventare”, rappresenta la volontà di “alludere alla definizione sensibile del mio spirito”, vuole “costruire la casa delle mie abitudini spirituali” che rafforza l’essere liberi e indipendenti. E’ sempre affascinante la dichiarazione delle sue preferenze letterarie, dei suoi debiti verso gli altri scrittori, ai quali bisogna aggiungere Charles Du Bos, il critico letterario che l’ha aiutato a capire la letteratura moderna e in particolare Goethe, ma anche Jacques Rivière e Sainte-Beuve ai quali si è dedicato con due opere nel 1935 e 1938, due tomi di spiritualità e di critica, del Novecento il primo, del Seicento pascaliano e di Chateaubriand il secondo.

 

 

La poesia non si compromette con il potere

Lo studio dei grandi autori fa capire il disastro che si è prodotto nel mondo, il diario ne afferma la denuncia e presenta la poesia che non si compromette, una condizione morale autentica, continua, di opposizione con la categoria del silenzio, del “mio silenzio che vuol dire l’assenza”: la poesia non si compromette con il fascismo, è un gesto consapevole di responsabilità nel tempo minore, nella quotidianità, per uscire dallo squallore e sostenere il bisogno di assoluto. Il diario sostiene il valore spirituale della letteratura, concede uno spazio alla preghiera per un’opera di resistenza di fronte agli “anni di dissipazione”. La letteratura è un campo di prova, una scelta di umanesimo.

 

 

Iniziative del Centenario di Carlo Bo

Card. Gianfranco Ravasi conferenza su Spiritualità e scrittura di Carlo Bo, Teatro Sanzio, 25 gennaio 2011.
Lezioni Urbinati 2003/2009, Codice Edizioni, Torino 2001, a cura di Daniela Tagliafico, Gennaio 2011.
Commemorazione del Sen. a vita Carlo Bo, Senato della Repubblica, Palazzo Giustiniani, Sala degli Zuccari, prolusione Sen. Sergio Zavoli, 9 febbraio 2011.
Vita di Carlo Bo, filmato di Lucia Ferrati e Pietro Conversano, Teatro Sanzio, 10 maggio 2012.
Carlo Bo 1911-2011. Gli ex libris illustrano e narrano, Mostra, Palazzo Petrangolini, QuattroVenti, Urbino 2011, a cura di Gian Carlo Torre, 5-28 agosto 2011.
Commemorazione di Carlo Bo, Premio Frontino Montefeltro Ed. XXX, Sen. Sergio Zavoli, 30 settembre 2011.
Carlo Bo, Aspettando il vento, L’Astrogallo, Ancona 1976; Premio Nazionale Gentile da Fabriano 2011, a cura di Galliano Crinella, 5 incisioni e un disegno di Roberto Stelluti, Ottobre 2011.
Carlo Bo al Premio nazionale Gentile da Fabriano, Mostra di immagini fotografiche, Fabriano, Oratorio della Carità, 15 ottobre 2011.
Dal progetto di lettura di Carlo Bo alla lettura nell’era digitale, Convegno studi, Aula tesi, Collegio Raffaello, 24-25 novembre 2011.
Carlo Bo, Diario aperto e chiuso. 1932-1944, Edizioni di Uomo, Milano 1945; QuattroVenti, Urbino 2012, a cura di Katia Migliori, Aprile 2012. Presentazione a Fano, Sala San Michele, 14 aprile 2012, “Nell’intima piega” a cura di Katia Migliori, Università di Urbino “Carlo Bo”, Fondazione Cassa di Risparmio di Fano e Comune di Fano.
Lezioni Urbinati, John Freeman, Come si legge un narratore, Aula Magna, Facoltà di Lingue e culture straniere, Collegio Raffaello, 22-23 novembre 2012.
25 gennaio 2013, Giorno anniversario, Cattedrale di Urbino, S. Messa e Donazione degli Ex-Libris originali della Mostra del Centenario alla Fondazione Carlo e Marise Bo da parte del Circolo Acli-Centro Universitario, partecipazione dell’Arcivescovo Giovanni Tani e del Magnifico Rettore Stefano Pivato.