Economia civile nelle Marche Nord

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Economia civile nelle Marche Nord

Una proposta che riguarda l’economia civile dell’intero territorio marche nord.

Nasce il laboratorio per lo sviluppo dell’economia sociale nella provincia di Pesaro e Urbino. Una elaborazione di Maurizio Tomassini delle Acli che raccoglie la documentazione di una rete associativa che lancia la proposta di economia vivile dell’intero territorio Marche Nord. Segue documentazione.

 

Quando nasce l’idea

Qualche settimana fa, un piccolo gruppo di sei-sette realtà del non profit fanese ha cominciato a vedersi con l’idea di elaborare una strategia di sviluppo e rivalutazione del territorio. Ad esse progressivamente si è avvicinato qualche politico locale interessato a capire, qualche singolo cittadino interessato ai contenuti che trattavamo. Ancora erano vivi i ricordi di alcune esperienze laboratoriali che avevano fatto scuola negli anni ’90 del secolo scorso, come la Città delle bambine e dei bambini. “Possibile che non riusciamo più ad esprimere un pensiero progettuale, visionario, sulla nostra città?”. “La classe politica locale sonnecchia ed anche il nostro mondo – quello del volontariato, dell’associazionismo, delle imprese sociali – è sempre più schiacciato dalla crisi e da una incapacità di pensare ad un nuovo welfare, a nuove idee di città”.

 

Venivamo da più di un anno di incontri bilaterali con la Regione, con alcuni enti locali, con esponenti illuminati delle istituzioni, delle imprese, con lo stesso mondo non profit. Ogni volta che provavamo a ragionare su delle ipotesi strategiche che riguardassero l’uso dei fondi destinati all’euroregione Adriatica, piuttosto che alla provincia, o ad alcune partnership locali, la reazione era di interesse, curiosità, a volte di collaborazione. Ma puntualmente ci scontravamo con una impreparazione generale ed una sottovalutazione del lavoro da fare.

 

Perché ci siamo visti alcune settimane fa, allora? Per due motivi: prima di tutto per provare a rilanciare, nonostante le diffidenze e le difficoltà incontrate, l’idea di potenziare l’economia sociale creando una rete sovralocale ed eterogenea; e, in parallelo, per tentare di dare un contributo a superare, almeno in parte, la crisi strutturale ed economica che sta soffocando i nostri territori, promuovendo nuova occupazione e nuovi modelli di partecipazione e di governance locale.

 

Quanto sta succedendo nel Paese, infatti, ci obbliga a valorizzare tutte le forze, le opportunità e le risorse che possano contribuire in una prospettiva di medio periodo a rilanciare le politiche pubbliche di welfare, di sviluppo locale, di promozione del patrimonio paesaggistico e ambientale, di partecipazione e di cooperazione. L’analisi da cui siamo partiti – nulla di eccessivamente sofisticato credeteci – era collegata alle seguenti considerazioni (ne riportiamo alcune):

 

– La provincia di PU si caratterizza (secondo l’ultimo rapporto del CENSIS del 2012) per essere la prima in tutta Italia ad avere risentito della crisi e ad avere peggiorato la propria situazione socioeconomica rispetto a delle condizioni di partenza (precrisi) molto migliori in origine;

 

– Dall’altra parte, si tratta di un’area con numerose potenzialità geomorfologiche, paesaggistiche, ambientali, mai valorizzate davvero fino in fondo;

 

– In particolare, le risorse economiche dedicate alla progettazione e agli investimenti territoriali (fondi strutturali dell’Unione Europea, fondi nazionali dedicati, fondi regionali derivanti dai POR, etc.) sono tradizionalmente male utilizzate e quasi mai messe a sistema con continuità;

 

– Nelle amministrazioni pubbliche locali la capacità di progettare e programmare interventi mirati di investimento e sviluppo – al di là dei tagli e della crisi – è andata progressivamente scemando. Oggi solo in alcuni casi si riesce a lavorare davvero su pratiche urbane innovative e sull’utilizzo continuativo e serrato di tutte le opportunità economiche esistenti per promuovere dei veri e propri piani strategici comunali e intercomunali;

 

– I saperi scientifici, culturali ed esperienziali, le competenze, le sensibilità non sono più individuabili in maniera scontata nelle classi dirigenti locali, nei nostri referenti politici ed amministrativi, nelle élite. I meccanismi di selezione delle figure apicali e rappresentative rispondono ormai a logiche conservative e strumentali. Ciò si ritraduce nella necessità di lavorare più sulle “connessioni” che sulle gerarchie e di favorire network articolati di saperi che controbilancino la deriva autoreferenziale della politica tradizionale.

 

Abbiamo pensato che fosse necessario lavorare per passaggi obbligati e successivi. Passaggio iniziale, non scontato: produrre un’Agenda, una sorta di manifesto, per lo sviluppo dell’economia sociale nella nostra provincia. E’ indubbio, ormai, che per rispondere alle criticità economiche, occupazionali, di ridimensionamento dei livelli di qualità della vita sui territori, si debba ragionare almeno su una scala provinciale. Né troppo piccola e autoreferenziale e nemmeno tanto dispersiva, se pensiamo a pianificazione strategica e programmazione di politiche pubbliche integrate di medio-lungo respiro. Siamo nella fase in cui l’Agenda viene promossa come bozza, stiamo raccogliendo integrazioni e suggerimenti in attesa di licenziarne la versione definitiva entro fine Maggio di quest’anno.

 

Nel frattempo, abbiamo attivato una serie di seminari e di incontri pubblici e stiamo portando in giro l’idea dell’Agenda nei convegni in cui si parla di come rilanciare il territorio, le singole comunità locali, la provincia. Gli amici che hanno organizzato Urbino 2020 (www.urbino2020.it) ci hanno ospitato per ragionare insieme e cominciare a superare degli steccati campanilistici. Alcuni esponenti della politica e dell’associazionismo di Fermignano hanno condiviso con noi la strategia, così come amici del mondo della consulenza alle imprese o delle stesse istituzioni. Le ACLI provinciali, in occasione di un interessante convegno su nuovi approcci allo sviluppo occupazionale, hanno di recente ospitato – oltre alla cooperativa Itaca di Pordenone che ha descritto il proprio approccio ed il proprio modello innovativo di incubatore – un intervento sull’Agenda che stiamo provando a condividere. Il 27 Aprile organizzeremo un seminario europeo per specializzare un primo gruppo di lavoro sulla progettazione europea all’interno di una rete che in poche settimane ha raccolto circa 70 adesioni.

 

Nei prossimi due mesi lavoreremo sulle seguenti azioni:

 

– Condividere i contenuti strategici e culturali dell’Agenda, investendo una quota-parte delle proprie risorse (umane, professionali, economiche, organizzative, scientifiche, etc.) come organizzazioni aderenti, nel lavoro comune di ricerca, progettazione, sperimentazione sul medio periodo (2014-2020);

 

– Attivare una campagna permanente di adesioni all’Agenda e alla rete che tenga insieme soggetti di natura diversa (cfr. punti più avanti), sia di natura istituzionale che extraistituzionale e che preveda funzioni specifiche e diversificate;

 

– Elaborare un Piano triennale di lavoro e dei programmi annuali che riguardino le priorità specifiche su cui progettare, i mezzi e le risorse, gli obiettivi, e gli strumenti di coordinamento e gestione;

 

– Sviluppare un piano settoriale relativo alla comunicazione strategica in grado di: permettere alle comunità locali e agli stakeholders di essere informati ed aggiornati sulle attività della rete; elaborare produzioni scientifiche e culturali da condividere a livello locale, nazionale ed internazionale; attivare percorsi di aggiornamento interno e per il territorio;

 

– Attivare un sistema di governance interna finalizzato a gestire la rete dal punto di vista organizzativo ed operativo.

 

Non siamo un soggetto partitico, probabilmente si può dire che facciamo politica di territorio. Non vogliamo concorrere a nessuna elezione locale. E, soprattutto non vogliamo sovrapporci a nessuna rete già esistente e attiva. Vogliamo dare una mano, attivare come già detto connessioni, favorendo un poco di più l’integrazione tra politiche a nostro avviso integrabili e provando a dare risposte concrete insieme a tutti coloro che condivideranno percorso, obiettivi e contenuti.