Manifesto per lo sviluppo dell’economia sociale 2014-2020 – Area Marche Nord, Provincia di Pesaro e Urbino

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Manifesto per lo sviluppo dell’economia sociale 2014-2020  – Area Marche Nord, Provincia di Pesaro e Urbino

BOZZA

Premessa

La crisi economica strutturale, e più complessivamente la situazione di involuzione politica e culturale che riguarda i nostri territori ci impongono un cambio di passo. E al contempo ci obbligano a valorizzare tutte le forze, le opportunità e le risorse che contribuiscano in una prospettiva di medio periodo a rilanciare le politiche pubbliche di welfare, di sviluppo locale, di promozione del patrimonio paesaggistico e ambientale, di partecipazione e di cooperazione.

L’idea di cui si fa portatore il Manifesto per lo sviluppo dell’economia sociale è ben definita: contribuire, nell’arco dei prossimi anni a fare delle Marche del Nord un laboratorio attivo di ricerca e di sviluppo di policy e di pratiche volte a riequilibrare una situazione economica fondata su paradigmi ultraliberisti, ridefinendo allo stesso tempo modelli e processi di governance locale. I concetti fondativi attorno a cui ruota l’intera strategia culturale e politica che vorremmo praticare sono: partecipazione, eguaglianza, redistribuzione, attivazione di filiere e ambiti di lavoro fondati sull’economia sociale, sviluppo sostenibile e valorizzazione del patrimonio storico, paesaggistico e culturale.

 

Qual è la situazione attuale?

Siamo convinti che si debba partire dalla necessità di sperimentare nuove forme di governo e di politica pubblica utilizzando come unità di misura il territorio. Che va concepito nella sua complessità (antropologica, urbanistica, storica, psicosociale, economica, relazionale) e che può rappresentare un ambito vivo di innovazione. Da questo punto di vista, ci sembra opportuno promuovere lo sviluppo della strategia prevista dal Manifesto in un’area che comprende la Provincia di Pesaro e Urbino. Sul piano socioecnomico e strutturale, la situazione può essere così riassunta:

– La provincia di PU si caratterizza (secondo l’ultimo rapporto del CENSIS del 2012) per essere la prima in tutta Italia ad avere risentito della crisi e ad avere peggiorato la propria situazione socioeconomica rispetto a delle condizioni di partenza (precrisi) molto migliori in origine;

– L’intera area, al di là di poche eccezioni, rappresenta un sistema chiuso e poco permeabile a investimenti politici, economici e culturali efficaci e d lungo respiro. A partire dalle finalità dichiarate in precedenza;

– Dall’altra parte, si tratta di un’area con numerose caratteristiche geomorfologiche, paesaggistiche, ambientali, mai valorizzate davvero fino in fondo;

– Rispetto ad altre zone delle Marche l’area-sistema di cui stiamo parlando non ha mai maturato un piano ed un programma di promozione del benessere locale e di integrazione tra politiche pubbliche strategiche (sanità, scuola, lavoro, etc.) in grado di contrastare i processi di pauperizzazione e di insicurezza e di favorire opportunità di sviluppo e di redistribuzione;

– In particolare, le risorse economiche dedicate alla progettazione e agli investimenti territoriali (fondi strutturali dell’Unione Europea, fondi nazionali dedicati, fondi regionali derivanti dai POR, etc.) sono tradizionalmente male utilizzate e quasi mai messe a sistema con continuità;

– Nelle amministrazioni pubbliche locali la capacità di progettare e programmare interventi mirati di investimento e sviluppo – al di là dei tagli e della crisi – è andata progressivamente scemando. Oggi solo in alcuni casi si riesce a lavorare davvero su pratiche urbane innovative e sull’utilizzo continuativo e serrato di tutte le opportunità economiche esistenti per promuovere dei veri e propri piani strategici comunali e intercomunali;

– I saperi scientifici, culturali ed esperenziali, le competenze, le sensibilità non sono più individuabili in maniera scontata nelle classi dirigenti locali, nei nostri referenti politici ed amministrativi, nelle élite. I meccanismi di selezione delle figure apicali e rappresentative rispondono ormai a logiche conservative e strumentali. Ciò si ritraduce nella necessità di lavorare più sulle “connessioni” che sulle gerarchie e di promuovere network articolati di saperi che controbilancino la deriva autoreferenziale della politica tradizionale;

– Il probabile ridimensionamento dei poteri e del numero delle Provincie, infine, ci obbliga ad esplorare forme nuove di networking e di costruzione di patti locali.

Quelli appena citati sono alcuni dei principali motivi che obbligano la cittadinanza nelle sue molteplici espressioni (associazioni, imprese, istituzioni, gruppi informali, mondo dell’università e della ricerca scientifica, sindacati, cooperative) ad attivare dei processi reali di testimonianza e di cambiamento che vadano a riequilibrare la situazione esistente. Soprattutto, contribuendo a ri-definire modelli e contenuti della politica come “arte del governare”, che vadano nella direzione di un maggior coinvolgimento dei cittadini e dei corpi intermedi.

 

Cosa potremmo fare insieme?

Sia pure se in maniera sintetica, descriviamo quali passaggi ed azioni è importante promuovere e pianificare nel prossimo periodo:

– Condividere i contenuti strategici e culturali del Manifesto, investendo una quota-parte delle proprie risorse (umane, professionali, economiche, organizzative, scientifiche, etc.) come organizzazioni aderenti nel lavoro comune di ricerca, progettazione, sperimentazione sul medio periodo (2014-2020);

– Attivare una campagna permanente di adesioni al Manifesto e alla rete che tenga insieme soggetti di natura diversa (cfr. punti più avanti), sia di natura istituzionale che extraistituzionale e che preveda funzioni specifiche e diversificate;

– Elaborare un Piano triennale di lavoro e dei programmi annuali che riguardino le priorità specifiche su cui progettare, i mezzi e le risorse, gli obiettivi, e gli strumenti di coordinamento e gestione;

– Sviluppare un piano settoriale relativo alla comunicazione strategica in grado di: permettere alle comunità locali e agli stakeholders di essere informati ed aggiornati sulle attività della rete; elaborare produzioni scientifiche e culturali da condividere a livello locale, nazionale ed internazionale; attivare percorsi di aggiornamento interno e per il territorio;

– Attivare un sistema di governance interna finalizzato a gestire la rete dal punto di vista organizzativo ed operativo.

 

Quali realtà coinvolgere?

Costruire dei Patti locali complessi vuol dire tenere insieme attori sociali che provengano essenzialmente da quattro mondi diversi e farli dialogare dal punto di vista progettuale e delle alleanze possibili. A fare parte dei Patti locali e del Patto d’Area saranno: enti locali, mondo del non profit, imprese classiche, associazioni di categoria, sindacati, mondo dell’università e della ricerca scientifica. In maniera modulare e fluida, ogni realtà potrà decidere, in base alla tipologia di investimenti e di contributi che sarà in grado di garantire, se essere funzionale alla progettazione, se gestire azioni complesse, se avere un ruolo di indirizzo, se avere un ruolo da stakeholder, se condividere come sostenitore gli obiettivi e le finalità del Patto d’Area, se essere un fruitore e un destinatario di interventi e progetti.