URBINO, ANTONIO SPADARO, PROLUSIONE ISTITUTO ITALO MANCINI
Il prof. Antonio Spadaro,direttore de “La Civiltà Cattolica”, terrà la prolusione all’a.a. 2012-2013 dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Italo Mancini” il giorno 8 marzo 2013, alle ore 17.15, presso il Collegio Raffaello.
La novità dell’evento sta nel fatto che il prof. Spadaro è uno dei massimi specialisti delle recenti tecnologie digitali, entrate prepotentemente nella nostra vita quotidiana.
Recentemente, poi, è uscito presso Vita e Pensiero un suo volume che porta il titolo Cyberteologia, volume che ha avuto una notevole successo di pubblico e di critica, con traduzioni in diverse lingue straniere.
Per Spadaro non si tratta semplicemente di cercare nella rete nuovi strumenti per l’evangelizzazione o di intraprendere una riflessione sociologica sulla religiosità in internet; si tratta piuttosto – e qui sta la novità della ricerca – di trovare punti di contatto e di feconda interazione tra la rete e il pensiero cristiano.
“La logica della rete”, con le sue potenti metafore, offre spunti inediti alla nostra capacità di parlare, di comunione, di dono, di trascendenza.
E, dal canto suo, il pensiero teologico può aiutare l’uomo in rete a trovare nuovi sentieri nel suo cammino verso l’Assolutamente Altro.
La sfida – sostiene Spadaro – non è come usare la rete, ma come “vivere bene nel tempo della rete”.
Piergiorgio Grassi
TRE DOMANDE ALL’AUTORE ANTONIO SPADARO
1. Com’è nata in lei l’idea di fondere due termini apparentemente inconciliabili come “cyber” e “teologia”? Ha avuto critiche al riguardo e se sì di che genere?
Internet sta cambiando il nostro modo di conoscere il mondo, di relazionarci con le persone, di rapportarci con la realtà. Sta cambiando il nostro modo di pensare. Le recenti tecnologie digitali non sono più semplici strumenti completamente esterni al nostro corpo e alla nostra mente, ma un «ambiente» nel quale noi viviamo. Ecco allora la mia domanda: la Rete non starà cambiando forse anche il nostro modo di pensare e vivere la fede? Ecco la domanda dalla quale sono partito per la mia riflessione. Ovviamente ho ricevuto alcune critiche, ma soprattutto grande interesse per una prospettiva tutta da esplorare. La “cyberteologia” è una disciplina che necessariamente deve interrogarsi sul futuro e dunque immaginare oltre che capire.
2. Cosa significa per lei “avere uno sguardo spirituale sulla rete” e, soprattutto, com’è possibile attuarlo, considerando pure l’uso distorto che spesso viene fatto della rete?
Nel 1964 Paolo VI disse a proposito dei primi computer che “il cervello meccanico viene in aiuto del cervello spirituale”. E parlò dello “sforzo di infondere in strumenti meccanici il riflesso di funzioni spirituali”. Parole profetiche. La tecnologia è la forza di organizzazione della materia da parte dell’uomo che è un essere spirituale. Siamo chiamati a comprendere la natura profonda, la vocazione stessa della tecnologie digitali in relazione allo vita dello spirito. In particolare, la Rete e la cultura del cyberspazio pongono nuove sfide alla nostra capacità di formulare e ascoltare un linguaggio simbolico che parli della possibilità e dei segni della trascendenza nella nostra vita. L’uso distorto ed eticamente cattivo della tecnologia paradossalmente conferma il fatto che essa ha a che fare con la libertà e lo spirito dell’uomo.
3. Si comprende da quanto scrive la sua grande passione per le nuove tecnologie e nella premessa elenca gli strumenti digitali che abitualmente utilizza (iPad, Galaxy Note). Come vede però la continua corsa all’innovazione tecnologica in questo settore che, di riflesso, si traduce anche in un sempre maggiore consumismo tecnologico?
Penso che si tratti di una tappa evolutiva. Le “macchine” sono sempre meno macchinose, sempre meno inadeguate alla nostra umanità. Aver paura delle macchine significa perdere di vista che sono frutto della spiritualità dell’uomo e dei suoi desideri più profondi. Aveva scritto Giovanni Paolo II: «Non abbiate paura delle nuove tecnologie! Esse sono “tra le cose meravigliose” che Dio ci ha messo a disposizione per scoprire, usare, far conoscere la verità, anche la verità sulla nostra dignità e sul nostro destino di figli suoi, eredi del suo Regno eterno». Chiaramente la tentazione è in agguato. Il desiderio di possesso, di dominio e di potenza suscitato in noi delle macchine è la grande tentazione dell’uomo. Le “cose”, gli oggetti che la tecnologia è in grado di realizzare corrispondono a desideri antichi e paure profonde. Se così non fosse, le sue innovazioni non ci toccherebbero davvero, meravigliandoci o intimidendoci. Il compito dei cristiani è quello di accompagnare l’uomo nel suo cammino con un attento discernimento.