ENOGASTRONOMIA E RIDUZIONE DEGLI SPRECHI di Paolo Ninfali

in Enogastronomia

ENOGASTRONOMIA E RIDUZIONE DEGLI SPRECHI

di Paolo Ninfali

 

Nella filiera agroalimentare italiana ci sono molti elementi di valore che creano qualità. Di questi elementi abbiamo parlato ampiamente in questa rubrica in precedenza. Non bisogna dimenticare che nel contempo esistono anche ostacoli o deviazioni dalla tradizione mediterranea, che impattano su ambiente e salute. Inoltre esistono molte inefficienze che generano sprechi, i quali a loro volta incidono ancora su ambiente e salute.

In una rubrica di enogastronomia è giusto considerare anche gli elementi di debolezza del nostro sistema agroalimentare per favorire “la rivoluzione della cittadinanza attiva”, per citare il titolo del libro (EMI, 2022) di Leonardo Becchetti, economista dell’Università di Roma Tor Vergata.

La produzione agroalimentare causa dal 21 al 37% di emissioni di gas serra ovvero delle tonnellate di anidride carbonica immessa nell’atmosfera, associata direttamente o indirettamente ai prodotti alimentari, ai servizi e alla logistica ad essi collegata. Vari ricercatori, tra cui Giuliana Vinci e collaboratori dell’Università La Sapienza di Roma hanno recentemente calcolato che la popolazione italiana, ritenuta in Europa la più aderente alla dieta mediterranea, si è di fatto discostata da questo stile alimentare, preferendo altre diete più ricche di grassi animali. Se la maggior parte della popolazione mantenesse lo stile alimentare mediterraneo, caratterizzato da cibi derivati da vegetali con carboidrati complessi, fibra e micronutrienti, si potrebbero ridurre a più della meta di quelle attuali, le emissioni di gas serra con i conseguenti vantaggi per ambiente e salute (Vinci G. et al. Int J Environ Res and Public Health,19, 2022).

All’abbandono da parte di una gran parte della popolazione italiana della dieta mediterranea si aggiunge anche la piaga degli sprechi di generi alimentari, che impattano sempre di più sull’ambiente, sull’economia e sulla salute dei cittadini.

Vorrei qui trattare l’aspetto degli sprechi e lasciare la valutazione dello scostamento dalla dieta mediterranea in un prossimo articolo.

Infatti, sulla riduzione degli sprechi è già stata avviata una campagna di sensibilizzazione nella Regione Marche e nella provincia di Pesaro-Urbino.

La FAO denuncia che nel mondo si spreca ogni anno 1/3 della produzione di cibo. In Italia non ci discostiamo di molto da questo dato. In un anno una persona butta in media 37 Kg di cibo (Fonte : LIfegate 2020) con una perdita economica di 1, 5 miliardi di euro. Lo spreco alimentare nella filiera vale l’8% delle emissioni globali di gas serra.

Sono vari i motivi per cui nelle famiglie si scartano i cibi. Tra questi spiccano: la diffidenza verso prodotti prossimi alla scadenza, confezioni ammaccate, acquisti compulsivi, porzioni più grosse del necessario. I prodotti più sprecati sono: frutta e verdura, pesce, cereali, carne, latte e formaggi.

Ognuno di questi cibi sprecati si porta dietro una “Impronta Ecologica” ovvero un certo numero di tonnellate di anidride carbonica, derivante dall’energia usata per la produzione e lo smaltimento del prodotto tal quale e del suo imballaggio. Il problema degli imballaggi sta emergendo in tutta la sua gravità dalle stime che i comuni fanno nel loro sistema di raccolta dei rifiuti.

Per ridurre i rifiuti collegati alla catena del cibo, bisogna agire in prima istanza sugli imballaggi: meno vaschette, meno carta, meno bottiglie. Questo problema ha portato le amministrazioni comunali a riflettere sull’utilità di premiare i cittadini con più senso civico: chi spreca meno paga meno. Gli incentivi si avvertono nella riduzione dei costi della bolletta rifiuti. Si sta pensando di dare altri incentivi sotto forma di bonus energia (gas e carburanti). Inoltre si sta da tempo lavorando nel campo della educazione civica, partendo dalle scuole, per arrivare nei punti vendita, alle sedi pubbliche e infine nelle case dei cittadini, con nuovi programmi TV finalizzati.

Un secondo aspetto utile e importante è legge regionale (LR: 32/2017), che consente agevolazioni e sostegno a chi si dedica a progetti per attuare il recupero dei prodotti alimentari in via di scadenza, ma ancora utilizzabili dai cittadini in totale sicurezza. La Legge sostiene la raccolta di prodotti scaduti e l’adesione di supermercati aziende e negozi ad aggregarsi per la raccolta. La legge incentiva l’idea di donare il cibo in eccedenza, piuttosto che buttarlo o lasciarlo scadere. In questo settore opera una rete di associazioni di volontariato come: Banco Alimentare, Caritas, Croce Rossa e altre.

Per quanto riguarda l’educazione e sensibilizzazione della cittadinanza, i consigli studiati per ridurre gli sprechi sono diversi. Eccone alcuni: predisporre il menu settimanale controllando il contenuto del frigorifero; tenere la lista del menu con sè e non farsi tentare da quello che si vede fuori; verificare che il frigo lavori bene mantenendo la temperatura richiesta; non buttare vegetali maturi o ammaccati ma usarli per creme o zuppe; creare nuove ricette con gli avanzi; ruotare gli alimenti in frigo mettendo davanti i più vecchi e dietro i nuovi; fare porzioni piccole a tavola; acquistare solo le quantità di cibo di cui si ha bisogno; congelare cibo fresco prima che si deteriori e infine, per chi ha il giardino, conservare gli avanzi per compostarli nel terreno.

La Regione Marche ha proposto un progetto di finanziamento per il recupero dei cibi scaduti o in scadenza. Il Comune di Pesaro, tramite l’assessore alla solidarietà, Luca Pandolfi, si è aggiudicato un finanziamento su un progetto che prevede di aumentare del 30 % il recupero dei cibi inutilizzati a Pesaro e nei comuni di: Vallefoglia, Tavullia Gradara Mombaroccio ed altri. Il Banco Alimentare Marche, la Caritas, la Città della Gioia, ed altre associazioni di volontariato partecipano al progetto. I prodotti raccolti da forni, mense aziendali, supermercati, saranno disponibili per le persone richiedenti. Infatti è sempre più facile vedere persone in stato di necessità richiedere l’accesso alla assegnazione di questi alimenti.

In conclusione, lo spreco alimentare è una vera emergenza nazionale. La legge c’è, la Regione Marche, la Provincia di Pesaro Urbino e le associazioni di volontariato si sono mostrate ampiamente sensibili a questo problema. Da parte delle istituzioni e della GDO (Grande distribuzione organizzata) si tratta di promuovere contatti e collaborazioni tra strutture che svolgono l’attività di raccolta e nel contempo portare avanti una campagna di sensibilizzazione per promuovere la cultura della riduzione dello spreco alimentare. E’ interesse di tutta la collettività che questo progetto vada avanti e a questo se ne aggiungano altri, per il sostegno a chi non ha cibo, per la salvaguardia dell’ambiente, per l’economia del territorio e la salute dei cittadini.

Paolo Ninfali