La Pera Angelica di Serrungarina, versatile e gustosa

in Enogastronomia

di Paolo Ninfali

Ho ricevuto in dono un cesto di pere Angelica, ancora verdi, raccolte da poco. Le ho depositate nella mia cantina e ne ho osservato i tempi di maturazione. Esattamente un mese dopo, il 50 % era ancora verde e le altre, avevano preso colore giallo e rosso, erano mature al punto giusto. Nessuna era in stato avanzato di maturazione o deperita. Questo non sarebbe successo con le varietà più comuni come le pere Williams o Abate Fetel. La buona conservabilità, fuori frigo, è uno dei grandi vantaggi della pera angelica, un frutto che arricchisce di biodiversità il nostro territorio. Essa è inserita dall’Agenzia Servizi Settore Agroalimentare delle Marche (ASSAM) nel repertorio della Biodiversità Agraria delle Marche al N° 31 dal 16 febbraio 2006.

La pera Angelica o Santa Lucia è coltivata nell’area collinare della provincia di Pesaro-Urbino nel comune di Serrungarina e alcuni comuni limitrofi, da alcuni agricoltori volonterosi che conservano piante di oltre 70 anni, insieme ad impianti più giovani con una produzione di 50 tonnellate per anno. Della pera Angelica parla Giorgio Gallesio nel suo “Pomona Italiana” che risale ai primi del 1800, un’opera descrittiva, per immagini e testi, del panorama pomologico italiano, riguardante i fruttiferi più noti, distinti per varietà, a loro volta descritte per caratteristiche, ambiente e localizzazioni geografiche.

La coltivazione non è semplice perché, come ogni altro tipo di pera, l’Angelica è vulnerabile alla ticchiolatura e psilla. Ma i nostri appassionati agricoltori cercano di applicare tutti i sistemi integrati per arrivare ad un prodotto sano e gustoso. La polpa della pera Angelica è cremosa, bianca con sapore dolce e leggero sentore di amaretto. Essa contiene un ricco repertorio di nutrienti utili alla nostra salute. In particolare è ricca di vitamine, sali minerali e fibre, tanti polifenoli e carotenoidi tra cui luteina e beta-carotene. La pera è ottima se consumata come snack con formaggio (Casciotta di Urbino, Pecorino, ecc. ) e pane, sia alla mattina, nell’intervallo tra colazione e pranzo, che nel pomeriggio come vera e propria merenda. E’ sempre gradito, ai buoni intenditori l’abbinamento con un sorso di Bianchello del Metauro.

Altra opportunità collegata all’uso gastronomico della pera angelica, è la marmellata favorita dal buon contenuto di pectina naturale endogena, che consente l’aumento della consistenza con tempi di cottura ridotti. Inoltre, l’alto contenuto di fruttosio permette la conservazione con poco saccarosio aggiunto. Infine ci sono varie ricette di crostata alla pera angelica, molto nutrienti per le merende e le colazioni dei bambini e dei ragazzi.

In conclusione, siamo molto grati agli agricoltori che, con la pera Angelica e altre specie vegetali e arboree, difendono la biodiversità del nostro territorio. Consumando questi prodotti valorizziamo il loro lavoro, rendiamo sostenibili queste coltivazioni sulle nostre colline, difendiamo un corredo genetico di piante tramandate dagli avi, nonché una riserva di nutrienti che proteggono la nostra salute. L’ecosistema dei territori dedicati alla coltivazione della pera angelica è ben adattato alla pianta e se si abbandonano queste colture, il valore agronomico derivante dall’instaurato equilibrio pianta-terreno si perde e un’altra coltivazione richiederebbe diverso tempo per l’adattamento.