Padre Stefano Trojani
Padre Stefano Trojani

La bellezza dell’essere. La nuova poesia di Padre Stefano Trojani

in Lettere e Teatro

La bellezza dell’essere

La nuova poesia di Padre Stefano Trojani

di Gastone Mosci

 

Per l’ultima festa di San Francesco ho accettato l’invito di padre Stefano Trojani: al Convento La pace di Sassoferrato si era in tanti. Si festeggiavano i sessanta anni di consacrazione francescana dell’amico di sempre dell’Appennino del Monte Strega. Nel refettorio dell’immenso convento in un tempo recente costruito per i giovani seminaristi poi ristrutturato per gli anziani frati ed ora in situazione di permuta, in un invecchiamento per mancanza di ospiti, ho assistito ad un evento speciale, la presentazione di un particolare “livre de peintre”, “La bellezza dell’essere”, un libro d’artista in onore di Padre Stefano Trojani, promosso da Lycia Antognozzi di Fermo e dalla Associazione Culturale La Luna per le Grafiche Fioroni.

Il libro si sviluppa su due filoni: da una parte il lavoro di Lycia in collegamento con gli artisti e gli scrittori insieme a Sandro Pazzi e Agostino Cartuccia per la confezione editoriale e artistica dell’opera, una realizzazione molto elaborata e di prestigio; dall’altra la partecipazione di Padre Stefano con nove poesie inedite, una silloge come anticipazione del prossimo terzo volume bianco di poesia, dopo “Invocazioni e lodi” (unaluna, 2010) e “E fu sera e fu mattina” (La Luna, 2012), con il consiglio di Eugenio De Signoribus. I testi poetici di Padre Stefano sono nuovi, intensi, agili e di una fermezza lapidaria di fede. Ecco le parole del canto che è accompagnato dalla acquaforte di Sandro Trotti, una Madonna con bambino, “Maternale”, dai tratti neri e appassionati ma non creaturali.

 

FRAMMENTO DELL’ESSERE INFINITO

La vita
s’affonda
in quelle tue incognite lontananze
e cerca pace
nella piena conoscenza
che è sapere
che lo spirito umano
vive frammento
di quell’Essere infinito.

 

Nel libro d’artista in questione vi sono nove testi di Padre Stefano accompagnati da nove grafiche d’autore. Dopo Trotti, Alfredo Bartolomeoli con “Al vento” , xilografia con due legni, notevole; Lorenzo Bruno, “Madonna”, maniera nera a due matrici, inquietante; Eriberto Guidi,”Di altri mondi”, la scrittura fotografica di un paesaggio misterioso; Pietro Antonio Orsini, “La luce della grazia”, xilografia con due matrici su linoleum; Riccardo Piccardoni, “San Giorgio”, acquaforte, che accompagna

 

LA CONOSCENZA DELLA VITA

A volte
la mente
si confonde
con l’intreccio infinito
di pensieri,
caldi del calore
della vita,
e il cuore
si fa pieno
di affascinante sentimento
che la realtà
fa bella
come un segno.
Al risveglio
rapido e
più vero
tutto si riveste
di penosa
angoscia
che intristisce
l’esistenza.
Solo
la fede allora
riporta la vita
nella sua vera
conoscenza.

 

Seguono Alfredo Pirri con “I cardi”, acquaforte-acquatinta, la natura nell’antica conoscenza dell’Appennino; Athos Sanchini, “Tenebre e luce”, acquaforte-.acquatinta a tre matrici, con gli aculei cromatici del dramma; Sandro Pazzi con “Cosmico infinito”, vernice molle-acquaforte e due matrici, con il testo di chiusura di Padre Stefano.

 

BELLEZZA E RICORDO

Un desiderio forte
della vita
mi ha chiuso il cuore
entro un vortice d’amore di ogni cosa.
Il tempo intanto le risucchia
ad una ad una
nello spazio sempre vero
e stretto,
quello che par poco
e leggero come il vento.
Ma tutto è un inizio
che già nel tempo
s’avvia a respirare nel volo
della mente
il soffio del vivere eterno.
La vita anche nel ricordo
è già l’immagine
dell’infinito permanere.

 

Poesia e immagini, canto e icone permettono di indirizzare messaggi di umanità e un ambiente di cordialità e amicizia, che padre Stefano ha saputo accogliere con naturalezza e riconoscenza. Ma anche la scrittura ha partecipato alla festa de “La bellezza dell’essere” che l’Antognozzi ha inventato con grazia e intelligenza. Fabio Ciceroni, Galliano Crinella, Giorgio Cutini, Andrea Lanfranchi, Rosa Lucia Cardini, chi scrive e soprattutto Eugenio De Signoribus ne sono stati partecipi, da segnare la presa di coscienza di una situazione creativa e spirituale che Padre Stefano ed i suoi amici possono interrogare e vivere: questi segnali vengono dalle parole di Eugenio De Signoribus, impresse nel libro dedicato a Stefano:

(atti francescani)

briciole di pane sulla mensa
alle labbra come frammenti santi

volti assorti passeri pietosi
tra rovine e macchie temporali

e figure di maldicenti
di storte menti e di spietati biechi…

oh sconfinata mensa di frugali
avanguardie dell’operoso vivere!

camminando tra rifiuti e inciampi
non avete perduto la purezza

e indicare un passo di salvezza
malgrado i vostri sanguinanti piedi…


(a padre Stefano e ai suoi fratelli)
primavera-estate 2013

 

Come è nato questo evento? Lo racconta la protagonista, Lycia Antognozzi, riferendosi ad una sua visita, insieme a Sandro Pazzi, a Padre Stefano nel suo laboratorio di Sassoferrato. Nella rete della città antica, dello studio pieno di libri, del fascino del personaggio, della magia dell’incisione, l’incontro ha suggestionato Lycia, ha nutrito il mito: Padre Stefano è e va interpretato come un grande committente dell’arte grafica, come un sereno testimone di Francesco d’Assisi. Di lì è nato il dialogo con tanti amici, l’idea di un libro amicale e il desiderio di coinvolgere poeti e artisti, filosofi e tecnici della stampa. E di continuare, di “favorire alcuni incontri, di intrecciare ed annodare vite che di lui portano segno profondo”. Padre Stefano ha risposto con una pagina su “Bellezza e verità”, ha ripreso in mano i libri della sua tesi di laurea, si è avventurato nelle domande d’oggi ma in definitiva – dice- “la bellezza non può essere che ordine, armonia, pace”, come nel Rinascimento urbinate. Ma la bellezza dialoga con la verità, e diventa annuncio di fede.

 

La nuova poesia del silenzio

Ritorno ai nove canti. La bellezza ha il compito di guidare la tensione del tempo, il contesto del vivere e del respirare la vita. In “Bellezza e ricordo” l’autore dice: “Un desiderio forte / della vita / mi ha chiuso il cuore / entro un vortice d’amore di ogni cosa”. Il poeta sente l’unione indissolubile di spirito e vita (“Veglia”) e quel contesto è un annuncio, “il soffio del vivere eterno” (“Bellezza e ricordo”). L’invocazione in questo dialogo profondo lancia una cima al silenzio, che vuol dire e separazione e rapporto con Dio, un gioco continuo dei doppi pensieri. Nel canto “La conoscenza della vita” l’autore cerca un altro ancoraggio: il pensiero ha il colore della vita e il cuore trasforma la realtà in un sogno, ma è dolore, rammarico, angoscia. Separazione? Qual è la risposta? “Solo / la fede allora / riporta la vita / nella sua vera conoscenza”.
L’invocazione è impegnativa, non è più preghiera, è poesia, coscienza di sé, dramma: “Respiro il vento / del disfacimento” (“Tenebre e luce”). Bisogna attraversare il canto del “Frammento dell’Essere infinito” per trovarsi nella distretta del silenzio. La riflessione della morte si fa lancinante (“La vita è un soffione al vento”), vive il mistero della chiamata. C’è il conforto di “Maria”. E un attimo di respiro concede questa sicurezza: “La vita anche nel ricordo / è già immagine / dell’infinito permanere”. Questa chiusura mi rasserena in questa frenesia provocata dalla lettura e dallo sguardo obliquo di Stefano, che continua il suo cammino e il dialogo con le luci che l’accompagnano, e con le icone dei suoi amici artisti.
Segue a questa nota tutto lo sviluppo visivo di questo libro di pregio e inquietante, “La bellezza dell’essere”, che è il dono di Lycia Antognozzi. (Gastone Mosci)

 

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