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TERRADIVINA e l’umanesimo enoico di Riccardo Corazza

in Enogastronomia

TERRADIVINA e l’umanesimo enoico di Riccardo Corazza

Dopo aver trattato su questo blog il rapporto vino-salute insieme al valore economico e culturale della produzione vinicola italiana, vorrei presentare il libro “Terradivina” di Riccardo Corazza (Les Flaneurs Ed. RC, 2023) perché rende conto della qualità del vino italiano e del lavoro qualificato che ci sta dietro. Terradivina racconta i viaggi che l’autore ha fatto alla scoperta dei vini di eccellenza prodotti dalle aziende vitivinicole italiane. Corazza viene dalla poesia e dalla narrativa, ma da un decennio collabora a rubriche enogastronomiche su quotidiani, riviste e blog, nonché con le più importanti guide del settore.

Le zone di produzione vitivinicola scelte da Riccardo sono varie. Al centro la Toscana, poi si passa a Brisighella, nei borghi di Modigliana e Castelluccio, a cercare i produttori del Ronco. Poi in Trentino nella Piana Rotaliana, ponte tra mondo germanico e mondo latino, giardino delle vite tra Adige e Noce con il suo Teroldego declinato in varie versioni; la Franciacorta con i suoi Pinot Nero, Bianco e lo Chardonnay; la Liguria con Val Roia, che produce il Rossese, la Valtellina con la sua viticoltura eroica, per le vendemmie tardive; infine la Sardegna con la zona di Olbia-Golfo aranci e il suo Vermentino.

Durante la visita, l’autore racconta l’idea imprenditoriale che ha guidato i fondatori, il lavoro di squadra con enologi e agronomi per adattare i vitigni alle caratteristiche del terreno. Interessanti sono le considerazioni sull’adattamento climatico, gli stress ambientali, il lavoro in cantina con affinamento in botti di legno o acciaio. Ci sono riferimenti interessanti alle tecnologie enologiche, come la criomacerazione, microossigenazione, fermentazione malo lattica, taglio bordolese e microbiologia applicata al vino, in cui sono coinvolte spesso le Università, attraverso progetti di ricerca per vinificazioni mirate. Grande attenzione è dedicata alla comunicazione del prodotto con le etichette in rilievo corredate in braille e i nomi dei vini, spesso evocativi di aree più estese, come ad esempio quelli che citano il 43° parallelo, ovvero il parallelo che, oltre a delimitare l’estremo superiore della Zona Mediterranea, collega tra loro idealmente vari luoghi di forte spiritualità come: Assisi, Medjugore e Santiago di Campostela. Oppure il vino denominato “Kino Nero” un Teroldego chiamato così a ricordo di un antenato missionario gesuita, considerato fondatore dell’Arizona.

Al lavoro di produzione e comunicazione si affiancano considerazioni sulla sostenibilità, che mira a: ridurre l’Impatto ambientale, controllare il prezzo e favorire la socialità. Quest’ultima viene intesa dagli imprenditori come desiderio di ridistribuire la ricchezza, portata dal vino di eccellenza ai cittadini che vivono nel territorio. Gli imprenditori sono consapevoli del fatto che saper far bene il vino e saperlo comunicare, significa anche creare un volano per il progresso di tutto il territorio.

Lo stile del libro è molto agile. Riccardo fa uso di un linguaggio poetico-narrativo, carico di citazioni letterarie, cinematografiche e musicali, ricavate dal suo ampio retroterra culturale, che sono di stimolo per ulteriori approfondimenti da parte del lettore.

Il libro denota grande attenzione per creare uno squisito intreccio tra il paesaggio, la sua storia e le persone che ci vivono. Il vino è soprattutto ascolto, così come la vita è ascolto. Fare il vino è un lavoro di artigianato svolto in maniera artistica. Alla base c’è una idea immaginativa che si evolve e, quando si arriva al prodotto finito, c’è la scintilla della immortalità. Per questo bisogna conoscere la terra, capirla, studiarla, così come si deve fare con la vite. Il vino poi va seguito continuamente dalla pigiatura delle uve alla fase di affinamento. L’uomo che fa il vino deve essere resiliente come la vite, perché deve resistere alla fatica guidato dalla sua intuizione. Dall’altra parte c’è il pubblico, che oggi è in grado di scegliere in maniera consapevole e di comprendere le emozioni che suscita il vino di qualità. L’esperienza enologica e la resilienza dei produttori, insieme alla consapevolezza nel degustare, generano il circuito virtuoso che autoalimenta il mercato.

Durante la degustazione dei vini sono descritti i caratteri organolettici, nonché le meditazioni conseguenti, perché come dichiara più volte l’autore, una delle qualità dei grandi vini è di lasciarci soli davanti alle nostre percezioni, in una sorta di sinestesia intesa come abilità di compenetrare concetti spazio-temporali eterogenei in un unico risultato organolettico, che suscita emozione e memoria.

Il vino artistico e la vinificazione rappresentano la fusione tra la vita della vigneto e la vita di chi lo cura, fusione che genera quello che nel libro è chiamato “Umanesimo Enoico”. Infatti, nel vino convergono sia la vita del vigneto, che tiene conto delle stagioni e del tempo atmosferico, sia la vita del vignaiolo con la sua sapienza, accumulata nel tempo.

In conclusione, dal viaggio enogastronomico descritto da Riccardo Corazza emergono figure di imprenditori vitivinicoli molto interessanti per il grande carisma, per l’intelligenza acuta e la indiscriminata curiosità a cercare le vie per migliorare e diversificare il loro prodotto. I personaggi intervistati si ritengono dei facilitatori, che mettono a disposizione la loro esperienza per trasformare ciò che la natura produce, cioè l’uva, in vino che è “idea liquida” oltre che prodotto alimentare, perché il suo consumo genera esperienze emozionali come la poesia. In Terradivina, dalla cantina si passa alle città e alle loro peculiarità architettoniche e naturalistiche, creando simbiosi tra bellezze del territorio e vini, a formare un connubio indimenticabile nella narrazione.

Paolo Ninfali

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