Raffaello Sanzio

I 500 anni dalla morte di Raffaello: è legge

in Arte

 

RICORDARE RAFFAELLO NEL SEMIMILLENNIO.

La Lectio di Antonio Paolucci

 

 

Urbino casa di raffello 01

 

Nel 2020 cadono i 500 anni della morte di Raffaello avvenuta il 6 aprile 1520 a Roma, nel giorno del venerdì santo. L’Accademia Raffaello si è mossa con molto tempismo per sollecitare il Parlamento a sostenere e rilanciarne la gloria e il mito con una legge speciale. La legge c’è ed a presentarla agli urbinati ed al territorio ducale sono intervenute Alessia MoraniCamilla Fabbri che hanno illustrato l’iter della legge in Parlamento. Il territorio ha risposto alla grande.

 

La sala del Consiglio Comunale a Palazzo Albani si è riempita nei posti e in ogni spazio libero. Luigi Bravi, attivo presidente dell’Accademia, ha presentato il programma delle manifestazioni raffaellesche del prossimo 6 aprile con l’omaggio fisso delle corone di alloro al monumento di Raffaello in Urbino e al pantheon di Roma con folta delegazione di Urbinati. Con un programma intenso che coinvolgerà anche le scuole affinché il mito di Raffaello sia di sprone ai giovani per un impegno di vita rivolto al bello e al ben operare. Peter Aufreiter, direttore della Galleria Nazionale delle Marche, anticiperà al 2019 i festeggiamenti con una grande mostra all’interno del Palazzo Ducale con la speranza e l’impegno di mostrare agli urbinati e al mondo le opere che hanno decretato la fama del Divin pittore.

 

La Lectio magistralis di Antonio Paolucci (di origini urbinate) sulla gloria di Raffaello ha estasiato tutti. Una legge speciale per ricordarlo conferma la valenza mondiale del personaggio. Ma Raffaello avrebbe potuto conquistare Perugia, Firenze, Roma senza Urbino? La domanda di Paolucci ha subito calamitato l’attenzione di tutti. Il Raffaello bambino che cresce nella bottega del padre, Giovanni Santi, la più importante del Ducato. Il Raffaello che, dalle scalette di San Giovanni vede l’armonia dell’architettura del Palazzo Ducale di Luciano Laurana, di Francesco di Giorgio Martini, di Leon Battista Alberti. Il Raffaello di casa nelle stanze del Palazzo, portato dal padre, consulente artistico del Duca, scenografo delle sue feste e dei suoi ricevimenti. Il Raffaello che vede dai torricini la scacchiera dei tetti di Urbino e sullo sfondo la catena dei monti azzurri dell’Appennino che piacevano a Pasolini. E all’interno l’ornato della prospettiva italiana pierfrancescana, della pittura dei suoi contemporanei, dei fiamminghi, dei borgognoni, di Leonardo da Vinci e dei veneziani. Di tutti prese il meglio per osmosi. Che non dimentica. Come non dimentica il bello che vede a Perugia dal Perugino e a Firenze alla corte dei Medici. Il bello che si somma nelle sue opere costruendo la lingua figurativa degli italiani. A Roma è già artista affermato, lo stupore del secolo. Papa Giulio II chiama due artisti: Michelangelo di 33 anni a dipingere la volta della Cappella Sistina e Raffaello di 25 anni ad affrescare le pareti del suo appartamento privato. Le stanze più famose del mondo, oggi un percorso irrinunciabile e fondamentale dei Musei Vaticani. Raffaello, il genio in grado di assorbire e metabolizzare tutto il bello del suo tempo e riprodurlo con un linguaggio pittorico, unico nel suo genere, muore a 37 anni. Sepolto al Pantheon con i versi eterni di Pietro Bembo. “Qui giace il celebre Raffaello, la Natura, la madre di tutti i viventi, ha avuto paura di essere vinta quando lui era in vita e di morire ora che lui muore”. I presenti ringraziano Paolucci con un lunghissimo applauso. Una premessa importante per onorare al meglio il cinquecentenario, promosso dall’Accademia Raffaello e sostenuto da questa legge seguita con determinazione da Alessia Morani e Camilla Fabbri. Iniziative che richiamano l’impegno delle Istituzioni regionali e territoriali per altre iniziative.

Sergio Pretelli