Aroldo Governatori
Dall aria al legno - Accademia di Belle Arti di Urbino

Senigallia, Aroldo Governatori, Disegni e fotografie, 8-23 novembre 2013 Galleria Angelini

in Arte

Aroldo Governatori 2006-2013
La fiducia del pettirosso

di Gastone Mosci

 

Senigallia. Aroldo Governatori espone a Senigallia presso la Galleria Angelini dall’8 al 23 novembre 2013 una piccola ma significativa mostra di disegni e fotografie, 25 opere che chiudono, forse, un ciclo del b/n e ne aprono uno nuovo. I lavori inediti in china (cm. 871×50 circa su carta Arche) già sottolineati dalla critica, insieme ad una tempera mai esposta, entrano in dialogo con 12 fotografie di mare dell’inizio dell’autunno. I due disegni b/n degli ulivi degli anni ’80 che appartengono al ciclo fantastico dell’ambiente mediterraneo, fra esuberanza della vita e contemplazione, si ritrovano insieme ai paesaggi di mare e di campagna, anni settanta, con il respiro geometrico e metafisico della Costa Azzurra, e a 4 macchie nere del 1961, luoghi inebrianti delle colline e della flora marchigiane e del mondo contadino.

 

Aroldo Governatori

L’amicizia di Mario Giacomelli

I richiami al paesaggio rurale di Mario Giacomelli sono avvertiti nella struttura dei sentimenti e degli spazi, soprattutto però nel lavorio della china e nella correzione dei peccati, in quanto “per cancellare bisogna raschiare la carta con la lametta – dice Governatori – finché diventa liscia e il segno lascia una vibrazione”. Con la “vibrazione” del segno di Governatori dialoga la luce della fotografia di Giacomelli, che è una sinfonia di bianchi e di emozioni. Governatori continua il dialogo attraverso la tempera “Dune du Pilat” (50×71), inedita, passata fugacemente nel laboratorio Angelini nel 1961 ma vista da Giacomelli e Bugatti, di acceso cromatismo di blu/bianchi e neri/marrone, con scorci e campi squadrati e coltivati.

 

Il dialogo con Jean-Claude Lemagny

Nel ritornare a Senigallia alla fine del 2006 e chiudere con l’epopea pirenaica e parigina della sua esperienza artistica, Governatori si prende qualche anno sabbatico e recupera l’antico rapporto con Giacomelli che lo porta alla mostra del 2011: la novità è rappresentata dal dialogo fra fotografia e pittura, una “ronde sur trois temps”, scrive Jean-Claude Lemagny, che Simone Giacomelli chiama “Una stagione sconosciuta” di Giacomelli-Governatori. L’artista senigalliese, che si è formato alla Scuola del Libro di Urbino e si è fatto a Parigi, Roma poi di nuovo a Parigi e nel mondo, esce fortificato da questa avventura artistica nella sua città.

 

L’atelier alla Cesanella

Il 6 dicembre 2007 Aroldo Governatori ha già deciso di rimanere in città e apre il suo atelier alla Cesanella, dopo un anno di indecisione e di studio con questo spirito: “ho sempre aspettato che le cose venissero da lontano e che ne fossi sorpreso”. L’artista ha coscienza di sé e del suo lavoro.
Aveva esordito al suo rientro a Senigallia dalla Francia con la mostra “Poesie per il giuoco del pallone” a Palazzo del Duca il 2/11 maggio 2008 per la Notte Europea dei Musei Edizione 2008.
Secondo appuntamento è l’evento del decennale di Mario Giacomelli, 1-31 agosto 2011, Palazzo del Duca, “Mario Giacomelli, una stagione sconosciuta”, le foto del Marocco e i disegni di Parigi con il patrocinio di Jean-Claude Lemagny.

 

Le foto con i “pensieri del mare”

A novembre 2013, la Galleria Angelini permette un discorso nuovo attraverso le 12 fotografie esposte: l’autore si sente sicuro e crea un’ermeneutica del suo spirito inquieto e del suo segnare la ricerca artistica sensibile anche alla fotografia. La battigia senigalliese del ponte rosso verso Ancona lo attrae nel freddo di ottobre e gli permette di raccogliere alcuni segni del mare, i “disegni del lungomare nella sabbia bagnata della mareggiata”, sospira Governatori: è la sorpresa che aspettava, il segnale di una domanda attesa e di una inquietudine nuova. Dice: è un miracolo del disegno, della grafica, che esprime i “pensieri del mare”. E’ una giornata creativa inedita: ha osservato il contesto, ha usato la sua macchina fotografica, ha trasferito nel computer le immagini che sono poi passate nel plotter su carta Fabriano (cm. 20×40 circa), pronte per realizzare una nuova invenzione dal digitale alla serigrafia. Era angosciato come un passero, ora è fiducioso come un pettirosso.

 

Arnoldo Governatori e Franco Porcelli

 

Governatori ritorna a Senigallia

di Gastone Mosci

Aroldo Governatori ha lasciato Parigi ed è ritornato a Senigallia. Abita di nuovo in via Mastai ed ha uno studio alla Cesanella. In maggio si è presentato nella sua antica città con una spettacolare mostra di un centinaio di opere di grande e medio formato, in olio acrilico tecnica mista, che hanno illuminato le sale del Palazzo del Duca di Senigallia, 2-11 maggio, nell’ambito della Notte Europea dei Musei 2008. La mostra è stata curata da Carlo Emanuele Bugatti con il patrocinio del Musinf e dell’Assessorato alla cultura. E’ stata una novità assoluta in sede regionale e nazionale, perché la pittura di Governatori è molto nota in Francia in campo sportivo: ha esaltato negli anni novanta i successi calcistici francesi (1992-2000).

 

La mostra Poesie per il giuoco del Pallone

Il calcio è rappresentato come una musica, una danza, ha il fascino della coralità e del movimento: non solo le sagome ed i volti dei grandi calciatori ma anche le azioni, gli scontri, i tiri decisivi. Non ci sono pittori che in Italia abbiano rappresentato i nostri campi di calcio con uguale slancio e passione, perché Governatori insegue un realismo magico, fatto di sfumature, di vibrazioni, di accelerazioni, di rovesciate, di esaltazioni. Non c’è pubblico, non c’è folla, ma onde di canti e di acclamazioni, senz’altro, con la passione lunga dell’ola che non si può non percepire. Una pittura di sensazioni e di effusioni domina l’immaginario artistico di Governatori che è uno straordinario disegnatore che si è formato alla Scuola del Libro di Urbino negli anni cinquanta e poi, dopo aver studiato per bene inglese e francese, si è lasciato prendere dall’avventura della pittura internazionale con ampi riconoscimenti: da Senigallia a Urbino, Parigi, Roma, Parigi, New York e la consacrazione nella Rive Gauche della Senna. Il rendez-vous di Senigallia del maggio scorso è stato un punto di partenza, meglio dire un ritorno e nuovo percorso ma anche una specie di antologica del suo fare artistico di un artista che riapre il dialogo antico dei marchigiani che hanno sognato e vissuto Parigi: Osvaldo Licini, Anselmo Bucci, Mario Tozzi, Orfeo Tamburi, Claudio Cintoli, Luigi Teodosi. Le novità in cantiere di Aroldo Governatori sono molte.
Gastone Mosci
(in “Insieme”, Periodico di arte attualità cultura delle Associazioni dei Marchigiani, Roma, Luglio-Sett. 2008, p. 7.

 

Aroldo Governatori e Gastone Mosci

 

La ronde

di Jean-Claude Lemagny

Questa mostra intreccia una danza in tre tempi: trascina fotografia e disegno in un valzer comune. Fu un’avventura unica, che io sappia, di due artisti che portano il testimone delle medesime immagini ma ognuno con la propria arte.

 

Governatori e Giacomelli

Ci furono, all’inizio, le riprese fotografiche del pittore Governatori, affascinato da un paese. Poi, l’intervento di un fotografo, Giacomelli, affascinato da quelle foto, che voleva fare proprie in vista di nuove inquadrature. Infine il ritorno del pittore-disegnatore Governatori che s’impossessa di quelle stampe per trasporle nel disegno.

 

Il Marocco

Non dimentichiamo che all’origine ci fu una forza sprigionata visiva da un paese, il Marocco, straordinariamente bello. Paese rude e vero, selvaggio, dove la gente è rimasta legata alla terra e alle montagne. Un paese ancora biblico dove ogni uomo nella sua vicenda è partecipe della nobiltà del paesaggio. Paese del sole che segna profondamente i volti e ne scolpisce le pieghe. Paese di luci e dunque di ombre profonde, che si offre all’arte della luce: la fotografia.

 

Giacomelli secondo fotografo

Venne, allora, il secondo fotografo, Giacomelli, che riprese la materia visiva offerta dal primo, e rimodellò nel profondo. A dire il vero un fotografo non compone… fa le inquadrature. Non può disporre le cose a suo piacere nello spazio scelto ma può suggerire la forza di un campo di spazio limitandolo, tagliando dei piani di superficie e gettandoli nel nulla esterno all’immagine.
Intensifica dunque i rapporti fra le forme orientando lo sguardo verso le confluenze plastiche che fanno volgere lo spazio su se stesso. Come il tagliatore di diamanti, rinuncia a parti della realtà per conservare solo ciò che può cristallizzare sotto un occhio consapevole della sua libertà di accogliere.

 

Governatori come disegnatore

Infine, il primo fotografo ritornò in figura di disegnatore. Capì come il suo amico aveva trasformato dei ricordi in opere d’arte, come aveva tagliato il flusso senza confini della realtà per costituire mondi separati e autonomi. E riprese la questione daccapo, facendo passare le forme da un’arte ad un’altra, la sua, quella di disegnatore.

 

La meditazione dei bianchi

Paradossalmente si concentrò su un aspetto molto particolare delle stampe di Giacomelli: il modo con il quale costui utilizza i bianchi. Di solito i bianchi nella fotografia sono rischiosi. Non vibrano in se stessi ma nel contrasto con i neri. Troppo estesi, bucano lo spazio, disfano la coerenza dell’immagine. Ma Giacomelli non teme i bianchi. Sa soppesarli e trovare un giusto ritmo fra loro. E di fronte alle foto inondate di sole di Governatori, Giacomelli ha probabilmente provato come una sfida: “fare tenere” le immagini con tante spiagge bianche, scogli, personaggi con mantelli bianchi, campi. Governatori, ripartendo dal disegno, apre nuove meditazioni sui bianchi. In fotografia la luminosità viene dall’esterno, dallo spazio, quello cosmico, tingendo il negativo di un nero che si traduce in bianco, mentre nel disegno il bianco è ciò che irradia dalla carta non toccata dall’inchiostro o dalla grafite.

 

La terza danza

Dalla fotografia al disegno si passa dalla luce alla materia, dal motivo incisivo al volume luminoso. Governatori che accarezza, che scolpisce le forme a piccoli colpi di penna, fa emergere il loro volume dallo spazio solare diffuso.
Due specie di luci, separate poi ricongiunte ci trascinano nella loro danza.

Jean-Claude Lemagny
(Traduzione dal francese di Gastone Mosci)
Catalogo Simone Giacomelli, “Mario Giacomelli. Una stagione sconosciuta”, ArteCom 2011, pp. 18-9.