Il Premio Frontino Montefeltro alla Ed. XXXVI
A Carlo Rovelli, fisico teorico, il Sigillo d’Ateneo e il Premio Frontino Montefeltro 2015
di Gastone Mosci
Manifestazione di grande successo nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Urbino Carlo Bo, mercoledì 12 luglio 2017, in onore del fisico teorico Carlo Rovelli da parte del Magnifico Rettore Vilberto Stocchi e del Sindaco di Frontino, Andrea Spagna. Il prof. Carlo Rovelli dell’Università di Aix-Marseille ha ottenuto il Sigillo d’Ateneo per meriti scientifici e il famoso piatto decorato ad personam del ceramista Raimondo Rossi per il Premio Frontino “L’arte di vivere” 2015 legato suo libro “Sette brevi lezioni di fisica” (Adelphi 2015). L’Università di Urbino e il Premio Frontino Montefeltro hanno sostenuto il valore comunicativo e la diffusione delle “Sette brevi lezioni di fisica”, pubblicate inizialmente nel domenicale de IlSole-24Ore (subito un best seller con 40 traduzioni). Rovelli è in questi giorni a Urbino per partecipare ad un convegno internazionale di filosofia della scienza della Scuola di Fisica dell’Università su “Spacetime and quantum physics” e per presentare il suo ultimo libro “L’ordine del tempo” (Adelphi 2017) già al centro del dibattito filosofico e scientifico dei mass media italiani. Il fisico Rovelli, nato a Verona il 3 maggio 1956, laureato in fisica a Bologna, poi operoso in tanti centri internazionali di fisica, è stato a Urbino negli anni settanta del Novecento per seguire i festival di poesia e per le sue origini pergolesi (“i nonni sono di Pergola”). Nella sua lectio di fronte al pubblico delle grandi occasioni e di colleghi ha parlato delle sue ricerche attraverso un suggestivo excursus filosofico ma anche del suo importante libro con questa nota editoriale:
“Pensiamo comunemente il tempo come qualcosa di semplice, fondamentale, che scorre uniforme, incurante di tutto, dal passato verso il futuro, misurato dagli orologi. Nel corso del tempo si succedono in ordine gli avvenimenti dell’universo: passati, presenti, futuri; il passato è fissato, il futuro è aperto… Bene, tutto questo si è rivelato falso”.
Il discorso è stato problematico e creativo, libero e struggente. Lascio il prof. Rovelli nel tripudio della sua conversazione ed ancoro al libro sul tempo la chiusura di una ricerca che ha una dimensione universale e poetica. Prendo a tratti dal suo paragrafo di chiusura del libro: un luogo di fascino e di riflessione, che mi ha profondamente colpito.
La sorella del sonno
“Il terzo libro della grande epica indiana, il Mahabharata, uno Yaska, potente spirito domanda a Yudhisthira, il più anziano e saggio dei Pandava, quale sia il più grande dei misteri. La risposta risuona attraverso millenni: “Ogni giorno muoiono innumerevoli persone, eppure quelli che rimangono vivono come se fossero immortali.
Io non vorrei vivere come se fossi immortale. La morte non mi fa paura. Ho paura della sofferenza. Della vecchiaia, anche se ora meno, vedendo la vecchiaia serena e bella di mio padre. Ho paura della debolezza, della mancanza di amore. Ma la morte non mi fa paura. Non mi faceva paura da ragazzo, ma allora pensavo fosse solo perché mi sembrava lontana. Ma ora, a sessant’anni, la paura non è arrivata. Amo la vita, ma la vita è anche fatica, sofferenza, dolore. Penso alla morte come a un meritato riposo. Sorella del sonno, la chiama Bach nella meravigliosa cantata BWV 56. Una sorella gentile che verrà presto a chiudere i miei occhi e accarezzarmi la testa.
Giobbe è morto quando era “sazio di giorni”. Espressione bellissima. Anch’io vorrei arrivare a sentirmi “sazio di giorni” e chiudere con un sorriso questo breve cerchio che è la vita. Posso gustarne ancora, sì; ancora della luna riflessa il mare; ancora dei baci della donna che amo, della sua presenza che dà senso al tutto; ancora dei pomeriggi delle domeniche d’inverno, sdraiato sul divano di casa a riempire pagine di segni e di formule sognando di strappare un altro piccolo segreto ai mille che ancora ci avvolgono… Mi piace la prospettiva di gustare ancora questo calice d’oro; la vita che pullula, tenera e ostile, chiara e inconoscibile, inaspettata… ma ho già bevuto molto a questo calice dolce e amaro, e se proprio ora arrivasse l’angelo a dirmi: “Carlo, è ora”, non gli chiederei di lasciarmi finire la frase. Gli sorriderei e lo seguirei (pp. 173-4).
(… )
E a me sembra che la vita, questa breve vita, non sia che questo: il grido continuo di queste emozioni, che ci trascina, che proviamo talvolta a chiudere in un nome di Dio, in una fede politica, in un rito che ci rassicuri che tutto alla fine è in ordine, in un grande grandissimo amore, e il grido è bello e splendente. Talvolta è un dolore. Talvolta è un canto.
E il canto, come aveva osservato Agostino, è la consapevolezza del tempo. E’ il tempo. E’ l’inno de Veda che è esso stesso lo sbocciare del tempo. Nel Benedictus della Missa Solemnis di Beethoven il canto del violino è pura bellezza, pura disperazione, pura felicità. Vi restiamo sospesi trattenendo il fiato, sentendo misteriosamente che questa è la sorgente del senso. E’ questa la sorgente del tempo.
Poi il canto si attenua, si placa. “Si rompe il cordone d’argento, la lucerna d’oro si infrange, si rompe l’anfora alla fonte, la carrucola cade nel pozzo, ritorna la polvere alla terra”. E va bene così. Possiamo chiudere gli occhi, riposare. E tutto questo mi sembra dolce e bello, Questo è il tempo (p. 178),
Finisce la sollecitazione.
CARLO ROVELLI SULL’ONDA LUNGA DEL RINASCIMENTO URBINATE
di Sergio Pretelli
Un filo d’oro lega Carlo Rovelli, tra le massime autorità della Fisica quantistica, al Rinascimento urbinate. Affascinato dalla città che conobbe partecipando, nel 1976, al Premio di poesia promosso dal poeta Umberto Piersanti, come inviato di Radio Anguana di Verona, sua città natale. Si era nel periodo della contestazione e Rovelli mostrava una vivacità intellettuale che avvertiva l’aria del cambiamento da promuovere per la costruzione di un futuro migliore. Si laureò in Fisica a Bologna e si appassionò agli studi orientati a comprendere il mistero del tempo che ha nel cervello il suo centro motore. La fisica è una disciplina fondamentale per penetrare gli strati del mistero. Ma non unica. Tanto che al Convegno dei filosofi della scienza della Carlo Bo, calibra la sua Lectio magistralis sul rapporto tra scienza e filosofia. L’una, la Fisica, che indaga sui misteriosi tempi del mondo di cui siamo parte e l’altra, la Filosofia, che cerca di capire cosa sia il tempo per gli esseri umani. Ambedue esplorano mondi diversi, ma non incompatibili, tali da essere complementari. Come ben informa Rovelli con una pubblicistica lineare e avvincente. Vedi il libro uscito da poco da Adelphi, “L’ordine del tempo” che Il Sole 24 ore del 16 luglio pone tra i libri più venduti. Per i suoi studi, per il successo della loro divulgazione, per il dialogo continuo tra i diversi operatori culturali, il Magnifico Rettore Vilberto Stocchi onora Rovelli con il Sigillo d’Ateneo, la maggior onorificenza dell’Ateneo urbinate. Un segno che si aggiunge al retaggio culturale della Urbino rinascimentale. E Rovelli, al pubblico che gremiva l’Aula Magna del Rettorato, ha sintetizzato con un linguaggio piano e piacevole i grandi traguardi della Fisica. Da Copernico che studiando i movimenti dei cieli ha capito come si muoveva la terra sotto i suoi piedi, a Newton ed Einstein che hanno rivoluzionato il concetto del tempo, tanto che Passato e Futuro non si contrappongono più, come a lungo si è pensato. Nel nostro presente ci sono tracce diffuse del passato, il futuro si dispiegherà alla luce della meccanica quantistica e delle teorie sulla “gravità a loop” di cui Rovelli è uno dei principali teorici in campo internazionale.
Ma Rovelli non è una scoperta di oggi. La giuria del Premio Frontino Montefeltro, nel 2015 l’aveva premiato per il Libro “L’arte di vivere”, un’agile pubblicazione tradotta in 40 lingue. Non potendo allora ritirare il Premio, il Sindaco di Frontino Andrea Spagna, con tanto di fascia tricolore, coordinatore dei Sindaci del Montefeltro, in sintonia con il Rettore, glielo ha consegnato nella stessa cerimonia del Sigillo d’Ateneo. Una bella ceramica a gran fuoco di Raimondo Rossi, nel solco della tradizione rinascimentale del nostro territorio. Nella motivazione vengono riportate anche le parole di Rovelli che richiama “le emozioni del tessuto dello spazio, delle origini del cosmo, del fato dei buchi neri, e di quanto vasto sia ciò che ancora non sappiamo”. Confidenzialmente Rovelli ci dice che suo nonno era di Pergola. Un’origine marchigiana che accresce il nostro affetto e il nostro orgoglio per la sua opera e per i suoi studi. Che ci richiamano l’arte del suo concittadino Walter Valentini. Nella mostra a Belluno del 1997: Le misure del tempo, la curatrice del catalogo, Martina Corgnati, scriveva … nella cosmogonia musicalmente mobile di Valentini emerge il senso della misura, nel tentativo di raccordare spazio e tempo… Così nel dialogo per comprendere l’ordine del tempo, si inserisce mirabilmente anche l’arte che, con le sue misure e proporzioni, muove gli ideali al canto del possibile, del bello, dell’amore e della misericordia.
Una bella cerimonia animata dalla presenza delle autorità civili e militari, dalla familiarità del Rettore Stocchi e dalla versatilità serena del personaggio Carlo Rovelli.
Sergio Pretelli