Il Concilio Vaticano Secondo

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IL CONCILIO VATICANO SECONDO

Roma, 25 Gennaio – SALA SAN PIO X – Via della Conciliazione 5 “Prima di aggiornarlo, facciamolo conoscere ai fedeli”

Uno strumento straordinario di evangelizzazione che ha rafforzato le riforme del Concilio Vaticano II. Un corpus da aggiornare ma soprattutto da spiegare ai credenti, che spesso lo sottovalutano. È il messaggio del convegno organizzato dal Pontificio Consiglio per i Testi legislativi in occasione del Trentennale della promulgazione del Codice di Diritto canonico del 1983.

Roma, 25 Gennaio 2013 – Trent’anni per entrare nel cuore della vita della Chiesa. Un periodo di tempo che però non è stato sufficiente per entrare nel cuore dei fedeli, che spesso non ne conoscono a sufficienza i contenuti. Ma al tempo stesso, un periodo sufficiente per richiedere i primi aggiornamenti. Lungo queste direttrici si sono sviluppati gli interventi che hanno caratterizzato la giornata di studio “Il Codice. Una riforma voluta e richiesta dal Concilio”, organizzata a Roma (Sala San Pio X, Via della Conciliazione 5), dal Pontificio Consiglio per i Testi legislativi, in collaborazione con l’Istituto internazionale di diritto canonico e diritto comparato delle religioni di Lugano, la Fondazione Giovanni Paolo II e la Fondazione Joseph Ratzinger.
“Questo codice ha una sua caratteristica. È la creatura ultima del Concilio”, osserva il cardinale Velasio De Paolis, presidente emerito della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede. “E come il Concilio è ancora la forza propulsiva della vita della chiesa, così il Codice, che ne è l’applicazione, conserva intatto il suo peso. Ma dobbiamo prenderne conoscenza e consapevolezza”.
“Vogliamo mostrare come davvero il Codice di diritto canonico del 1983 sia uno specchio del Concilio Vaticano II. E vogliamo anche mostrare come Giovanni Paolo II che l’ha promulgato sia stato non solo un pontefice straordinariamente carismatico ma, ante litteram, è senza dubbio stato il campione dell’ermeneutica del rinnovamento nella continuità promossa da papa Benedetto XVI”.
“Lo stato di salute del Codice molto dipende da chi lo legge e da chi lo valuta” aggiunge il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio dei Testi legislativi. “Penso che stia maturando una coscienza di stima per il diritto canonico che fino a vent’anni fa non c’era”. Questo ovviamente non significa che il corpus di norme in esso contenute sia immodificabile: “Ci sono parti del Codice che devono essere aggiornate, come ad esempio il Libro VI sul diritto penale” prosegue Coccopalmerio. “Sono alcuni anni che stiamo studiando con commissioni di esperti i modi di modifica. Speriamo di portare a termine il nostro lavoro entro i prossimi 18-24 mesi”.
C’è però un altro problema, oltre all’aggiornamento di alcune delle sue norme: c’è infatti bisogno di far conoscere il Codice ai credenti: “Molti fedeli non sanno che il Codice è un aiuto profondissimo per la vita dei cristiani” ammette il professor Libero Gerosa, dell’Istituto internazionale di diritto canonico e diritto comparato delle religioni di Lugano. “Ricordarlo significa ricordare che abbiamo bisogno di un codice che diriga la nostra vita di fedeli nella comunione”.
“La sua importanza è senza dubbio sottovalutata dai fedeli”, aggiunge il cardinal Coccopalmerio. “Non solo perché alcune sue parte sono tecniche. Ma anche perché esso non è spiegato sufficientemente. Non entra nella Catechesi. Se invece per esempio si spiegasse ai fedeli il loro ruolo attivo nella Chiesa, la loro possibilità di consigliare i pastori, come ad esempio nel Consiglio pastorale parrocchiale, vorrebbe dire valorizzare il Codice e farlo amare molto di più”.
Nel pomeriggio, alle 17.30, i partecipanti al Convegno saranno presenti ai Vespri solenni in San Paolo fuori le Mura, presieduti da Sua Santità Benedetto XVI.