UNINCANTO 2022 – VIII EDIZIONE

in Musica

Il 14 e 15 maggio si è tenuto nell’Università di Urbino un convegno alla presenza di cori delle Università di Italia .

La manifestazione di domenica nelle piazze di Urbino ha avuto successo: una decina di audizioni di convegnisti e di cittadini ma soprattutto la esibizione di coristi giovani.

Grazie alla collaborazione del prof. Paolo Ninfali ed alla collaborazione del prof. Davide Morelli per il dialogo post-intervista, il blog Fano Città ha segnalato l’iniziativa e riporta la sintesi della lezione ddi Giovanni Bietti. 

 

Intervista del musicologo Giovanni Bietti a concluione della rassegna

Si è svolta il 14 e 15 maggio scorsi VIII edizione di UNInCANTO, rassegna di cori universitari italiani organizzata dal Coro 1506 con il sostegno attivo dell’Università degli Studi di Urbino ‘Carlo Bo’. Vi hanno partecipato cori dalle università di Firenze, Modena-Reggio Emilia, Napoli, Potenza, Reggio Calabria, Udine. La manifestazione si è aperta sabato nell’aula magna del polo scientifico-didattico ‘P. Volponi’. La giunta comunale era rappresentata dall’assessore Massimo Guidi. È seguita la lezione-concerto del musicologo Giovanni Bietti, che ha parlato del legame fra natura e musica, tema portante dell’intera manifestazione. Eseguendo vari brani musicali, il maestro ha descritto con brio e competenza l’evoluzione dell’utilizzo dei suoni della natura nelle composizioni musicali dal 1500 al 1900. Abbiamo potuto chiedere al Maestro di rilasciarci un’intervista su questa lezione.

  1. Nella carrellata di esempi che ci ha fatto, citando autori e brani noti al grande pubblico e altri meno conosciuti, quali sono quelli che rappresentano le ‘pietre miliari’ di collegamento nei secoli?

Bisognerebbe fare un elenco lunghissimo, visto che da secoli i musicisti hanno instaurato un dialogo privilegiato e fittissimo con la natura. Per limitarsi a pochi brani davvero essenziali, citerò almeno qualche Madrigale e qualche Chanson rinascimentale, per esempio Ecco mormorar l’onde di Claudio Monteverdi e Le chant des oiseaux di Clément Janequin, Le Quattro stagioni di Antonio Vivaldi, La creazione di Joseph Haydn, la Sinfonia ‘Pastorale’ di Ludwig van Beethoven, l’Ouverture Le Ebridi di Felix Mendelssohn, il “mormorio della foresta” dal Siegfried di Richard Wagner, La Mer di Claude Debussy. Ma ho lasciato fuori dall’elenco moltissimi pezzi meravigliosi.

 

  1. È interessante il legame tra poesie bucoliche e musica, di autori che si sono affidati alle parole dei poeti per ridescrivere con i suoni i loro versi. Ci può indicare esempi di autori meno noti al pubblico, rispetto ai grandi compositori come Monteverdi, che vale la pena di ascoltare e studiare?

Citerò in particolare due autori che mi sono davvero cari, Orazio Vecchi e Adriano Banchieri, che scrivono tra gli ultimi anni del Cinquecento e i primissimi anni del Seicento. Molte loro composizioni sono basate sull’imitazione dei versi degli animali attraverso la musica, con un effetto di brillantezza, e spesso di autentica comicità, letteralmente irresistibile.

 

  1. Nella sua lezione, ci ha fatto ascoltare brani di autori che per riprodurre i suoni della natura in modo efficace hanno oltrepassato le regole canoniche dell’armonia del loro tempo. Quanto sono stati importanti questi “espedienti creativi” nella storia della musica?

Sono stati fondamentali, anche perché il precetto dell’‘imitazione della natura’ è sempre stato centrale nella storia dell’arte, in tutte le discipline. Ciò ha portato, per fare un solo esempio, i compositori settecenteschi a inventare nuove sonorità per imitare le tempeste, o il vento, o lo scorrere dell’acqua. Volendo citare un singolo brano che si pone come autentico spartiacque, bisogna parlare di nuovo della Pastorale di Beethoven, eseguita per la prima volta nel 1808: Beethoven cambia qui il modo di osservare la natura e di rappresentarla attraverso i suoni, inaugurando un nuovo atteggiamento meno stilizzato – meno “pittorico”, dirà lo stesso compositore – e più realistico ed evocativo.

 

  1. In generale, parlando anche dell’oggi, dove vediamo la natura insidiata, quanto è determinante in un autore la capacità di contemplare la natura come un luogo di bellezza che parla all’interiorità, rispetto alla sola tecnica musicale?

Credo che sia un altro aspetto essenziale. Un musicista che non ama e rispetta la natura ben difficilmente potrà consegnare al suo ascoltatore un messaggio davvero trasversale e universale, in grado di durare nel tempo.