Giulia Napoleone

Andirivieni 12 all’Accademia di Belle Arti di Urbino, 25 maggio 2016 ore 16

in Arte

Andirivieni 12 all’Accademia di Belle Arti di Urbino

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Giulia Napoleone

Pittrice italiana (n. Pescara 1936). Tema centrale della sua indagine artistica è la riflessione sulla luce, che nelle sue opere – caratterizzate da una estrema finezza di tocco e da impalpabili trame di segni – non si riduce alla ripetizione di forme invariate e costanti, ma diviene costante ricerca di un divenire naturale.
Dedicatasi inizialmente alla musica e alla fotografia, ha rivolto in seguito i suoi interessi alla pittura e soprattutto alla grafica. A Roma dal 1957, ha frequentato il vivace ambiente artistico-letterario della capitale (E. Flaiano, C. Levi) e ha viaggiato frequentemente all’estero: Australia, Olanda, Nord Africa. Ha studiato all’Accademia di belle arti. Dopo le prime personali (1963, Firenze, Galleria Numero; 1964, Verona, Galleria Ferrari) e i primi riconoscimenti, ha frequentato come ricercatrice (dal 1965) e come docente (1974-76) la Calcografia Nazionale, stringendo un sodalizio di studio con G. Strazza; si è perfezionata (1967) nelle tecniche grafiche presso il Rijksmuseum di Amsterdam. Nel 2001, a seguito di una donazione dell’artista, è stato costituito il Fondo Giulia Napoleone al museo Villa dei Cedri di Bellinzona.
Dopo una breve esperienza con l’uso di materiali plastici (sicoglass), ha trovato il mezzo espressivo più congeniale nell’incisione diretta (punzone, bulino, maniera nera, puntasecca), accanto all’acquerello e al disegno a pastello e a inchiostro. Dopo una ricerca sull’uso del segno e di moduli minimali, impaginati in tessiture astratte (serie Urania, 1963-64; Mosaico, 1964-65; Muro, 1965) o ispirate a forme vegetali oppure a paesaggi immaginari (serie Foglie, 1963), ha orientato il suo interesse sulla luce, sui passaggi cromatici, sul ritmo compositivo della linea e del segno, sul bianco e nero concepito come luce-colore; ha sviluppato tali tematiche negli acquerelli (serie Variazioni, 1977; Trasparenze, 1989; Acqua, 1992-93), nei disegni a inchiostro (Notte a Numana, 1985; illustrazioni per Les fleurs du mal, 1995-96), nelle incisioni (serie Segno e controsegno, 1974; Specchi d’ombra, 1992; Sopravvivenza del bianco, 1997; La stella Assenzio, 1999; Cadeau, 2000). Ha eseguito il bozzetto per un mosaico della stazione della metropolitana di piazza Vittorio Emanuele a Roma (1997). Ha esposto in rassegne periodiche, mostre tematiche e numerose personali (Roma, Museo laboratorio di arte contemporanea dell’Università “La Sapienza”, 1992; Roma, Calcografia Nazionale, 1997; Roma, Associazione Mara Coccia, 2007).

 

Incisore stampatore e costruttore di torchi

di Gastone Mosci – Università Carlo Bo di Urbino

Il mondo della grafica è sempre più affascinante: si veste delle invenzioni e dei colori della tecnologia e della calcografia, la quale fa opera di resistenza per mantenere il dominio della lastra di rame o di zinco. L’acquaforte e il bulino dominano il campo dell’incisione e mantengono vivo il dialogo del “gesto meccanico della comunicazione” per conquistare il paesaggio a tutto campo, il luogo che fa risplendere l’intelligenza del lavoro calcografico.

 

Nel laboratorio della Scuola di grafica di Giro del Cassero 1, a Urbino, vi sono due incisori-docenti, Giovanni Turrìa, affascinato dall’acquaforte, e Gianluca Murasecchi, devoto del bulino: fra tradizione e innovazione i due calcografi-stampatori animano una numerosa comunità di studenti che si appassionano al rito dell’incisione in un ambiente di prodigi. L’atelier è un giardino di torchi a stella, di meccanica a braccio ed elettrica, anche l’aula di tipografia ha un suo ruolo: la composizione nasce dall’ascolto e dallo studio, dalla lettura e dalla scrittura, come essere lavoratori e attori di una scuola, frequentatori e produttori di una platea di misteri. Gli interlocutori di questa azione scenica sono persone e oggetti, docenti e allievi, materiali e macchinari, un insieme che riguarda la stampa originale d’arte.

 

Sono stato attratto da un evento espositivo urbinate della fine del secolo scorso nel Collegio Raffaello, promosso dall’assessore alla cultura Silvia Cuppini, “Es-pressioni. Incisione tra arte e tecnica” (Comune di Urbino, 1999): il tema era, fra altri approfondimenti, la comunicazione calcografica culturale e didattica fra incisore e stampatore, fra stampatore e costruttore del torchio calcografico, fra artista e torcoliere e ingegnere delle maestranze. Si trattava di un viaggio nel mondo artigiano della creazione dell’opera d’arte, di una pluralità di esperienze tecniche dell’incisione a partire dal lavoro della Scuola del Libro, da tempi e luoghi mitici (1925, Palazzo Ducale).

 

Entro in questo contesto affascinante ma mi soffermo solo su alcuni aspetti. La Cuppini e la soprintendente Grazia Pezzini Bernini sostengono anzitutto l’impatto di relazione profonda e spesso visibile fra incisore e stampatore, fra lastra incisa e operazione di stampa, di notizie sulla carta, sugli acidi, sulla macchina a braccio, sul luogo del laboratorio: fra i due artigiani e produttori corre una relazione spirituale rivolta a matrice e foglio, una comprensione reciproca del pensiero estetico con il gesto dell’esecutore. Il folio tirato nel torchio e appoggiato al bancone per la sua lettura è un “documento spirituale”, come quanto dice Carlo Bo per la sua pagina critica; ugualmente un “documento spirituale”. La Cuppini sottolinea il ruolo del calcografo nel tenere vivo il suo pensiero estetico nel dialogo con lo stampatore e, oltre, con il “tecnico di meccanica” sulla funzione della macchina, sulla resa ottimale del documento artistico. L’esempio, preso a emblema dalla Cuppini, era dato dai colloqui continui dell’incisore Renato Bruscaglia su questioni tecniche del torchio con l’inventore e costruttore Alfio Paolini. Accanto al particolare rapporto incisore e stampatore vi è appunto quello fra stampatore e costruttore della macchina per tirare le stampe: anche la macchina ha bisogno di passare attraverso revisioni continue, come tutti i passaggi teorici e tecnici nel procedimento creativo della stampa d’arte.

 

Oggi, nell’ambito della Scuola di Grafica di Urbino e dell’Officina arte contemporanea di Vicenza, diretta da Giovanni Turrìa, che anima il Premio Accademia small print per la grafica d’arte, e Ezio Zerbato a guida dell’azienda SCMpress di Brendola-Vicenza, avviene la stessa esperienza di alcuni decenni fa nella Scuola del Libro. Turrìa e Zerbato – l’incisore e l’ingegnere – sono in dialogo continuo anche sui problemi tecnici delle macchine dei laboratori di stampa. Turrìa si avvale anche della collaborazione di alcuni artisti-docenti urbinati d’eccezione: Giuseppe Di Giangirolamo – di grande esperienza alla Fondazione fiorentina il Bisonte – per la serigrafia d’arte, e Gianluigi Bellucci – esperto della Stamperia Editrice d’Arte Il Bulino di Roma – per la stampa e la confezione dell’opera grafica nell’oggettistica d’arte.

 

Questo esperienza di lavoro è incredibile perché amplifica l’orizzonte della stampa d’arte e del ruolo del torchio a stella nello spazio della ricerca e della didattica, e pone questa proposta nell’immaginario della grafica che si collega ai grandi movimenti e centri di produzione di un costume culturale che punta sulla bellezza e sul teatro. In questo eden dell’armonia l’itinerario formativo e di specializzazione di Gianluigi Bellucci segue un terreno inconsueto e mirato ad una pluralità di conoscenze: anni novanta del secolo scorso Liceo artistico di Frosinone, a cavallo del 2000 Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 2001 comincia la sua attività di collaboratore delle Edizioni Il Bulino di Roma di Sergio Pandolfini, che si colloca sempre più nella vivezza del mondo calcografico, per più di quindici anni. Nel 2007 si dedica anche allo studio della preparazione e della realizzazione del libro d’artista con Milena Alessi e Paolo Dotti, i quali gli aprono la strada della fattura artigianale del libro. Nel dicembre 2012 nell’Accademia di Belle Arti di Urbino è docente di Editoria d’arte e approfondisce il suo dialogo di formazione con Gianluca Murasecchi e Giovanni Turrìa, iniziato nel 1998 nell’Accademia di Belle Arti di Roma.

 

Nel corpo dei due fogli (il primo acquaforte e puntasecca con 24 battute, il secondo acquaforte e acquatinta con 16 battute) il campo visivo ingloba l’antefatto del disegno che “trasforma il movimento di una mano in un atto di memoria poetica” con aspirazione verso spazi di desiderio e di luce, trame accennate eppure intense di fuga, di orizzonti segreti che percepiscono geometrie, ovali, fasci di fili e di tensioni, sensibili grigi d’amore, di impercettibili evocazioni. In Bellucci convergono disegno, pittura e scultura in una visione dominata dallo spazio, in dialogo con maestri come Guido Strazza, Emilio Scanavino e Giulia Napoleone.

Gastone Mosci

Andirivieni
12

SCUOLA di GRAFICA
anno accademico 2015 \ 2016

ACCADEMIA di BELLE ARTI di URBINO

INCONTRI CON ARTISTI, AUTORI ED EDITORI D’ARTE

A cura di
Gianluca Murasecchi e Giovanni Turria

Chiesa dell’ex Convento dei Carmelitani Scalzi
Via dei Maceri
Urbino

25 maggio 2016 \ ore 16.00

Incontro con
Giulia Napoleone

Poesia e Geometria