Melchiorre Fucci - Oltre la figurazione - Fano

Oltre la figurazione: omaggio a Melchiorre Fucci

in Arte

Oltre la figurazione: omaggio a Melchiorre (Rino) Fucci

Melchiorre Fucci - Oltre la figurazione - Fano

Fino a domenica 17 luglio sarà possibile ancora visionare la Mostra antologica sul pittore fanese Melchiorre Fucci (Rino) allestita presso il foyer del Teatro della Fortuna di Fano (orari apertura tutte le sere dalle 19.00 alle 22.00) con il patrocinio del Comune di Fano Assessorato alla Cultura, Fondazione Teatro della Fortuna, Fondazione Cassa di risparmio di Fano.

Fabio Tombari nel presentare nell’ormai lontano 1972 la Personale che l’Accolta dei Quindici dedicava al suo indimenticabile presidente appena scomparso scriveva: “Rino Fucci non era soltanto un pittore, era un fanese. Qualità suprema. Si può essere pittori senza essere fanesi (la Storia ne elenca diversi) ma essere pittore e fanese vuol dire come per Nino Cespi, essere accolti nell’al di là…”. Questo ricordavo in occasione della donazione da parte delle figlie Carla ed Ersilia dell’opera “Il Marinaio” alla Fondazione Cassa di Risparmio di Fano per essere collocata nella Quadreria che la stessa Fondazione ha riservato per i pittori fanesi del Novecento.

Rino Fucci, nato a Fano nel 1893, aveva frequentato l’Istituto Superiore di Belle Arti di Urbino e dopo aver preso parte alla Prima Guerra Mondiale si trasferì a Roma iscrivendosi all’Accademia del Nudo. Partecipò attivamente alla fervida vita della capitale nell’epoca passando con disinvoltura dagli Studi di Cinecittà al Laboratorio di restauro del Vaticano, dalle Officine grafiche pubblicitarie romane alle Mostre sindacali allora in auge. Tutti gli aspetti dell’arte grafica, pittorica e scultorea gli furono noti e ad essi si applicò con risultati più che positivi. Nel 1938, rientrato a Fano, ottiene la cattedra “per chiara fama” di Disegno dal vero nella Scuola artistica industriale “A. Apolloni”. Nella sua città, ritrovati gli amici, diede vita nel secondo dopoguerra (con quattordici altri pittori) a quella che diventerà poi la famosa Accolta dei Quindici della quale rimase presidente fino alla sua scomparsa nel 1972.

Nessun aspetto della vita cittadina gli fu estraneo, dalla Musica Arabita al Carnevale, per il quale realizzò nel 1951 il mitico Pupo “Il Vulon” ed alcuni carri allegorici fra i più significativi della pur lunga storia del Carnevale fanese. Lungi dal rinchiudersi nella torre di avorio della pittura e dell’arte, Fucci ha amato la sua città di un amore sviscerato. Lo ha dimostrato non a parole ma partecipando attivamente, da protagonista, alla vita cittadina: ad essa apportò con amore di figlio la sua grande perizia tecnica acquisita in anni lontani e la sua sensibilità di artista riservato e di poche parole ma padronissimo, come un artista del Rinascimento, di tutti i mezzi espressivi. Con la sua opera “Il Marinaio” la Quadreria della Fondazione Cassa di Risparmio di Fano si arricchisce di una fondamentale documentazione dell’arte pittorica fanese del Novecento. La speranza è che altre famiglie scelgano la strada generosamente intrapresa dalla famiglia Fucci alla quale va il plauso e la riconoscenza dell’intera città.

Alberto Berardi

 

Omaggo a Melchiorre Fucci

di Gastone Mosci

Fano. Una mostra d’arte di riflessione al Foyer del Teatro della Fortuna fino al 17 luglio 2016 con “Oltre la Figurazione. Omaggio a Melchiorre Fucci”, a cura di Rodolfo Battistini e Raffaella Manna. E’ stato riproposto da Comune, Fondazione Cassa di Risparmio di Fano e Fondazione teatro della Fortuna il pittore Melchiorre Fucci (Fano 1893-1972), un personaggio autorevole che si è formato nell’ambito artistico-musicale dei primi del Novecento nel cuore del Teatro della Fortuna in una ricca famiglia borghese. Ne parlano in un agile Catalogo, Ideanet di Giovanni Carboni, la nipote Maria Flora Giammarioli, l’Assessore Stefano Marchegiani, gli studiosi Alberto Berardi, Raffaella Manna e Rodolfo Battistini, 18 opere ad olio esposte nel Foyer (1920-1955), 9 illustrazioni (bozzetti per film, commemorazioni e nel 1921 dell’epoca iha n tecniche varie, francobolli della Repubblica di San Marino). La prima educazione umanistica avviene presso il Nobile Collegio Belluzzi della Repubblica di San Marino (1906-1911). Ma il primo approccio alla cultrura artistica, dopo la licenza liceale, è segnato dalla frequenza all’Istituto Superiore di Belle Arti di Urbino (1913-1917). E’ l’Istituto creato dal Commissario Valerio nel 1861, l’unico delle Marche, già di prestigio nei primi del Novecento, dove anche Francesco Carnevali, quasi coetaneo del Fucci, ha studiato con amici pesaresi come Mariotti e Galluzzi. A Urbino, nel 1925, a Palazzo Ducale, verrà istituita la famosa e unica Scuola del Libro.

 

Il Fucci attraversa l’epoca della Grande guerra, sente qualche richiamo futurista, nel 1921 sposa la nobildonna Maria Mochi di Cagli e approda a Roma per una quindicina d’anni, dove determina la sua personalità pittorica. Incontra esperienze come la Scuola romana, ma è attratto dalla malia pittorica e narrativa di Armando Spadini, dal fascino dell’avventura cinematografica (presente un po’ anche a Fano), da via Margutta, dalle forme nuove dell’arte plastica. Il richiamo al quale s’adagia – una cattura – con la rivista “Valori Plastici”, con il Realismo magico, e soprattutto con la corrente di Novecento, grazie al fascino di Margherita Sarfatti. Né possiamo dimenticare il ruolo di Anselmo Bucci a Milano e a Parigi..

 

Quella dimensione di italianità e di classicismo ha impegnato Fucci in tante esperienze artistiche romane. Ma nel 1938 l’aria politica generale cambia: Roma non ha più il volto dell’attrazione barocca, né il clima novecentesco della sperimentazione. Fucci rientra definitivamente a Fano. Sarà chiamato per chiara fama come docente di disegno dal vero alla Scuola Artistica Industriale “A. Apolloni” (fino al 1959). Entrerà nel meccanismo del Carnevale e del fantasmagorico ambiente dei pittori carristi. Ancora, nel 1946 parteciperà alla fondazione dell’Accolta dei Quindici (fino al 1965).

 

Gli storici dell’arte Raffaella Manna (monografia Fucci del 2007), A. Piermattei (Fucci e l’Accolta del 1996) e Rodolfo Battistini costruiscono un itinerario artistico di grande operosità, di Fucci gentile e interprete del campo umanistico della cultura.

 

Per intenderci vorrei rifarmi a due libri e a due ritratti, quello nel Catalogo 2016, “L’autoritratto” 1925-1930, olio su cartone di Fucci, poi un altro ritratto, citato nel libro esaminato da Battistini, “Arte e immagine tra otto e novecento. Pesaro e Provincia” (1980), del dandy, “Lo sconosciuto”, di Francesco Carnevali, forse anche la sua immagine. Fucci sente il richiamo di Anselmo Bucci e dei suoi personaggi acuti e psicologici, delicati e di un cromatismo misurato, di Novecento, invece Carnevali presenta un’icona che è un’esplosione contestativa, di espansione prerafaellita e liberty che cerca un orizzonte inedito.Sono due punti di riferimento, di personalità che hanno esercitato un ruolo forse ancora da approfondire nella nostra cultura.

Gastone Mosci