Una lettura critica della società anni settanta di Enzo Uguccioni
In uno dei preziosi libri, con copertina bianca, de La Locusta di Vicenza sono stati raccolti alcuni scritti di Valerio Volpini fra i più belli e significativi della sua produzione letteraria. “La prudente ipocrisia” (ed. 1973) dice immediatamente di che si tratta: note di costume sulla società degli anni settanta.
Come ha ricordato Aldo Deli nel discorso di addio, dopo il periodo della Resistenza, Volpini non esitò a confessargli che intendeva occuparsi di “costume”. Gli interventi di Volpini, legati ad avvenimenti, opinioni, personaggi del momento, si allargano a valutazioni di carattere generale e gli consentono di riaffermare le sue profonde convinzioni morali e spirituali: non teme l’accusa di moralismo e, con discrezione, non fa mistero del suo grande amore per la Chiesa di Cristo. Per questo il Papa Paolo VI – qualche anno dopo – seppe strapparlo dalla sua amata provincia per affidargli il giornale più importante del mondo: L’osservatore romano.
La prosa di Volpini è permeata da una sottile ironia, le sue analisi denotano una grande lucidità di giudizio: le espressioni storiche cambiano, ma l’uomo rimane sempre lo stesso e, dunque, è la cultura che permette di conoscere il vero senso della storia. Nel caso di Volpini si sente la sua predilezione per la cultura francese e, soprattutto, per quella russa con il grande Dostoevskij.
Quando pubblicò “La prudente ipocrisia” Valerio Volpini, aveva cinquanta anni, era consigliere regionale, amico di scrittori e artisti famosi, stimato da statisti importanti come Dossetti, Fanfani, Moro.
Gli anni ’70 seguivano la grande stagione di Papa Giovanni, di Kennedy, di Krusciov , ma già presentavano i prodromi di un lento, inesorabile declino. E Volpini fu tra i primi ad avvertirlo.
Gli “aforismi volpiniani” – tratti da “La prudente ipocrisia” hanno la “vis polemica” di Bernanos: “Io scrivo come soffro e non penso che ricordare che non si può far a meno dell’amore e del sacrificio sia inutile anche se magari fuori moda” . Nella stessa pagina Volpini riporta un frase di Montale (da cui prende il titolo del suo libro): “E si noti la prudente ipocrisia di porre rimedio… in un tempo lontano, quando sia possibile una nuova palingenesi sociale”.
Negli anni ’70 Volpini fu tra i pochi a capire quello che stava succedendo. Ma “l’arroganza del potere” (Volpini) e “l’imbecillità” (Bernanos) non seppero far fronte alla invasiva cultura nichilista.
E anche oggi dubito che la dura lezione della storia sia stata capita.
Enzo Uguccioni