Ricordo di Raffaele Mazzoli

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Ricordo di Raffaele Mazzoli

Domenica 23 novembre alle ore 14,30, a Pesaro, don Raffaele Mazzoli, già direttore de “Il nuovo amico”, settimanale interdiocesano ha posto fine alle sue attività terrene a 95 anni, spesi per la vita pastorale e sociale. Era nato a Petriano il 12 dicembre 1923, era coeraneo ed amico di Valerio Volpini e di Dino Tiberi. Ha              interpretato la vita pesarese in tutto l’arco della sua esistenza nel mondo del cinema, dell’attività artistica, del giornalismo (Avvenire d’Italia), nella mensa diocesana Oda, della Casa per ferie “Villa Bacchiani” a Pozzzo di Fassa.Il segnp maggiore. 40 anni di vita con il settimanale diocesano “Il nuovo amcio”, fra i più vivaci dei nostro paese. Lo ricordano due suoi colaboratori, Enzo Uguccioni e Gastone Mosci.

ADDIO DON MAZZOLI

Scrivere significa darsi”. Con queste semplici essenziali parole Francois Mauriac dà il senso vero dello spirito che anima lo scrittore. Così intendeva la professione del giornalista il direttore emerito de IL NUOVO AMICO, don Raffaele Mazzoli, che ci ha lasciato. E’ stato il suo modo di vivere il cristianesimo e, in particolare, il suo stesso sacerdozio. Egli diresse – con grande intelligenza e per molti anni – il settimanale cattolico che dal 1991 divenne provinciale, quando alcuni amici di Fano ed Urbino proposero al direttore Mazzoli di allargare la redazione de IL NUOVO AMICO – allora giornale della diocesi di Pesaro – alle altre diocesi della provincia. Ricordo che vi fu un generale consenso che trovò, proprio in don Mazzoli il più convinto sostenitore. Ricordo anche la grande disponibilità dei tre Vescovi diocesani: mons. Michetti, mons. Bianchi e mons. Cecchini (al quale successe, poco dopo, mons. Tomassetti). Ne dà testimonianza il fatto che poi il NUOVO AMICO organizzò, ogni anno, un incontro coi tre Vescovi e tutti i redattori del giornale. La redazione era costituita da persone di grande valore. Avevamo coniugato Vangelo e Cultura secondo l’insegnamento dei grandi Papi di allora: c’erano intellettuali della levatura di Valerio Volpini, Aldo Deli e tanti altri. Esercitavamo quella che Rosmini chiamava la “carità intellettuale”. D’altra parte don Mazzoli svolgeva, così, il suo ministero sacerdotale nel modo più pieno, a imitazione di Cristo. D’altra parte eravamo consapevoli che era necessaria una presenza dei cattolici sempre più forte ed incisiva. Georges Bernanos scriveva: “ In una crisi dove è in gioco il destino dell’uomo, se noi cattolici non parliamo, chi parlerà?”

La mia esperienza accanto e sotto la guida di don Mazzoli ha avuto tanti momenti felici. Vorrei ricordare almeno gli incontri annuali dei settimanali cattolici d’Italia: vivacissimi per la partecipazione di esponenti di altissimo livello culturale, in città splendide come Firenze, Roma, Venezia ecc. E soprattutto gli incontri redazionali provinciali sono stati, per me, fonte di arricchimento e di grandi soddisfazioni personali. Vi furono momenti di incomprensione, ma presto superati dalla innata bontà d’animo di don Mazzoli. Quando lasciai il mio incarico fu perché ritenevo (e di ciò sono ancora convinto) che dopo un po’ bisogna dare il cambio a nuove generazioni e a nuove esperienze. Avevo ben presente l’insegnamento del Vescovo Tomassetti che, nel suo commovente discorso di commiato, disse: “L’avvicendamento di cui questa sera ci troviamo protagonisti lo vivremo, da entrambe le parti, non come un lacrimoso rimpianto ma come una festa…”

E’ proprio vero il detto africano che recita così: “Quando muore un anziano brucia una biblioteca”. Era tanta la sapienza e la cultura dell’amico carissimo, don Raffaele Mazzoli, che ci viene un moto di ribellione pensando al vuoto che lascia… Forse un pensiero del grande filosofo Seneca ci può rasserenare: “Da un grande uomo c’è sempre qualcosa da imparare. Anche quando tace.

Enzo Uguccioni

 

DON NELLO AL NUOVO AMICO

Sempre più intensamente nel corso degli anni, l’ho chiamato con il nome di casa, don Nello, al secolo don Raffaele Mazzoli, don Nello, per la sua mamma che lo ha sempre curato e guidato, don Nello per gli amici, che erano i suoi collaboratori quotidiani nelle attività del cinema e del mondo degli artisti, i colleghi della comunità dei giornalisti della quale si sentiva partecipe e degli animatori della mensa diocesana. Negli ultimi quarant’anni “Il nuovo amico” è diventato centrale nella sua attività pastorale insieme alla cura della parrocchia nei dirupi del San Bartolo. L’ho conosciuto quando la diocesi di Urbino si è collegata con Pesaro nel settimanale diocesano. Era il 1984, quando “Il nuovo amico” è giunto fino alle Alpi della Luna nell’Appennino: un giornale fatto in casa, che cresceva ogni mese, quindicinale e piccolo formato, dopo dieci anni settimanale e formato tabloid con l’aggiunta della diocesi di Fano.

Don Mazzoli ha fatto diventare grande il settimanale interdiocesano della provincia. Era il giornale delle comunità di Pesaro Fano e Urbino, di Fonte Avellana, Montegiove e Convento di San Bernardino, delle Clarisse e Agostiniane di Urbino con le francescane di Mercatello e altre comunità. Non un’espressione clericale e bigotta ma il meglio che si potesse realizzare con la sobrietà e l’intelligenza creativa di vivere le situazioni quotidiane e di lavoro della gente: società cristiana e società civile formavano un unicum sociale. Molte personalità forti erano convinte del ruolo di quel giornale e del suo direttore, e davano una mano, partecipavano sia Carlo Bo che don Italo Mancini, Valerio Volpini, Gianfranco Sabbatini, anche Paolo Volponi vi faceva segnalare il suo Appennino contadino.

Don Nello aveva raccolto le acque del Metauro e del Foglia per arricchire l’Adriatico, questo insieme che ha segnali decisivi anche nella cultura esprimeva la complessità di un grande territorio significativo, che un tempo era il Ducato di Urbino, ma che viveva fra fine Novecento e inizio Duemila il segno di un cristianesimo adulto o meglio della fede cristiana libera e missionaria, che traeva forze da guide come i vescovi Donato Bianchi di Urbino, Gaetano Michetti di Pesaro e Costanzo Micci di Fano (negli anni ottanta e novanta).

Si partecipava ad un dialogo comune e spirituale, delle chiese locali animato dalla direzione di don Nello, di servizio con grandi diramazioni come il volontariato di don Gaudiano e di una città come Pesaro, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di don Italo Mancini, l’ Università di Carlo Bo, il Circolo Culturale Maritain di Valerio Volpini e il Centro don Orione di Fano.

Un giornale interdiocesano ha un compito di particolare attenzione ed animazione, evolve e diventa luogo interlocutorio di dibattito nel cammino della Chiesa. Ha sempre nuovi collaboratori e animatori dell’informazione che raccolgono domande inedite, situazioni nuove. E Don Nello ha usato tante risorse e le ha indirizzate verso il settimanale interdiocesano, ha rinnovato la sua resistenza di fronte al consumismo e alla globalizzazione, è diventato il decano, il simbolo dei settimanali diocesani italiani.

Gastone Mosci