ginevra il palazzo delle nazioni unite
La Creazione dell'Uomo

Giovanni Volpini, Apriti Sesamo

in Cultura/Il Fanese curioso di Giovanni Volpini

 

Giovanni Volpini, Apriti Sesamo

ginevra il palazzo delle nazioni unite

“A cosa serve il CERN?” è stato il titolo di una conferenza che ho dato qualche tempo fa. Una domanda che pongono in molti, affascinati magari dalle ardite teorie scientifiche e dai gioielli tecnologici utilizzati per le ricerche sperimentali, ma con il segreto dubbio che si tratti solo di un gioco intellettuale, seppur raffinatissimo.

Qui provo a dare un’ulteriore risposta a questa domanda. La scienza è fatta da persone che collaborano fra di loro: gli scienziati solitari, ammesso che siano mai esistiti, oggi sono semplicemente inconcepibili. Sia perché le strumentazioni richieste sono talmente imponenti che neppure una singola nazione può permettersele figurarsi un singolo- ma soprattutto perché il lavoro di ricerca si basa sul continuo scambio di idee e sul confronto con i propri pari. I grandi esperimenti che hanno portato alla scoperta del bosone di Higgs mettono assieme oltre 3.000 persone, provenienti da circa 300 istituzioni di ricerca distribuite su tutto il pianeta, ma anche le ricerche più piccole coinvolgono centinaia di ricercatori. All’interno di queste comunità esiste una lunga tradizione di collaborazione fra ricercatori provenienti da paesi in conflitto, mentre il management deve porre estrema cura per non urtare le suscettibilità dei loro governi.
Un passo ulteriore in questa direzione è stato fatto nei mesi scorsi in Giordania con la fondazione di SESAME (un acronimo per Synchrotron light for Experimental Science and Applications in the Middle East, o luce di sincrotrone per la scienza sperimentale e le applicazioni nel Medio Oriente) con un inizio del funzionamento previsto nel 2015. Una luce di sincrotrone è un particolare tipo di acceleratore di particelle, in questo caso elettroni che come conseguenza dell’accelerazione emettono luce ultravioletta o raggi X, sotto forma di impulsi estremamente più intensi di quanto possa essere ottenuto tramite sorgenti tradizionali. Queste radiazioni vengono sfruttate in numerosi campi della ricerca applicata, nello studio di nuovi materiali e anche in campo industriale, permettendo di realizzare una sorta di radiografie estremante dettagliate.

Ma l’aspetto più stupefacente di SESAME non sono i suoi obiettivi scientifici ma l’elenco dei paesi membri: Bahrain, Cipro, Egitto, Iran, Israele, Giordania, Pakistan, l’Autorità Nazionale Palestinese e Turchia. Paesi fra i quali in alcuni casi non passa affatto buon sangue o che neppure si riconoscono ufficialmente, ma che tuttavia hanno deciso di fare collaborare i propri scienziati, forse le persone più di tutte abituate a dialogare. Penso che faccia piacere sapere che l’Italia, tramite l’Istituto di Fisica Nucleare, ha dato direttamente un contributo, oltre che attraverso l’Unione Europea, al sostegno economico di questo centro di ricerche.

Un altro caso esemplare di collaborazione scientifica che promuove iniziative di grande valenza sociale si era avuto nella seconda metà del secolo scorso, quando scienziati statunitensi, europei e dell’ex blocco sovietico diedero vita a quegli incontri di Erice che negli anni ’80 contribuirono ad aprire gli occhi al mondo sui rischi dell’apocalisse nucleare.

Quando mi reco al CERN mi trovo a lavorare con persone provenienti davvero da tutto il mondo ed è una esperienza unica per l’apertura mentale che si apprende e per l’abitudine a confrontarsi con riferimenti culturali diversi. Sono convinto che sessanta anni di CERN abbiano giovato alla causa dell’unità europea molto più di tanti vertici e convegni: mi auguro che l’esperienza di SESAME possa imprimere uguale slancio al processo di pace in Medio Oriente.

Giovanni Volpini

26 agosto 2016