Musica Arabita

La Musica Arabita del Carnevale di Fano

in La Citta del Carnevale

STORIA DELLA MUSICA ARABITA DEL CARNEVALE DI FANO

A cura di Silvano Clappis e Raffaella Manna

Fino ad oggi si è sempre considerato, da parte di studiosi e ricercatori, il 1923 quale anno di nascita della Musica Arabita di Fano, ma si può ragionevolmente pensare che l’origine del gruppo sia il frutto di un processo di formazione che era già in cammino, solidificatosi e compostosi quindi qualche anno prima, per l’esercizio di varie influenze.

 

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Fin dall’Ottocento il complesso Bidonata

Grazie infatti al ritrovamento di un vecchio documento, venuto alla luce nell’archivio privato della stessa Musica Arabita, possiamo con certezza retrodatare la sua origine al 1915, quando un manipolo di mattacchioni fanesi usava fare allegre serenate con fisarmonica, campanacci, barattoli di latta ed altri strumenti del genere, alle coppie che si univano in matrimonio o per rallegrare festicciole e serate danzanti.

 

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Divertimento del proletariato con bidoni, fisarmonica, campanacci

La tradizione locale vuole perfino vedere nella Bidonata, complesso ottocentesco che traeva ritmi alla meno peggio da barattoli, bidoni e pentole, l’antesignana della Musica Arabita.
Potrebbe essere nato così questo bizzarro organismo musicale, troppo “popolare” per essere “serio”, troppo “serio” per essere “popolare”? Con quel non so che di dilettantistico, di improvvisato, di velleitario? Oppure come sostengono in molti era più semplicemente il modo provocatorio di divertirsi del proletariato che allora era escluso dai salotti buoni della città e che all’ennesima provocazione snobistica, come sottolinea lo storico Alberto Berardi in un suo intervento del 2004, il gruppo ormai stanco rispose: “Gliela facciamo vedere noi, dissero come un sol uomo, i barbieri, gli arrotini, i facchini, i calzolai, i camerieri, i falegnami ed i fabbri ferrai, o meglio gliela facciamo sentire noi”?

 

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Una serenata finita male, una popolana esclama “en arabiti”

Secondo un’altra tradizione orale (Vittorio Spinaci riferisce di averla appresa dal padre) il nome di Arabita deriverebbe da una serenata finita male. Un gruppo di giovani fanesi, con in testa il fidanzato, si sarebbe recato sotto le finestre dell’amata per la classica serenata. Poiché la finestra non si aprì i giovani sarebbero rientrati a casa dello spasimante per bere e sfogare la loro delusione suonando all’impazzata. Una vicina, sentendoli di nuovo in strada nella notte, affacciandosi, avrebbe esclamato: “Oh ma questi, cu en arabiti?”

 

Dopo la Grande Guerra la serenata per le seconde nozze

Una ulteriore versione, leggermente discordante dalla precedente, parla di un gruppo di giovani che subito dopo la Grande Guerra si recavano a disturbare la prima notte di nozze di coloro che si erano sposati in seconde nozze: una presa in giro per i coetanei che, nel matrimonio, ci erano cascati una seconda volta (?).

 

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Ecco com’è nata l’Arabita

Una aggiuntiva chiave di lettura sulla nascita fu fornita dal maestro “storico” della banda Enzo Berardi in una intervista di Leandro Turiani apparsa sul Messaggero del 26 ottobre 1984: “Eravamo nel ’23 – risponde Enzo Berardi – e c’erano le società artigiane Canoba, El ragn, Chi fa fa e I Strambul. La Mandolinistica era fatta solo di barbieri. Io ero nella Canoba e una sera suonavo il clarino con Travaglini il ciclista e Luigi Isotti il tornitore. Alcuni amici hanno cominciato ad accompagnarci, suonando coperchi, pentole e bottiglie. Senti come andiamo bene? – disse qualcuno – e così è nata l’Arabita.

 

A Pesaro il battesimo ufficiale con un girovago violinista

Abbiamo cominciato a costruire gli strumenti: Bruno Bartoli violini di legno, Bruno Antognoni, che faceva l’elettricista, strumenti di latta. Uscivamo con i tram a cavalli a suonare. Il battesimo ufficiale lo abbiamo avuto a Pesaro con un girovago che suonava il violino”.

Certo le origini e le motivazioni più veritiere, quelle vecchie, quelle da cui il complesso ha tratto la sua atipicità si sono perse nel tempo, ma è in questo clima scanzonato di inizio Novecento che il gruppo ha preso forma.

 

E’ il clima scanzonato del primo Novecento

Malauguratamente lo scoppio della prima guerra mondiale piegò non solo gli animi del gruppo improvvisato, ma anche tutto ciò che di buono aveva creato. La gioventù fu chiamata alle armi e a poco a poco anche la banda “Arabita” si sciolse. L’Italia, entrata in conflitto il 24 maggio 1915, costringeva la nostra città, suo malgrado, ad essere travolta dagli eventi. Tutto si interruppe, in primis i festeggiamenti.

Quelli del carnevale furono sospesi dal 1916 al 1921.

 

Nel 1921 riprende il Carnevale… e la banda dei musicanti

Proprio nel ’21 accadde che alcuni giovani briosi ripensarono ad essa, ed ebbero l’ottima idea di farla rivivere. Al principio fu un periodo di stenti, in seguito però la banda riprese la sua attività per volontà dell’allora segretario del concerto, Alceo Casanova, che si trovò ad affrontare non solo problemi sul piano economico, ma principalmente sul piano sociale: un compito non facile quello di far nuovamente sorridere la gente! D’altronde si viveva un periodo storico altrettanto frenetico, molto impegnato e ancora segnato dalla guerra.

Servivano idee, tenacia e tanta buona volontà. Doti che di certo non mancavano a Casanova, il quale in brevissimo tempo, – insieme all’allegro, dinamico ed estroso barbiere Grisante Travaglini, Isotti al clarino, Ricci e Rico de Ruscian alle fisarmoniche, Isotti alla cassa, Sabine De Stefano alla caccavella, Nero il sarto con il carrello con la scritta “Arabita”, Bartoli ai martelletti e al resto della compagnia, – ridiede un nuovo assetto alla banda che tornò in pieno a rallegrare il popolo.

 

Nel febbraio 1923 subito 30 componenti della Musica Arabita

Nel febbraio del 1923 il gruppo si strutturò ulteriormente, allargando il numero dei componenti a 30, e per un dissidio sorto con la Banda cittadina, assunse la denominazione dialettale di “Musica Arabita” ovvero Musica Arrabbiata e adottò, oltre a qualche strumento dei musicanti dissidenti, gli strumenti caratteristici più bizzarri e strampalati, come bidoni, bottiglie, brocche, caffettiere, ombrelli, porta immondizie, zoccoli, e tanto altro ancora e parodie di veri strumenti musicali. Inoltre si diede un repertorio di motivi orecchiabili, temi popolareschi, ritmi gioviali e rumorosi che esaltavano la freschezza e la spontaneità delle esecuzioni.

 

Non era ben vista dal regime: troppa fantasia e frivolezza

Da quel 1923 fu un crescendo di successi e di notorietà, pur nel variare delle fisionomie e dei costumi, a cominciare dalle divise, che diventarono addirittura più colorate per dare maggior brio al complesso.
Va delineato fin da subito il rapporto che la Musica Arabita ebbe nella realtà cittadina con il regime fascista che agli inizi degli Anni Venti andava strutturandosi pure nelle sue articolazioni periferiche. Rispetto ad altre componenti della vita sociale e intellettuale che si erano prontamente piegate, fino all’adulazione, al nuovo potere politico e amministrativo, la Musica Arabita in ragione della sua specificità rischiava di simboleggiare una eccezione al torpore e alla linearità del modello di società fascista che si andava delineando. Il regime, specie nella prima fase di consolidamento, cercò quindi di avversare, o per lo meno di ostacolare, qualsiasi forma e organizzazione che avesse finalità puramente ludiche, che fosse espressione di irrequietezza, fantasia, frivolezza, esibizionismo fuori dagli schemi canonici imposti.

 

Una banda per esibizioni divertenti e simpatia

E chi se non questa banda sgangherata, – formata da elementi del popolo poco inclini per tradizione famigliare, educazione, ambiente sociale, al rispetto delle regole e alla sottrazione delle libertà individuali, – dedita ad esibizioni musicali che per la loro specifica connotazione assumevano toni divertenti, ridanciani e perfino goderecci poteva mettere in serio pericolo il nuovo ordine appena costituito?
Era, però, tanta la fama, la simpatia, il successo che il gruppo riscuoteva tra la popolazione fanese e del circondario che a livello locale nessun amministratore pubblico o gerarca del partito se la sentì di iniziare una contesa.

 

Entra nell’Opera Nazionale Dopolavoro

Così anche la Musica Arabita entrò nell’orbita dell’Opera Nazionale Dopolavoro, l’associazione costituita nel 1925 dal regime di Mussolini per organizzare il tempo libero dei lavoratori, ma che in realtà serviva a esercitare una forma di controllo nella vita pubblica degli italiani. Paradossalmente questa, poco spontanea ma necessaria adesione, finì per costituire per lo stesso gruppo una sorta di copertura, di immunità allo svolgimento delle loro esecuzioni strampalate e colorite, perfino dei loro eccessi.

 

Sfilò nel Carnevale del 1938, grancassa e strillone

Il segno distintivo di appartenenza alla OND fece così ben presto la sua apparizione nella grancassa che precedeva la banda durante le sfilate a piedi, in altri oggetti che venivano usati (come il “falso” microfono) e nel carro sul quale la Musica Arabita sfilò nel carnevale del 1938.
Nel 1937 la Musica Arabita, con l’aumentare dei partecipanti, sentì la necessità di organizzarsi e di darsi una disciplina. Nacquero, allora, la figura dello strillone che annunciava alla cittadinanza di Fano l’arrivo della banda, ruolo ricoperto per diverso tempo da Tibarin, e la figura del Maestro vero e proprio, un maestro con il compito di guidare il complesso nelle melodie e nell’effervescenza.

 

Dal 1937 Enzo Berardi come animatore e guida

Delle figure incaricate di accompagnare il complesso vi erano già state in passato, come Grisate Travaglini e Gino Berardi, ma dal 1937 questo ruolo si caratterizzò ulteriormente. L’eredità ricadde nelle mani di Enzo Berardi, cugino di Gino, un uomo che dedicò tutta la sua straordinaria, debordante energia all’Arabita, facendone un tratto distintivo della sua personalità.

In seguito si costituì un consiglio, nel quale si alternarono molti vecchi soci, che suonavano strumenti parodiati, quali: Gervasio Terzoni, chitarra e imitazioni, Silvio Furlani, cornista, Giannino Bartolucci, violoncellista, Eugenio Balicchia, violinista, passato poi al contrabbasso, Espartero Mencarelli, tamburino sardo, Renzo Berardi, ordinatore impeccabile delle file e Giuseppe Mercanti, organizzatore.

 

Ecco il Grande Libro del Carnevale di Fano

Evidenziati i rapporti con il potere politico, occorre notare come manchino precisi termini di demarcazione e di riferimento riguardo l’ingresso della Musica Arabita nelle manifestazioni carnevalesche fanesi. Le cronache di quel periodo non parlano del gruppo quando descrivono le feste carnevalesche, come riporta Enrico Tosi ne Il grande libro del carnevale di Fano, limitandosi a generiche citazioni e a qualche curiosità.

 

Dal 1938 Musica Arabita invade tutti gli spazi di festa

Occorrerà attendere il carnevale del 1938, vale a dire quindici anni dopo la sua formale costituzione, per vedere scritto per la prima volta sui giornali il nome della Musica Arabita al carnevale. Senza ombra di dubbio il merito di questo risultato va ascritto proprio al nuovo maestro Enzo Berardi che, come già detto sopra, assunse la direzione della banda l’anno precedente.

Il ghiaccio finalmente era rotto, il gruppo risultò sdoganato da quell’anonimato al quale era sembrato essere stato destinato, a ragione, forse, della sua stessa eccentricità e ingovernabilità.

 

Seconda Guerra Mondiale tutto bloccato poi la ripresa con la Somarata

Lo scoppio della seconda guerra mondiale fu capace, comunque, di bloccare l’attività della banda, ma non riuscì a distruggere le tradizioni folcloristiche fanesi: nel 1946 riprese vivacità la Società Carnevalesca e con essa la famosa Somarata.

 

L’epoca di Bruno Bartoli poi Ernesto Schiavi

Nel frattempo la stessa Musica Arabita si era data una struttura ben definita. Verso la fine del 1945 Bruno Bartoli, che fu uno dei fondatori del complesso, venne eletto presidente. Carica che mantenne fino al 1961, quando lasciò il posto ad Ernesto Schiavi, mentre il ruolo di segretario e cassiere fu ricoperto da Sabino Petrelli.

 

Programmi musicali nuovi e bizzarria degli strumenti, 65

Nel 1947 per iniziativa del Maestro Enzo Berardi e dei suoi vecchi e più cari amici, il complesso si ripristinò più forte e vitale di prima, si sviluppò sempre più nei suoi quadri, nel programma musicale e nella bizzaria degli strumenti, facendo salire nientemeno il numero dei componenti a oltre 65. Chi emergeva tuttavia sul complesso era il trio che formava il concertino base, o meglio Giulio Marini, il clarinetto dalle lunghe e inesauribili note; Abramo Gentili, che piroettando suonava tranquillamente la fisarmonica; e Gervasio Terzoni, con la chitarra e le sue comiche macchiette.

 

Enzo Berardi con marsina e cilindro, guanto bianco e batti-tempo

Con il gruppo sempre più affiatato il Maestro oltrepassò i confini delle Marche fino a battere tutte le contrade italiane con quel suo modo di fare e di portare buonumore ovunque. Quintessenza del gruppo, fu un istrione che in marsina e cilindro, con il suo guanto bianco e le quattro dita verso il cielo e con il bastone batti-tempo, riuscì a far sorridere con spensieratezza anche in tempo e clima postbellico.

 

Quasi ogni settimana in tutte le Marche

Più avanti entrarono a far parte del complesso il dottor Guido Adanti, il professore Rino Fucci, il ragioniere Sabino Petrelli e tanti altri vecchi e giovani, liberi professionisti e operai.
Così quel rapporto ancestrale con il carnevale fanese già allacciato prima della guerra tornò ad essere preminente, vincente, fino a trasformarsi col tempo, quasi esclusivo.

 

Successi in Italia e in Europa

Alla fine degli anni ’50 la Musica Arabita iniziò ad assumere una notorietà e una risonanza che travalicava i ristretti confini locali. Dai servizi occasionali che si facevano per le varie feste paesane, le festività religiose e celebrative, si passò a vere e proprie trasferte organizzate, in diverse località italiane e straniere.

La storiografia sulla vastità della sua produzione, nei decenni ’60 e ’70, si fa più rigogliosa e meritevole di un cenno maggiormente dettagliato grazie alla straordinaria e puntuale documentazione rinvenuta fra i pur scarsi e frammentati archivi del complesso musicale. Per il 1963 si registrano 32 uscite e 13 scritture rinunciate per precedenti impegni, mentre per il 1965 si registrano ben 38 uscite.

 

Le partecipazioni più rinomate

Tra le partecipazioni di maggior successo si ricordano: Festa della salsiccia a Castelvecchio (1963), 14° Festival internazionale Folkloristico di Saint-Vincent (1966), Settimana Gastronomica Italiana a Zurigo (1967), IX Biennale Internazionale dei Fiori a Pescia (1968); nel 1972 troviamo la Musica Arabita ad Abbazia, nel 1973 a Monaco ai festeggiamenti per l’incoronazione della Principessa e del Principe del Carnevale, successivamente la vedremo esibirsi al Festival Nazionale dei Complessi Caratteristici di Como, a Musica in Piazza ad Ancona (presentata da Silvio Gigli), al Carnevale Ambrosiano di Milano, al Carnevale di Venezia, al Carnevale in Piazza di Ascoli Piceno, al Raduno internazionale dei camping a Roma, in Svizzera, Francia, Germania, Olanda, Belgio, ecc.

 

Anni ’70 massimo splendore e qualche cambiamento

Verso la metà degli anni ’70 l’Arabita iniziò ad assottigliarsi nel suo organico, tra mille difficoltà il maestro Berardi continuò con la sua imperterrita energia a tenere ben saldo il gruppo e si preoccupò, di anno in anno, a rimpiazzare con nuove leve le persone che non avevano più entusiasmo, ormai stanche principalmente delle numerose trasferte.

 

Anni ’80 suona per Giovanni Paolo II a San Pietro e al porto di Fano

Il periodo aulico era lontano, la consapevolezza di molte persone fu che durante gli anni ’80 la Musica Arabita era entrata ormai in crisi. La parabola del gruppo andò sempre più calando, colpa anche forse di un mancato ricambio generazionale. Fra i momenti più significativi ed emozionanti di questo periodo deve essere annoverato l’incontro con il Papa Giovanni Paolo II avvenuto sul sagrato della basilica di San Pietro nel 5° anniversario della sua salita al soglio pontificio. Per la Musica Arabita che festeggiava il traguardo di mezzo secolo di attività, la visita al Santo Padre fu un evento e un regalo immenso.

 

Nel 1990 l’addio di Enzo Berardi

Nel febbraio del 1990 la Musica Arabita perse la sua guida, il popolare Enzo Berardi, colui che ebbe non solo il grande merito di sostenere il gruppo con versatilità e qualità, ma che riuscì a fargli ottenere il giusto riconoscimento. Successivamente la direzione della banda venne assunta da Fernando Micheli, che ebbe l’oneroso compito di non disperdere la tradizione folcloristica.

 

Oggi la Musica Arabita continua ad avere una sua tradizione, una sua storia e quindi una sua peculiare identità, grazie alla direzione di Daniele Gaudenzi, che ha il privilegio di elevarne il tono di musicalità ed il livello di partecipazione. La responsabilità della banda è affidata, invece, da circa dieci anni a Cristina Bramucci, la quale durante le esibizioni suona l’orologio, simbolo dell’Arabita.

 

Musica Arabita 2015

 

(Da: Divertirsi divertendo. Storia della Musica Arabita di Silvano Clappis e Raffaella Manna, ed. Motiva Comunicazione, Fano 2015)

 

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