Canonizzazione dei 2 Papi

2 Papi 2 Santi di Giulia Incisa

in Lettere e Teatro

2 Papi 2 Santi di Giulia Incisa

 

Giulia Incisa 

 

1.
GIULIA INCISA SCRITTRICE
di Gastone Mosci

Nei suoi libri Giulia Incisa comunica sempre uno stile di vita che procede dalle esperienze della giovinezza e familiari. Il mondo della campagna è una miniera di sensazioni e di visioni, la natura è un luogo di vita e di pacificazione, il paesaggio s’intreccia con i colori e le tensioni del vivere. Già con il suo primo libro di racconti, “All’ombra dei susini” (Pacini Fazzi 1996) ha conquistato i lettori che amano il mondo rurale attorno a Urbania e lungo il Metauro. La sua scrittura affida al silenzio un ruolo guida, ai silenzi dell’esistenza il compito di districarsi fra gli itinerari possibili con convincimenti sensibili, come il desiderio velato della fiducia. Segue “Il dono di nozze” (Mondadori 1999), una memoria gioiosa della sapienza della vita comune, un documento e racconto sulla “leggerezza dell’essere”; poi, un romanzo epistolare, “Effathà, apriti” (Edimond 2008), che è una fiction domestica con trenta lettere mai spedite di una madre. Ma vorrei anche io chiudere, come ha fatto Paolo Scandaletti nell’introduzione a “Effathà,…” con il testo lirico preso da una sua plaquette che afferisce alla Collezione “Prima del vischio” (Stamperia d’Arte G.F., 16, Marzo 2005), diretta da Raimondo Rossi. Ecco:

 

Si può…

Tornare bambini
e guardare con meraviglia
sbocciare nuove foglie.

Tornare bambini
si può.

Tornare a stupirsi
con l’innocenza di un tempo
si può.

No, non serve il coraggio.
Occorre la fede
occorre viverla.

Lei ti fa piccola e candida,
ti fa grande e capace.

 

 

2.

SCHEDA DIGITALE DI GIULIA INCISA

Giulia Incisa è nata a Torino da padre romano e madre svizzera, Giulia Incisa Aloisi, vive tra Roma e la campagna marchigiana dove ama recarsi spesso, soprattutto per scrivere. A Urbania (piccolo paese circondato dal Metauro, immerso nel verde e nella quiete) Giulia Incisa ha trascorso la sua infanzia e buona parte dell’adolescenza: un lungo e felice periodo a contatto con la natura, i lavori dei campi e, soprattutto, vicino a gente vera e semplice che, lei dice: “Mi hanno insegnato e dato cose che nessun libro poteva darmi”.

Poi l’impatto con la città, Roma, e un cambiamento di vita totale, indesiderato e molto sofferto. Altro mondo, altra gente, altre abitudini. Una “gabbia dorata” fatta anche di mondanità, di balli e feste, di vacanze in posti alla moda all’estero, insomma di tutte quelle occasioni che, in un certo senso, possono essere piacevoli, ma niente di più. Così inizia per lei una specie di doppia-vita vissuta sempre alla ricerca di un equilibrio tra le due facce profondamente diverse di una stessa realtà.

Due matrimoni, due figli. Più avanti l’incontro con il giornalismo, avvenuto collaborando con alcuni giornali: “Panorama”, “Gente”, “Capital”, “Corriere della Sera”.

Lo sguardo, comunque, rimane sempre volto alla narrativa e, nel 1996, Giulia Incisa pubblica il suo primo libro. Sono dei racconti ambientati nell’amata sua campagna, punto di appoggio, di serenità e di riferimento in ogni vicenda della vita.
Oltre alla passione per i viaggi, Giulia Incisa ama la pittura, la ceramica (soprattutto quella di Casteldurante, l’antica Urbania), la musica classica, la lettura, il cinema e il teatro…

 

3.

ROMA, UN 27 APRILE IRRIPETIBILE

di Giulia Incisa

 

Roma un po’ cinica un po’ incredula si sveglia oggi pronta a vivere un evento storico: la canonizzazione di ben 2 Papi, amati e già santi per molti cattolici al momento della loro scomparsa da questa terra… Nella piazza più bella e famosa del mondo – piazza san Pietro – ci sono migliaia di fedeli che seguono il rito con incredibile raccoglimento e compostezza… tanti giovani seguaci di papa Giovanni Paolo che tanto li ha amati e incoraggiati: “Non abbiate paura… spalancate le porte a Cristo!”

Esco abbastanza presto, le vie sono deserte, il cielo grigio ma non piovoso. Mi fermo al solito bar domenicale per un caffè: c’è poca gente e non si sentono le solite chiacchiere, anche lì c’è una sorta di strano silenzio. Mi sarebbe piaciuto andare a San Pietro ma so bene che è impresa impossibile data l’enorme ondata di pellegrini da tutto il mondo e il quartiere circostante il vaticano completamente isolato già da ieri. Perciò torno a casa per seguire la diretta TV in compagnia di ben 2 miliardi di persone sulla faccia della terra collegate con il sagrato della basilica. Pazzesco questo numero, ma confortante… non ci si sente soli!

E la Messa per la canonizzazione ha inizio, così come molti di voi l’avranno seguita. Il ritmo è lento e composto, impeccabile, sereno così come accade sempre nelle grandi occasioni in cui la chiesa è protagonista e a lei dobbiamo questa stupenda atmosfera di devozione, di grande fede e di raccoglimento: un bagno di “grazia” che non può che rinfrancare mentre tornano alla mente tanti ricordi…

Ho sulla mia scrivania una bella foto di molti anni fa che mi ritrae mentre Papa Giovanni Paolo mi sorride e mi stringe la mano e i nostri sguardi si incrociano. E’ uno dei più bei ricordi della mia vita… Sapevo di questa udienza nella parrocchia di Santa Maria in Traspontina e così feci in modo di poterci essere e cercai di sedermi lungo il corridoio che il Papa avrebbe poi percorso. E così fu… La sua mano la ricordo calda e forte, la mia era fredda e tremante. Il suo sguardo era di quelli che ti trapassano, il mio intimidito, ovviamente. Nel ripensare a quell’incontro cerco di capire a distanza di anni cosa mi ha lasciato: spesso mi sono posta questa domanda. Oggi mi pare di aver trovato la risposta giusta… Mai gettare la spugna perché il dovere più alto è quello di testimoniare che siamo figli amati di Dio. Dunque, forti di questo e della fede che ci dona, affrontare le avversità della vita, le malattie, i dolori diventa cosa possibile! Questo il messaggio di quella indimenticabile stretta di mano… Da allora chiedo a San Giovanni Paolo che mi dia la forza di metterlo in pratica…

Giulia Incisa