Racconti brevi
di VALERIO VOLPINI
6. 4 maggio 2014
IL CESTO DEL NONNO
di Valerio Volpini
Il nonno sapeva confezionare bellissimi cesti con canna e salice. I virgulti di questo servivano per il fondo e l’orditura. Con la canna lo portava a compimento. Aveva tagliata una sorta di trottola scanalata, che di ogni canna fresca faceva quattro fettucce adatte al lavoro. Ci si dedicava quando l’unico lavoro richiesto al contadino era accudire il bestiame; in inverno, quando canne e salici non erano secchi. Faceva – anche di solo salice – crinelle per l’erba ma anche crini che rovesciati servivano come gabbie per i pulcini.
Era un lavoro che richiedeva pazienza e il nonno nell’adempierlo privilegiava la robustezza all’eleganza, anche se aveva il culto del lavoro ben fatto e faceva supplementi di fatica per curare che i solchi per il granoturco e altro fossero ben diritti. Aveva anche un dono straordinario: la pazienza. Ricordo d’averlo sentito alzare la voce, spazientito e indignato, una sola volta. Quando una contadina nostra confinante venne a chiedergli di fare un cestone come quello appena finito.
Gli aveva chiesto quanto voleva per il cestone. “Una lira” rispose asciutto mio nonno che di parole era sempre avaro. La donna disse se poteva averlo per quindici soldi. Il nonno sbatté per terra quel che aveva in mano e si arrabbiò: “Ci ho messo due giornate, fra una cosa e l’altra Fatevelo fare da vostro marito”.
Non ricordo se la vicina di casa finì per comperare il cestone. Ricordo che La Domenica del Corriere (che lo zio Carlo, “ricco” coltivatore diretto, talvolta lasciava in casa dopo averla letta per intero) costava 20 centesimi. A conti fatti quel cestone da due giornate di lavoro costava, al prezzo di oggi, sulle cinquemila lire.
( in “Famiglia Cristiana” – 2/1993)
Valerio Volpini