19. Ho deciso di costituirmi

in Domenicale di Valerio Volpini

HO DECISO DI COSTITUIRMI

 

No, no; cosa capite? Le tangenti non c’entrano. Ma se un magistrato ha stabilito che dare uno schiaffo ad un figlio è reato io l’ho commesso. Ci saranno di mezzo amnistia e condoni e forse prescrizioni; ma con la fedina penale della mia coscienza come la metto? Credevo fosse un diritto-dovere dell’amore familiare. Mi sembrava di averlo capito in tempi lontani quando ne ricevetti uno da mia madre e le gridai piangendo: «Oh, mi hai fatto male!». E lei: «Così te ne ricordi» e poi, quasi per farsi sentire appena e parlando più a se stessa che a me, aggiunse: «Ha fatto molto più male a me».

Ma per la verità sono in angoscia per un reato recente. Riguarda, parte lesa, Giaco Mino, detto “Faccia-da schiaffi” e chiamato “Faccia”.

Aveva tolto via dal tavolo il piccolo vaso cinese che da fidanzato avevo regalato all’attuale nonna di Faccia. M’ero dissanguato. Allora i cinesi non vendevano a buon prezzo.
«Faccia, ti prego, rimetti a posto quel vaso». Non intendevo intervenire fidando sulle mie capacità di convincimento come vuole la migliore e giusta pedagogia moderna.
«Ma io mi diverto tanto a giocare a palla col vaso. E poi mica ci sono i fiori».
«Vedi, quel vaso piace tanto alla nonna e le dispiacerebbe se dovesse rompersi». Puntavo anche sulla mozione degli affetti.

«Ma io voglio giocarci e poi quando mi stuferò lo farò cadere. Intanto vedi come balla?».
«Su, Faccia, fa’ il buono, metti via quel vaso. Perché non giochi con questa palla qui nel cesto? Il vaso non rimbalza». Modulavo la voce con dolcezza, ma lui doveva aver capito che mi teneva in pugno. Tanto da rispondere con cinica, adulta freddezza.
«Ma nonno, io non metto via un bel niente. Tu, poi. non chiamarmi Faccia.

Io mi chiamo Giaco Mino e Faccia-da-schiaffi sarai tu».
«Sì, caro Giaco Mino, farò come dici, ma ti prego: quel vaso è prezioso…».
«Che vuol dire prezioso?››. E continuava a palleggiare il vaso.
«Che costa tanti soldini». Cerco di non staccare il dialogo perché si sa che fino a che c’è dialogo c’è speranza di comporre la pace. «Vedi quanti bei disegnini ci sono sopra?». _

«E proprio per questo che lo romperò. Ma tu parli sempre di soldi. Lo diceva anche Guido. Non ti vergogni?». Come avrà fatto Faccia a sposare la filosofia nichilistica con il sociologismo postmarxista è un mistero; ma i bambini sono un grande (e bellissimo) mistero.
«Via, Giaco Mino…».
«… e mi hai proprio scocciato». E il vaso fu proiettato verso l’alto polverizzandosi nel pavimento con un suono di carillon e la soddisfazione di Faccia.

Non ho resistito. Ho afferrato il reo e l’ho disposto alla pena. Ricevendo sculacciata dopo sculacciata mi irrideva: «Tanto non mi fai male. Da’ pure le sculacciate…». Lo cantarellava perché
la mia orrenda violenza cadeva in quella sorta di giubbotto antisculacciata che ai bambini si mette al fondo schiena e al fondo pancia e che proprio giubbotto non è ma che comunque nel giro di una generazione ha totalmente svilito la funzione dell’onesta sculacciata.

Colpito e ridicolizzato ho perduto la testa ed ho spostato la mano di pochi centimetri là dove il giubbotto non arriva. Faccia è andato urlando per la sevizia dalla nonna chiedendo vendetta contro di me. Mi costituirò se non altro per far cessare con la giusta pena l’angoscia della colpa. Però chiederò alla magistratura (cui va tutto il mio rispetto) di difendere i nonni dalla perfidia violenta dei nipotini.

 

 (Da “Famiglia cristiana” – 11/1993)

Valerio Volpini