Aldo Deli, la storia di una grande amicizia
di Enzo Uguccioni
Aldo Deli ci ha lasciati: sabato 5 settembre 2015 alle ore 20 ha terminato la sua vita terrena circondato dall’affetto dei suoi cari. Quest’anno non avevamo potuto festeggiare il 91° compleanno,che cadeva il 16 agosto scorso, per le sue aggravate condizioni di salute.
Aldo Deli lascia una ricca eredità di affetti, amicizie, ricordi di suoi studenti e una calda bio-bibliografia.
Il professore Aldo Deli è stato un uomo di grande umanità e cultura. Ha saputo unire la vera cultura con l’impegno sociale e politico dando un contributo rilevante di cui fanno prova le numerosissime pubblicazioni:libri, riviste specializzate, giornali locali. Egli è stato soprattutto uno storico: ha scritto pagine memorabili e le sue opere sono dei classici e chiunque voglia conoscere la storia di Fano deve necessariamente attingere ai suoi lavori. Per questa sua opera di meticoloso e brillante storico gli venne attribuito, nel 2005, il premio del Comune di Fano, “La Fortuna d’oro”.
Mi ha sempre colpito la sua profonda cultura che – mi ripeteva spesso – non deve essere noiosa! I suoi scritti hanno di frequente un taglio ironico non disdegnando, quando si presentava l’occasione, di trarre qualche insegnamento dalla varie vicende raccontate: la storia, specie quella locale, è ricca di spunti per sagge e argute riflessioni. Per tutti desidero ricordare – con particolare affetto e riconoscenza – il suo ultimo libro di cui ho avuto l’onore di curare la pubblicazione, “I merli di Fano” (Fondazione Cassa di Risparmio di Fano 2008), un titolo emblematico. Aldo Deli mi ha scritto quanto segue in occasione della presentazione del libro: “Il titolo della pubblicazione riprende quello di un articolo non privo di ironia”. Deli voleva, benevolmente, criticare certi (forse troppi!) “improvvisati uomini di cultura” che non si vergognano di prendere per buoni certi “falsi storici” solo per la pigrizia di non voler attingere alle fonti .
Credo che pochi uomini abbiano amato tanto la nostra città come Aldo Deli: in gioventù da partigiano rischiando la vita per assicurarci una vita democratica e la libertà, da docente facendo amare la “vera” Fano, la sue tradizioni e le sue grandi ricchezze culturali e sapienziali ( curò, per la Cassa di Risparmio di Fano la raccolta de “I proverbi a Fano”).
Altre notizie sulla vita di Aldo Deli e sulla sua produzione letteraria possono essere reperite nel risvolto di copertina de “I merli di Fano”.
Infine, l’uomo di cultura, profondamente religioso (dirigente dell’Azione Cattolica Italiana) fu molto impegnato nell’attività politica: segretario politico della DC di Fano e, per molti anni, consigliere comunale: I suoi contributi sono ampiamente documentati nel libro di Silvano Bracci “La Democrazia Cristiana a Fano”, edito nel 2014 dal Circolo Culturale Jacques Maritain (di cui fu un esponente di primo piano assieme a Valerio Volpini).
Purtroppo si è spenta una delle ultime voci di una stagione di grandi scrittori. E’ vero che abbiamo i loro scritti che continuamente saccheggiamo per le nostre conferenze e per i nostri scritti o semplicemente per gustarne la saggezza e la sapienza: la loro presenza fisica ci ha dato molto, ci è stata di grande conforto, ci ha illuminato la strada faticosa della vita. E ora ci mancano!
Sarà il ricordo affettuoso di un’amicizia autentica che ci sosterrà nel nostro viaggio terreno in attesa di incontraci tutti assieme nelle Patria celeste.
Addio, amico e maestro Aldo Deli.
Enzo Uguccioni
SALUTO AL PROF. ALDO DELI
di Silvano Bracci
Martedì 8 settembre alla Chiesa S. Pio X
Mi è stato chiesto di riassumere i tratti fondamentali della vita e dell’attività del caro professore come anche oggi da più parti l’ho sentito appellare. Sì, persona limpida, come ha scritto l’arcivescovo Giovanni Tonucci, io aggiungerei un quasi sinonimo: persona retta, perché animata da grandi ideali appresi in famiglia e nell’Azione Cattolica a cui si era associato sin dai suoi undici anni d’età, come egli stesso una volta ebbe a dirmi.
L’avventura della Resistenza
Per quegli alti ideali non esitò diciannovenne ad impegnarsi nella grande avventura della Resistenza. Egli stesso ne ha descritto le motivazioni salutando lo scomparso amico Valerio Volpini: «Fummo posti davanti a una responsabilità di cui non conoscevamo i confini. Valerio fece capire con voce commossa, col turbamento dell’animo che si trasmise a chi l’ascoltava, che si apriva davanti a tutti la grande avventura della libertà, della conquista della libertà. È una responsabilità che dobbiamo fare nostra – ci disse – ci si chiede una testimonianza che ha un valore morale e politico. E fu allora che la parola ‘politica’ ci apparve nel suo grande valore e splendore: la politica unita alla morale. Fu quella una grande scuola che da ragazzi ci fece diventare uomini con le paure sofferte durante il periodo resistenziale, con la morte che ti passa a un centimetro dalla testa, con la responsabilità di salvaguardare la vita degli altri».
Decorato al valor militare
Da queste parole possiamo anche noi sentire l’eco di quel brivido che Deli deve aver provato allora non tanto per “le paure sofferte” o “per la morte che gli passava a un centimetro dalla testa”, situazioni terribili ma contingenti, quanto per un successivo impegno, cioè “la responsabilità di salvaguardare la vita degli altri”, un ideale e un impegno che egli ha realizzato in vari modi nel prosieguo della vita, ad iniziare dalla nomina ad assessore comunale nella “prima Giunta democratica espressa dal Comitato Nazionale di Liberazione e che iniziò il suo non facile lavoro il 5 settembre del 1944”, come disse. E aggiunse: “Interruppi questa esperienza per partire volontario nel Corpo Italiano di Liberazione e per continuare a combattere fino al maggio 1945”. Ben a ragione è stato poi “decorato al valor militare” come riporta l’annuncio funebre per sua esplicita volontà: “Ci tengo molto”, aveva lasciato scritto, insieme all’altro titolo di “Preside in pensione”.
Preside in pensione
E questa seconda qualifica lo fa ricordare docente e insieme studioso, perché in lui i due aspetti si univano per il costante impegno allo studio e alla ricerca storica che ha messo ininterrottamente a servizio degli studenti e della cittadinanza, insegnando letteratura italiana e storia a Pesaro e Fano e quale Preside alle Magistrali di Urbino e al Liceo Classico di Fano.
Per quanto attiene all’insegnamento dobbiamo dire che è stato un educatore che ha saputo collaborare alla formazione dei giovani che oggi, adulti, sono qui a manifestargli gratitudine per l’insegnamento non solo culturale ma anche umano ricevuto.
Uno studioso di provata bravura
Per quanto poi riguarda la cultura tutti sappiamo quanto egli abbia scritto sulla storia fanese dopo un’attenta ricerca o un meticoloso riscontro di documenti: non per nulla Valerio Volpini, in un simpatico biglietto dell’agosto 1976 indirizzato ad amici dei quali elencava una caratteristica con una pennellata simile al titolo di un libro, presentava Aldo Deli “Il dizionario dei sinonimi”, perché anche il professor Volpini si sentiva a suo agio sottoponendo all’amico qualche dubbio sull’uso di vocaboli.
Non mi soffermo sulla produzione storico-letteraria del professor Deli, sia perché abbastanza nota, sia perché in questi giorni è stata diffusamente richiamata dai media, dal web e dalla stampa locale. Molti dei suoi brevi articoli apparsi sul settimanale “Il nuovo amico” dal 1991 al 2007, nei quali egli aveva ripresentato avvenimenti storici o spaccati di vita del passato spesso correggendo errate tradizioni su fatti e persone, sono stati raccolti nel volume di cui egli stesso dettò il titolo: “I merli di Fano” (2008) rifacendosi alla “garbata ironia” espressa sui falsi merli di Porta Maggiore o della torre della Madonna del Ponte, volume curato da Enzo Uguccioni e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fano di cui è stato socio come pure della Cassa di Risparmio di Fano. Il riconoscimento ufficiale dei suoi meriti in campo culturale lo ha avuto nel 2005, con l’assegnazione del premio “La Fortuna d’oro” riservato ai fanesi distintisi in settori qualificanti della vita sociale.
In Consiglio Comunale: la testimonianza morale e politica
Un cenno particolare merita l’impegno nei confronti della cittadinanza che Aldo Deli ha effettuato quale membro del Consiglio Comunale a cui fu eletto nelle votazioni amministrative 1970, ’75 e ’80, vivendo le parole dell’amico Valerio Volpini dette all’inizio della lotta per la Resistenza, già da noi riferite: “…si apriva davanti a tutti la grande avventura della libertà, della conquista della libertà. È una responsabilità che dobbiamo fare nostra, ci si chiede una testimonianza che ha un valore morale e politico”. Questo ci dice cosa pensava Deli della politica: “grande valore e splendore” quando, “unita alla morale”, è rivolta al bene comune e non asservita al prestigio personale o al predominio di parte. E lo ha dimostrato intervenendo con vera signorilità nell’esporre il pensiero del suo gruppo politico democristiano, per esempio quando manifestava “rammarico” e non “rottura” o “ostilità” nei confronti di un partito che egli, a nome del gruppo democristiano, riconosceva “forza, che è stata sempre fedele alla democrazia” mentre allora stava per “imbarcarsi in un’avventura”. Nelle pubbliche sedute fece più volte interventi a nome del gruppo democristiano, spesso ricchi di garbata ironia perciò mai offensiva. Perché, ha detto in una seduta, “la critica per forza di cose vuole il contrasto, vuole l’opposizione, vuole a volte anche un pochettino quella che potremmo definire un po’ di scortesia. Ecco perché far la critica non serve certamente ad acquistarsi la simpatia degli oppositori”, diceva, ma egli seppe offrire anche specifiche proposte per risolvere pubbliche necessità o venire incontro a desideri ed attese dei cittadini. E a conferma delle sue parole che la politica unita alla morale è un grande valore, cito un’altra sua affermazione scritta a caldo dopo il sequestro di Aldo Moro: “Dobbiamo convincerci: la coscienza non è un affare privato”, anticipando quanto nel 2013 ha scritto papa Francesco al n. 205 della Evangelii gaudium: “La politica tanto denigrata è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose della carità, perché cerca il bene comune”.
Comunque anche Aldo Deli, per essere punto di riferimento nell’ambito della scuola e per la partecipazione alla vita socio-amministrativa, fu oggetto di pubblica ironia durante la contestazione degli anni ’70 con una delle scritte cubitali apparse nel centro storico di Fano: DELI BOIA, il che credo non abbia tanto ferito quanto rattristato il suo animo retto.
Una fede cristiana adulta
Voglio mettere in rilievo, infine, il suo amore alla famiglia, ai figli e nipoti e soprattutto alla sua cara Alda che lo ha preceduto verso il cielo di pochi mesi. Ho potuto constatare personalmente di quante premure circondava negli ultimi tempi la sua consorte costretta su una sedia a rotelle, si premurava che insieme a lui potesse mensilmente ricevere i sacramenti e una volta mi chiese di celebrare per ambedue il sacramento dell’Unzione dei malati. Tutto quanto ho detto fin’ora manifesta i grandi ideali a cui ho fatto cenno all’inizio di questo mio intervento, fondati su una fede cristiana adulta vissuta fino alla fine, poiché ho avuto il piacere di accompagnarlo insieme ai figli in queste ultime settimane di vita.
Aldo Deli allora rimane un esempio per tutti noi, per la sua cultura, la sua premura per il bene comune e il lustro dato alla nostra Città, per la fede che lo ha guidato in ogni circostanza.
Sua figlia ha notato che egli ci ha lasciato il primo sabato del mese caro alla Vergine Maria, a sua volta il rito di commiato viene celebrato nel giorno in cui la liturgia cristiana celebra la Nascita della Vergine, questo per noi credenti è un buon auspicio nei suoi confronti, perciò lo affidiamo alle mani di questa tenerissima Madre di Dio e dell’umanità che preghiamo anche di voler proteggere noi e le nuove generazioni.
Fano, 8 settembre 2015
Silvano Bracci
Una testimonianza dell’Arcivescovo Giovanni Tonucci
Caro Enzo,
ti ringrazio per avermi comunicato la notizia della morte del Professor Deli. Ho celebrato la Messa in suo suffragio, ma domani non potrò essere presente al funerale, dato che a Loreto celebriamo la festa patronale. Se ne hai l’occasione, presenta le mie condoglianze ai figli. Aldo Deli ci lascia il ricordo bello di una persona limpida e colta, piena di arguzia e di desiderio di condividere le sue conoscenze. I suoi articoli sul “Nuovo Amico” avevano un interesse particolare, e meno male che sono stati pubblicati in un libro, “I merli di Fano”, che si legge con gusto e profitto. Un ricordo personale: quando sotto casa si incontrava con mio padre, e gli chiedeva spiegazioni su espressioni dialettali. Parlavano a lungo e Aldo prendeva note in un quadernetto. C’è poco da dire: a Fano abbiamo avuto tante persone belle. Peccato che troppo spesso ce ne rendiamo conto solo dopo averle perdute. Un abbraccio e a presto.
+ Giovanni
Loreto, Domenica 6 settembre 1015
Lettera a Enzo Uguccioni
Personalità di spicco della cultura fanese e profondamente religioso
ALDO DELI: UN DONO PER “Il Nuovo Amico”
di Gastone Mosci
Vorrei ricordare l’animazione culturale che Aldo Deli ha saputo promuovere nei confronti del nostro settimanale, “Il nuovo amico”, e cercare di cogliere il senso della sua collaborazione e del cammino comune in venti anni di amicizia. Il nostro giornale è unico perché vive tre condizioni radicate e operose:- appartiene alla Chiesa in quanto espressione di cristiani fedeli, è un’opera comune di sacerdoti, religiosi e laici; -si rivolge ad un territorio provinciale che ha una dimensione antropologica e storica: è il nostro luogo amministrativo e di cittadinanza; -esprime la vita religiosa e sociale di tre diocesi – Pesaro, Fano e Urbino nella loro espressione territoriale – che hanno storie antiche e speranze nuove nel campo pastorale. La collaborazione culturale di Deli si inserisce in questo caldo contesto in dialogo con gli altri collaboratori del periodico.
Don Mazzoli, don Italo Mancini e Urbino
L’opera pesarese di don Raffaele Mazzoli, il direttore, comincia a crescere, quando la diocesi di Urbino, nel 1984, chiede di entrare e compartecipare alla vita del settimanale. Da Pesaro “Il nuovo amico” giunge a Urbino fino alle Alpi della luna nell’Appennino di Bocca Trabaria con lo sviluppo dell’animazione giornalistica caldeggiata dal vescovo Michetti e dall’arcivescovo Bianchi. Accanto a questa guida di Chiesa si sviluppa, nelle due diocesi, la partecipazione sempre più attiva del mondo del volontariato e dell’attività spirituale e solidale a favore degli “ultimi”, da parte di don Gianfranco Gaudiano, e l’iniziativa culturale e teologica attivata da don Italo Mancini nell’Università e nella città, dove Carlo Bo aveva già rinnovato il mondo accademico e la rete dei rapporti culturali fra istituzioni locali. A Pesaro prende spazio la cultura sociale rivolta specialmente ai giovani in una forma di solidarietà che coinvolge cittadini e istituzioni pubbliche e vi trova uno spazio inedito la dedizione musicale per Rossini, a Urbino si impone il sistema università-beni culturali-Palazzo Ducale di forte richiamo nazionale ed europeo. Questo mondo cresce complessivamente: il settimanale svolge un ruolo di partecipazione, di sviluppo e di formazione, e passa attraverso varie fasi.
Il sodalizio cone Valerio Volpini
La nuova fase, nel 1991, registra la novità Aldo Deli, che è un suggeritore pieno di risorse: finalmente l’ingresso della diocesi di Fano, che raccoglie i segnali del vescovo Micci (muore prima dell’avvio del progetto), si compie felicemente. A sostenere gli operai della nuova redazione fanese sono due personaggi unici, di grande qualità e seguito: Valerio Volpini alle prese allora con “Famiglia Cristiana” e con la creativa esperienza della direzione de “L’Osservatore Romano”, e Aldo Deli, che vi porta il fascino della sua personalità e della sua cultura, di uomo di scuola e di pubblico amministratore. Entrambi partecipano alla nuova impaginazione de “Il nuovo amico”. Nella redazione fanese, con Deli e Volpini, si può assistere ad un virtuoso campo di operatività editoriale che trova echi dell’epoca passata della Resistenza: quando Deli era commissario politico e Volpini comandante partigiano combattente. Volpini andava all’assalto e veniva preso di mira da fascisti e tedeschi, e Deli con il compito di osservare e di indirizzare le operazioni di lotta impaginava la strategia della liberazione.
“I merli di Fano”
Nella redazione fanese Aldo Deli era lo “scrittore” delle scelte sicure, dei programmi ben impostati, dello storico spinoso e votato al non ancora, un uomo di lunga durata, un credente di parrocchia: rappresentava la continuità del lavoro che interessava molto a Enzo Uguccioni, Ivo Amaduzzi, Rovinelli, Gaggia, Minardi ed altri. Tutti amici e solidali come i pescatori fanesi. Per quasi dieci anni settimanalmente si metteva a specchio “Il nuovo amico” di Deli e Uguccioni con “Famiglia Cristiana” di Volpini. Valerio non mollava neanche mezza colonna, era sempre sulla breccia, sull’aforisma impertinente, il resto del giornalismo fanese faceva compiti magistrali con il Preside Deli.
Si può raccontare in questo modo il lavoro giornalistico de “Il nuovo amico” fanese? Lo si deve ad Aldo Deli, che era il tutore della ricerca e della precisione, della sintassi e della novità, della poesia e del canto, soprattutto dell’ascolto. Possiamo leggere pagina dopo pagina, fatto dopo fatto, il libro di Deli, ben orchestrato da Uguccioni, “I merli di Fano” (2008): nei 150 articoli riprodotti del Nuovo Amico (1991-2008) c’è la storia totale di Fano e del suo mondo, quello della Resistenza e quello ecclesiale, delle anime inquiete e del lavoro redazionale: c’è tutto. Bisogna anche saperlo leggere con animo disponibile: il libro di Aldo Deli, suggerito da altre voci, è un dono del Signore.
Gastone Mosci, “Il Nuovo Amico”, 13 settembre 2015.