NATALE 2013
Le Chiese della Provincia di Pesaro e Urbino
Messaggio di S. E. Mons. Piero Coccia
alla città e all’Arcidiocesi di Pesaro
in occasione del Natale 2013
Natale: una luce che illumina la storia
Nella moderna società secolarizzata può capitare, e di fatto capita, che qualcuno in forma piuttosto scettica si chieda se abbia ancora senso celebrare una festa come quella del Natale.
Il credente non solo dà una risposta affermativa a tale domanda, ma rifacendosi al vangelo di Giovanni ne precisa anche il contenuto storico e religioso.
Giovanni puntualizza il significato del Natale quando ci dice: “Il Verbo si fece carne” (Gv 1, 14). La verità del Natale è tutta qui e solo qui.
La memoria vivente del Natale sta a dirci la straordinarietà di un avvenimento che vede il Figlio di Dio farsi uomo, il divino entrare nell’umano, l’Eterno calarsi nel tempo. Ma questa esperienza del Verbo che si fa carne come può e deve coinvolgerci?
Ancora Giovanni nel suo Vangelo ci descrive la venuta di Gesù con la categoria della luce: “veniva nel mondo la luce, quella vera che illumina ogni uomo” (Gv 1, 9).
E’ un dato di fatto che sul piano esistenziale tutti abbiamo bisogno di luce per dare senso compiuto alla vita nella sua interezza e quindi a tutte le realtà in essa incluse, comprese quelle inquietanti del dolore, della sofferenza, della stessa morte.
Ma abbiamo bisogno di luce anche per la nostra quotidianità. E’ vero che ci imbattiamo in tante luci che ci aiutano a realizzare forme notevoli di “vita buona”.
Ma è ugualmente vero che nell’ordinarietà del quotidiano cogliamo anche tante ombre che devono farci riflettere, provocarci e mobilitarci nell’esperienza della fede. Faccio esplicito riferimento a tante situazioni che viviamo anche nel nostro territorio.
La dignità umana non sempre rispettata, la crescente disoccupazione, la precarietà economica di tante famiglie, la solitudine degli anziani, il disorientamento dei giovani, l’indifferenza verso casi difficili, la ricerca ostinata del proprio interesse, la chiusura di fronte a nuove emergenze ed altro ancora.
Le ombre fanno parte della quotidianità in special modo di quella dei nostri giorni.
Ma come queste ombre possono essere diradate?
Non basta mettere in atto riforme istituzionali, ammodernare il nostro sistema giudiziario, recuperare crescita e sviluppo del nostro paese, combattere forme di sperequazione economica crescente, creare la cultura della legalità, opporsi a forme di sfruttamento, sanare situazioni di irregolarità ed altro ancora.
Tutto questo ci vuole. E’ necessario ma non sufficiente. Ancor prima occorre riscoprire il valore della fede intesa come esperienza di incontro con il Signore, esperienza in grado di cambiarci il cuore. Questo è possibile vivendo convintamente e non solo ricordando il Natale. Quando si traduce il Natale in memoria vivente, allora la luce appare in tutto il suo splendore.
Infatti l’evento del Natale sta a dirci l’impegno di calarci nella realtà prendendo la “carne” del nostro territorio e dei nostri giorni.
Ancora. Il Natale sta ad indicarci che in questa realtà siamo chiamati a sporcarci le mani per rimpastare situazioni inquinate da egoismo miope, da strumentalizzazioni mirate, da disegni leggibili con la categoria del degrado.
Ma il Natale sta a sollecitare una mobilitazione di energie e di risorse perché il terreno dell’umano, illuminato dalla luce di Cristo, ritrovi la sua vera identità e quindi la sua vivibilità.
Il credente non è un illuso ottimista ma un tenace realista che nel vivere la sua fede “incarnata”, si misura con la realtà dei nostri giorni illuminandola con la luce del Cristo, nella ferma e provata convinzione che a noi è stato dato un Salvatore.
Ci confortino le parole dell’Evangelista Luca: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2, 10-11). Di ciò abbiamo bisogno, specie nei nostri giorni.
Piero Coccia
Arcivescovo Metropolita di Pesaro
Il messaggio di Natale alla Diocesi del Vescovo di Fano Armando Trasarti
Natale 2013: Dio sceglie di rivestire la fragilità umana e di guarire le ferite
“Sentinella, quanto resta della notte?” (Is 21,11).
Chiamati ad essere sentinelle del mattino, non vogliamo fingere che non sia notte, ma la nostra speranza non delude: Dio che assume in Cristo la nostra condizione umana ci illumina da oltre la morte, ci permette di vedere con chiarezza a che punto siamo della notte. Non è una tenebra eterna ed assoluta: un nuovo giorno, un tempo favorevole per l’annuncio del Vangelo, una nuova storia di giustizia, di impegno stanno venendo.
“Se la tua vita splenderà, l’oscurità sarà per te come l’aurora” (Giobbe 11,17).
L’Emmanuele, il Dio-con-noi può accompagnarci nelle vie che conducono verso la luce, verso la fine del tunnel buio in cui ci troviamo.
Una di queste vie è quella della solidarietà, della condivisione, dell’unità, della pace.
Insieme, credenti e uomini di buona volontà, abbiamo il compito di impegnarci per il bene comune.
Il compito di Gesù è creare unità nel mondo, unificare l’umanità. Il mondo è sempre più disorientato: non si trova il centro, il senso del nostro vivere, delle cose che utilizziamo.
Dobbiamo scoprire Gesù come centro della nostra vita, guida della nostra storia, guida del mondo: questo è ciò di cui ha bisogno il mondo!
Incarnandosi, Dio sceglie di rivestire la fragilità umana.
Egli viene ad abitare le nostre lacerazioni e le nostre sofferenze.
Cristo ci raggiunge là dove noi siamo più in basso, si fa uno di noi per meglio tenderci la mano.
In Lui Dio accoglie la nostra umanità e in cambio ci comunica la sua stessa vita.
La redenzione contiene il dono dell’unità: unità dell’uomo con Dio, unità interiore come guarigione di ciascuna persona, unità di tutta la famiglia umana e di tutta la creazione.
Non possiamo ricevere l’unità in Dio senza ricevere l’unità tra tutti gli uomini.
Affinché l’impegno dei cristiani a sostenere la riconciliazione nel mondo sia credibile è essenziale la ricerca interna di una unità visibile.
Siamo coscienti che, come cristiani, abbiamo il dono specifico di preparare cammini di pace e di fiducia nella terra?
Una profonda comunione tra chi segue il Cristo può diventare un fermento unico di pace nella famiglia umana.
Anche con i nostri limiti, anche in circostanze avverse,
Dio ci rende creatori di riconciliazione insieme a Lui.
Cristo ci manda a guarire le ferite di divisioni e violenza intorno a noi.
Il senso della vita è arrivare a costruire una famiglia nella pace, nella giustizia, nell’amore, nella felicità: l’unico senso è amare e sentirsi amati! La sola gioia è quella di sentirsi amati e per questo bisogna trovare il senso generale che sta nella figura di Gesù.
La psicanalisi parla oggi di un vuoto interiore nell’esperienza dell’uomo ed è in questo interiore che può trovare “abitazione” l’Ospite sacro. Gesù non vuole essere solo adorato, vuol essere l’amico, l’ospite interiore dentro di noi.
I nostri tempi hanno bisogno di donne e uomini coraggiosi che esprimano con la vita la chiamata del Vangelo alla riconciliazione.
Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce (Is 9,1); le tenebre provano ad aggredire la luce, ma non riusciranno a spegnerla.
+ Armando Vescovo
Diocesi di Urbino-Urbania-S.Angelo in Vado
L’augurio del Vescovo Giovanni a tutti noi
Carissime/Carissimi,
Natale è un invito! I pastori, nella notte, sentirono dall’angelo l’annuncio: “È nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore!” (Lc 2,11,12). Essi subito decisero di andare a vedere “questo avvenimento” (Lc 2,15). I Magi erano molto più lontani, a loro l’invito arrivò tramite la stella e si misero in viaggio per un cammino molto più lungo (Mt 2,1-2). Per noi oggi succede qualcosa di simile: possiamo sentirci “vicini” o “lontani” dal Mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, ma in ogni caso ci raggiunge l’invito a metterci in movimento, a uscire da noi stessi, per vedere, per adorare Colui che ci viene annunciato.
Incontrarlo, ammirarlo, ascoltarlo, parlargli. Proviamo a fermarci in silenzio e guardalo. Dentro di noi prenderà posto qualcosa che sentiremo come pace, gioia, speranza, fiducia, forza, vita…
Davanti a Lui, ci sarà detto: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Un invito ad aprire il cuore, intuendo che qui c’è una grande verità da amare. E ci sentiremo toccati dentro da qualcosa di nuovo.
Carissimi, cosa vi auguro? Di accettare l’invito, di muovervi verso il Bambino, di andare da Lui. La fede non è uno stare fermi. La fede è un cammino, è una storia. È un muoverci verso di Lui. Lo incontriamo nella Chiesa, nell’Eucaristia, ci parla col Vangelo, ci viene incontro nei fratelli… “Tocchiamo la carne di Gesù!”, ci ripete Papa Francesco, e indica i poveri, gli ammalati. Allora sperimenteremo che Natale è oggi; che l’invito è reale, che la festa c’è.
E la crisi, le famiglie in difficoltà, la mancanza del lavoro, i poveri e i nuovi poveri? Questi problemi possono fermare la festa? No, ma la rendono più vera. I protagonisti del Natale non sono ricchi, infatti “per loro non c’era posto nell’albergo” e il Neonato fu posto “in una mangiatoia”. Vicinanza, solidarietà, comunione, aiuto reciproco, accoglienza… sono parole che descrivono il Natale vero. Se accogliamo l’invito a partecipare a questa festa, ci sentiremo invitati ad uscire dalle nostre chiusure e dai nostri egoismi, e dalle nostre paure.
L’augurio che ci facciamo è di accogliere l’invito del Natale e di muoverci per incontrare il Signore, e così cambiare la nostra vita. Buon Natale e Buon 2014!
Giovanni Tani Arcivescovo di Urbino