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Papa Francesco Viaggio a Lampedusa

Papa Francesco due discorsi e una lettera di Angelo Sferrazza

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Papa Francesco due discorsi e una lettera

di Angelo Sferrazza

 

RAI. Sabato 18 gennaio 2014 Papa Francesco ha ricevuto in Udienza la Rai, nella sala Paolo VI, in occasione dei 90 e 60 anni di inizio delle trasmissioni radiofoniche e televisive. Sala Nervi strapiena, non solo di dipendenti e loro famiglie, ma anche della folla di pellegrini. Ogni incontro del Papa infatti è un avvenimento. Si crea un clima di straordinaria familiarità, soprattutto con i bambini. Il Papa, “uno di noi”, con le sue parole che giungono rapide e comprensibili conquista tutti. La semplicità del linguaggio è una delle qualità che emerge fra tutte. E questo accade sempre. Lo è stato in questi ultimi giorni per la Rai come nell’incontro con il Corpo Diplomatico, il 13 di gennaio, in occasione della presentazione degli auguri per il nuovo anno. Destinatari diversi e importanti, ma tutti per Papa Francesco uguali. E semplicità anche nello scrivere. Un esempio la lettera, sempre il 13 gennaio, indirizzata ai cardinali che saranno creati nel Concistoro del prossimo 22 febbraio. Rispondendo al lungo saluto della Presidente della Rai Anna Maria Tarantola, che è parso quasi un rapporto aziendale più adatto per altri destinatari, il Papa, ringraziando la Rai per quanto ha fatto in tutti questi anni nel rapporto con la Chiesa e il Vaticano, ha usato il termine collaborazione, nel senso profondo del termine. Sono passati (o dovrebbero essere) i tempi di quando tutto era dovuto e gradevolmente concesso! Poi il Papa dopo aver riconosciuto i meriti culturali dell’azienda, come produttrice di cultura di “fare memoria” di un passato ricco di conquiste, la esorta “a un rinnovato senso di responsabilità per l’oggi e il domani”, affinché “il futuro non ci trovi senza… la nostra identità”. Torna sul concetto di responsabilità a cui è tenuto chi è titolare del servizio pubblico.

Papa Francesco udienza-generale

La qualità etica della comunicazione

Poi il Papa affronta il problema della comunicazione con grande chiarezza: “La qualità etica della comunicazione è frutto in ultima analisi, di coscienze attente, non superficiali, sempre rispettose delle persone, sia di quelle che sono oggetto di informazione, sia dei destinatari del messaggio. Ciascuno nel proprio ruolo e con la propria responsabilità, è chiamato a vigilare per tenere alto il livello etico della comunicazione ed evitare quelle cose che fanno tanto male: la disinformazione, la diffamazione e la calunnia”. Un messaggio breve, ma ricco di spunti. C’è da sperare che il Papa ritorni su questi temi. Qualche vaticanista di “lungo corso” si aspettava di più. Ma come inizio non c’è male!

 

Il Corpo Diplomatico

Il giorno 13 gennaio Papa Francesco ha ricevuto nella sala Regia del Palazzo Apostolico in Udienza il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, come da tradizione, per gli auguri per il nuovo anno. Dopo i saluti di rito e l’enumerazione degli ultimi atti internazionali della Santa Sede, Papa Francesco è entrato nel merito del discorso ai diplomatici. Con un incipit diverso dai discorsi pronunciati nel passato nella stessa cerimonia, ha iniziato a parlare della famiglia ricordando il suo messaggio dell’otto dicembre in occasione dell’annuncio del messaggio della Giornata Mondiale della Pace, La fraternità come fondamento e via per la pace”, appunto la ” fraternità che si comincia ad imparare solitamente in seno alla famiglia”. Chiaro appello ai governi di promuovere “necessarie politiche appropriate che sostengano, favoriscano e consolidino la famiglia!” E poi sostenere anziani e giovani perché “i primi apportano la saggezza dell’esperienza, i secondi ci aprono al futuro, impedendo di chiuderci in noi stessi”. Poi il tema della pace, ricorrente e filo conduttore dell’intero discorso. Francesco ricorda subito la Siria : “Non cesso pertanto di sperare che abbia finalmente termine il conflitto in Siria”. Ancora un riferimento alla “giornata di digiuno e di preghiera” del settembre scorso. E ricorda le vittime, i bambini. Ringrazia Libano e Giordania e altri Paesi per “l’encomiabile sforzo per aver accolto nel proprio territorio i numerosi profughi siriani”. Il Medio Oriente come punto di pericolose frizioni, pensando al Libano, all’Egitto “bisognoso di una ritrovata concordia sociale”, all’Iraq, all’Iran. Auspica poi la ripresa di negoziati fra israeliani e palestinesi auspicando “decisioni coraggiose per trovare una soluzione giusta e duratura di un conflitto la cui fine si rivela sempre più necessaria e urgente”.

 

Il viaggio in Terra Santa e la pace nel mondo

Si sentono in queste parole le preoccupazioni che lo seguiranno nel suo viaggio di maggio in Terra Santa, così come quello dell’esodo dei cristiani che “desiderano continuare a far parte dell’insieme sociale, politico e culturale dei Paesi che hanno contribuito ad edificare”. Ma anche in Africa i “cristiani sono chiamati a dare testimonianza dell’amore e della misericordia di Dio”. L’Africa è una delle aree che più sta a cuore alla Chiesa, “che si adopera a fornire ogni aiuto possibile alla popolazione e soprattutto a costruire un clima di pace e di riconciliazione fra tutte le componenti della società”. Anche le vicende dell’Asia sono seguite con viva attenzione”. Non si cita la Cina, anche se una frase sembra indicare il grande paese d’Oriente: “La Santa Sede guarda… con viva speranza i segni di apertura che provengono da Paesi di grande tradizione religiosa e culturale, con i quali desidera collaborare all’edificazione del bene comune”. E poi i temi della fame, dell’ambiente e della tragedia dei migranti sia di quelli dell’America Latina diretti negli Stati Uniti, che dell’Africa e del Medio Oriente diretti in Europa. Ricorda il suo viaggio a Lampedusa, ma aggiunge “purtroppo vi è una generale indifferenza davanti a simili tragedia (i naufraghi nel Mediterraneo), che è un segnale drammatico della perdita di quel senso della responsabilità fraterna, su cui si basa ogni società civile”. Verso l’Italia parole di grande affetto sperando che “ritrovi il clima di costruttiva creatività sociale che l’ha lungamente caratterizzata”. Le conclusioni sono ancora rivolte alla pace e all’impegno della Chiesa. Un discorso asciutto, concreto, in linea con il “linguaggio” di Papa Francesco. In questo mondo cambiato la Chiesa indica le sue priorità: la pace, la difesa dei deboli, dei perseguitati dalla fame e dalle malattie, dalle guerra e dalle discriminazioni. Un ruolo importante. Una curiosità. I cinesi hanno stilato una lista de 10 uomini più potenti del mondo. Papa Francesco è fra i 10.

 

La lettera di Papa Francesco ai prossimi Cardinali

Una lettera, in un normale dattiloscritto di sole 15 righe. Inizia con un “Caro Fratello”. Vale la pena riportare per intero la parte centrale. “Il Cardinalato non significa una promozione, né un onore, né una decorazione; semplicemente è un servizio che esige di ampliare lo sguardo e il cuore. E, benché sembri un paradosso, questo poter guardare più lontano e amare più universalmente con maggior intensità si può acquistare solamente seguendo la stessa via del Signore: la via dell’abbassamento e dell’umiltà, prendendo forma di servitore. Perciò ti chiedo, per favore, di ricevere questa designazione con un cuore semplice e umile. E, sebbene, tu debba farlo con gaudio e gioia, fa in modo che questo sentimento sia lontano da qualsiasi espressione di mondanità, da qualsiasi festeggiamento estraneo allo spirito evangelico di austerità, sobrietà e povertà “. La lettera termina così: “Resto a tua disposizione e, per favore, ti chiedo di pregare e di far pregare per me”. Qualsiasi commento è superfluo.

Angelo Sferrazza