IL FANESE CURIOSO di Giovanni Volpini
Avventure nella galleria del Cern
In mare, riconoscere una tempesta in arrivo nella increspatura grigia sull’orizzonte può fare la differenza; anche con tutta la tecnologia a disposizione, l’attenzione agli elementi e l’intuito rimangono strumenti indispensabili per un marinaio.
Mi sono sempre chiesto come sia possibile e chi riesca a fare questo nella vita, riuscendo a vedere cinque dieci o vent’anni prima le avvisaglie delle nuove tecnologie e delle loro ricadute sulla vita quotidiana.
Non si tratta di fare fantascienza: questa il più delle volte si limita a ingigantire la tecnologia di oggi, con risultati talvolta comici o grotteschi. Penso invece alla capacità di capire come una nuova scoperta possa evolvere fino a rivoluzionare il mondo.
Io, la mia occasione, l’ho avuta e l’ho mancata. Era il ’92 ed ero borsista al CERN di Ginevra. Attraversando uno dei lunghissimi corridoi degli uffici, mi colpisce un foglio con la scritta “World Wide Web”. Oggi sappiamo cosa significa, ma allora l’invenzione che ha più cambiato il mondo negli ultimi vent’anni stava emettendo i primi vagiti. Leggo. Esce un collega (non sono mai riuscito a ricostruire se fosse proprio Tim BernersLee o Robert Cailliau, gli inventori di Internet) e mi chiede se fossi interessato: rispondo con l’affermazione probabilmente più sciocca che ho pronunciato fino ad ora: “certo, interessante, ma lo sto già facendo”. I computer con cui lavoravo erano infatti già connessi fra di loro, e trasferire dati, inviare email, era pratica comune. Oggi è chiaro a tutti che Internet è enormemente più di tutto questo, ma al momento non avevo avuto nessuna percezione della sua radicale novità.
Tengo esposto nel mio ufficio quel foglio per ricordarmi che anche adesso nuove idee, invenzioni e tecnologie stanno certamente germogliando da qualche parte: coglierle per tempo potrà cambiare le nostre vite e la nostra società.
Giovanni Volpini
1 marzo 2013