La pioggia
Non ero mai entrato nella Sala dei Globi, nucleo storico della Biblioteca Federiciana di Fano.
Solenne e austera, le sue pareti sono ricoperte da una libreria in noce carica di volumi magnificamente rilegati in pelle. Su un lato campeggia il ritratto del suo fondatore, l’abate Domenico Federici che con il suo sguardo severo e penetrante mi incute una certa vaga soggezione.
In fondo alla sala fanno mostra di sé due magnifici globi con le riproduzioni della Terra e della sfera celeste realizzati nella seconda metà del XVII secolo da quel Vincenzo Coronelli i cui mappamondi venivano ricercati da tutte le Corti d’Europa. Al centro, il prezioso Portolano del Vesconte Maggiolo ci racconta come era conosciuta la superficie terrestre qualche anno dopo la scoperta dell’America.
In quest’ambiente di raffinata cultura l’Università dei Saperi “Giulio Grimaldi” di Fano, nell’ambito del loro nutrito programma di Conversazioni, Corsi e Laboratori, mi ha gentilmente invitato lo scorso marzo a parlare del CERN, della recente scoperta del bosone di Higgs e in generale delle ricadute di queste ricerche per la società.
Scambiando qualche battuta con i partecipanti termine della conferenza, al momento di prendere la strada di casa sotto una pioggia scrosciante, mi viene chiesto in modo simpaticamente provocatorio se il Bosone di Higgs abbia a che fare anche con le previsioni metereologiche…
…beh, non proprio, almeno non ancora, -rispondo- ma la domanda era assai meno peregrina di quanto il suo autore probabilmente pensasse: e gli racconto che vi sono diversi studi che suggeriscono una precisa relazione fra la formazione delle nubi e i raggi cosmici. Questi, provenienti dalle remote estremità della Galassia, nel momento in cui attraversano l’atmosfera lasciano dietro di sé una sorta di striscia di cariche elettriche che gli scienziati ipotizzano possa promuovere la condensazione dell’umidità in microscopiche gocce d’acqua, contribuendo alla formazione delle nuvole.
Per potere studiare direttamente questo fenomeno, nello scorso gennaio è entrato in funzione l’esperimento CLOUD, nel quale fasci di protoni accelerati dal Protosincrotrone del CERN vengono inviati su una camera contenente gas e vapore d’acqua miscelati in maniera tale da riprodurre le condizioni atmosferiche che si incontrano a diverse quote e latitudini.
Si spera che i risultati sperimentali possano confermare il ruolo dei raggi cosmici nella genesi delle nubi e in un domani –forse- migliorare le nostre capacità di previsione dei fenomeni metereologici.
Un’altra piccola ma veramente sorprendente applicazione della ricerca fondamentale alla vita quotidiana.
Giovanni Volpini
27 marzo 2013