• mario-logli-candelara.jpg
  • Mario_Logli_Portami-via.jpg
    Portami via, Mario Logli
  • Mario-Logli-Urbino.jpg
  • Mario-Logli-Federico-da-Montefeltro.jpg
  • Mario-Logli-Urbino-II.jpg

Ricordo di Mario Logli: Pensare Urbino

in Cultura

Pensare Urbino con Mario Logli

di Gastone Mosci

Carlo Bo diceva spesso a conclusione di alcune riflessioni sulla città: visitate Urbino per capire la città e il suo mondo; Paolo Volponi invece chiedeva di venire a Urbino per incontrare la bellezza del paesaggio e il Rinascimento; Mario Logli (1933-2020), che era amico dei due grandi scrittori, ha invece usato la sua arte per fare un dono: rappresentare Urbino e il suo Palazzo Ducale, come simbolo della pace e dell’armonia. E per anni e anni ha raccontato Urbino, la realtà delle sue architetture e la sua verità di sogno, la vita della città, la sua terrestrità, la sua spiritualità: Urbino luogo di pace, Urbino visione dell’armonia. Non più la “città del silenzio” ma del teatro permanente nella nostra modernità.

Guardo questo spettacolo con gli occhi stupiti di lettore e di visitatore di immagini luminose, che sono tutti documenti della vita e dell’epoca nuova che stiamo vivendo, della storia de “l’uomo che passa”, per usare l’espressione di Leonardo Castellani, attento a tutte le circostanze della cultura.

Vorrei segnalare il rapporto creatosi fra l’artista e la città attraverso il legame con la Scuola del Libro: all’inizio della sua formazione si ripete per lui una vicenda che aveva visto protagonista – anni trenta del ‘900 – Pietro Sanchini e Francesco Carnevali, un ragazzo contadino che lavorava nella falegnameria nel torrione del teatro Sanzio, notato dal direttore che lo porta alla Scuola del Libro con una borsa di studio, vita nuova. Sanchini nell’immediato secondo dopoguerra – anni quaranta – incontra un ragazzo, svogliato e distratto da eventi cruciali, che non sa studiare: lo capisce e lo accompagna ogni giorno nelle aule della Scuola del Libro. Era la vita nuova di Mario Logli.

In una città dell’arte e delle luci della bellezza possono accadere miracoli di intelligenza umana e di solidarietà che segnano una vita. Nell’arco della sua esistenza, dedicata al disegno e alla illustrazione, il direttore del Palazzo Ducale, Peter Aufreiter, lo ha chiamato a tenere una sua mostra a Urbino, Senigallia e Gradara in contemporanea: allestimento e svolgimento in grande sintonia con il territorio. Nell’itinerario “tra memoria e mito” (Leardini 2017) del Palazzo Ducale, i duchi si ritrovavano in una allegoria di luci e di racconti, con “Gli invasori”, “In forma di gioco”, “Architetture dell’anima” e “Isole volanti”; con l’omaggio a Mario Giacomelli e le vedute fra città e mare Adriatico, continuava lo spettacolo di Senigallia alla Rocca roveresca: immagini di grande di grande fascino, di giochi li luce e di cromatismo. Nella rocca di Gradara fra le opere pittoriche vi erano altre Isole volanti di forte espressività in gioco di rapporti fra il paesaggio piatto verso Rimini e le colline che muovono le luci del San Bartolo. Anche Philippe Daverio, nel Catalogo della Mostra, ripropone, quale elemento fondannte, il paesaggio urbinate ed entra nel contesto milanese creativo e diversificato della rete dei marchigiani tra modernità e sperimentazione: Logli insieme a Walter Valentini, Tullio Pericoli con l’idea delle mappe paesaggiste e delle magie, Michele Provinciali artefice della grafica dell’Isia, il richiamo alle pitture di Osvaldo Licini.

Mario Logli ha portato nell’ambiente editoriale e teatrale milanese (1955- 2007) l’amore per il disegno e l’illustrazione insieme al segno ideale della bellezza coltivata da Piero della Francesca, Laurana, Raffaello, e della “città perfetta” (Stefano Bucci), quasi una quotidianità che portava nel suo volto cordiale.

 

 

URBIN – OMAGG’ MA MARIO LOGLI (19-07-2001)

L’ho vista a l’improvis dietra la svolta
d’un sogn, fors…Scivolava pian tel pel
dl’acqua…Se rispechiava capovolta
com ‘n’isola, com t’un mond paralel…

Me par d’avella arvista ‘n’antra volta,
forsa tra l’imbra e l’ambra, in mezza al ciel,
sospesa malasό… Viagiava arcolta
com dentra ‘n’astronav. S’gonfiava el vel

dle nuvle sotta… Sensa pes pian pian
volava sa’l palass i toricin
el campanil la cuppola la mura…

Mentre volava sempre piό lontan
quand era ormai poc piό d’un punt pcin pcin…
sapev d’avé trovat la quadratura

Rosanna Gambarara

 

Ultime notizie Cultura

Torna in alto