Ho invitato Alberto Calavalle a collaborare a Fanocittà sul servizio dedicato al Bianchello del Metauro: gli ho chiesto un testo. Ha risposto di sì ed è giunta la poesia che pubblichiamo. La dimensione del bianchello del Metauro? E’ un vino amato, accettato con partecipazione. Ma ho anche chiesto ad Alberto quale bianco venisse servito nelle osterie e nelle cantine di vino nell’epoca del suo più famoso libro di racconti “Il tempo dei cavalli” (Guaraldi, 1993), tredici racconti anni cinquanta. La risposta: “il bianco delle genghe”. Ecco che ne parla. (Gastone Mosci)
Bianchello del Metauro
Poesia inedita di Alberto Calavalle
Giovane vino
come un bambino
cullato nella valle
dell’antico fiume
hai succhiato rugiade
da una terra mite
trovato il tuo respiro
nell’aria di sole
gioito di carezze
con mani curve
sul tuo liquore
nel tutto
esprimi sapori
della tua identità
nel tempo
hai trovato
la tua celebrità
e sulle mense
delle nozze è l’ora
per gustare il tuo frutto
e sposare i tuoi doni
coi figli del mare.
Il bianco delle genghe
Nei miei ricordi di bambino delle elementari che entrava in una osteria di Urbino per comprare un biscotto secco all’anice, c’è il bianco delle genghe, veniva così nominato dagli avventori del locale. Nei ricordi personali, a quei tempi i vini consumati nelle osterie di Urbino avevano nomi generici che derivavano dal luogo di provenienza, come ad esempio il Sangiovese di Colbordolo, che però in questo caso aveva una denominazione di antica data. (Alberto Calavalle)
La vecchietta dei Mulinelli
Ciao Gastone, volevo aggiungere qualche particolare curioso: Tra gli avventori delle osterie di Urbino talvolta capitava anche qualche bambino come il sottoscritto a comprare un biscotto secco all’anice. Biscotto che più dell’anice aveva il sapore per me nauseante del fumo di sigarette. Cosa che da grande poi mi ha indotto ad escludere il fumo delle sigarette dalle mie abitudini personali. Ma poteva entrare anche qualche donna che giungeva dalle campagne intorno alla città, come la vecchietta che venendo dai Mulinelli a vendere polli o uova nella Piazzetta delle Erbe, si fermava un momento a ristorarsi nell’osteria di Adelina di Lavagine, dopo aver comprato due etti di pane nel negozio di alimentari di Galliano. Ad Adelina chiedeva un quartino di bianco delle Genghe e iniziava ad inzuppare il suo pane nel bicchiere. Dopo un po’ richiamava Adelina e le chiedeva di portarle un altro quartino dello stesso bianco, perché, aggiungeva: ” quell’altro me l’ha bevuto tutto il pane!”