Pesaro, I comunisti mangiano i bambini. Storia di una leggenda di Stefano Pivato, 12 dicembre Palazzo Montani ore 18
La voce che i comunisti mangiassero i bambini è stata – forse è ancora, vista la sua persistenza nella comunicazione politica – l’invenzione in assoluto più fortunata della propaganda anticomunista. Una leggenda fiorita sulla tragica verità degli episodi di cannibalismo registrati in Unione Sovietica durante le terribili carestie dei primi anni Venti e Trenta, che costarono la vita a milioni di persone e durante le quali, esauriti cani, gatti, topi e qualunque altra cosa commestibile, l’inedia infranse ogni tabù e i cadaveri – talvolta anche i vivi – assunsero un valore alimentare.
Il libro racconta come questo slogan abbia le sue radici nella battaglia che, nel XX secolo, la politica ha iniziato a condurre in merito all’infanzia, alla sua educazione e al suo controllo: fra Stato e Chiesa ancora a fine Ottocento, poi nel secondo dopoguerra fra organizzazioni cattoliche e comuniste.
Una battaglia fatta di notizie false e voci – diffuse durante la seconda guerra mondiale dalla propaganda della Repubblica sociale italiana in funzione anti-alleata – che annunciavano la deportazione di migliaia di bambini dalla Sicilia verso l’Urss e che nel dopoguerra, con un corredo di manifesti truculenti e di evocazioni che facevano appello a timori ancestrali, finirono per sostituire all’orco di Pollicino lo spauracchio dell’orco comunista.
Stefano Pivato, rettore dell’Università degli studi di Urbino “Carlo Bo”, nella stessa Università ha ricoperto la carica di preside della facoltà di Lingue e letterature straniere dal 2000 al 2008, e quella di coordinatore del Dottorato di ricerca in Storia dei partiti e dei movimenti politici. Ordinario di Storia contemporanea, ha pubblicato fra l’altro La bicicletta e il sol dell’Avvenire. Tempo libero e sport nel socialismo della Belle Epoque (1992); L’era dello sport (1994, tradotto anche in francese); Italia vagabonda. Gli italiani e il tempo libero dall’Ottocento ai nostri giorni (2001, in coll. con Anna Tonelli); La storia leggera. L’uso pubblico della storia nella canzone italiana (2002), Bella ciao. Canto e politica nella storia d’Italia (2005, in coll. con Amoreno Martellini); Vuoti di memoria. Usi e abusi della storia nella vita pubblica italiana (2007); Il secolo del rumore. Il paesaggio sonoro nel Novecento (2011).