Valerio Volpini Letteratura e società

33. POST FESTIVAL DIGITALE “VALERIO VOLPINI E LA RESISTENZA” 7- 14 – 21 settembre 2014

in Festival Digitale Valerio Volpini e la Resistenza - Fanocittà

33. Post Festival Digitale “Valerio Volpini e la Resistenza”, 7 – 14 – 21 settembre 2014

 

Valerio Volpini Letteratura e società

Valerio Volpini, “Letteratura e società”, Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche, Ancona. 153, Settembre 2014, p. 121, con 11 foto, Atti del Convegno del decennale dalla scomparsa, 2000-2010. Fano, Sala Verdi del Teatro della Fortuna 27 novembre 2010. Organizzazione Circolo Culturale Jacques Maritain di Fano. Patrocini: Consiglio Regionale delle Marche, Provincia di Pesaro e Urbino, Comune di Fano, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, Azione Cattolica Italiana diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, BCC Fano, Vaimex. Scritti di Fabio Ciceroni, Giuliano Giuliani, Piergiorgio Grassi, Pasquale Maffeo, Franco Mancinelli, Gastone Mosci, Matteo Ricci, Vittoriano Solazzi, Arcivescovo Giovanni Tonucci, Francesco Torriani, Vescovo Armando Trasarti, Enzo Uguccioni

 

Il libro su Valerio Volpini su Letteratura e società porta il segno della sua testimonianza

 

Fano. Sono usciti gli Atti del convegno su “Valerio Volpini. Letteratura e società” , organizzato dal Circolo Culturale Jacques Maritain nel decennale della scomparsa dello scrittore fanese e pubblicati nei quaderni della Regione Marche, grazie al presidente Vittoriano Solazzi. Sono riportati gli interventi di Francesco Torriani, Franco Mancinelli, Matteo Ricci, Vittoriano Solazzi, mons. Armando Trasarti e le approfondite relazioni di Piergiorgio Grassi e Pasquale Maffeo. Seguono le comunicazioni di Enzo Uguccioni, Gastone Mosci, Giuliano Giuliani, Fabio Ciceroni e le puntuali conclusioni di mons. Giovanni Tonucci. Si parla di un Volpini tenace ai grandi insegnamenti della Chiesa, di un testimone della cultura, di un fanese che ha capito la sua città. Si legga il blog Fano Città www.fanocitta.it , ricco di notizie e di pensieri del grande scrittore. Una scheda illustra le iniziative del decennale e l’ultima una rapida biografia di Volpini: “Da giovane dipingevo e poi scrivevo racconti. Ma anche poesia. Avevo voglia di raccontare. Si ha sempre qualcosa da dire: racconti di memoria, vita dei campi, letteratura detta del nonno, fronte della saggezza. Una letteratura d’invenzione non una letteratura d’accatto”.
Comunemente si dice che un vero scrittore, se è tale, cresce sempre più dopo la scomparsa e se ne avverte la lucidità, la ricchezza, la lungimiranza man mano che si rileggono i suoi scritti.

Volpini appartiene a quel gruppo di scrittori che più si leggono e più aprono la mente e il cuore ai valori essenziali della vita, per i quali vale la pena di lottare con tutte le forze: dalla Resistenza al fascismo e nazismo fino alle ultime battaglie contro le degenerazioni della politica e la conseguente crisi dello Stato democratico.

Leggendo, o meglio rileggendo i suoi scritti (non soltanto i libri famosi, ma le succose e sferzanti pagine di “Famiglia Cristiana”) torna in mente la frase che leggiamo all’ingresso della biblioteca dell’Escorial, in Spagna: “La biblioteca è il luogo ove i morti aprono gli occhi ai vivi”.

Un pretino magro, magro che viveva a fianco di don Romolo Bernacchia (Fratel Tommaso, per i monaci) nella Comunità fondata da don Dossetti (proprio di recente don Romolo è stato eletto superiore della stessa Comunità) ha scritto un poesia intitolata “Vecchi amici” che esprime l’amore per i libri, le opere letterarie in genere. Ecco la prima parte: le parole di don Umberto Neri sono il modo migliore per dare ragione della nuova pubblicazione e per invitare tutti a riscoprire il pensiero di Valerio Volpini, scaturito dalla mente di un cristiano illuminato dalla grazia e dal grande amore per l’uomo:

 

Quante vecchie amicizie ho coltivato,
giorno per giorno si fanno più profonde
fedeli e dolci, e sono mio conforto.
Kiekegaard e Basilio e tanti altri:
la loro fede è la mia fede,
e mia speranza è la corona che li cinge di gloria.
In momenti supremi mi hanno messo nel cuore
risposte chiare e scelte decisive, parole di salvezza:
miei amici e padri li ascolto con timore e amore grande,
come fratelli, maestri e santi.

(Dal Canzoniere di un monaco in Ho creduto perciò ho parlato – EDB 1997)

 

*

 

Cominciamo la rassegna stampa sul libro dedicato a Valerio Volpini, cercando di memorizzare letture e proposte per rendere attiva la comprensione del messaggio dello scrittore fanese. Si tratta di cercare di aprire porte e finestre per nuovi orizzonti. Anche perché il Circolo Culturale Jacques Maritain intende presentare a Fano il libro molto presto, cercando comunicazione e dibattito. “Il nuovo amico” di Pesaro nel fascicolo del 21 settembre 2014 pubblica la recensione di Sergio Pretelli di Urbino, che è una lettura diretta del testo dall’interno della conoscenza di Volpini. Pretelli scrive che Volpini è stato suo professore all’Istituto Battisti.

 

Convegno sul grande giornalista e scrittore fanese

VALERIO VOLPINI LETTERATURA E SOCIETA’

 

Urbino. Un grazie al Circolo Culturale “Jacques Maritain” di Fano e al suo presidente Francesco Torriani per aver promosso il Convegno “Valerio Volpini: letteratura e società” ed ai “Quaderni del Consiglio Regionale delle Marche” diretto da Vittoriano Solazzi, per averne accolto gli Atti. Valerio Volpini è stato un maestro di vita. Nel mio giudizio di licenza della Scuola Media c’era scritto “non adatto agli studi – può fare il ragioniere”. Al Battisti di Fano, l’insegnante di lettere era Volpini. Con lui appresi il gusto della lettura, l’amore per i libri e l’impegno civile. E su quell’impegno siamo cresciuti, avendo in lui un testimone ed un maestro. Coerente. Nel lavoro e nello studio. Giovanissimo non esitò ad impegnarsi per la libertà nelle schiere della Resistenza. Per la democrazia, contro ogni dittatura, ancora di moda nel mondo comunista. Mascherata da una maggior giustizia distributiva che contagiava lo stesso mondo cattolico. Per i cattolici non era facile la coerenza in quel clima. Valerio Volpini l’ha avuta. Per merito della sua educazione familiare e della sua formazione e dei suoi maestri di riferimento, ben delineati nel saggio di Gastone Mosci “Valerio Volpini in dialogo con Carlo Bo” che, molto opportunamente, richiama l’insegnamento dei grandi moralisti francesi Pascal, Maritain, Bernanos, Mounier, Camus, Mauriac e gli attori del cristianesimo vissuto Don Mazzolari e don Milani. Carlo Bo, nel laureare Volpini nel 1947, ne aveva compreso il rigore e la capacità di azione: nella vita politica, amministrativa, artistica e religiosa. A tutto campo. Anticipandone il futuro di maestro e di grande testimone. Lo evidenziano in maniera chiara i saggi di Piergiorgio Grassi “Valerio Volpini interprete degli inquieti anni Settanta” e Pasquale Maffeo “Valerio Volpini nella cultura del Novecento”. Ambedue convergono sulla condanna netta di Volpini, senza filtri consolatori, del sovversivismo contestatore degli anni di piombo da un lato e dall’altro la fustigazione severa degli opportunisti, dei carrieristi e degli arroganti presenti nei partiti ed in particolare nella sua DC. Denunciati nei suoi due libri “Sporchi cattolici e Cloro al Clero”. Determinanti per la sua chiamata alla direzione del giornale vaticano L’Osservatore Romano da parte di Paolo VI che detenne per oltre sei anni (1978-1984) con grande dignità e sapienza. Una nomina che stupì la Segreteria di Stato vaticana e tutto il mondo cattolico. Volpini non si montò la testa. Operò con discrezione. Svecchiò l’apparato. Arieggiò la grafica del giornale e mantenne la rotta sulla profezia evangelica e sulla missione della chiesa nel travaglio del suo tempo. Affinando appena la sua vena di polemista. Insita, come scrive Enzo Uguccioni, in quella scrittura incisiva, diretta, sapientemente ironica, dono della “carità dell’intelligenza”. Importante il contributo di Volpini nella ricostruzione della sua città: Fano. Piace ricordarlo, scrive Giuliano Giuliani, perché “ci aprì alla cultura della bellezza”. E per quella cultura che Volpini ricoprì per un decennio la carica di Presidente della Scuola del Libro di Urbino, il tempio della grafica, e si distinse come Consigliere Regionale per le battaglie della difesa del paesaggio, esemplarmente descritto da Fabio Ciceroni nel suo intervento “Le Marche tra parola e immagine”, nel quale sottolinea che, per Volpini, “la lettura è la più alta forma di auto-pedagogia”, giusto quanto ho scritto ad inizio articolo. A conclusione del Libro l’arcivescovo di Loreto Giovanni Tonucci, fanese, scrive che Volpini, con la sua ricca personalità, ha lasciato qualcosa in ciascuno di noi e commenta la collaborazione di Valerio a Famiglia Cristiana e il tempo della direzione de L’Osservatore Romano. Sulla quale si sofferma anche l’attuale Vescovo della Diocesi fanese, Armando Trasarti che titola significativamente il suo saluto, “La Forza della verità”.

Il volume, con la presentazione del Presidente del Consiglio Regionale Vittoriano Solazzi, contiene anche i saluti di Franco Mancinelli, Assessore alla cultura del Comune di Fano e di Matteo Ricci, Presidente della Provincia al tempo del Convegno, tenutosi al teatro della Fortuna di Fano, il 27 novembre 2010.

Sergio Pretelli

 

DUE GIORNI DEDICATI A BARTOLO CICCARDINI

di Angelo Sferrazza

 

Bartolo Ciccardini

Roma. L’1 e il 2 ottobre a Roma due eventi dedicati a Bartolo Ciccardini. Il primo un raduno all’Istituto Luigi Sturzo e il secondo il consiglio nazionale dell’ANPC. Allo Sturzo, che ormai è il solo, vero luogo della memoria storica dei cattolici impegnati in politica, un grande incontro di amici per ricordare Bartolo: Gerardo Bianco, Giovanni Bianchi, Alessandro Forlani, Francesco Malgeri, come relatori e poi un numero notevole di ex parlamentari, giornalisti ed inaspettatamente anche Marco Pannella. Niente retorica, mai assente in occasioni come questa, ma attenta analisi di cosa Bartolo ha significato per la DC. Anche da parte di qualcun che in verità poco fece per sostenere le sue idee.
Dagli interventi è emersa l’attualità del “pensiero” di Bartolo, la complessità dei suoi progetti e soprattutto la sua personalità, il suo rigore, la sua capacità anticipatoria, talvolta o forse spesso non capita e sicuramente non in linea con quei modi di procedere, lenti e tentennanti, che caratterizzavano la DC. L’Istituto Sturzo si è impegnato e sicuramente lo farà a dedicare una particolare attenzione a Bartolo Ciccardini, non fosse altro per il suo immenso archivio. Fra gli interventi quello breve, ma come sempre carico di qualche significato, di Arnaldo Forlani. La sua convinzione è che Bartolo Ciccardini è sempre stato “giovane” nel pensiero e nell’azione, una gioventù che lo ha sostenuto fino all’ultimo giorno. In effetti è così, anche se maliziosamente si può pensare che molti entrarono nella DC “giovani”, ma lo restarono per poco, perché in verità erano già “vecchi”. La “gioventù” di Bartolo ha radici lontane, marchigiane, resistenziali. E proprio la Resistenza è stata il suo ultimo impegno, quasi a completare il lungo viaggio. Sua l’idea di recuperare i valori di quel tempo lontano che rischia di essere cancellato, ricomporli e adeguarli. La Resistenza come mater della Costituzione, il ruolo dei cattolici, la Resistenza non solo epopea militare, ma momento alto di democrazia, la Resistenza di chi ha imbracciato il fucile anche fra i cattolici e chi l’ha fatta disarmato come Dossetti.

 

Altro che revisionismo! Bartolo Ciccardini motore dell’ ANPC non in funzione di contrapposizione con altri, ma come strumento per recuperare, conservare e tramandare quell’immenso patrimonio di idee e sacrifici, di morti e sangue, ma anche di coraggio e lealtà. Rilanciare l’ANPC. Certo la scomparsa di Bartolo è un duro colpo per l’Associazione, ma un gruppo di amici è ben intenzionato a non tradire o dilapidare l’eredità che Bartolo ha lasciato. Non sarà facile. I tempi sono duri per tutti. Ma bisogna tener duro. Questo è quanto Giovanni Bianchi ha ribadito nella riunione del Consiglio Nazionale. Bisognerà recuperare amicizie, storie realtà locali interessate. Le Marche possono fare molto. Perché come è stato ricordato da qualcuno allo Sturzo, il legame di Bartolo con la sua terra (con la nostra terra) è sempre stato fortissimo. E soprattutto non si può perdere tempo. Non è il caso di fare i primi della classe, di chi è più “ciccardiniano” di altri, bisogna darsi da fare, ognuno con le proprie possibilità. Lo dobbiamo a Bartolo, che negli ultimi mesi ha sofferto per la “distrazione” di alcuni amici che non hanno fatto quello che avrebbero dovuto fare.

Angelo Sferrazza