31. Post Festival Digitale “Valerio Volpini e la Resistenza”, 1, 8 e 15 agosto 2014
1. Aldo Deli
La plaquette dedicata ad Aldo Deli, “Un saluto a Aldo Deli, 90 anni d’amicizia”, (Grapho5), è un sedicesimo realizzato da Silvano Bracci, Nello Maiorano, Gastone Mosci, Francesco Torriani, Enzo Uguccioni, Valentino Valentini e Giovanni Volpini. Si tratta di una testimonianza amicale che si inserisce nell’animazione per il 70° della Liberazione di Fano, nella cultura della Resistenza, da Deli vissuta, nell’operosità del sito web Fanocittà, www.fanocitta.it , che ha inteso animare la sensibilità politica per l’esperienza della Resistenza, per quelle scelte coraggiose di allora a favore della cittadinanza sociale, della vita comune contro il nazi fascismo vissuto nel disprezzo dell’uomo e dei diritti umani, contro la vergogna del consenso alla Shoah.
FANO NEL RACCONTO DI ALDO DELI
di Gastone Mosci
Il segno della scrittura e della attività intellettuale di Aldo Deli si sviluppa nell’ordine della testimonianza. E’ il costume di chi nella vita si trova ad affrontare situazioni decisive e a farsi carico di responsabilità e di servizio alla comunità. E al fondo ci sono sempre motivazioni impegnative che vengono dalla propria formazione e dal proprio ambiente di vita: il luogo è dato dalla famiglia e dalla comunità cristiana. E va detto: anche dalla città, dalle sue tradizioni e dalla sua storia, da un modello di vita che nel tempo comunica la fiducia e il valore della vita, dove, appunto, domina la cultura della convivenza e delle virtù civiche.
Vorrei introdurre le ragioni che hanno portato Aldo Deli a fare la scelta della lotta partigiana e a proclamare il senso dei diritti umani, vale a dire della libertà, della giustizia e della democrazia. Era un bel dire alla fine del fascismo, era una necessità irrefrenabile di fronte alla guerra in casa del nazifascismo, di fronte allo strazio per i congiunti morti al fronte e nei campi di concentramento, alle leggi razziali e alla caccia agli ebrei, alla distruzione bellica dell’abitato ed allo sconvolgimento etico della guerra civile.
Deli è stato commissario partigiano, insieme a Valerio Volpini, comandante combattente, e a tanti altri fanesi: vivevano una comune dimensione umanitaria e giovanile di speranza, come il martire Giannetto Dini ed altri. E’ una storia che gli appartiene ed è un bene morale e storico di Fano, prima come eredità, poi come continuazione di un lascito di civiltà.
Insieme agli altri amici del Circolo Maritain, abbiamo raccolto questa messe di alimento spirituale e politico che Deli ci ha passato e che ha reso visibile con i suoi libri e il suo lavoro di storico, specialmente con un libro molto religioso e civile, “I merli di Fano” del 2008, a cura di Enzo Uguccioni. Abbiamo raccolto il suo insegnamento umano e spirituale, e l’abbiamo sparso nella rubrica Festival Digitale “Valerio Volpini e la Resistenza” del periodico digitale Fano Città, nel web www.fanocitta.it , un sito nato il 28 febbraio 2013.
Ma il 25 luglio e l’8 settembre è maturata la nuova situazione dell’Italia, protesa verso un volto politico nuovo, la fine della guerra e l’avventura nella democrazia occidentale.
Aldo Deli ha vissuto la politica resistenziale in una dimensione aperta, di dialogo con le forze in campo e di trasparenza degli impegni e degli obiettivi, con una apertura di tipo sociale e fuori dai lacci delle ideologie. Cosa ci insegna Deli? Ad aver fiducia nella politica e nella democrazia.
La rubrica di Fano Città, dedicata a Volpini, ha avuto successo ed ancora continua: di Valerio porta la sua permanente riflessione sulla Resistenza e sul quadro storico-politico, e sulla cultura della Resistenza; di Aldo approfondisce la riflessione sulla città e sul vivere quotidiano, la vita della polis e l’intelligenza del dialogo comune.
Chi si sintonizza su www.fanocitta.it può trovare la rubrica del Festival Digitale e leggere gli scritti di Aldo Deli che si riferiscono al 1944 fino alla Liberazione di Fano. Troverà la parola di un testimone che ha fiducia nella vita e nella libertà, e che sa comunicare la ricchezza interiore che accompagna ogni sua memoria, la sua civiltà, il rispetto dell’uomo. E’ il segno vitale di una persona che ha vissuto novanta anni nella felicità dell’amicizia con il mondo, con le persone e con Dio. Posso dire, una identità culturale fanese? Gastone Mosci
2.Valerio Volpini
Il 70° della Liberazione di Fano ha vivamente animato l’attività dell’Anpi fanese con l’obiettivo di coinvolgere il movimento cattolico nella riflessione sulla Resistenza e sulla testimonianza di Valerio Volpini. Fanocittà ha accolto la proposta di un comune impegno, che già era iniziato con il Festival Digitale “Valerio Volpini e la Resistenza”. Al punto che la riflessione era stata allargata a personalità, amiche di Volpini, come Carlo Bo, don Italo Mancini, Leopoldo Elia, Enrico Mattei, un itinerario culturale che continuerà. In questi ultimi dieci anni Volpini era stato un po’ dimenticato, ora riprende una certa attenzione per la sua testimonianza di scrittore e di intellettuale. Più si leggono i suoi scritti più ci si rende conto della sua forte personalità e della sua grande umanità. Alcuni anni fa è stato attivato il Laboratorio Valerio Volpini per la cultura, la persona e la comunità per iniziativa del Meic Marche (Movimento Ecclesiale d’Impegno Culturale) con sede a Colleameno di Ancona, presto diventerà operativo nel collegamento con il sito web www.agoramarche.it . La plaquette dedicata a “Valerio Volpini e la Resistenza” pubblica alcuni interventi di Volpini dedicati alla cultura della Resistenza, a cosa pensava sull’esperienza resistenziale, a come giudicava le forze politiche in campo.
Il comitato redazionale è lo stesso che ha operato per Aldo Deli, ed in futuro lavorerà su altri personaggi.
VALERIO VOLPINI A VENT’ANNI AVEVA CHIARO IL SUO MONDO SPIRITUALE E CIVILE
Aveva quasi vent’anni Valerio Volpini quando fu chiamato nell’estate 1943 alla leva per il servizio militare ed organizzò nel distretto il suo esodo fra i partigiani della zona fanese ed anche dell’Appennino. Aveva in mente una idea precisa, come tutti gli autentici combattenti dell’epoca ed il suo amico Aldo Deli, presto commissario politico della zona fanese, l’idea di sciogliere i legacci dei totalitarismi e dell’oppressione, di invocare la libertà e di difendere la realtà umana e spirituale della sua gente di fronte al nazismo ed al fascismo rigenerato, dopo l’8 settembre 1943, per una guerra civile fratricida e assolutamente punitiva e distruttiva, voluta da Hitler. Si era venuto a sapere della Shoah, l’esercito italiano era allo sbando, la disperazione della guerra si accaniva verso i più disgraziati. Come altri giovani Volpini era il testimone di un limpido entusiasmo di liberazione, era il giovane universitario in lotta per i diritti umani e per la libertà, con il suo nome di battaglia, il “prete”, con un visibile carico di responsabilità. Questa situazione di lotta, questo accanimento macabro avviene a seguito del 25 luglio, che vogliamo restituire ad una comprensione cosciente, matura, storica anche attraverso la personalità e l’operosità di Valerio Volpini, per riconoscere il suo ruolo di intellettuale e di testimone.
L’appuntamento centrale del Festival digitale si è svolto lungo la settimana dal 25 al 31 luglio con contributi di scrittura e d’immagine, grazie ad una redazione fanese e del territorio. I tre giovedì che hanno preceduto il 25 luglio, hanno rappresentato il momento delle sollecitazioni, dei segnali di conoscenza e di dialogo. Abbiamo presentato scritti di Volpini, testi poetici, una carellata di immagini documentarie.
Volpini ha sempre legato il suo studiare, la sua scrittura e la sua azione ad un forte spirito comunitario, dell’essere insieme per gli altri, del lavorare in dialogo per far crescere la partecipazione e la qualità culturale e umana della collaborazione e della politica. Siamo grati a Valerio Volpini, ai suoi familiari e a quanti potranno inviare testimonianze o informazioni su quell’epoca. Abbiamo preparato un “Diario” dei giorni dal 25 al 31 luglio 1943 a Fano, abbiamo raccolto tanti segnali d’archivio.
Il saggio “Resistenza bene comune” del 1961, ad apertura dei programmi del Festival Digitale ed inserito nella plaquette, è un limpido intervento giornalistico sugli esiti della Resistenza, sul suo valore culturale e umanitario, sul suo essere un fatto spirituale in quanto espressione di una coscienza collettiva che si identifica con il popolo italiano, che spera nella libertà. E’ uno dei 17 interventi che costituiscono il libro “storico” di Volpini, “Violenza anni ’60” del 1963, edito da La Locusta di Vicenza, la casa editrice che pubblicava don Primo Mazzolari.