Fanocittà | Festival Digitale Valerio Volpini e la Resistenza, 25-31 luglio 2013
VALERIO VOLPINI POETA, POETA CIVILE E POETA D’OCCASIONI
di Gastone Mosci
La poesia domina l’impegno letterario di Valerio Volpini ventenne, la poesia delle prime sperimentazioni creative che si legano al periodo della Resistenza e della sua successiva vita universitaria. E’ l’epoca dello studio, della lettura e dell’inizio della scrittura: i due momenti procedono di pari passo. Il dramma della lotta partigiana con le vicende di guerra e con la conquista visibile della libertà e del riconoscimento dei valori dell’uomo, vale a dire la presa di coscienza dell’umanità che si fa sensibile ed acquista una dimensione politica. I suoi testi pubblicati sono due: nel 1947 la cartella d’arte fanese “Undici poesie di Valerio Volpini / Undici incisioni di Arnaldo Battistoni” e nel 1949 il quaderno di poesia, “Barbanera”, con la presentazione di Carlo Bo e una acquaforte di Arnaldo Battistoni nelle edizioni della Scuola del Libro di Urbino. Volpini era amico del fanese Battistoni, studente alla Scuola del Libro, Carlo Bo era il relatore della sua tesi di laurea sulla poesia di Paul Claudel. Volpini a Urbino frequentava il Magistero, materie letterarie, studiava la letteratura, Battistoni seguiva le lezioni del suo maestro Leonardo Castellani nelle aule del Giardino d’Inverno del Palazzo Ducale, dove Volpini andava spesso a trovare l’amico e il suo maestro. I due fanesi organizzarono la loro collaborazione, la loro prima pubblicazione: il primo con le poesie, l’altro con le incisioni e il progetto dell cartella. Erano entrambi molto bravi, perché portavano nel loro lavoro artistico il cumulo della loro esperienza di vita, molto concreta e significativa: Valerio la lotta di liberazione e Arnaldo la sua intelligente passione per il disegno e la calcografia.
Bo scrive nella sua presentazione che Volpini ha un “animo sensibile” e che ama la letteratura, che il suo mondo poetico propende verso l’amore e la confessione con al centro la sua città, il paesaggio del mare e delle colline, nel segno della grande attrazione montaliana. Dice inoltre: non ha dato spazio a “improvvisazioni della fantasia”, la sua è una “pagina di diario figurata”, che appartiene alla grande tradizione poetica fiorentina. Bo ha scherzato aggiungendo un pizzico d’ironia: quando ci sono grandi poeti può non mancare il manierismo. Volpini ha chiuso con questo quaderno il mestiere di poeta ma ha dato inizio ad una fortunata stagione di antologista, di curatore di autorevoli antologie di poesia (poesia religiosa del Novecento, poesia della Resistenza, poesia sacra italiana). Il discorso è interessante ed appartiene agli sviluppi della vita universitaria.
Volpini e Battistoni realizzano nel 1947 – undici poesie e undici incisioni – una plaquette originale nella confezione, di richiamo nei testi poetici, di particolare qualità nelle stampe calcografiche, con poesie scritte fra il 1944 e il 1947 all’insegna dell’aforisma di Paul Valéry “…il faut tenter de vivre”. Una edizione d’arte con una confezione convincente, in trenta esemplari, carta paglia, una poesia e una grafica nello stesso foglio, realizzata con mezzi poveri, con il segnale di alcune poesie uscite nelle riviste il “Gallo” di Genova e “Ricerca” di Roma. Vi sono due indirizzi poetici: la poesia d’amore, “Canto per G*”, Gabriella, la sua ragazza, poi moglie, un testo d’ironia e di passione, e la poesia d)ella Resistenza, “Ricordo”, dedicata al martire Giannetto Dini, che abbiamo preso come simbolo del Festival, un giovane di 17 anni fucilato barbaramente dai fascisti. Per il resto si tratta di poesie di altre occasioni, di una forte intensità, dopo settant’anni, anche perché ispirano l’artista che le accompagna con le incisioni che sono profonde, nuove nei grigi, autentiche, fra Morandi e Castellani, presto alla Biennale di Venezia con altri urbinati. Alcuni testi della prima pubblicazione vengono riproposti nella seconda: sono sette (Canzone per G*, Fiaba, Tramontana, Casa di campagna, Fantasmi dedicato a Cesare Moreschini, Barche al meriggio), un gruppetto d’ambiente, Pleiadi luminose con le incisioni. Aggiungo una nota: la poesia “Il sorbo nell’uliveta” è acccompagnata da una incisione che piaceva molto a Morandi, faceva sapere Battistoni; l’ultima della plaquette, “Assisi”, è dedicata a Leopoldo Elia alla fine del passaggio del fronte.
Questo prodotto poetico, che è importante per l’editoria d’arte, andrebbe riproposto.
In ogni caso si allinea bene alle stupende edizioni d’arte della Scuola del Libro, che già all’epoca faceva scuola in campo nazionale. Volpini fa capire che la poesia della Resistenza non è sempre poesia di lotta e di sangue, ma anche di amore per la natura, per il paesaggio che è un bene irrinunciabilem come la libertà, il dialogo, l’amore dei “ribelli per amore” e amore di chi ama la propria donna.
Gastone Mosci